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El delirio habanero: Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro
El delirio habanero: Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro
El delirio habanero: Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro
E-book56 pagine47 minuti

El delirio habanero: Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro

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Info su questo ebook

«Splendido! Al tempo stesso un diario, un manuale di filosofia, una guida turistica e, specialmente, un inno ai sigari. Non ho mai letto niente che spiegasse così bene le meraviglie e il piacere che io stesso provo fumando un cubano.»
-Renato Mannheimer
LinguaItaliano
Data di uscita27 giu 2013
ISBN9788898475025
El delirio habanero: Fumate e farneticazioni di due gentiluomini amanti del sigaro
Autore

Paul de Sury

Noto economista, professore emerito presso l'università di Torino, di educazione e humour inglese, gentiluomo fino al midollo, ha insegnato anche presso la Bocconi di Milano, a Barcellona, San Paolo, Jouy-en-Josas, Lugano, e L’Avana. Collabora regolarmente con il mensile Monsieur. Il sigaro cubano è stato il primo argomento non bancario-finanziario di cui si è occupato con passione. Più di una volta gli è stato proposto di scrivere manuali specialistici, ma ha sempre rifiutato, perchè per lui questo è un argomento troppo "emotivo".

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    Anteprima del libro

    El delirio habanero - Paul de Sury

    Ristorante Vecchio Scoffone, Milano

    Martedì, 22 gennaio 2003, h 23.45

    È una fredda e piovosa serata milanese. Andrea e Paul, due gentiluomini amici da tempo immemore, hanno appena finito di pranzare in un ristorante che non conoscevano. Il cibo e il vino si sono rivelati se non eccelsi, accettabili. I due pregustano già di terminare la serata fumandosi un buon avana e conversando amabilmente. Data l'ora, il locale è deserto e quindi si illudono di potere consumare impunemente i loro sigari. Non c'è nessuno da molestare e la famigerata legge Sirchia ancora non si profila all'orizzonte. Accendono beati due tremendi Diadema. Non hanno fatto i conti con la proprietaria, una vecchia arpia che si aggira minacciosa per il locale con un botolo ringhioso al seno che li aggredisce intimando loro di spegnere subito quelli che lei definisce zampironi puzzolenti.

    I due cercano di blandirla con una sfacciata piaggeria che non sembra però scalfire minimamente la ruvida scorza della vecchia befana, che lamenta gli effetti negativi del fumo sulla salute del botolo.

    Costretti a inchinarsi alla perversa logica per cui il benessere del mammifero sbavante è più importante del loro, ai due gentiluomini sovviene spontaneo l'episodio dell'Idiota di Dostoevskij, in cui il Generale reagisce alla signora che gli scaglia il sigaro dal finestrino dello scompartimento ferroviario in cui stanno viaggiando facendo fare la medesima fine al di lei cagnolino. "E io avevo ragione, avevo ragione, tre volte ragione ... Perché se i sigari sono proibiti in treno, i cani lo sono a maggior ragione.» Ma la citazione sarebbe sprecata con l'arpia che probabilmente chiederebbe loro in che squadra gioca Dostoevskij.

    Un breve chiarimento sulla personalità dei due gentiluomini può aiutare a meglio comprenderne la reazione.

    I loro caratteri sono profondamente differenti. Paul ha da sempre coltivato un'indole più riflessiva ed è sempre stato abbastanza riluttante al confronto tranne che in casi di provocazione estrema. Andrea scatta invece alla minima provocazione. «Già prese foco» diceva Leporello del suo padrone Don Giovanni, riferendosi alla sua capacità di infiammarsi di passione per chiunque «... purché porti la gonnella». Andrea condivide senz'altro questo tratto con il noto tombeur des femmes e, inoltre, non è tipo d'uomo da subire alcun affronto. Però è un cavaliere e quindi non può certo picchiare un'anziana, per quanto megera. Non potendo sfogarsi su un suo campione, un marito, un figlio, un dipendente, decide con l'amico di optare per una dignitosa ritirata.

    Passeggiando infreddoliti per la strada, lamentano la subalternità della loro condizione di fumatori.

    «Il presupposto della nostra criminalizzazione sarebbe il fumo passivo, dato che nessuno condanna attività altrettanto nocive per se stessi come l'ingozzarsi di fast food o il corteggiare l'infarto facendo jogging» dichiara Paul.

    «Beh, se la metti su questo piano, l'anno scorso, uno scalmanato che correva nel parco vestito di una tuta color kiwi radioattivo, mi ha buttato per terra e mi sono rotto un braccio. Gli ho dovuto rompere a mia volta una gamba per allertarlo ai pericoli della corsa.»

    «Non dirlo a me, Andrea. Stamattina sono sceso in ascensore con un moccioso che si sgranocchiava un sacchetto di patate fritte in un olio così maleodorante che ho avuto la nausea tutto il giorno.»

    «Certo, praticamente tutto quello che è piacevole può diventare malsano o addirittura pericoloso per sé e per gli altri. Anche la filatelia può far male se ti casca in testa un raccoglitore di francobolli del peso di dieci chili. Non parliamo poi del piccolo punto, se qualcuno ha dimenticato l'ago sulla poltrona su cui ti sei appena seduto.»

    «Va bene, ma allora perché rompono le scatole solo a noi?»

    «Io direi per ignoranza, perché non sanno quello che si perdono e quindi lo disprezzano, o per invidia, quando lo sanno ma non lo possono o vogliono fare.»

    «Eh sì, i più accaniti zelati del partito antitabagico sono generalmente gli ex fumatori.»

    «Per forza, sono incazzati perché si sono dovuti privare di quello che gli faceva più piacere. Se ti castrassero, non credo che diventeresti il più

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