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Oltre l'acqua l'orizzonte: romanzo
Oltre l'acqua l'orizzonte: romanzo
Oltre l'acqua l'orizzonte: romanzo
E-book238 pagine2 ore

Oltre l'acqua l'orizzonte: romanzo

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Info su questo ebook

Quando nacque tutto ciò?Chi ne fu l’artefice?Il bisnonno, il nonno, il padre?O era ancora più’remoto nel tempo?
Chi ispirò una misteriosa pulsione che costringeva  a metter in gioco l’esistenza per nulla?Quale demone impresse lo sciagurato principio,tramandato di generazione in generazione di sfidare chiunque o se stessi, perseguendo il disegno di un oscuro destino?
LinguaItaliano
Data di uscita8 lug 2021
ISBN9791220823784
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    Anteprima del libro

    Oltre l'acqua l'orizzonte - Gerard d'Ambray

    OLTRE L'ACQUA L'ORIZZONTE

    ROMANZO

    DI GERARD D’AMBRAY

    Eppure i pensieri mi opprimono il cuore, mi spingono

    ad esplorare le profondità, il gioco delle onde

    aspre di sale , e il desiderio sempre

    mi urge alla partenza,

    così che in luoghi lontani io possa visitare dove vivono popoli stranieri.

    Ma non c’è sulla terra un solo uomo

    d’animo ardito, non c’è un solo uomo

    generoso di doni,gagliardo, in giovinezza,

    impaziente di gesta o amato dal suo principe,

    che pur essendo spinto a violare i mari in continuo

    viaggio non sia sempre percosso dal timore ,qualunque

    sia la fortuna che il Signore gli vorrà concedere.

    (33-43) Il Navigatore, The Seafarer Poem Codex Exoniensis, The Exeter Book (X°sec)

    LIBRO I° Capitolo I

    Millenovecentosettantasette,venticinque novembre.

    Venerdì. Correvano l’uno dietro l’altro con tutta l’energia in corpo, scavalcando siepi e disarcionando steccati come una mandria incontenibile. I loro respiri affannati riecheggiavano tra i chiostri quattrocenteschi: una fragorosa ritirata dal campo di battaglia accompagnata dal frastuono simile al rullo di tamburi. Chi li incrociava fuggiva nella direzione opposta.

    Dopo una decina di minuti di corsa tra i cortili, finalmente trovarono una ridotta:passamontagna ,caschi, guanti, fazzoletti,bottiglie molotov,furono abbandonati come armi inutili sul lastricato.

    Rinfrancato, Richard guardò in alto verso un cielo grigio attraversato da stormi di uccelli che libravano tra le nuvole. Poi osservò con aria indifferente gli altri che si erano riparati nel cortile:erano una ventina,quasi tutti degli sconosciuti.

    Il perimetro delle strade attorno all’Università era da ore sconvolto da scontri con la polizia.

    Nella solita lugubre litania,le vie deserte erano immerse in una nebbia dal fetore pesante.

    Urlavano le sirene, accompagnate dal bagliore delle esplosioni che illuminavano la coltre di nebbia, urlavano i ragazzi intenti a lanciare sassi e bottiglie molotov contro i reparti della Celere. E urlavano i poliziotti presi da una selvaggia brama di scontro che non si placava. Il gruppo riparatosi all’interno dell’Università era fuori dalla mischia.

    Presto!...Compagni!...Muoviamoci!Tutti nel cortile nord !,gridò Caterina,concentrata ad ascoltare vicino ad una colonna i rumori che provenivano dall’esterno.

    Stiamo freschi!- controbatté lui - nell’ala nord gli sbirri ci raggiungono in un batter d’occhio. Per di qua! Nella corte della legnaia possiamo stare tranquilli per un po’. Ringraziamo Filarete se siamo salvi.. .

    Chi è Filarete?domandò qualcuno.

    Non lo degnò di uno sguardo-E’ un tuo amico?, rivolgendosi a lei.

    Non c’è tempo per il nozionismo, dobbiamo andarcene da qui.Finito lo scambio di battute si diressero dove indicato da Richard.

    Caterina continuava a punzecchiarlo:

    Non ti ho mai visto correre così veloce. Sembravi uno struzzo … eri persino davanti a me. Richard si irritava spesso con quella ragazza esile, bionda, minuta ma con un carattere di ferro.

    Una risata dei presenti coprì i boati degli scoppi che venivano da fuori:

    Ti sembra il momento di dire certe cretinate?

    E perché ?... Voi di Avanguardia operaia siete i primi a tagliare la corda durante gli scontri. Lo so che ti offendi,ma oggi ne ho avuto conferma. Il rumore di una finestra che si apriva sul loggiato accompagnò le ultime parole.

    Raramente accadeva che qualcuno osasse sbeffeggiarlo. Era Richard De Dreux, non uno qualsiasi. Prima di rispondere fece un lungo respiro:

    Attaccai per primo la sede fascista con il mio gruppo..

    Silenzio generale, tutti avevano altro a cui pensare in quel momento. Chiusa la questione si alzò in piedi per sgranchirsi le gambe intorpidite dal freddo.

    Caterina pretese l’ultima parola.

    Non mi ricordo di averti visto. Magari correvi come oggi.

    Si levò dal colonnato;tutti captarono negli occhi un’espressione ostile, e in un attimo scattarono in piedi; da una parte gli amici della ragazza, dall’altra i suoi,pochi.

    Aria pesante. I poliziotti potevano aspettare.

    Compagni, che stiamo facendo?- urlò un altro dei presenti, Guglielmo - Siamo circondati e pensiamo ad azzannarci!?".

    Forse hai ragione … rispose Caterina, poco convinta. Al primo piano una finestra che si affacciava sul chiostro, appena aperta si rinchiuse immediatamente quando l’impiegata vide chiavi inglesi gettate per terra.

    Intorno al perimetro della Statale continuava il rumore delle esplosioni. Lei continuava a provocarlo.

    Ti stai annoiando?

    Si conoscevano da anni,ma non v’era confidenza per dirle che la giornata rischiava di complicarsi.

    La stessa sera i suoi genitori avevano ospiti a cena:impensabile giungere a casa mentre le cameriere servivano in tavola. Come era impensabile spiegare agli altri una vita privilegiata oltre l’immaginazione.

    Ringrazia il cielo che sei una compagna …,rispose il Richard di sempre .

    Tu invece sei il solito stronzo – come ribadì un compagno - noi non rimaniamo un minuto di più’ qua dentro ….

    Se ne andarono in una decina attraversando un cunicolo che collegava la Ghiacciaia con l’Obitorio del Policlinico. Fuga inutile:fuori dalle mura, qualche attimo dopo erano in fila indiana con le mani alzate perquisiti dagli agenti.

    A Caterina quel pomeriggio niente era andato come desiderava:era in testa al corteo con il collettivo donne. La manifestazione procedeva pacificamente quando all’improvviso un gruppo sbucato dalle retrovie si mise a correre, fazzoletti e passamontagna calati, lanciando sassi e bottiglie molotov contro la polizia.

    Scoppiò il finimondo:tra loro, le sembrò di vedere Richard e il gruppo di architettura.

    Seguì la reazione dei poliziotti che caricarono il corteo, il fuggi fuggi generale,la nebbia, i lacrimogeni e infine la corsa in Statale.

    Mentre tutti osservavano gli arresti dalle feritoie arrivò di corsa un amico:

    La situazione si sta complicando. I carabinieri sono schierati in via Festa del Perdono, dobbiamo trovare una via libera.

    Richard lo guardò male:Sei tu che dai ordini ?

    Per Caterina era la goccia che faceva traboccare il vaso: Non ho più’ voglia di sentirti De Dreux, ce ne andiamo anche noi.

    Perché ce l’ha con te?, chiese Guglielmo.

    Domandaglielo...

    Comunque!- già lontana ma scandendo bene le parole -Se ci fossimo rifugiati nell’ala nord eravamo fuori da qui. Conosco questi posti dato che studio medicina, pivello!.

    Cristo Santo!!!… Richard non fece in tempo a imprecare che l’esile figura della ragazza,assieme ad altri, era già svanita nella nebbia.

    Siamo rimasti solo noi, va bene così,commentò.

    La luce del tramonto filtrato dalla nebbia accarezzava i chiostri:in effetti sarebbe stato il momento migliore per prendere il largo. Il muro di nebbia non era più’ sufficiente a proteggerli. In lontananza si sentivano ancora distintamente urla, scoppi, boati della battaglia in corso,accompagnati dall’odore di zolfo,di lacrimogeni e da un’aria irrespirabile.

    Guglielmo si mise a pulire gli occhiali da vista appannati dal vapore acqueo. L’umidità bagnava le siepi,e i loro vestiti. Richard guardava l’orizzonte chiuso dei portici con il disincanto di chi aveva già conosciuto giornate di questo genere. Osservò per un momento Guglielmo:

    Hai la faccia cadaverica, ridendo.

    Si vede che non c’è uno specchio-rispose l’altro- dovresti vederti …

    Entrambi poi rimasero in silenzio,ad ascoltare qualsiasi rumore e a scrutare le ombre.

    Non si poteva parlare di amicizia: si incrociavano per i corridoi della sede del movimento in Ticinese, ma oltre a sporadiche riunioni al quale parteciparono insieme, non v’era alcuna frequentazione.

    De Dreux era il capo del servizio d’ordine al Politecnico,mentre Guglielmo era il responsabile politico a Scienze politiche.

    Il primo ventitreenne iscritto al quarto anno di Architettura era ritenuto unanimemente un arrogante figlio di borghesi. Ma alle compagne, piu’ dell’estrazione sociale infastidiva il rapporto conflittuale che aveva con le ragazze.

    Tuttavia nonostante la loro diffidenza, la sua presenza alle manifestazioni,in virtù del sangue freddo negli scontri, era ritenuta indispensabile.

    E nonostante l’ironia di Caterina, Richard, il giorno dell’assalto alla sede neofascista c’era davvero: in testa al gruppo,impegnato a incendiare il piano terra dell’edificio.

    Il secondo era bergamasco:nemmeno il timido Guglielmo Pandolfi evitava le mischie,malgrado uscisse malconcio. Alto un metro e settantadue,magro, fisico nervoso, tenace come quelli delle sue parti che piuttosto di lamentarsi si fanno sparare.

    Studente modello,si manteneva da solo negli studi: d’estate faceva l’operaio in un grande mangimificio della provincia di Bergamo.

    Prossimo alla laurea aveva già deciso di iscriversi a Legge,seguendo le orme di Francesca, la fidanzata che frequentava dai tempi del Liceo.

    Un rapporto sereno con pochi screzi, simile in ogni scelta di vita:le sere che non era in compagnia della ragazza,le trascorreva sulle ambulanze del Pronto Soccorso. Francesca,figlia di un noto avvocato di Bergamo,da canto suo si impegnava nella Caritas per aiutare le famiglie indigenti.

    Cose sconosciute a Richard, il quale tra le crociere in barca,viaggi in Francia e Stati Uniti, era lontano da Milano dagli inizi di luglio a fine settembre.

    I compagni penseranno che siamo stati catturati. Guglielmo era inquieto. L’attesa del momento propizio per fuggire dai chiostri era snervante. Allora il futuro architetto per sconfiggere la noia che talvolta lo assaliva,si cimentò in una lezione d’architettura.

    Fu un Ospedale per cinque secoli … Progettato del Filarete su incarico degli Sforza … fino a quando non abbandonò Milano.

    Ma la crociera dell’ala Nord è stata realizzata nel XVII° e completata nel XVIII°. Filarete, Solari e gli Sforza erano già sottoterra da tempo, ricordati del Richini… continuò Guglielmo.

    In famiglia hanno i tuoi stessi interessi? Tuo padre è un professore? chiese Richard.

    Fa l’operaio alla Dalmine,rispose.

    Ah capisco,sul viso del milanese comparve un lieve sogghigno.

    Poi guardando lo strato nebbioso che rendeva ogni cosa ovattata,i pensieri lo portarono lontano:

    Ho affrontato di peggio in barca a vela … una volta a largo della Bretagna davanti alle coste di Finistère, non si vedeva neanche un centimetro fuori dalla prua ma ciò che era peggio e che si era guastata la bussola nautica. Fino a quando da nord giunse improvviso il maestrale,la bruma scomparve d’incanto e ci apparve come in una visione il Porto di Douarnenez … Splendido, una bellezza che si materializza nella case variopinte fronte mare. Sentire l’aria fresca che ti accarezza … la brezza che ti culla insieme agli spruzzi del mare… l’acqua e l’orizzonte limpido ….

    Si voltò verso di lui:

    Conosci la Bretagna?

    No, non conosco la Bretagna.

    Fai male.

    Immagino lo splendore … -rispose Guglielmo - da bambino non andavo mai in vacanza. I miei non potevano concedersi neanche tre giorni a Milano Marittima, figuriamoci la Bretagna. Quando avrò un po’ di soldi da parte farò un viaggio da quelle parti, dato che me l’hai descritta in modo così poetico, ricambiando il sorriso beffardo di prima.

    L’aria fetida era troppo pesante per pensare alle coste della Bretagna:il giovane bergamasco si tolse l’eskimo inzuppato dall’umidità e dai lacrimogeni.

    Se vai per mare non ti accorgi nemmeno dell’acqua-commentò Richard- ti conviene fare un corso di vela. Quando potrai s’intende, trattenendo una risata.

    Povero deficiente pensò Guglielmo.

    L’attimo di tregua svanì. Entrambi s’irrigidirono ad un suono sordo che provenne dalle colonne.

    Cos’è stato?

    Il muro di nebbia impediva la vista.

    Vado di sopra, Guglielmo salì per le scale al loggiato superiore,esaminando ogni angolo senza trovare nulla di insolito.

    Tutto a posto?chiese l’altro rimasto al piano terra.

    Silenzio per alcuni attimi che parevano eterni.

    Dove sei? Richard iniziò a guardarsi intorno.

    Gully! ripeté nervosamente.

    Non devi chiamarmi così. Guglielmo apparve alle sue spalle.

    Idiota!-urlò Richard – L’abbiamo sentito entrambi.

    Il frastuono era causato dalla sbadataggine di un poliziotto,fermatosi a rifiatare in un antro dell’Università, al quale era scivolato lo scudo. Tentando di raccoglierlo, andò peggio: gli cadde il casco che rotolò per le scale.

    Hai sentito?

    Non è niente..- Guglielmo alzò le spalle - sarà inciampato un bidello.

    Impossibile, non c’è nessuno a quest’ora – esclamò Richard – Andiamocene … se ci muoviamo la Polizia non ci intercetta .

    La nebbia come d’incanto stava svanendo; dai cortili si vedevano i piani alti delle case di via Festa del Perdono. Un signore era uscito da un balcone a osservare la bruma disperdersi.

    Uno stormo di uccelli sorvolava l’Università.

    Non si sentivano nemmeno le esplosioni: un silenzio irreale sospeso tra la quiete e l’inquietudine. Per un momento i due ragazzi si guardarono, rinfrancati.

    Forse hai ragione,sarà stato un bidello.

    Fermo o sparo!,gridò l’agente di polizia .

    Su Richard provocò l’effetto contrario.

    Via!,urlò a Guglielmo. Strattonò il poliziotto istintivamente ,mentre l’altro, immobile, guardava la scena senza rendersi conto di ciò che stava succedendo.

    L’agente non si perse d’animo davanti alla sua reazione,e nonostante il giovane fosse più’ alto e prestante, riuscì a tirargli un paio di pugni ai reni.

    Ahia mi fai male! Gridò il ragazzo e con un scatto riuscì in pochi secondi a divincolarsi.

    Si ritrovarono l’uno di fronte all’altro.

    Poi accadde l’imponderabile .

    Al suono della sirena il poliziotto girò lo testa e a Guglielmo rimase fisso nella mente quell’attimo .

    Richard con rapidità tirò fuori dalla tasca un coltello a scatto che infilzò con violenza lo stomaco dell’uomo:lo sventurato sgranò gli occhi.

    Il ragazzo che poco prima descrisse con passione il mare della Bretagna si trasformò in un selvaggio.

    L’agente fece una smorfia di dolore,mentre il sangue usciva dalla divisa, afflosciandosi sotto gli occhi freddi del suo aggressore.

    In un estremo tentativo, cercò di raddrizzarsi implorando aiuto. Un attimo dopo cadde all’indietro.

    I due giovani rimasero impietriti.

    L’uomo, disteso per terra, si muoveva in modo scomposto tra singulti e parole confuse.

    Dopo alcuni istanti il suo sguardo rimase immobile.

    Guglielmo si gettò su di lui nel tentativo di rianimarlo. Premette le mani sul petto, provò ad aprirgli la bocca e inspirargli ossigeno, dando forti colpi sulla cassa toracica. Tutto inutile.

    Cos’hai fatto? Sei impazzito! Urlò sconvolto.

    E’ andato,disse Richard con lo sguardo perso.

    E’ andato?! E’morto, te ne rendi conto?

    Entrambi erano sotto choc. Una finestra dall’altra parte del chiostro si chiuse violentemente.

    Capendo che non c’era un minuto da perdere,Guglielmo prese in mano la situazione:

    Muoviti non stare impalato! gridò all’altro inebetito,trascinandolo per un braccio fuori dai chiostri. Non incrociarono nessuno:i cortili erano deserti e resi ancora più spettrali dal rumore di sottofondo degli scontri che continuavano a provenire dall’esterno.

    Come riemersi da una terra infernale, si trovarono in via Laghetto.

    Si guardarono un momento, con fastidio. Erano passati pochi minuti, ma potevano valere l’eternità.

    Capitolo II

    Presero direzioni opposte; uno verso largo Augusto e l’altro per Via Santa Barnaba vicino al Policlinico.

    Una corsa folle per liberarsi dalla presenza della nebbia, dalle urla, e dall’odore della morte .

    Guglielmo non fece nemmeno caso ai plotoni di Polizia che caricavano un gruppo di militanti all’altezza di Corso di Porta Vittoria.

    Superò la guerriglia come un automa, l’immondizia bruciata, i vetri disseminati per terra, le bottiglie sparse sul selciato,le carcasse di autoveicoli in mezzo alle vie usate come barricate,con lo sguardo perso nella memoria che non riusciva a cancellare.

    L’aria nelle strade continuava ad essere irrespirabile. La nebbia, dopo un attimo di tregua, si era impadronita di nuovo della città.

    Il giovane raggiunse la stazione della metro senza rendersene conto, davanti a carabinieri in assetto anti-sommossa che non lo guardarono nemmeno.

    Poteva finire allo

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