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La morte e il cavaliere del re
La morte e il cavaliere del re
La morte e il cavaliere del re
E-book131 pagine1 ora

La morte e il cavaliere del re

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Info su questo ebook

Per ritrovare un’intensità paragonabile a quella del teatro di Wole Soyinka il lettore e lo spettatore occidentali devono fare un viaggio a ritroso nel tempo, dimenticare il teatro borghese, i suoi rovelli psicologici, la retorica del silenzio e la desolazione dei dialoghi interpersonali. Nel teatro di Soyinka non c’è dialogo interpersonale, psicologico, ma dialogo tra l’uomo e le forze che incarnano o adombrano il destino. Soyinka, da grande scrittore, traduce la realtà africana e yoruba della sua tradizione orale in una forma declinabile sul palcoscenico occidentale. Sempre che si guardi, come modelli supremi, all’occidente della Tempesta e del Dottor Faustus e non a quello di Cechov o Pirandello. Prescindere da tale tradizione è impossibile, a patto che si consideri che se Soyinka scrive è per fondare una tradizione scritta, proprio come fecero gli elisabettiani con i miti germanici o le novelle popolari italiane.
R. Mussapi
LinguaItaliano
EditoreJaca Book
Data di uscita18 nov 2020
ISBN9788816802520
La morte e il cavaliere del re
Autore

Wole Soyinka

(Abeokuta, Nigeria 1934), attivista e scrittore, ha studiato in Nigeria e Inghilterra. Imprigionato in Nigeria negli anni ’60 a causa del suo impegno politico e civile, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1986. Riconosciuto come uno dei massimi autori africani della contemporaneità, ha scritto romanzi, saggi, testi teatrali e poesie. Sin dagli anni Settanta del Novecento Jaca Book pubblica in italiano gran parte della sua produzione.

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    La morte e il cavaliere del re - Wole Soyinka

    SCENA PRIMA

    Un corridoio di passaggio attraverso un mercato nel momento di chiusura. I banchi vengono svuotati, si piegano le stuoie. Passano alcune donne che stanno recandosi a casa, cariche di ceste. In un reparto di stoffe rotoli di tessuto vengono ritirati, gli scampoli esposti piegati e ammucchiati su un vassoio. Elesin Oba entra per un corridoio, davanti al mercato, seguito dai suoi suonatori di tamburo e dai suoi cantori. È un uomo di immensa vivacità: parla, balla e canta con quella contagiosa gioia di vivere che accompagna ogni sua azione.

    CANTORE

    Elesin, oh! Elesin Oba! Quale appuntamento è mai questo, che il galletto ci va con tal fretta da dimenticare la sua coda?

    ELESIN

    (rallenta un po’ ridendo) Un appuntamento in cui il gallo non ha bisogno di ornamenti.

    CANTORE

    Oh-oh, avete udito, amici? Così va il mondo. Perché un uomo si accompagna con una sposa nuova di zecca, dimentica la fedelissima madre dei suoi figli.

    ELESIN

    Quando il cavallo fiuta la stalla, non sforza le briglie? Il mercato è la dolente dimora del mio spirito e le donne stanno ritirando per andarsene. Quel giorno che Esu fu reso confuso e sconvolto si è infilato nella pignatta mentre noi sedevamo al banchetto. Ce lo siamo mangiato col resto della carne. Non mi sono occupato delle mie donne.

    CANTORE

    So tutto. Tuttavia non è il caso di disfarti della tua coda in questo giorno di tutti i giorni. So che le donne ti copriranno di damasco e alari, ma quando il vento soffia freddo da dietro, allora il galletto conosce i suoi veri amici.

    ELESIN

    Olohun-iyo!

    CANTORE

    Sei sicuro che dall’altra parte ce ne sarà uno come me?

    ELESIN

    Olohun-iyo!

    CANTORE

    Lungi da me lo sminuire gli abitanti di quel posto ma un uomo nasce per la sua arte oppure no. E io non so con sicurezza se tu incontrerai mio padre e quindi chi vorrà cantare queste gesta con accenti da penetrare la sordità degli anziani. Mi sono preparato per partire; dimmi solamente: Olohun-iyo, ho bisogno di te in questo viaggio, ed io sarò dietro di te.

    ELESIN

    Sei come una moglie gelosa; rimani vicino a me, ma solo da questa parte. La mia fama, il mio onore sono eredità per la vita; stammi dietro e lascia che il mondo succhi il miele dalle tue labbra.

    CANTORE

    Il tuo nome sarà come la dolce bacca che un bambino mette sotto la lingua per addolcire il passaggio del cibo. Il mondo non la sputerà mai fuori.

    ELESIN

    Allora vieni. Questo mercato è il mio pollaio. Quando giungo tra queste donne, sono come un pulcino con cento madri. Divento un re il cui palazzo viene costruito con tenerezza e bellezza.

    CANTORE

    Amano viziarti, ma sta’ attento. Le mani delle donne possono anche indebolire l’incauto.

    ELESIN

    Questa notte poserò la mia testa sul loro seno e mi addormenterò. Questa notte i miei piedi toccheranno i loro piedi in una danza che non è più di questa terra.

    Ma l’odore della loro carne, del loro sudore, l’odore di indaco sulla loro veste, questa è l’ultima aria che desidero respirare, mentre vado ad incontrare i miei grandi antenati.

    CANTORE

    Ai loro tempi il mondo non fu mai spostato dal suo binario, non avverrà ai tuoi.

    ELESIN

    Gli dei hanno detto di no.

    CANTORE

    Ai loro tempi le grandi guerre andavano e venivano, le piccole guerre andavano e venivano; i negrieri bianchi andavano e venivano; portarono via il cuore della nostra razza, ci strapparono via la mente e i muscoli della nostra razza. La città cadde e fu ricostruita, la città cadde e la nostra gente faticosamente vagò per la montagna e la foresta in cerca di una nuova casa ma – Elesin Oba, mi ascolti?

    ELESIN

    Sento la tua voce, Olohun-iyo.

    CANTORE

    Il nostro mondo non è mai stato sviato dal suo vero corso.

    ELESIN

    Gli dei hanno detto di no.

    CANTORE

    C’è solo una casa per la vita del muscolo di fiume; c’è solo una casa per la vita della tartaruga; c’è solo un guscio per l’anima dell’uomo; c’è solo un mondo per lo spirito della nostra razza. Se quel mondo lascia il suo corso e si sfascia contro i macigni del grande vuoto, quale mondo ci darà rifugio?

    ELESIN

    Non accadde al tempo dei miei antenati, non accadrà nel mio.

    CANTORE

    Non si deve vedere il galletto senza le sue penne.

    ELESIN

    Nemmeno l’uccello «Non-io» starà più a lungo senza il suo nido.

    CANTORE

    (interrompendo la sua cadenza lirica) Elesin, l’uccello «Non io»?

    ELESIN

    Ho detto, l’uccello «Non-io».

    CANTORE

    Con tutto il rispetto verso i nostri antenati, ma, c’è davvero un tale uccello?

    ELESIN

    Cosa! Poteva codesto mancare di bussare alla tua porta?

    CANTORE

    (sorridendo) Gli enigmi di Elesin non son semplicemente la noce nel guscio che rompe i denti dell’uomo; egli sotterra il guscio sotto la brace ardente e sfida le dita di un uomo a scavarlo fuori.

    ELESIN

    Sono sicuro che è venuto a trovarti, Olohun-iyo. Ti sei forse nascosto in soffitta e hai mandato fuori il servitore a dirgli che eri uscito?

    Esegue una breve danza, un po’ scherzosa. Entra il suonatore di tamburo e crea un ritmo sulla sua andatura. Elesin danza mentre si avvicina al mercato e canta la storia dell’uccello «Non-io», mutando abilmente la voce per imitare i personaggi. Si esibisce come un menestrello nato, contagiando il corteo del suo spirito e della sua vitalità. Durante il suo racconto arrivano più donne, compresa Iyaloja.

    ELESIN

    La morte venne chiamando.

    Chi non conosce lo stridore dei suoi dardi?

    Un mormorio crepuscolare nelle foglie prima

    Che la grande araba scenda? L’hai sentito?

    Non io! giura il contadino. Lui si stringe

    Le dita intorno al capo, abbandona

    Un esile raccolto e comincia

    Un dialogo veloce con le sue gambe.

    «Non-io», grida l’impavido cacciatore, «ma:

    Si sta facendo buio, e questa lanterna

    Ha esaurito tutto l’olio. Penso

    Che sia meglio andare a casa e riprendere la mia caccia

    Un altro giorno». Ma ora esita, improvvisamente

    Lascia sfuggire un gemito: «Oh, pazza bocca che fai

    Scendere una maledizione sulla tua testa! La tua lampada

    Ha esaurito tutto l’olio, vero?

    Avanti e indietro ora non osa muoversi.

    Cercare foglie e fare etutu

    Su quel punto? O correre a casa verso la salvezza

    Del cuore? Dieci giorni di mercato sono passati

    Amici miei, e ancora è piantato là

    Rigido come il plinto di Orayan.

    La bocca della cortigiana appena

    Aperta, abbastanza da prendere un robo da mezzo penny

    Quando si lamentò: «Non-io». Lei era tutta vestita.

    Per andare a trovare il mio amico l’Ufficiale Capo delle Tasse.

    Invece ora lei manda il suo protettore:

    «Digli che sono malata: il mio periodo è venuto all’improvviso

    Ma non – io spero – il mio tempo».

    Perché sta piangendo l’alunno?

    La sua testa sfortunata fu fatta per gustare

    Le nocche del mio amico il Mallam:

    «Se allora tu avessi recitato il Corano

    Avresti avuto orecchie per futili rumori

    Che oscurano gli alberi, tu bambino di malaugurio?»

    Smette la scuola prima

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