Nael e le cronache di Ederkon
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Nael e le cronache di Ederkon - Tamara Casati
CAPITOLO 1
UNA NUOVA FAMIGLIA PER NAEL
Era un pomeriggio infuocato di agosto e nulla sembrava poter scuotere l’atmosfera canicolare e inerte che gravava come un macigno invisibile sulla piccola cittadina a sud della Francia. In giro non si vedeva nessuno. Il caldo torrido e le temperature roventi intontivano e fiaccavano ogni essere vivente. Chi poteva era partito per le vacanze e si godeva il meritato riposo al mare o in montagna.
Eppure, guardando bene, qualcuno in giro c’era e correva e si divertiva insieme ai suoi compagni, noncurante dell’afa insopportabile: era una bambina di sei anni, si chiamava Nael e viveva nell’orfanotrofio Anges Blancs
, dove era stata abbandonata quando era in fasce. Nael non aveva mai conosciuto i suoi genitori, ma era stata lo stesso molto fortunata perché nell’Istituto in cui si trovava regnavano amore e armonia e tutti si volevano bene, grazie anche all’impegno e alla dedizione della direttrice Viola Ramons e della vicedirettrice Stéphanie Jaunee, che curavano i piccoli ospiti della struttura come fossero i loro figli.
Proprio in quel pomeriggio afoso, dunque, qualcosa di nuovo e di grandioso stava per capitare, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la vita di Nael. La bambina era in procinto di ricevere una visita importante: la sua nuova famiglia sarebbe venuta a prenderla. In mattinata Nael, con gli occhi pieni di lacrime e rossi come peperoni, aveva abbracciato a uno a uno i suoi compagni. Che strano andare via, che strazio separarsi da loro! Erano cresciuti insieme, per lei erano come dei fratelli. Il suo piccolo cuoricino batteva a tutto spiano, e la bimba avvertiva dentro di sé una sensazione mai provata, un misto di ansia e di paura per la nuova vita che l’aspettava e per il dispiacere di lasciare quel luogo, tutto sommato ospitale, ma anche pieno di solitudine: la solitudine che tutti gli orfani si portano dentro, perché quando non hai i genitori ti senti smarrito e insicuro e una voragine ombrosa e smisurata ti avvinghia lo stomaco. Però l’affetto finora non le era mancato, anzi! E forse nemmeno ci aveva mai pensato di poter essere scelta e di dover partire. Un altro pensiero, poi, le premeva sul cuore come un macigno, qualcosa che la riguardava ma di cui non aveva mai parlato con nessuno. Se i suoi genitori adottivi avessero scoperto il suo segreto, si chiedeva, l’avrebbero voluta ugualmente?
Alle 16.00 in punto, Stéphanie si diresse nel salone dove
Nael stava giocando con i compagni. Lo sguardo della vicedirettrice incontrò quello della bambina, la quale intuì che il momento atteso era arrivato. Sentì che le lacrime stavano per traboccarle dagli occhi, allora chinò il capo e non guardò in faccia i suoi amici per non esplodere nella disperazione.
Corse incontro a Stéphanie, le prese la mano e la seguì nello studio della dirigente. Entrò timidamente, con il cuore in gola. Seduti su due poltroncine, ecco i suoi nuovi genitori: Nina e Lorenzo. I due si voltarono e le inviarono un caloroso sorriso. Nei mesi passati, Nael aveva avuto modo di conoscerli e di trascorrere del tempo con loro. Lei era un’insegnante e lui un medico. Li trovava simpatici, ma il timore del cambiamento non la abbandonava. Era tesa e spaventata e stringeva forte forte la mano di Stéphanie.
«Ciao, Nael!» la salutò Lorenzo con un ampio sorriso.
«Ciao…» rispose la bambina, schiva e titubante, asciugandosi gli occhi umidi con il dorso delle mani.
«Sei pronta per vedere la tua nuova casa in Italia?» le domandò l’uomo in tono rassicurante.
«Italia?» mormorò Nael perplessa.
«È un luogo molto lontano da qui,» le spiegò Viola. «Andrai in un altro Paese dove imparerai una nuova lingua.»
Nael non aveva ben capito ciò che la direttrice le stava dicendo. Che ne sapeva lei, così piccola, di dove si trovava l’Italia e della lingua che avrebbe imparato? L’idea di allontanarsi molto dall’orfanotrofio la spaventò ancor di più. Per lei il mondo erano quelle quattro mura che, in fin dei conti, l’avevano sempre protetta. Nina, allora, come se leggesse nella mente della piccola, si alzò e le si avvicinò, le accarezzò una guancia e la strinse a sé: «Non temere, Nael! Ci siamo noi ora con te. Credimi… ti vogliamo bene! E quando vorrai potrai sempre tornare qui a trovare Viola, Stéphanie e i tuoi amici».
La voce dolce di Nina e il profumo buono che emanava dalla sua persona trasmisero a Nael un senso di benessere e di serenità, placarono come per incanto ogni sua ansia e la rincuorarono. La bimba disegnò un sorriso sul volto e si lasciò trasportare dagli eventi.
Dopo una mezz’ora, con le sue valigie, Nael si congedò definitivamente dall’Istituto. Entrò nell’auto di Nina e Lorenzo e, mentre la vettura si avviava lungo la strada, dai sedili posteriori si voltò. I suoi occhi lucidi si posarono per l’ultima volta sull’edificio che per sei anni era stato la sua casa e il custode di tutti i suoi segreti.
CAPITOLO 2
STRANE CONFIDENZE
SEI ANNI DOPO…
Nael è cresciuta. È una graziosa bambina di dodici anni slanciata, dagli occhi smeraldo e una chioma di capelli riccia, castano scintillante. Il suo incarnato è di un color pesca luminoso. Il viso dolce è paffuto nelle guance, sfumato di piccole lentiggini. Vive in Italia, in una villa bella grande, circondata da un ampio giardino cosparso di alberi bellissimi. Non ha molti amici, predilige trascorrere il tempo con Pollo , il suo amato gatto tigrato color rame, o in giardino, a dialogare con gli alberi, o a leggere e a giocare con i suoi giochi preferiti, per lo più giochi di società. I suoi genitori sono consapevoli di aver adottato una bambina speciale e sono orgogliosi di lei, così diversa dalle altre ragazzine della sua età: Nael è piuttosto bizzarra, una grande sognatrice, spigliata, spontanea e dal cuore grande. La trovano spesso a parlare con il suo gatto e con le piante in giardino, mentre intreccia discorsi davvero strani su creature insolite e luoghi mirabili. Nina e Lorenzo sorridono nell’ascoltarla; credono di avere una figlia molto allegra e dotata di enorme fantasia. In realtà, le cose non stanno proprio così. Dentro di sé, Nael ha un uragano che si agita inesorabilmente. Dall’età di quattro anni possiede un dono, che con il tempo è diventato sempre più forte: avverte delle presenze e, spesso, da sveglia, le scorrono nella mente delle visioni inaspettate e sbalorditive come luoghi irreali, pianeti diversi dalla Terra, esseri strambi dalle più insolite fattezze.
La ragazzina ha imparato a convivere con queste sue facoltà portentose e fuori dall’ordinario, non ne ha paura anche se spesso si chiede perché accadano proprio a lei. Non vuole rivelarle a nessuno, nemmeno ai genitori, perché teme di non essere capita e di essere considerata pazza. I suoi unici confidenti sono Pollo e gli alberi, certa