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Trionfo d'amore: Breve storia del fotoromanzo
Trionfo d'amore: Breve storia del fotoromanzo
Trionfo d'amore: Breve storia del fotoromanzo
E-book86 pagine1 ora

Trionfo d'amore: Breve storia del fotoromanzo

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Info su questo ebook

Inventato in Italia nell’immediato secondo dopoguerra, in un momento in cui il bisogno di leggerezza era (come in fondo anche oggi) molto forte, il fotoromanzo ebbe un successo istantaneo e clamoroso. Molti di noi ricordano quelle storie fatte per sognare, che ci catturavano e ammaliavano.

Questo libro si rivolge agli appassionati, ma anche a chi è semplicemente curioso di approfondire la cultura pop italiana degli ultimi decenni.

L’autore, con lo stile fluido che lo contraddistingue e un ricco corredo di note dettagliatissime, ripercorre la storia del fotoromanzo, dai pionieri Grand HôtelSogno e Bolero, alla grande epopea della casa editrice Lancio, fino al tramonto del genere, all’inizio del terzo millennio.

Trionfo d’amore racconta di un tempo letterario che si potrebbe credere estinto; eppure il fotoromanzo d’antan è clamorosamente risorto nell’era di Internet, tornando a farsi amare in edicola da lettori vecchi e nuovi.
LinguaItaliano
Data di uscita26 giu 2021
ISBN9788893721318
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    Trionfo d'amore - Aldo Dalla Vecchia

    ALDO DALLA VECCHIA

    Trionfo d’amore

    Breve storia del fotoromanzo

    I edizione italiana, giugno 2021

    © 2021 Graphe.it Edizioni di Roberto Russo

    via della Concordia, 71 – 06124 PERUGIA

    tel +39 075.37.50.334 – fax +39 075.90.01.407

    www.graphe.it • graphe@graphe.it

    ISBN 978-88-9372-131-8

    PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

    L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,

    di riproduzione e di adattamento totale o parziale,

    con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche),

    sono riservati per tutti i paesi.

    INDICE

    C’era una volta…

    Pionieri

    Fenomeno Lancio

    L’età dell’oro

    Nuove vie

    Tramonto

    Araba fenice

    Variazioni sul tema

    Bibliografia

    Grazie

    Trionfo d’amore

    A chi – come me – è convinto che sia la vita a ispirarsi ai fotoromanzi, e non il contrario

    Il momento in cui, ne Lo sceicco bianco (1952) di Federico Fellini, la protagonista Wanda Cavalli (Brunella Bovo) vede per la prima volta dal vivo Fernando Rivoli (Alberto Sordi), alias «lo sceicco bianco», protagonista del suo fotoromanzo preferito.

    © 2021 Album/Scala, Firenze

    C’ERA UNA VOLTA…

    Ahi, lettore. Perché non ti piacciono i fotoromanzi?

    Non pensi che spesso siano meglio dei nostri romanzi?

    Natalia Aspesi, la Repubblica, 3 agosto 1978

    C’era una volta, qualche decennio fa, un’Italia semplice e sognatrice, ingenua e naïf, in cui la televisione aveva pochi canali, i programmi a colori erano una novità, i telefonini e Internet non esistevano, e milioni di persone leggevano i fotoromanzi. Allora, le edicole erano popolate di riviste con nomi allettanti e amorosi come Sogno, Charme, Idillio, Letizia, copertine con primi piani di donne e uomini straordinariamente belli che guardavano dritto in faccia il lettore, titoli inequivocabili e melodrammatici come Addio stelle lontane, L’illusione muore all’alba, Non si amano i fantasmi, Le ruote di ghiaccio.

    Non tutti lo sanno, ma il fotoromanzo è un’invenzione squisitamente italiana che risale al secondo dopoguerra, poi esportata con enorme successo in tutto il mondo. Quand’ero piccolo, a metà degli anni Settanta, con i fotoromanzi (e i fumetti, e i libri per ragazzi, ma non solo) ho imparato a leggere, ed ero un assiduo e felice piccolo frequentatore dell’edicola nella piazza al centro del paese, dove mi precipitavo tutti i pomeriggi, dopo aver finito i compiti, a fare incetta di giornali. Grazie a quei volti, a quelle foto, a quelle storie, anch’io, come un’infinità di altre italiane e italiani, sognavo e sorridevo, mi immedesimavo e mi commuovevo.

    Il magico mondo dei fotoromanzi, lo capivo anche se non avevo ancora dieci anni, era composto di due entità distinte e sideralmente lontane: la casa editrice Lancio, la più presente in edicola con le sue tante testate quattordicinali e mensili e i suoi divi creati ex novo; e il settimanale Grand Hôtel¹, che aveva le copertine disegnate con i volti delle star dello spettacolo, e storie a fumetti interpretate da personaggi famosi della televisione, del cinema e persino del teatro.

    Da adulto, ho continuato a seguire con affetto quel mondo di sogni e di nuvole di carta, e una volta riuscii persino a realizzare uno speciale, per il programma Target in onda su Canale 5, sui fotoromanzi che compivano mezzo secolo, arrivando nella mitica sede della Lancio in via Tiburtina a Roma, e intervistando alcuni dei divi con i quali ero cresciuto, e che ormai interpretavano le mamme e i papà dei protagonisti.

    Quando, nell’estate del 2020, l’idea di Trionfo d’amore² ha cominciato a prendere forma nella mia testa, i fotoromanzi sono tornati clamorosamente in edicola grazie alla Sprea Editori, che ha resuscitato prima Sogno, poi Kolossal, quindi Le avventure di Jacques Douglas. Mi è sembrata una bellissima coincidenza, nelle settimane in cui mi tuffavo con enorme gioia nella (ri)lettura di fotoromanzi che mi hanno fatto magicamente tornare indietro nel tempo, come una madeleine proustiana profumata di carta e di vita.

    adv

    PIONIERI

    Il fotoromanzo è una creazione nazionale, e parecchio birichina, con tre date di nascita, molti padri o sedicenti tali, e una quantità di antenati reali o presunti. Il primo genetliaco è il 26 luglio 1946, quando esce nelle edicole Grand Hôtel, in un Paese ancora devastato dalle terribili conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, terminata appena pochi mesi prima.

    «L’Italia aveva, in quegli anni, un disperato bisogno di sognare. […] Gli italiani avevano appena votato per scegliere un nuovo sistema politico, quello repubblicano, e da più parti si intravedevano i segni di una grande volontà di riprendere, di ricominciare, di ricostruire. […] Si trattava di speranze, perché la realtà non era davvero rosea. C’era il mercato nero, i senzatetto erano milioni e così pure i disoccupati, la criminalità era in aumento, molti generi di prima necessità (pane, pasta, burro, olio) erano razionati: i prezzi aumentavano di giorno in giorno, le am-lire, introdotte dagli alleati, sembravano solo pezzi di carta. Nello stesso tempo, però, si riaprivano le sale da ballo, la radio aveva ripreso a trasmettere canzonette, a Milano veniva inaugurata con la partecipazione di Toscanini la Scala ricostruita dopo i bombardamenti, il cinema si era incamminato verso la sua stagione migliore. Ma quanti italiani avrebbero potuto davvero ascoltare la radio, andare al teatro o al cinema?»¹.

    In questo quadro non certo roseo l’intuizione dei fratelli Alceo e Domenico Del Duca, titolari della Casa Editrice Universo che già dal

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