Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Milva Punch e l'equilibrio di Mia
Milva Punch e l'equilibrio di Mia
Milva Punch e l'equilibrio di Mia
E-book286 pagine3 ore

Milva Punch e l'equilibrio di Mia

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Milva Punch e l'equilibrio di Mia è il terzo libro della saga. Milva, Efrem, Charlene e loro amici iniziano un nuovo anno al castello magico di Pineappleplant. Incontreranno magiche e bizzarre creature, inventeranno un nuovo gioco, conosceranno le anime di coloro che salvarono la Pineappleplant e scopriranno che il lago del castello custodisce preziosi segreti. Ma quando le acque del laghetto inizieranno a prosciugarsi senza motivo, Milva e gli assistenti capiranno che una potente entità magica non solo minaccia la sopravvivenza del lago ma è decisa a distruggere la Pineappleplant. Milva dovrà usare il suo potere, ma solo dopo aver scoperto la verità sul suo passato.
LinguaItaliano
Data di uscita11 lug 2019
ISBN9788831629638
Milva Punch e l'equilibrio di Mia

Correlato a Milva Punch e l'equilibrio di Mia

Ebook correlati

Fantasy e magia per bambini per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Milva Punch e l'equilibrio di Mia

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Milva Punch e l'equilibrio di Mia - JESSICA SARTORI

    2016)

    NOTE DELL’AUTORE

    Non abbiate paura ad essere diversi; gioitene. Se siete degli splendidi delfini non riuscirete mai ad arrampicarvi sugli alberi, anche se tutti gli altri ci riescono. Perché dovreste sentirvi male per questo, o provare tristezza o rabbia o sconforto? Se non siete scimmie non vi arrampicherete mai sugli alberi ma nuoterete come nessuna scimmia sa fare. Non lasciate che siano gli altri a dirvi come dovreste essere o cosa dovreste fare o chi dovreste amare. Se siete delfini in un mondo di scimmie siate forti per voi e per gli altri delfini. Siate orgogliosi di ciò che siete, fate e amate. Siete splendidi così come siete. Amatevi. Voi siete quelli speciali; voi siete quelli che insegnerete al mondo che le distanze si percorrono anche nuotando.

    Capitolo 1

    Biglie di Pineappleplant

    L’

    anno dopo, la notte del trentuno di agosto, andai a letto trepidante e speranzosa. Mi ero messa la camicia da notte più bella e mi ero pettinata i capelli, per bene, pronta per l’appuntamento più atteso. Le lezioni sarebbero iniziate presto a Pineappleplant.

    Un anno scolastico era passato senza che io fossi tornata nel magico mondo di Milva che, ormai, mi mancava molto. L’Asflofaunottario, la bolla ed il castello mi rendevano felice e mi regalavano serenità. Qualunque fosse stato il mio umore della giornata e qualsiasi preoccupazione avessi o fatica od affanno, trovarmi a Pineappleplant in compagnia di Milva e dei suoi amici mi catapultava all’interno di un’aurea di dolcezza e gioia senza tempo, in un territorio verde e rigoglioso dove far aleggiare sereni pensieri e buoni propositi, in una condizione di pace serafica ed estatica contemplazione di prodigiosi segreti, magiche virtù ed incantate presenze.

    Pineappleplant era gioia e magia e desideravo, con tutto il cuore, di tornarvi al più presto.

    Mi svegliai per l’eccessivo caldo. L’afa era opprimente e il tessuto della camicia e i capelli, madidi di sudore, mi stavano soffocando.

    Misi un piede giù dal letto e il mio cervello registrò qualcosa di molto strano. Noncurante, posai anche l’altro piede e, alzandomi, fui finalmente sicura che ci fosse davvero qualcosa di molto bizzarro. Mi trovavo in piedi su assi di legno.

    Ero tornata nel magico mondo di Milva Punch!

    Dapprima vidi Charlene che dormiva profondamente nel letto accanto a quello dell’amica. Milva, invece, si stava sedendo sul davanzale di una piccola finestra. Capii subito che le ragazze si trovavano in una casetta di legno adagiata sui forti rami di un maestoso albero nel bel mezzo del giardino della famiglia Punch.

    Dall’alto, Milva poteva udire il canto dei grilli ed il richiamo di una civetta. Le foglie degli alberi erano immobili e la notte sembrava bloccata in un fotogramma afoso. Solo le stelle brillavano ad intermittenza come se avessero voluto mandare messaggi a solitari viandanti nello spazio.

    Da anni, Milva non usava più la sua casetta sull’albero, costruita dal padre quando era ancora una bambina. Ma, quell’estate, l’avevano risistemata per permettere a Milva e alla sua amica Charlene di trovare sollievo dal torrido caldo che aveva colpito gran parte del paese.

    Quella notte, però, non arrivava un soffio di aria neppure sull’alto albero. Milva vide i suoi genitori uscire di casa, trascinando assonnati il loro materasso. I coniugi Punch si sistemarono nel mezzo del giardino, sperando di trovare refrigerio. La madre di Milva si buttò sul materasso, come fosse stata un sacco di patate.

    Milva tornò a letto, chiedendosi come Charlene riuscisse a dormire così profondamente. Era messa a mo’ di stella, supina, con braccia e gambe spalancate. Anche Dita aveva tutte le foglie aperte e distese sul materasso, tra le gambe di Charlene.

    Dopo qualche minuto, Milva si addormentò, ascoltando il ritmico richiamo della civetta che abitava sul monte vicino a casa.

    Si svegliò quando la luce del sole entrò dalla finestra. Charlene era sparita ma Milva la sentì russare. La ragazza era distesa sul pavimento, nella stessa posizione che assumono sempre le lucertole al sole. Dita dormiva appesa al davanzale, con i piedini assicurati all’interno della casetta e le foglie che penzolavano fuori, all’aperto.

    I genitori di Milva si stavano alzando in quel momento dai loro giacigli improvvisati. Avevano il viso stravolto.

    Era da quando un’eccezionale ondata di caldo torrido aveva colpito Arilica e moltissimi altri paesi, che non si riusciva a riposare bene. Anche Milva aveva occhi cerchiati da un’ombra scura.

    «Buongiorno!» li salutò Milva.

    «Buongiorno!» salutarono di rimando i suoi genitori.

    «Piano A fallito. Stanotte attueremo il piano B!» aggiunse il signor Andrea Punch.

    «In vasca, dormiremo in vasca da bagno!» spiegò la signora Anna Punch, brandendo il suo materasso e dirigendosi a passo spedito in casa.

    «’giorno» farfugliò Charlene che si era seduta.

    «Buongiorno, cara! Hai dormito bene?» chiese Milva all’amica.

    Sembrava che una gazza ladra avesse fatto un nido tra i suoi capelli durante la notte.

    «Si, ho avuto solo un po’ di caldo» rispose Charlene, strascicando le parole. «Sai come ci sono finita, per terra?» chiese, indicando con il pollice il pavimento dietro alle sue spalle.

    «No lo so e, sinceramente, non so neppure come tu abbia fatto a dormire tutta la notte» le rispose Milva.

    «E perché non avrei dovuto, scusa?» le chiese Charlene, alzandosi dalle assi di legno.

    «C’era un caldo impossibile, Charlene, non c’era un filo d’aria. I miei genitori hanno portato i materassi in giardino!» spiegò Milva.

    «E hanno dormito sulle reti?» chiese Charlene, con una faccia bizzarra.

    Milva alzò gli occhi al cielo.

    «Non hanno portato i materassi in giardino a pascolare per poi rientrare in casa a dormire sulle reti. Hanno portato fuori i materassi per dormirci sopra!» le rispose.

    «E invece in casa ci dormivano sotto? Per forza che avevano caldo!» rispose Charlene, allucinata.

    Milva si mise una mano sul viso e non replicò. Charlene si alzò nelle spalle.

    Le due amiche si vestirono e scesero da una scaletta formata da piccole e spesse assicelle di legno, con due buchi alle estremità, attraverso i quali erano state fatte passare due corde forti e robuste. Le assicelle erano fermate da nodi composti da tre spire ciascuno cosicché risultavano sicuri ed impossibili da sciogliere. Era stata opera di Milva.

    Camminarono attraverso il giardino, dove avevano dormito la notte prima i genitori di Milva ed entrarono in casa. Anna e Andrea Punch erano seduti a tavola.

    «Buongiorno, ragazze» le salutarono.

    Il padre di Milva stava trangugiando un caffè triplo e la madre si reggeva la testa con il palmo della mano mentre girava, lentamente, il cucchiaio nel suo caffelatte. Ci soffiò sopra, dimenticando che fosse già freddo.

    Il bricco del latte e la moka del caffè si misero davanti alle due ragazze, non appena queste si sedettero. La zuccheriera si avvicinò, facendosi aria con il coperchio.

    «Tanto caffè, grazie» disse Milva alla moka.

    Questa versò il suo profumato contenuto nella tazza di Milva, esibendosi in piroette. Il bricco completò l’opera riempiendo la scodella fino al punto che Milva indicava con il dito. Charlene si fece riempire la tazza di latte. Poi vi rovesciò quasi tutto il contenuto della zuccheriera, incurante delle proteste di quest’ultima che non voleva essere girata sotto sopra.

    «Ho bisogno di energie!» esclamò, soddisfatta, mentre la zuccheriera si riprendeva il coperchio e spariva nella mensola.

    Milva sorrise, guardando Charlene. Era estremamente orgogliosa della sua amica. Finiti i tre anni a Pineappleplant, infatti, Charlene aveva frequentato lo stesso corso di recitazione che aveva seguito Alyssa dopo la scuola ed aveva ottenuto ottimi risultati. Charlene si era mostrata la miglior attrice dell’anno, vincendo un prestigioso premio.

    Quando, poi, Charlene si era proposta come nuova assistente in Recitazione all’Asflofaunottario di Pineappleplant, Zefiro Lieto l’aveva accolta con estrema gioia. L’anno prima, infatti, dopo le dimissioni di Alyssa, il posto era rimasto vacante e i rieducandi, con grande rammarico, non avevano potuto studiare recitazione.

    Mangiarono cereali integrali, mandorle, noci e frutta fresca, tutti alimenti importanti per mantenere idratati pelle e capelli, soprattutto in quei giorni di caldo opprimente.

    «Siete pronte, ragazze?» chiese Anna Punch, ingoiando l’ultima mandorla.

    Milva e Charlene annuirono. Le valige erano già pronte davanti al caminetto.

    «Avete le biglie di Pineappleplant?» chiese Andrea Punch.

    Milva e Charlene, contente, esibirono nel palmo della mano due meravigliose biglie trasparenti, grandi come una chiocciola e luminose come uno specchio d’acqua. Quell’anno, per arrivare all’Asflofaunottario, avrebbero adottato un insolito sistema, piuttosto pittoresco ed avventuriero, come l’aveva descritto Efrem.

    Il ragazzo, infatti, alla fine del precedente anno scolastico, aveva dato a Milva delle biglie trasparenti, perfettamente identiche alle normali biglie di acquarella, spiegandole che, però, di normale avevano gran poco. Erano biglie di acquarella di Pineappleplant. Una volta arrivate alla Vazione Centrale dei Secchi, Milva e Charlene avrebbero potuto scegliere qualsiasi secchio, vasca o piscina entro i quali saltare: per luoghi vicini o per luoghi lontani, dal numero uno al numero cento.

    La cosa essenziale era che il loro biglietto doveva essere la biglia magica di Pineappleplant. Si sarebbe sciolta durante il viaggio, come qualsiasi altra biglia ma sarebbero arrivate diritte a Pineappleplant.

    Efrem non aveva chiarito bene a Milva dove sarebbero spuntate di preciso. Sarà una sorpresa! aveva detto a Milva, senza aggiungere altro. Le due ragazze erano molto curiose. Si aspettavano di comparire in qualche pentola della cucina del castello. In cuor suo, Milva sperava di non trovarsi in un lavandino delle camerate dei ragazzi.

    Le due assistenti si alzarono e salutarono i coniugi Punch con un lungo abbraccio.

    «Sei pronta, Charlene?» chiese la signora Punch.

    «Certo, non vedo l’ora di strigliare qualche rieducando» rispose Charlene, allegra.

    «Sarai un’assistente bravissima» aggiunse Milva.

    L’amica sorrise e le diede un bacio.

    Milva e Charlene si misero davanti al caminetto. Il pentolone di acquarella era pieno fino all’orlo. Il signor Punch prese le due pietre trasparenti e le colpì con forza l’una contro l’altra. Una grande fiamma gialla guizzò lesta tra i coriandoli colorati sotto il pentolone.

    L’acquarella non tardò a bollire anche se era in quantità maggiore, necessaria per permettere ad entrambe di issarsi sulla stessa nuvoletta. I signori Punch augurarono ancora una volta buon viaggio alle due ragazze. Presto, un profumo invitante di frutta zuccherata riempì la piccola cucina. Una capiente nuvola di acquarella si materializzò in un baleno. Milva e Charlene ci balzarono sopra, aiutate dai signori Punch. Issarono le valige e, poi, Anna Punch si affrettò a spalancare la porta. Prima di uscire dalla casa volando, Milva vide che sua madre aveva gli occhi lucidi.

    Le due ragazze salutarono a lungo i due coniugi Punch che rimasero ad osservarle dalla porta, fino a quando sparirono all’orizzonte. Sulla nuvola di acquarella, Milva e Charlene poterono godere di una piacevole frescura. Anche Dita, sistemata nel taschino della camicia di Charlene, distese le foglie.

    La nuvola accelerò l’andatura per poter arrivare alla Vazione prima di sciogliersi. Le due ragazze si abbracciarono per non cadere a terra.

    Arrivarono sul marciapiede d’ingresso della Vazione, un istante prima che la nuvola sparisse. Entrando in Vazione, furono investite da un piacevole e persistente profumo di frutta e legno aromatico. Si avvicinarono al tabellone delle partenze. Il primo secchio, pronto per la partenza, era il numero trentatré. Si incamminarono con le valige al seguito, tenendo stretta nel palmo della mano la preziosa biglia di Pineappleplant.

    Milva notò che la Vazione era più affollata del solito. Molti giornottani, infatti, erano seduti sulle comode panche a chiacchierare, a leggere dei libri e a guardare chi arrivava e chi partiva, come se si fossero trovati in un parco fuori all’aperto. Probabilmente, i dolci e profumati effluvi dell’acquarella e la frescura che emanava dai secchi, dalle vasche e dalle piscine, davano loro sollievo dal caldo torrido dell’esterno.

    Charlene indicò a Milva un’intera famiglia, formata da padre, madre e tre figli, appollaiata su un grosso tappeto, che giocava a carte ruzzolanti, tra il secchio venti e il secchio ventuno. Mentre le ragazze passavano, il mazzetto di carte ruzzolò nelle mani del bambino più piccolo, che rideva di gusto.

    Milva e Charlene arrivarono davanti al secchio trentatré appena in tempo. Il fischio del caposecchio risuonò, cristallino, per tutta la Vazione.

    «Tenete i gomiti vicini ai fianchi e buon viaggio!» urlò, serio ed impettito.

    Milva e Charlene balzarono nel secchio. L’istante successivo si trovavano immerse nell’acquarella. Milva teneva ancora la mano chiusa per la paura che, se avesse lasciato andare la biglia, si sarebbe trovata nel posto sbagliato. Charlene aveva incrociato le gambe e assunto l’espressione di una tartaruga. Fece ridere Milva che lasciò uscire delle bollicine dalla bocca. Si chiese, ancora una volta, dove sarebbero atterrate.

    Il viaggio sembrava durare più del solito. Un brivido percorse la schiena di Milva quando l’acquarella diventò blu e tutti i giornottani, che erano stati attorno a loro fino a quel momento, sparirono. Invece di sentirsi risucchiata dal basso, come succedeva in tutti i viaggi nei secchi, si sentì, improvvisamente, avvolta in una membrana soffice e trasparente.

    Sorpresa, guardò Charlene. Erano sedute in una sacca, avvolte in un bozzolo sottile ma resistente, pieno di acquarella. Dei pesci variopinti e delle tartarughe passarono loro vicino, scansandosi all’ultimo istante per farle passare.

    Milva vide dei gamberetti con gli occhi issati su lunghissime antenne, pesci rotondi e pesci piatti, rossi, bianchi, azzurri, gialli, lilla e verdi. Vide dei lunghi drappeggi blu violacei sotto di sé. Osservò la loro danza elegante e ritmica, ipnotizzata dalla loro bellezza.

    Capì di essere dentro la sacca di una medusa.

    Erano arrivate, direttamente, nel centro del laghetto di Pineappleplant. Charlene, divertita, indicava a Dita tutti gli strani pesci e le piante variopinte e grassocce ancorate al fondale del laghetto.

    Si avvicinavano alla costa. Le due grosse meduse aprirono la loro sacca, non appena il pertugio si trovò a livello della superficie dell’acqua, a contatto con l’aria. Milva e Charlene uscirono con la testa dai flutti.

    Efrem le stava aspettando su di una piccola zattera. Le ragazze salirono a bordo, aiutate dal loro amico e salutarono le due meduse. I due grossi animali richiusero velocemente le loro sacche di acquarella senza farne uscire nemmeno una goccia e tornarono, svelti, in profondità.

    «Ciao, ragazze! Vi è piaciuto il viaggio?» chiese loro Efrem, allegro.

    «Meraviglioso! Vorrei rifarlo subito!» rispose Charlene, applaudendo elettrizzata.

    «Non sapevo ci fossero meduse così grandi nel laghetto» osservò Milva.

    «Certo che ci sono. Devi sapere che il laghetto di Pineappleplant, in alcuni punti, è profondissimo. Inoltre, ci sono anche delle correnti salate, soprattutto sul fondale, quindi, nel laghetto vivono anche specie animali e vegetali marinali» spiegò Efrem.

    Milva e Charlene rimasero impressionate.

    «Tra l’altro, quelle non erano meduse ma polipi trasportatori estinti nel resto del mondo. I loro tentacoli sono lunghi come venti giornottani e la loro sacca di acquarella può contenere un leone!» esclamò Efrem mentre remava.

    Con poche bracciate, arrivarono a riva. Saltarono sull’erba, perfettamente asciutti.

    «Un leone?» chiese Charlene, stralunata.

    «Certo! Un’estate, Rimba, il nostro leone che si crede un piccolo gatto, si era addormentato su quell’alto albero, sul ramo che si estende per alcuni metri sulle acque del laghetto» spiegò Efrem, indicando il secolare ed altissimo albero sulla riva.

    «Muovendosi nel sonno, era caduto nell’acqua e non riusciva più a tornare a riva. Quel gigante felino pesa come quattro giornottani adulti messi assieme e stava annegando» continuò Efrem.

    Milva trattenne il fiato.

    «Un polipo trasportatore lo acciuffò nella sua sacca e portò Rimba fino dove poté toccare, salvandolo» disse Efrem, sorridendo.

    Charlene applaudì.

    «È bello che gli animali si aiutino l’un l’altro, in maniera disinteressata» disse Milva, quasi commossa dal gesto gratuito e spontaneo di un animale che i giornottani consideravano pericoloso a causa dei suoi tentacoli urticanti.

    «Come al solito, avremmo da imparare tanto da loro!» constatò Efrem, ridendo.

    Si incamminarono verso il castello. Due zebre, un cucciolo di giraffa, delle scimmiette, alcuni maialini ed un canguro rosso li accompagnavano. Una poiana li salutò dal ramo spoglio di un alto albero, poi, spiccò il volo ed iniziò a disegnare cerchi in cielo senza quasi mai sbattere le forti ali. Molte farfalle grandi e variopinte rallegravano il giardino, che sembrava fatto di fiori volanti.

    «Ecco qua i miei assistenti più giovani!» disse Zefiro Lieto, venendo loro incontro.

    Indossava una maglietta arancione, pantaloni blu, infradito verdi, una collana gialla, un braccialetto rosso e si sventolava con un ventaglio viola.

    «I nostri dispetti, direttore!» recitarono i tre ragazzi, ridendo.

    Zefiro Lieto li abbracciò e li baciò sulla fronte.

    «Avete fatto un buon polituffo?» chiese loro Zefiro Lieto.

    «Politufferei tutti i giorni!» esclamò Charlene, contenta.

    «Eh, già, ma le biglie di Pineappleplant si usano solo in caso di necessità, vero Efrem?» chiese Lieto al ragazzo, cercando di nascondere un sorriso divertito.

    Efrem si grattò la testa e rise imbarazzato. Milva lo guardò storto. Giunti al portone di ingresso dell’Asflofaunottario, videro arrivare in lontananza i rieducandi. Gli animali, che nel frattempo erano aumentati di numero, andarono loro incontro. Alcuni rieducandi, soprattutto i nuovi arrivati, rimanevano immobili davanti a linci e pantere che si avvicinavano, curiose, per annusarli. Poi, osservando i rieducandi più esperti, iniziarono ad abbracciare ed accarezzare cavalli, fiere, uccelli, cervi, caprette e cinghiali. Gli animali non aspettavano altro che farsi coccolare dai ragazzi.

    Molti uccelli volavano, allegri, sulle loro teste e si esibivano in spettacolari planate, sulle schiene dei quadrupedi che capitavano loro a tiro. Girocondo planò sulla spalla di Milva e le lisciò una ciocca di capelli con il becco. Tigri e cavalli bianchi passarono a darle piccoli colpetti con il muso, a mo’ di saluto.

    Milva era felicissima. Stare tra i suoi adorati animali le donava una straripante gioia ed un soffuso senso di pace ed orgoglio ed ammirazione per la loro bellezza ed unicità straordinarie. La sorprendeva sempre la loro sensibilità e la loro intelligenza.

    Le guglie ricciolute del castello illuminate dal sole erano gremite di uccelli variopinti. I loro colori sgargianti risaltavano sul marmo del castello color burro, macchiato qua e là da lastre rosa e nere. A Milva sembrava di ammirare una scultura di gelato alla stracciatella con pezzi di fragola e decorata con caranimelle colorate.

    I rieducandi iniziarono ad entrare nel castello, invitati dal direttore e dalla vicedirettrice Viola che, quella mattina, indossava una camicetta gialla ed una gonna a campana, a righe bianche e blu.

    Commossa, Milva lesse la scritta sul portone d’entrata Asflofaunottario di Ricerca e Riabilitazione di Pineappleplant. Era pronta per un nuovo ed avventuroso anno in compagnia dei suoi amici più cari. Charlene le prese la mano e insieme varcarono la vetusta porta, per la prima volta, come due assistenti.

    Capitolo 2

    Ricordi al cioccolato

    L’

    atrio del castello, accogliente e luminoso, brulicava di ragazzi festanti. Ogni anno, quando tornava all’Asflofaunottario, a Milva sembrava di non aver mai lasciato quel posto per le vacanze estive e le sembrava che quest’ultime fossero passate da tempo. Era come se non se ne fosse mai andata dal castello.

    La fogliafreccia si fiondò giù per le scale e fece nove giri attorno alla testa di Milva per salutarla. Poi, le si mise davanti, con la punta posteriore che scodinzolava. Milva le diede una caranimella gialla.

    «Adesso inizio ad agitarmi» le confidò Charlene, guardandosi attorno.

    Dita sembrò allungare le foglie per abbracciarla.

    «Stai tranquilla, Charlene. Sarai bravissima!» la

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1