Trattato di economia in breve: Frammenti di filosofia del gesto
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Pierangelo Dacrema
Pierangelo Dacrema è professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università della Calabria. Ha insegnato nelle Università di Bergamo, di Siena, alla Cattolica, alla Bocconi e alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Oltre a numerosi libri di carattere accademico, ha pubblicato Il miracolo dei soldi. Come nascono, dove vanno, come si moltiplicano (Etas-RCS, 2010) La crisi della fiducia. Le colpe del rating nel crollo della finanza globale (Etas-RCS, 2008), La dittatura del PIL (Marsilio, 2007), Trattato di economia in breve. Frammenti di filosofia del gesto (Rubbettino, 2005), La morte del denaro. Una rivoluzione possibile (Christian Marinotti, 2003). È padre di quattro figli, di cui i primi tre sono studenti universitari.
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Anteprima del libro
Trattato di economia in breve - Pierangelo Dacrema
Guida alla lettura
Questo libro spiega cos’è l’economia. È, questo, il suo unico scopo; anche se non si può parlare d’economia senza parlare d’altro. Cosa l’economia fa è altro, e qui non si discute.
La trattazione è, quindi, insignificante per chi non attribuisca sufficiente utilità pratica all’argomento; è interessante solo per chi, a questo, riconosca una priorità logico-scientifica rispetto alle sue più immediate implicazioni pratiche.
Il libro è anche una critica alle teorie economiche e a una certa attitudine a elaborarne. Non può però fare a meno di diventare esso stesso l’esposizione di una teoria. Il limite di questa è l’essere assolutamente generale. Il limite di quelle criticate è l’essere del tutto particolari.
Il discorso ha raggiunto il suo fine se, come si reputa, si è attenuto all’economia, non facendosi distrarre dai suoi casi.
In ciò è stato guida il metodo di mantenersi spettatori dell’intero quadro della materia e delle sue questioni. È un metodo incompatibile con teorie economiche. Una teoria dell’economia (che è già cosa diversa) fa tuttavia eccezione, se dell’applicazione del metodo è solo corollario.
Il punto centrale è che l’economia è attività sorgente dal pensiero, decisa dalla volontà e realizzata dal lavoro. Tutto il problema dell’analisi economica si riduce a questo fatto.
Da chiarire è, in tale contesto, il ruolo della volontà. Perché come, in generale, la volontà si formi è problema della psicologia. Ma come essa intervenga nelle unità economiche interessa alla disciplina economica. La quale tratterà la volontà come mezzo di congiunzione del pensiero col tempo (cioè come fenomeno economicamente importante).
Alcune avvertenze.
Ho evitato richiami bibliografici: troppo eterogenei e frammentari, essi sarebbero stati di nessuna utilità. Al lettore sarà comunque chiaro che il mio discorso sull’economia ha tratto un aiuto fondamentale da pensieri e autori della filosofia e della logica.
La scelta della brevità si deve a ricerca di esattezza e consistenza.
Espongo le mie riflessioni in serie, specie di strati. Con la prima definisco l’argomento, in un certo senso l’esaurisco. Con le successive, progressivamente, lo chiarisco.
48 temi di economia svolti con ordine
1 L’economia è energia finalizzata.
2 L’economia è la sperimentazione dei fatti già pregiudicati nelle cose.
3 L’energia dell’economia è pensiero munito di volontà.
4 Il pensiero è oggettivo, la volontà è soggettiva.
5 In economia, il pensiero è azione.
6 Il campo d’esercizio della volontà è il tempo: è quando, non cosa.
7 La finalizzazione economica è l’involucro, la forma dell’energia.
8 La forma dell’energia economica è il lavoro.
9 L’unità economica fondamentale è l’uomo.
10 Le unità economiche fondamentali danno luogo a unità economiche complesse.
11 L’economia è processo, l’utilità risultato.
12 L’utilità è il significato economico del valore.
13 La scienza dell’economia è chiarificazione logica dell’azione, come lo è la filosofia del pensiero.
1.1 L’economia è energia votata a promuovere configurazioni della realtà, a trovare uno spazio, nel mondo, specificato dal suo intervento.
2.1 L’economia è il veicolo con cui sensibilmente percorrere le possibilità della logica.
3.1 Il pensiero, con la volontà, diventa un progetto.
4.1 Con la volontà, al pensiero si imprime un movimento, una direzione.
5.1 Il pensiero non è, di per sé, economico.
6.1 Nei limiti in cui affiorano i pensieri – nei limiti degli elementi del pensabile-realizzabile tra cui scegliere – la volontà sceglie il prima, con ciò delimitando il poi.
7.1 Priva di una finalizzazione l’energia è altro dall’economia rispetto alla quale è diversa, e dispersa. Non canalizzata e senza un contenitore essa è un’esperienza nello spazio logico, e non un’esperienza della logica nello spazio fisico.
8.1 Non vi è economia senza lavoro (e lavoro senza economia).
9.1 Non esiste economia al di sotto della soglia
dell’unità economica fondamentale.
10.1 L’unità economica complessa è una situazione economica.
11.1 Chiamiamo situazione economica il nesso organico dell’economia con la realtà.
12.1 Il valore è un’attribuzione unilaterale di significato.
13.1 Le scienze naturali raccontano la verità; la scienza dell’economia racconta ciò che si può fare nei limiti di ciò che è vero: quali sono (e perché lo sono) i comportamenti liberi in un’area chiusa da un perimetro immodificabile.
La scienza dell’economia è interessata all’esperienza, per così dire, indiretta ed edonistica, che sulla verità si può fare (la verità è un presupposto, non qualcosa da scoprire o da spiegare).
§ § §
1.2 L’energia dell’economia è della mente. (Non vi è economia senza pensiero).
2.2 L’economia muove dal pensiero verso la realtà, dalle immagini logiche della riformulazione della realtà alla realtà empirica così riformulata.
3.2 L’energia dell’economia ha la natura di una decisione; essa è l’immagine logica di un’esperienza desiderabile e giudicata possibile.
4.2 La volontà consegue alla percezione dell’utilità di cui il pensiero ha fornito l’immagine.
5.2 Il pensiero è l’idea, in un certo senso la base, di una situazione economica, ma non la sua forma, la sua connotazione.
6.2 La volontà non può definire il mai.
7.2 Non vi è necessità logica che converta l’energia in economia.
Non è logicamente necessario (cioè, può non accadere) che la volontà si combini col lavoro.
8.2 Non vi è però lavoro senza energia, senza volontà.
9.2 È l’unità economica fondamentale ad agire (produrre), ed è la stessa a recepire, percepire.
10.2 Chiamiamo unità economica complessa una situazione economica cui si attribuisce una capacità d’unità d’intenti e di giudizio, la possibilità di esercitare una volontà unitaria.
11.2 L’economia in azione – l’esercizio dell’attività economica – genera situazioni economiche contenenti gli elementi di utilità la cui aspettativa ha mosso la volontà.
12.2 Il valore economico è un’attribuzione unilaterale di utilità.
13.2 L’uomo filosofico è un centro di pensiero, di osservazione; l’uomo economico è un centro di emozioni.
§ § §
1.3 L’economia è energia che, per raggiungere uno scopo, ha bisogno di un percorso e di un punto di arrivo.
Senza un ancoraggio alla realtà non si ha economia. È come se un punto della realtà venisse colpito da una forza, e ne risultasse modificato.
2.3 L’economia è esperienza fisica della logica.
3.3 La volontà nasce come giudizio sul pensiero, un giudizio sull’immagine logica di un fatto, che è la raffigurazione di una situazione.
4.3 La non volontà è l’inerzia: forze per vincerla sono le proprietà del pensiero giudicato.
Il giudizio avviene sulla base di due parametri: appetibilità e realizzabilità della situazione pensata.
5.3 Un pensiero qualunque
può essere la base di una situazione economica (per essere la base di quest’ultima, cioè solo il punto di partenza, un pensiero deve essere solo tale).
6.3 Se ho scelto nulla, ho rimandato. Non ho alterato o cancellato i fatti (poiché non posso): li ho confinati nel poi (e non nel mai, poiché non posso).
6.3.1 Ciò vale anche per le necessità accidentali: posso decidere di non morire ora (e non di non morire).
7.3 Possiamo dire: l’esistenza di energia rende possibile l’economia; l’esistenza di una capacità di lavoro rende possibile l’esercizio reale della volontà. Il possibile non è certo, ma, per definizione, più probabile dell’impossibile. L’unica certezza logica è che il caso, ciò che non conosco, può impedire (disturbare, interrompere) il processo di finalizzazione, interferendo nella traduzione dell’energia in economia (inibendo il collegamento della volontà col lavoro).
8.3 Il lavoro è indotto dal pensiero e dalla volontà (dall’energia). In questo senso è un’attività diversa dall’economia.
9.3 L’attività dell’unità economica fondamentale non cambia, nei suoi dati essenziali, la condizione esistenziale dell’uomo né, facendone parte, può spiegarla. L’una è distinta dall’altra, essendone, per così dire, appendice (come una mano rispetto al corpo cui appartiene).
9.3.1 È chiaro come il risultato dell’economia sottostà al principio per cui nulla si crea, nulla si distrugge.
10.3 Le unità economiche complesse esprimono coordinazioni energia-lavoro somma, o moltiplicazioni, di quelle delle unità economiche fondamentali.
11.3 La situazione economica non emerge con le modalità di una relazione della logica: non è una normale equazione matematica. Essa è frutto della relazione coordinata e applicata tra pensiero, volontà e lavoro: un nesso stretto tra gli elementi costitutivi dell’economia, con un punto d’appoggio nella realtà. Logico è il nesso, non il suo verificarsi.
12.3 L’utilità è oggettiva, il valore è soggettivo.
13.3 Filosofia e scienza dell’economia leggono entrambe la realtà: l’una per capire tutto il possibile, l’altra per capire come si agisce nell’ambito del possibile.
§ § §
1.4 Le alterazioni del mondo provocate dall’economia sono superficiali
, non modificano l’essenza della realtà, l’essenza stessa del mondo.
Non si assiste all’esistere di tutte le possibilità dell’economia – che del mondo fanno parte, essendovi implicite – ma al loro progressivo rivelarsi.
2.4 L’economia è parte della logica del mondo,