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Rischi sociali, sicurezza e società del futuro
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E-book351 pagine4 ore

Rischi sociali, sicurezza e società del futuro

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Il volume si prefigge di contribuire alla conoscenza del complesso e articolato mondo della sicurezza, in una società sempre più interconnessa e globalizzata, dove la tecnologia si diffonde in ogni spazio. In quest’ottica, l’essere umano ha bisogno di conoscere pienamente i problemi della società contemporanea, caratterizzata da rapidi e profondi mutamenti, con lo scopo di prevenire i rischi del presente e prepararsi ad un futuro più sostenibile e adeguato alle esigenze e al benessere della collettività. Con tale spirito, il testo vuole offrire al lettore un quadro articolato su tre aree: la globalizzazione, la digital transformation e la società del futuro, per analizzare sia i vantaggi che i rischi di questa spinta tecnologica senza precedenti. Tutto ciò tramite il contributo e l’esperienza forniti da giuristi e professionisti che operano nel settore della sicurezza. 
LinguaItaliano
Data di uscita13 dic 2021
ISBN9788899515683
Rischi sociali, sicurezza e società del futuro

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    Anteprima del libro

    Rischi sociali, sicurezza e società del futuro - Giovanni Cinque

    Prefazione

    Lorenzo Leuzzi1

    Rischio e sicurezza permeano di sé ogni aspetto concreto dell’attuarsi del genio umano che opera all’interno del cosmo. Questo dato di fatto, condivisibile a tutti i livelli dello scibile umano, fatica ancora a trovare la sua strada di piena attuazione e richiede un impegno riflessivo che non dovrebbe mai abbassare la guardia.

    Dal punto di vista sociologico:

    «lo studio del rischio, degli incidenti tecnologici e della sicurezza organizzativa è diventato in questi ultimi anni sempre più importante. Da un lato questa tematica è stata vista dai sociologi come Luhmann (1989) in relazione a fattori come la fiducia e il confidare cioè con la convinzione che le cose familiari conservino una stabilità. Egli afferma che la fiducia va specificamente intesa in relazione al rischio, termine che fa la sua comparsa solo in epoca moderna quando si capì che i risultati imprevisti possono essere una conseguenza delle nostre decisioni»2.

    Come osserva A. Giddens, uno dei più importanti ed eminenti critici della sociologia contemporanea, in una società storico dinamica come la nostra, segnata profondamente da un cambiamento d’epoca, rischio e fiducia si esprimono in una relazione vicendevole oramai ineliminabile: «in condizioni di modernità la fiducia esiste nel contesto della generale consapevolezza che l’attività umana (…) è socialmente creata piuttosto che essere data dalla natura delle cose o determinata dall’influenza divina»3.

    Alla luce di ciò, nasce un progetto di riflessione a più mani, elaborato da un fine studioso, Giovanni Cinque, e frutto della collaborazione di esperti giuristi e professionisti del settore, sul tema «Rischi sociali, sicurezza e società del futuro», col quale si delinea un percorso diviso in tre ambiti che trascinano con sé il problema della sicurezza: la globalizzazione, la digital transformation e la società del futuro. È opportuno pensare le singole parti di questo trittico non solo come collegate fra loro, ma anche auspicabilmente collegabili, di modo che il testo più che informativo diviene strumento applicativo per l’avvio di un processo di ampliamento delle riflessioni personali o di gruppo all’interno di Istituzioni di ogni natura e compito.

    Il termine globalizzazione è ormai entrato a far parte del lessico comune; tuttavia, ciò non significa che se ne possiede realmente il significato reale e oltretutto: «che i diversi orientamenti serpeggianti nei suoi riguardi non siano il portato di campagne stampa a forte contenuto ideologico»4, che conducono spesso a giudizi affrettati e tranchants in cui si accettano solo le opportunità e si escludono i rischi o viceversa, producendo una visione non critica del problema.

    La questione è che, di fronte ad una mondialità sempre più accentuata (lo abbiamo sperimentato nella pandemia da Covid-19; partita dalla Cina, essa non ha risparmiato nessuna nazione del mondo), per governare la globalizzazione non si potrà più prescindere dal coinvolgimento della riflessione antropologica su cui essa si fonda, ossia quella della digital transformation.

    Ecco allora il passaggio alla seconda parte del trittico il cui tema è di ampio respiro umano: oggi, infatti, il rischio tecnologico sconfina addirittura anche nel campo religioso riprendendo la forma del New Bottles for New Wine di Julian Huxley5 (1957), che oggi, con le possibilità di impatto trasformativo della tecnologia contemporanea, sta conducendo inesorabilmente verso una secolarizzazione della escatologia cristiana6, per cui a livello bio-economico potrà facilmente prevalere l’accettazione di una sorta di liquidità della propria identità:

    «L’adolescente potrà chiedere conto ai genitori, responsabili del suo profilo o design genetico. Ad esempio, potrebbe rimproverare loro di averlo dotato di un talento matematico e non di attitudini atletiche e musicali. Potrà ancora intendersi come l’unico autore della sua biografia quando verrà a conoscenza delle intenzioni che hanno guidato nella loro scelta i coautori del suo profilo genetico?»7.

    In un’epoca in cui prevale il modello del robot diventa sempre più auspicabile l’arrivo di un vero e proprio cambiamento d’epoca, allo scopo di scongiurare il rischio di una umanità dis-umanizzata:

    «Il transumanesimo esprime la convinzione che il digitale ci conferisca del codice universale che ci permette di padroneggiare tutto. Jean-Michel Besnier fa notare che, come conseguenza, facciamo prevalere i segnali sui segni»,

    per cui ci possiamo tranquillamente porre la domanda che si è posto J.-M. Besnier: Il futuro ha ancora bisogno di noi?8 e si apre così la strada alla terza parte del trittico, la società del futuro, la quale sembra instradata – in forza della sua potenza tecnico-scientifica – verso una meta in cui l’uomo non fa numero con il resto della creazione. La società che quest’ultimo abiterà, allora, è tutta diretta verso una singolarità universale, che – per poter avvenire – richiede la sospensione di ogni potenza9. L’uomo cessa così di essere protagonista del suo futuro e semplicemente trascinato dagli eventi.

    In questo contesto complesso e complicato, una vera e propria matassa da sbrogliare continuamente, mi permetto di invitare alla lettura di questo nuovo lavoro a partire dal Discorso sulla dignità dell’uomo di Pico della Mirandola:

    «io non ti ho dato né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, o Adamo, perché quel posto, quell’aspetto, quelle prerogative che tu desidererai, tutto secondo il tuo voto e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri é contenuta entro leggi da me prescritte. Tu non costretto da nessuna barriera, la determinerai secondo il tuo arbitrio, la cui potestà ti consegnai hai. Di posi nel mezzo del mondo, perché di là meglio tu scorgessi tutto ciò che nel mondo. Non ti ho fatto né celeste, né terreno, né mortale, né immortale, affinché, arbitro onorario di te stesso, ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Potrai degenerare in forme inferiori, come quella delle bestie, o, rigenerato, raggiungere le forme superiori che sono Sante divine»10.

    La dignità dell’uomo è saggezza pratica.


    1 Vescovo di Teramo-Atri, delegato per i Beni Culturali l’edilizia di culto della Conferenza Episcopale dell’Abruzzo-Molise.

    2

    S. Gherardi – D. Nicolini – F. Odella

    , Dal rischio alla sicurezza: il contributo sociologico alla costruzione di organizzazioni affidabili, in «Quaderni di Sociologia», 13, 1997, p. 79.

    3

    A. Giddens

    , Le conseguenze della modernità. Fiducia e rischio, sicurezza e pericolo, Il Mulino, Bologna 1994, p. 43.

    4

    G. Avallone

    , Ragionare di globalizzazione, G.

    Scidà

    (a cura di), dalla Presentazione, FrancoAngeli, Milano 2007, p. 9.

    5 Cfr

    . D. Folscheid – A. Lécu – B. De Malherbe

    , Che cos’è il transumanesimo, Nuovi Saggi, Queriniana, Brescia 2021, pp. 19 ss.

    6 Ivi, 19.

    7

    J. Habermas

    , Entre démocratie et génétique, in «Le Monde», 20 dicembre 2012.

    8 Si raccomanda la lettura di

    J.M. Besnier

    , Demain les posthumains: Le futur a-t-il encore besoin de nous?, Pluriel 2012.

    9 Cfr

    . D. Folscheid – A. Lécu – B. De Malherbe

    , Che cos’è il transumanesimo, cit., pp. 41-42.

    10

    Pico della Mirandola

    , Discorso sulla dignità dell’uomo, La Scuola, Brescia 1987, pp. 5-7.

    Introduzione

    Giovanni Cinque1

    L’idea di realizzare questo testo nasce principalmente dallo straordinario interesse che gli studenti del Corso di Laurea in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza dell’Università degli Studi di Perugia hanno mostrato durante le lezioni seminariali sui temi della sicurezza2, tenute anche dallo scrivente e da alcuni autori degli articoli contenuti nel presente volume.

    Tra gli argomenti trattati, quello riguardante la tutela della sicurezza nazionale cibernetica ha richiamato una particolare attenzione alle attuali esigenze di protezione dei cittadini e delle imprese da minacce informatiche, nonché di rafforzare la difesa delle reti da attacchi cyber, che potrebbero provocare gravi conseguenze sulle catene di approvvigionamento, sulle infrastrutture critiche, sui servizi essenziali, sulle istituzioni, sui processi democratici e compromettere perfino la sicurezza economica del sistema Paese.

    Tale tema, inserito nel testo e oggetto di approfondimento con gli studenti, è stato analizzato nella sua complessità, sia dal punto di vista dell’evoluzione normativa, relativa ai comportamenti illeciti connessi all’uso degli strumenti informatici, sia in relazione alle imprescindibili misure di prevenzione e di protezione da adottare.

    Discutere di sicurezza è anche servito ad evidenziare l’assoluta esigenza di prepararsi ad affrontare in modo adeguato i rischi presenti e futuri attraverso una formazione permanente e ricorrente, coinvolgendo non solo le giovani generazioni, ma l’intera collettività, affinché si prenda pienamente coscienza della complessità di tutti i cambiamenti sociali in atto, conseguenti al fenomeno della globalizzazione.

    Tali cambiamenti evidenziano soprattutto un’incessante corsa verso l’utilità di mercato, amplificando a dismisura il consumismo e lo sfruttamento delle risorse naturali a scapito del benessere comune e del diritto alla sicurezza dell’essere umano. Diritto che, com’è noto, è sancito dall’art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ed è finalizzato alla realizzazione di un sistema di sicurezza collettiva dove sicurezza pubblica e sicurezza economica e sociale sono un binomio inscindibile.

    In realtà, l’avvento della globalizzazione, caratterizzata dall’internazionalizzazione delle imprese legali e dalle multinazionali proiettate alla ricerca di nuovi mercati profittevoli e interdipendenti, ha generato evidenti vantaggi economici, ma al contempo inevitabili inequità e disuguaglianze sociali. A ciò si aggiunga anche la commistione di organizzazioni criminali, che soprattutto attraverso lo spazio cibernetico immettono nell’economia legale denaro sporco, frutto del traffico degli stupefacenti, rifiuti tossici e altre attività illecite poste in essere per occultarne l’illegittima provenienza.

    Un ruolo fondamentale nel combattere questo tipo di criminalità è affidato alle Forze di Polizia, che sono costantemente impegnate nell’attività di prevenzione e repressione dei comportamenti illeciti. Ruolo che, durante uno dei predetti incontri seminariali, è stato illustrato agli studenti dai rappresentanti e frequentatori della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, con particolare riguardo alla delicata gestione dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica e all’aggiornamento professionale condiviso con le Polizie di altri Paesi nell’ottica della cooperazione internazionale.

    Oltre a conoscere i compiti delle Forze di Polizia, è anche necessario che i singoli individui e la collettività prendano coscienza dei nuovi rischi e pericoli derivanti dai mutamenti prodotti dallo sviluppo scientifico e tecnologico, dalla globalizzazione e dal nuovo modo di concepire il mercato del lavoro. Una presa di coscienza, che è strettamente legata alla conoscenza dei cambiamenti sociali in atto e alla ricerca di soluzioni più adeguate alla salvaguardia della vita umana.

    Anche Papa Francesco, nell’Enciclica Laudato si’, affrontando la crisi ecologica e le innovazioni tecnologiche, pone la Sua riflessione sulla «nostra casa comune», che deve essere preservata da un deterioramento della qualità della vita e, in questo contesto, lo sviluppo e l’uso delle tecnologie devono essere viste come un dono di Dio da utilizzare responsabilmente per il progresso dell’uomo e non per il suo annichilimento.

    Sulla stessa linea, S.E. Monsignor Leuzzi, nella prefazione al testo, ci fa riflettere sull’evoluzione scientifica e tecnologica ad opera dell’essere umano che, affascinato dall’innovazione-evoluzione e da un nuovo modello uomo-macchina, corre il rischio di trovarsi realmente assoggettato da un’entità tecnologica o, nell’ipotesi più drammatica, essere traghettato verso una involuzione dell’umanesimo.

    In base a queste riflessioni desidero evidenziare come gli autori, nell’elaborare i loro contributi, hanno condiviso e sottolineato la finalità di diffondere, soprattutto nei giovani, la cultura della sicurezza nella sua accezione più ampia, privilegiando gli aspetti più emergenti su cui è necessario riflettere.

    Per questo motivo, i contenuti del volume hanno l’esigenza di sensibilizzare il lettore sui problemi più importanti che la società deve affrontare, mettendo in evidenza tutte le contraddizioni e le insicurezze del presente per prepararsi meglio ad affrontare il futuro.

    Buona lettura!


    1 Avvocato, membro del CCBE – Council of Bars and Law Societies of Europe, consigliere del Cespis – Centro Studi Prevenzione, Investigazione e Sicurezza.

    2 Lezioni seminariali svolte durante l’anno accademico 2020/2021, su specifici temi dell’investigazione e della sicurezza con l’acquisizione di CFU, Laboratorio Cespis-UniPG.

    Prima parte. I rischi sociali nell’era della globalizzazione

    1. La società del cambiamento tra vecchi e nuovi rischi sociali

    Michele Sorrentino1

    Parlare oggi di cambiamento sociale ci porta a considerare alcuni approcci interpretativi del mutamento socioculturale, che caratterizza il passaggio da una società meno evoluta a una più progredita e moderna. Un passaggio che, nell’epoca attuale, implica alcune riflessioni soprattutto in ordine ai mutamenti prodotti dallo sviluppo scientifico e tecnologico, dal fenomeno della globalizzazione, dal nuovo modo di concepire il mercato del lavoro, di considerare i rischi e il diritto alla sicurezza. Mutamenti, che per le scienze sociali si configurano come una frontiera ancora tutta da esplorare in relazione alle attuali trasformazioni sociali e ai cambiamenti.2 Ovvero, oggi occorre ripensarsi nel cambiamento e, accompagnare i processi di transizione, è uno dei ruoli più importanti del sociologo. Su questa esigenza, Franco Ferrarotti sostiene che:

    «contrariamente a quanto si crede, il pensiero sociologico è molto concreto poiché disvela l’apparente e ci consente di immaginare scenari futuri. Grazie alla sociologia in pratica, possiamo esercitare il nostro pensiero critico, maturare nella realtà».3

    Ma per avere un’idea di questo cambiamento, conviene prima ripercorrere per sommi capi le tappe storiche che hanno trasformato la società e poi fare un resoconto approssimativo ma non esaustivo dei rischi sociali vecchi e nuovi che hanno condizionato e tuttora incidono sulla sicurezza degli esseri umani. Una trasformazione dovuta soprattutto allo straordinario progresso scientifico e tecnologico che, in meno di due secoli di storia, ha inciso fondamentalmente su tutti gli aspetti della vita sociale. Progresso che ha permesso all’essere umano di trasformare e migliorare con le proprie capacità tutta una serie di attività svolte prima con la sola forza fisica e oggi sostituite con sofisticati sistemi di automazione e di intelligenza artificiale, usati soprattutto nel campo della produzione industriale.

    Ma come è avvenuto questo cambiamento ovvero quali sono state le più importanti trasformazioni che hanno modificato la struttura della società e i suoi modelli di organizzazione?

    Sul tema prendiamo come riferimento temporale il XVIII secolo durante il quale in Inghilterra ebbe inizio la prima rivoluzione industriale (1750). In questo periodo, l’invenzione della macchina a vapore trasformò la maggior parte delle attività lavorative che precedentemente erano svolte o nelle botteghe artigiane o più comunemente nei sobborghi e nelle campagne, dove il metodo di produzione prevalente era quello a domicilio.4 Attività che vennero assorbite in larga parte dal sistema fabbrica5 che sconvolse i metodi di produzione e le forme di organizzazione del lavoro. Un sistema che, oltre ai luoghi di produzione, trasformò anche l’organizzazione territoriale del lavoro e ridisegnò con essa l’immagine topografica e architettonica delle città e il paesaggio. Infatti, l’attività lavorativa si concentrò progressivamente nei centri urbani che crebbero in misura considerevole secondo tipologie edilizie di tipo intensivo, mentre anche la campagna circostante modificò le sue colture in funzione di una popolazione urbana in forte aumento.

    La prima rivoluzione industriale segnò anche l’inizio di due processi che sono proseguiti sino ai giorni nostri:

    il primo, riguardante l’abbandono delle campagne che vide masse di popolazione contadina in cerca di condizioni economiche e di vita migliori;

    il secondo, invece, associato al concentrarsi di attività industriali, interessi economici e popolazione nelle città, che determinò una rapida espansione degli spazi urbani, spesso a scapito delle zone rurali, avviando così il c.d. fenomeno dell’urbanizzazione.6

    Sul piano dei rischi, invece, già nel 1700 Bernardino Ramazzini7, riconosciuto come il padre fondatore della medicina del lavoro, nel suo studio De morbis artificum diatriba fu il primo a comprendere le relazioni tra ambiente di lavoro e pericoli per la salute analizzando la qualità delle sostanze manipolate e le loro esalazioni, i movimenti e le posture adottate e mantenute durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Di conseguenza valutò i pericoli cui erano esposti i lavoratori e suggerì alcune misure di protezione della salute che si basavano sulla conoscenza e sulla prevenzione dei rischi e che oggi sono obblighi di sicurezza nei luoghi di lavoro sia nel settore pubblico che privato.8

    La seconda rivoluzione industriale (1870) fu innescata dall’invenzione del motore a scoppio e dall’elettricità ma anche dall’apparizione di una serie di strumenti come la lampadina, l’ascensore elettrico, i pneumatici, il telefono, il grammofono, la macchina per scrivere, la bicicletta, il tram elettrico, l’automobile etc. Ma la vera novità si rivelò soprattutto nell’applicazione su larga scala delle scoperte ai vari rami dell’industria creando un legame sempre più stretto tra scienza e tecnologia e tra tecnologia e mondo della produzione.

    La terza rivoluzione industriale (1950) riguarda tutta una serie di processi di trasformazione della struttura produttiva, e più in generale del tessuto socioeconomico, avvenuti a partire dalla metà del Novecento nei Paesi sviluppati e caratterizzati da una forte spinta all’innovazione tecnologica e al conseguente sviluppo economico della società. Una rivoluzione legata soprattutto all’introduzione dell’elettronica e dell’informatica nei processi produttivi. Quest’ultima, conosciuta anche come rivoluzione digitale, coincide con il passaggio dalla meccanica, dalle tecnologie elettriche e da quelle analogiche, alla tecnologia digitale, che si è sviluppata nei Paesi più avanzati con l’adozione e la proliferazione dei computer digitali e dei sistemi di conservazione dei documenti.9

    Rivoluzione che è stata caratterizzata in larga parte dallo sviluppo di internet, una rete di computer originariamente denominata arpanet, studiata e realizzata nel 1969 dalla DARPA, l’Agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti responsabile dello sviluppo di nuove tecnologie ad uso militare.10

    Uno sviluppo che dagli inizi degli anni ’90 del secolo scorso rappresenta, oltre ad una rivoluzione tecnologica, una vera e propria rivoluzione economica e socioculturale conseguente all’uso di Internet of Things e di nuovi dispositivi di comunicazione. Tecnologie, quest’ultime, che assumono un ruolo centrale nella formazione della cultura globale, perché costituiscono la base di ogni collegamento e sono il forum principale nel quale vengono esplorate e definite le caratteristiche di questa cultura.

    La quarta rivoluzione industriale (2014), invece, segna la nascita della smart factory e della gestione online della produzione con la crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico, cioè, una somma dei progressi in intelligenza artificiale (IA), robotica, internet delle cose (IoT), stampa 3D, ingegneria genetica, computer quantistici e altre tecnologie.11

    La quinta rivoluzione industriale, infine, cerca di favorire un rapporto di lavoro più equilibrato tra le tecnologie sempre più intelligenti e gli esseri umani. In questo caso si fa riferimento ai robot collaborativi collaborative robot12, ovvero a robot industriali progettati per lavorare in sicurezza insieme all’uomo, senza barriere di protezione o altri elementi fisici di separazione. Sono infatti dotati di sistemi di sicurezza e anticollisione, oltre a telecamere e sensori, che consentono la condivisione degli spazi con gli operai sulla linea senza rischio di incidenti, come previsto del resto dalla normativa vigente in materia.13

    Fin qui il cambiamento preso in considerazione, che ha avuto origine nel passaggio dalla società preindustriale alla società industriale determinando, grazie agli sviluppi tecnologici, il c.d. fenomeno della globalizzazione con effetti trainanti sia per il sistema economico, diventato estremamente dinamico, sia per la qualità della vita.

    Circa il sistema economico, bisogna prendere atto che le abitudini di consumo sono completamente cambiate in relazione ai bisogni individuali e collettivi nonché alla varietà di transazioni e di servizi offerti all’interno di un mercato virtuale in continua espansione. Infatti, l’evoluzione digitale ha già creato nuovi modi di gestire l’economia pubblica e privata in uno spazio cibernetico globale dove attualmente si evidenziano quattro tipologie di mercato:

    B2B è l’acronimo dell’espressione business-to-business, utilizzata per descrivere le transazioni commerciali, che intercorrono tra imprese industriali, commerciali o di servizi all’interno dei cosiddetti mercati interorganizzativi o mercati B2B. In questo senso gli scambi business-to-business comprendono tutte le transazioni stabilite tra un’azienda e i suoi fornitori o tra un’azienda e altre aziende dello stesso settore.14

    B2C, invece, è l’acronimo dell’espressione business-to-consumer, utilizzata per descrivere il modello di business e gli scambi commerciali, attraverso i quali un’azienda vende prodotti o servizi direttamente al consumatore finale. Con l’espressione B2C, in particolare, si intendono le transazioni online tra azienda e consumatori.

    Questo modello, a differenza di quanto avviene con le aziende business-to-business, corrisponde alla vendita di beni e servizi di un’azienda ai clienti per uso personale.

    Il processo di acquisto nel B2C tende a essere più breve e meno complesso rispetto a quello delle transazioni tra aziende, che di solito implica la realizzazione di diversi incontri e riunioni prima che il cliente-azienda proceda all’acquisto. Nell’ambito del business-to-consumer, invece, il consumatore è invitato ad acquistare immediatamente.15

    C2C è l’acronimo dell’espressione customer-to-customer ed è usata per identificare un modello di business che consente ai consumatori di acquistare dei beni o servizi da altri consumatori, sfruttando piattaforme come eBay, Etsy, Vinted oppure attraverso sezioni di annunci di giornali. Il modello customer-to-customer è diventato particolarmente diffuso con la crescita dell’e-commerce, ma anche con la condivisione dell’economia, grazie allo sviluppo di business e di piattaforme, che mettono in contatto i consumatori intenzionati a vendere o acquistare dei beni o dei servizi. In questo senso il modello C2C si distingue da quello B2C proprio per l’esistenza di un’interazione e uno scambio diretto tra due consumatori (anziché tra azienda e consumatore), sempre però grazie al supporto di terze parti (una piattaforma online oppure un giornale), che facilitino in qualche modo la transazione.16

    C2B è l’acronimo dell’espressione consumer-to-business ed è utilizzata per descrivere un tipo di commercio in cui i consumatori creano valore per l’azienda attraverso l’offerta di prodotti o servizi da parte degli stessi, ricevendo un compenso.17 In pratica, nel concetto di commercio C2B, possono essere racchiusi scambi in cui l’autore di un blog, un forum o un sito web offre ad un’azienda la possibilità di inserire, all’interno del proprio spazio virtuale, un link che rimanda alla pagina aziendale, promuovendo così gli acquisti di prodotti di quell’impresa, in cambio di un compenso, che può essere monetario oppure rappresentato da uno sconto o un’offerta di prodotti.18

    Come abbiamo visto, questa nuova forma di mercato online si presenta altamente complesso dove il tipo di scambio tra gli attori può assumere diverse forme: dalla regolare transazione a forme di partnership tra aziende o istituzioni.19

    Circa la qualità della vita, invece, bisogna ammettere che rispetto a qualche secolo fa è complessivamente migliorata, sia come habitat sia come strumenti tecnologici, che alleviano diverse attività umane considerate un tempo molto gravose.

    Ad esempio, oggi si parla di smart house o casa intelligente, che indica una struttura dotata di un impianto di domotica integrato, in grado di comunicare con smartphone, tablet e altri device per migliorare sicurezza e funzionalità della propria abitazione e per gestire processi di automazione.

    Un’abitazione accessoriata con alta tecnologia dove è possibile con comandi a distanza regolare l’illuminazione per migliorare resa e consumi ovvero la temperatura dell’ambiente o avviare processi quali accensione di allarme, videosorveglianza, attivare robot per la pulizia dei pavimenti e altri dispositivi per la gestione e il controllo di attività domestiche.

    Si parla anche di smart city, cioè di una città che gestisce le risorse in modo intelligente con l’obiettivo di diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente e con particolare attenzione alla qualità della vita e ai bisogni di cittadini residenti in una determinata area territoriale.

    Ma accanto ai vantaggi che offre il mondo globalizzato ci sono vecchi e nuovi rischi cui bisogna far fronte per salvaguardare la vita degli esseri umani.

    Circa i vecchi rischi come la povertà, le carestie, le guerre, le pandemie, i disastri naturali etc., che hanno sempre compromesso in un particolare momento storico la sicurezza delle persone stanziate in un determinato territorio, oggi bisogna aggiungere nuovi rischi derivanti dal fenomeno della globalizzazione.

    Fenomeno che ha influito anche sull’attività cognitiva ovvero su tutti quegli atti o processi attraverso cui le persone conoscono il mondo esterno, nelle varie fasi della propria vita e nei differenti momenti di interazione con gli altri. Basti cogliere la differenza tra lo stile di vita di qualche secolo fa rispetto a quello praticato nell’epoca moderna, che è condizionato prevalentemente dall’uso di tecnologie sempre più rispondenti alle esigenze personali, professionali, di lavoro, di svago etc. Esigenze indotte anche dalla manipolazione mediatica, che estende a dismisura i suoi tentacoli sui modi di pensare e sulle scelte degli individui.

    Già Giovanni Paolo II, nel discorso ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali del 27

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