La morte e il cavaliere del re
Di Wole Soyinka
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Info su questo ebook
R. Mussapi
Wole Soyinka
(Abeokuta, Nigeria 1934), attivista e scrittore, ha studiato in Nigeria e Inghilterra. Imprigionato in Nigeria negli anni ’60 a causa del suo impegno politico e civile, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1986. Riconosciuto come uno dei massimi autori africani della contemporaneità, ha scritto romanzi, saggi, testi teatrali e poesie. Sin dagli anni Settanta del Novecento Jaca Book pubblica in italiano gran parte della sua produzione.
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Anteprima del libro
La morte e il cavaliere del re - Wole Soyinka
SCENA PRIMA
Un corridoio di passaggio attraverso un mercato nel momento di chiusura. I banchi vengono svuotati, si piegano le stuoie. Passano alcune donne che stanno recandosi a casa, cariche di ceste. In un reparto di stoffe rotoli di tessuto vengono ritirati, gli scampoli esposti piegati e ammucchiati su un vassoio. Elesin Oba entra per un corridoio, davanti al mercato, seguito dai suoi suonatori di tamburo e dai suoi cantori. È un uomo di immensa vivacità: parla, balla e canta con quella contagiosa gioia di vivere che accompagna ogni sua azione.
CANTORE
Elesin, oh! Elesin Oba! Quale appuntamento è mai questo, che il galletto ci va con tal fretta da dimenticare la sua coda?
ELESIN
(rallenta un po’ ridendo) Un appuntamento in cui il gallo non ha bisogno di ornamenti.
CANTORE
Oh-oh, avete udito, amici? Così va il mondo. Perché un uomo si accompagna con una sposa nuova di zecca, dimentica la fedelissima madre dei suoi figli.
ELESIN
Quando il cavallo fiuta la stalla, non sforza le briglie? Il mercato è la dolente dimora del mio spirito e le donne stanno ritirando per andarsene. Quel giorno che Esu fu reso confuso e sconvolto si è infilato nella pignatta mentre noi sedevamo al banchetto. Ce lo siamo mangiato col resto della carne. Non mi sono occupato delle mie donne.
CANTORE
So tutto. Tuttavia non è il caso di disfarti della tua coda in questo giorno di tutti i giorni. So che le donne ti copriranno di damasco e alari, ma quando il vento soffia freddo da dietro, allora il galletto conosce i suoi veri amici.
ELESIN
Olohun-iyo!
CANTORE
Sei sicuro che dall’altra parte ce ne sarà uno come me?
ELESIN
Olohun-iyo!
CANTORE
Lungi da me lo sminuire gli abitanti di quel posto ma un uomo nasce per la sua arte oppure no. E io non so con sicurezza se tu incontrerai mio padre e quindi chi vorrà cantare queste gesta con accenti da penetrare la sordità degli anziani. Mi sono preparato per partire; dimmi solamente: Olohun-iyo, ho bisogno di te in questo viaggio, ed io sarò dietro di te.
ELESIN
Sei come una moglie gelosa; rimani vicino a me, ma solo da questa parte. La mia fama, il mio onore sono eredità per la vita; stammi dietro e lascia che il mondo succhi il miele dalle tue labbra.
CANTORE
Il tuo nome sarà come la dolce bacca che un bambino mette sotto la lingua per addolcire il passaggio del cibo. Il mondo non la sputerà mai fuori.
ELESIN
Allora vieni. Questo mercato è il mio pollaio. Quando giungo tra queste donne, sono come un pulcino con cento madri. Divento un re il cui palazzo viene costruito con tenerezza e bellezza.
CANTORE
Amano viziarti, ma sta’ attento. Le mani delle donne possono anche indebolire l’incauto.
ELESIN
Questa notte poserò la mia testa sul loro seno e mi addormenterò. Questa notte i miei piedi toccheranno i loro piedi in una danza che non è più di questa terra.
Ma l’odore della loro carne, del loro sudore, l’odore di indaco sulla loro veste, questa è l’ultima aria che desidero respirare, mentre vado ad incontrare i miei grandi antenati.
CANTORE
Ai loro tempi il mondo non fu mai spostato dal suo binario, non avverrà ai tuoi.
ELESIN
Gli dei hanno detto di no.
CANTORE
Ai loro tempi le grandi guerre andavano e venivano, le piccole guerre andavano e venivano; i negrieri bianchi andavano e venivano; portarono via il cuore della nostra razza, ci strapparono via la mente e i muscoli della nostra razza. La città cadde e fu ricostruita, la città cadde e la nostra gente faticosamente vagò per la montagna e la foresta in cerca di una nuova casa ma – Elesin Oba, mi ascolti?
ELESIN
Sento la tua voce, Olohun-iyo.
CANTORE
Il nostro mondo non è mai stato sviato dal suo vero corso.
ELESIN
Gli dei hanno detto di no.
CANTORE
C’è solo una casa per la vita del muscolo di fiume; c’è solo una casa per la vita della tartaruga; c’è solo un guscio per l’anima dell’uomo; c’è solo un mondo per lo spirito della nostra razza. Se quel mondo lascia il suo corso e si sfascia contro i macigni del grande vuoto, quale mondo ci darà rifugio?
ELESIN
Non accadde al tempo dei miei antenati, non accadrà nel mio.
CANTORE
Non si deve vedere il galletto senza le sue penne.
ELESIN
Nemmeno l’uccello «Non-io» starà più a lungo senza il suo nido.
CANTORE
(interrompendo la sua cadenza lirica) Elesin, l’uccello «Non io»?
ELESIN
Ho detto, l’uccello «Non-io».
CANTORE
Con tutto il rispetto verso i nostri antenati, ma, c’è davvero un tale uccello?
ELESIN
Cosa! Poteva codesto mancare di bussare alla tua porta?
CANTORE
(sorridendo) Gli enigmi di Elesin non son semplicemente la noce nel guscio che rompe i denti dell’uomo; egli sotterra il guscio sotto la brace ardente e sfida le dita di un uomo a scavarlo fuori.
ELESIN
Sono sicuro che è venuto a trovarti, Olohun-iyo. Ti sei forse nascosto in soffitta e hai mandato fuori il servitore a dirgli che eri uscito?
Esegue una breve danza, un po’ scherzosa. Entra il suonatore di tamburo e crea un ritmo sulla sua andatura. Elesin danza mentre si avvicina al mercato e canta la storia dell’uccello «Non-io», mutando abilmente la voce per imitare i personaggi. Si esibisce come un menestrello nato, contagiando il corteo del suo spirito e della sua vitalità. Durante il suo racconto arrivano più donne, compresa Iyaloja.
ELESIN
La morte venne chiamando.
Chi non conosce lo stridore dei suoi dardi?
Un mormorio crepuscolare nelle foglie prima
Che la grande araba scenda? L’hai sentito?
Non io! giura il contadino. Lui si stringe
Le dita intorno al capo, abbandona
Un esile raccolto e comincia
Un dialogo veloce con le sue gambe.
«Non-io», grida l’impavido cacciatore, «ma:
Si sta facendo buio, e questa lanterna
Ha esaurito tutto l’olio. Penso
Che sia meglio andare a casa e riprendere la mia caccia
Un altro giorno». Ma ora esita, improvvisamente
Lascia sfuggire un gemito: «Oh, pazza bocca che fai
Scendere una maledizione sulla tua testa! La tua lampada
Ha esaurito tutto l’olio, vero?
Avanti e indietro ora non osa muoversi.
Cercare foglie e fare etutu
Su quel punto? O correre a casa verso la salvezza
Del cuore? Dieci giorni di mercato sono passati
Amici miei, e ancora è piantato là
Rigido come il plinto di Orayan.
La bocca della cortigiana appena
Aperta, abbastanza da prendere un robo da mezzo penny
Quando si lamentò: «Non-io». Lei era tutta vestita.
Per andare a trovare il mio amico l’Ufficiale Capo delle Tasse.
Invece ora lei manda il suo protettore:
«Digli che sono malata: il mio periodo è venuto all’improvviso
Ma non – io spero – il mio tempo».
Perché sta piangendo l’alunno?
La sua testa sfortunata fu fatta per gustare
Le nocche del mio amico il Mallam:
«Se allora tu avessi recitato il Corano
Avresti avuto orecchie per futili rumori
Che oscurano gli alberi, tu bambino di malaugurio?»
Smette la scuola prima