Gli ammortizzatori sociali: Numeri, riflessioni e strategie sindacali in vista di una possibile riforma
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Più instant book di così è veramente difficile.
La Ministra del Lavoro ha annunciato, quindici giorni fa, la volontà del Governo di procedere ad una riforma degli ammortizzatori sociali. Due giorni dopo ha insediato una commissione di esperti per accompagnare le riflessioni ed i confronti con le parti sociali. Primi incontri sul tema che si sono tenuti nella seconda metà di luglio.
Nel frattempo, un evento del sindacato per presentare elaborazioni e raccogliere contributi, da esperti e dal dibattito interno alla Organizzazione.
E poi: riflessioni, qualche cautela ma anche proposte e disponibilità a contrattare su questa prestazione che è pagata con i soldi delle imprese e dei lavoratori (per cui compete anzitutto a loro decidere se, quando, come intervenire a modificare assetti, allargare tutele, omogenizzare prestazioni salvaguardando le specificità).
Ma andavano messi in fila anche molti valori e principi, su cui si è strutturata negli anni anche questa protezione sociale, dai quali qualsiasi intervento legislativo non può prescindere.
Dopo di che: siamo riformisti per impostazione (perché sappiamo che ogni questione e situazione può sempre essere migliorata), contrattiamo e siamo quelli del dialogo, ma non consentiremo a nessun boscaiolo di tagliare il ramo su cui milioni di lavoratori sono stati messi a sedere in queste settimane di epidemia sanitaria, che è diventata economica, produttiva, occupazionale e sociale.
Tutto questo, e molto altro, in questo volume, che abbiamo voluto agile, saggio ma provocatorio, e soprattutto instant, per non perdere l'attimo fuggente.
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Anteprima del libro
Gli ammortizzatori sociali - Ivana Veronese
© Arcadia edizioni
I edizione, Agosto 2020
Isbn 978 88 3210 426 4
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Tutti i diritti riservati.
Presentazione
È solo una questione di metodo.
Non è che in Via Lucullo, nella sede nazionale della UIL, ci sono i soloni, i competenti per unzione divina, in grado di esprimere il proprio parere su qualsiasi cosa, magari anche studiati, per carità, e pronti per audizioni e incontri con le controparti. No, ci sono persone preparate, talvolta con anni di esperienza e con i contatti giusti, capaci di leggere un bilancio e comprendere i contenuti di una norma con mille rimandi. Ma soprattutto c’è, e sempre di più ci dovrà essere – se ho ben compreso l’impostazione di PierPaolo fin dal suo insediamento – qualcuno, operatore, funzionario, dirigente che sia, in grado di fare sistema, di mettere attorno ad un tavolo tutti coloro che hanno una qualche esperienza e competenza sul singolo tema. Ascoltare, far interagire, perseguire la sintesi come metodo per tenere assieme sensibilità ed esigenze diverse, magari talvolta persino contrastanti. Questo è il percorso collettivo, questa la confederalità praticata.
Per questo, quando abbiamo sentito venire avanti l’ennesima idea di riforma, di riordino, di reimpostazione di una partita importante come la tutela del reddito delle lavoratrici e dei lavoratori sospesi dal lavoro (a questo servono, in buona sostanza, gli ammortizzatori sociali) è sembrato opportuno – al Segretario generale prima ancora che a me – non farne una bandiera, non un’analisi circostanziata e dotta, ma una sede ed una occasione di confronto.
Allora, certo, abbiamo preparato schede e approfondimenti (che tanto piacciono anche ai giornalisti, che nei giorni successivi li hanno abbondantemente saccheggiati e ripresi), abbiamo coinvolto qualche soggetto competente del mondo con cui quotidianamente il sindacato si confronta (senza fare preventivamente la prova del sangue o verificarne le opinioni specifiche sul tema), ma soprattutto abbiamo coinvolto i responsabili politici ed i maggiori esperti in materia delle categorie che, nell’attività sindacale, impattano con il tema della cassa integrazione.
Non è stato facilissimo, nella prima riunione in presenza dopo le giornate (e, per alcuni, le nottate) passate in webinar, con distanziamenti e mascherine, senz’acqua e caffè, con tempi contingentati. Ma è stato positivo rivederci assieme, ascoltarci, cogliere suggestioni e idee, vedere riconfermata la prassi di una organizzazione che, laicamente, democraticamente, con competenza e con passione, costruisce una propria linea, conviene sulla strategia e mette a fuoco gli obiettivi.
E, perché tutto non svanisse nell’arco di una mattina di luglio, ne abbiamo voluto fare questo instant book dove trovate le elaborazioni dei compagni e delle compagne che mi affiancano nel Servizio Lavoro, Coesione, Territorio
, i contributi degli interlocutori esterni, la voce dei dirigenti dell’Organizzazione (e di chi non ha trovato lo spazio per intervenire, ma ha messo per iscritto il proprio contributo). Trovate anche qualche idea e analisi preliminare su cui si è aperto il confronto, giusto per delimitare il campo di gioco, e le conclusioni di Bombardieri.
A chi non c’era, scorrendo le pagine, sembrerà di essere stato presente. Chi c’era ed ha voluto dir la sua, apprezzerà che nulla, in una organizzazione ben organizzata, è andato disperso. E chi, proprio in questi giorni, ha cominciato ad incontrare il Sindacato proprio su questi temi, capirà più facilmente il nostro percorso di acquisizione di conoscenze e competenze, ma soprattutto da dove viene la nostra posizione politico-sindacale su questo tema – gli ammortizzatori sociali – che scotta, tanto più in queste settimane di coronavirus.
Siamo convinti della bontà del metodo che la Uil si dà. Siamo orgogliosi di questo piccolo ma utile strumento che avete nelle mani, siamo grati a chi ci vorrà dare un cenno di apprezzamento o suggerimenti di miglioramento del metodo, degli strumenti, finanche dei contenuti sindacali.
Se avete letto fin qui, è già un buon risultato, benaugurante per la lettura che ne può seguire.
I.V.
Relazione introduttiva
Ivana Veronese
Segretaria Confederale UIL
Eccoci qua, tutti quanti arrivati inCURAnti del caldo, trasCURAndo altri impegni. Cominciamo subito in modo che siamo SICURI che per le 13.30 massimo, chiuderemo i nostri lavori in piena SICUREZZA: il Covid ce lo impone. Le parole sono i fili su cui stendiamo al sole i nostri pensieri. E, mentre stamattina mi avvicinavo alla sede del nostro incontro, riflettevo come la CURA e la SICUREZZA, che poi appartengono alla stessa famiglia di parole, tornino nei nostri discorsi e rimbalzino, persino, nella nostra testa. Tantopiù in questo periodo.
Questa è la prima riunione nazionale in presenza, dopo quella dell’elezione del nostro Segretario generale di sabato scorso. PierPaolo, per l’appunto, nel suo discorso di insediamento – ad un tempo di ringraziamento e programmatico – ha richiamato i valori antichi e ha riaggiornato le rivendicazioni. Il termine SICUREZZA si è trovato ad usarlo molto spesso. Certamente legato al Covid, ma più volte è tornato su questo concetto anche con riferimento ad altre questioni e partite su cui il Sindacato è impegnato.
D’altra parte, se ci pensiamo, come UIL diciamo spesso che vogliamo un lavoro sicuro. Sicuro inteso come il diritto alla salvaguardia della incolumità e salute dei lavoratori. Noi siamo quelli di infortuni mortali zero
. Ma quando diciamo lavoro sicuro vuol dir anche un lavoro non in mano agli sfruttatori, ai caporali, quindi un lavoro dignitoso. Per noi un lavoro sicuro è anche un lavoro stabile. Per noi è anche quello che non è esposto né in modo eccessivo agli andamenti del mercato e della produzione, né alle decisioni repentine e ingiustificate del datore di lavoro.
Nel tempo abbiamo sviluppato un sistema di protezione e di assicurazioni sociali, magari proprio per rendere il lavoro, almeno in suoi certi aspetti, un lavoro un po’ più sicuro. Ed ecco che oggi ci occuperemo di un aspetto specifico del lavoro protetto e sicuro
, e di uno strumento che sono gli ammortizzatori sociali. Quelli che servono in una difficile fase di passaggio dell’azienda o del mercato, quando il lavoro c’è, che sono parenti stretti delle prestazioni che spettano quando il lavoro finisce. Ammortizzatori sociali che sono politiche passive, cugini alla lontana con gli strumenti della formazione e della qualificazione professionale, che invece ci piace chiamare politiche attive. Insomma, un bell’avviluppo di problematiche, una serie di provvedimenti di leggi e circolari non sempre ben coordinate, una coperta che avremmo voluto, almeno noi del sindacato, bella calda e in grado di coprire tutti, ma che invece lascia scoperto qualcuno, in qualche passaggio è un po’ lisa. Ma è una delle protezioni delle quali ci avvaliamo da anni a questa parte. Gli ammortizzatori sociali che avevano bisogno – e come sindacato lo diciamo da anni – di una bella cura riabilitativa, di una riprogettazione, di una revisione critica e progettuale. Eravamo pronti a farlo, cioè, c’eravamo quasi, o meglio, l’avremmo fatto fra poco. Purtroppo, poi, è successo il patatrac.
Arriva il virus, l’Italia viene chiusa, o almeno a chiuderla ci si è provato. Molte attività economiche continuano, per necessità obiettiva (e ci mancherebbe altro) o per azzardo degli imprenditori (e qui qualche maggior livello di controllo ci è invece mancato). Come fare per assicurare un reddito ai lavoratori sospesi dal lavoro? Come tenere in piedi i bilanci delle famiglie già così falcidiati da una stagione economica non proprio brillante? Come non affossare aziende e settori della produzione che già tengono l’anima coi denti? Ma con gli ammortizzatori