L'estetica emergente: Tra scienza coscienza e arte
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Per Ellena il pensiero umano altro non può essere che il prodotto di complesse interazioni biochimiche del cervello, le sinapsi cerebrali. Ogni altra spiegazione sulla natura del pensiero che trascenda la pura materialità è esclusa a priori. Niente anima, niente trascendenza, niente metafisica, quindi. La conseguenza più coerente di questa posizione è che il concetto di verità è ridotto a quello di pura funzionalità. Ma, dentro questa prospettiva, è solo la scienza che ha il diritto di parola. E il metodo per l’autore è riassumibile nella capacità di formulare messaggi e informazioni, il meme appunto, capaci di trasformare in positivo se stessi e il mondo, e di avvertire dei pericoli che incombono sull’essere umano e sulla sua storia. In modo particolare il meme per eccellenza è l’arte. Anche se anch’essa è sottoposta alla transitorietà e mutabilità caratteristica delle dinamiche evolutive sempre cangianti, secondo la legge della selezione naturale che diventa qui anche processo culturale.
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Anteprima del libro
L'estetica emergente - Sandro Ellena
PBS
Piccola Biblioteca degli Studi
n. 7
Sandro Ellena
L’estetica emergente
tra
scienza, coscienza e arte
Prefazione di Elvira Landò
logo-oltre%2bscritta_POS.psdPenso sia meglio conoscere che credere
Sandro Ellena
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2023 Oltre Srl – Oltre edizioni
ISBN 9791280075659
http://www.librioltre.it – info@librioltre.it
Collana *PBS – Piccola Biblioteca degli Studi
in copertina:
La coscienza tra complessità ed evoluzione, dipinto di Sandro Ellena
in seconda di copertina:
La mia casa, dipinto di Sandro Ellena
Prima edizione
ottobre 2023
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2024 Oltre S.r.l.
www.librioltre.it
ISBN 979-12-80075-703
isbn_9791280075703.jpgTitolo originale dell’opera:
L'estetica emergente
di Sandro Ellena
Marchio editoriale Oltre edizioni
Collana PBS - Piccola Biblioteca degli Studi
prima edizione su carta: ottobre 2023
con ISBN 979-12-80075-659
Presentazione
di Elvira Landò
Si tratta di un lavoro pregevole per l’impegno e la cura con cui l’autore organizza e sostiene una visione unitaria, di impostazione neo-evoluzionistica, relativa al sorgere e allo svilupparsi di funzioni intellettuali-cerebrali, quali le manifestazioni e rappresentazioni artistiche in quanto tali.
Il nucleo concettuale del lavoro è il meme, assunto quale termine di riferimento in analogia al gene, tema centrale unitario della scienza biologica.
L’autore estende l’ambito semantico del termine meme alle emozioni, al vasto cosmo delle emozioni e ai contenuti concettuali del soggetto-uomo, del quale riferisce le risposte cerebrali, ottenute con l’adozione di pratiche diagnostiche quali la PET o la RMf, in occasione di esperienze estetiche.
Di questo meme tratteggia le funzioni inerenti la condizione tra soggetti e la replicazione di tipo biologico, funzioni che paiono inerire anche al diffondersi dei contenuti intellettivi, della pregnanza e del valore anche di altre attività cerebrali attinenti le emozioni.
Un assai ricca documentazione, con precisi riferimenti bibliografici, viene assunta a titolo di supporto di una lettura di tipo biologico, conseguente spiegazione del percorso biologico che ha condotto l’uomo a scambiare e confrontare proposte intellettuali e concettuali, quelle proprie della cultura
umana, nella accezione più vasta.
La tesi sostenuta dall’autore, che condensa e concentra nel concetto di meme il significato e quindi il valore del contenuto dell’esperienza artistica, o più precisamente il binario su cui viaggia l’esperienza artistica e dunque anche formulazione linguistica in senso descrittivo critico valutativo, sembra esser quella a fondamento biologico.
Lo afferma riferendo come il soggetto umano, sottoposto all’esame di una PET (tomografia a emissione di positroni) o di una RMf (Risonanza Magnetica Funzionale), faccia registrare, durante la visione di un opera d’arte, variazioni nell’encefalo, permettendo di seguire i percorsi cerebrali attivati durante l’esperienza artistica.
Anche il matematico che si interessa ad una formula si attivano analoghi percorsi cerebrali.
Di conseguenza all’Autore sembra ricca di feconde future conoscenze la ricerca su base scientifica di analoghe attivazioni neuronali nel corso dell’esperienza intellettuale e più specificatamente estetica.
La tesi che il meme, cioè un determinato contenuto cerebrale o, meglio, una determinata tesi, formulata a parole o rappresentata per immagini, susciti risposte neuronali, e come tali comunicabili e diffondibili, spiega come le parole e le immagini creino convinzioni diffuse socialmente.
Sembra potersi concludere quanto sia opportuno, anzi doveroso favorire trasmissioni di emozioni e convinzioni positive, evitando la condivisione di concetti negativi.
Nella seconda parte del lavoro, l’Autore svolge una sintesi del percorso evoluzionistico che giunge all’uomo, la cui collocazione e conservazione, nel mondo terrestre, appare pertanto precaria, bisognosa di studi ulteriormente approfonditi e di comportamenti adeguati.
È accennato, ma appare comunque chiaro, come sia urgente per la sopravvivenza umana un uso dei messaggi, della parola, del meme, consapevolmente e saggiamente orientati a comprensione, tolleranza, accettazione, rispetto a tutela del nostro ambiente e dei valori della condivisione e socialità.
La diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, i social nelle varie forme, i consueti discorsi politici, le pubblicazioni asservite al potere o alla finanza, che sostiene il potere o vi ambisce… la rappresentazione di un mondo virtuale… sono occasioni per diffondere infatti convinzioni o progetti dannosi o pericolosi dal punto di vista morale, sociale, psicologico, politico…
Subentra pertanto un’autorevole esigenza di natura etica, che rimanda a considerazioni critiche inerenti la diffusione del pensiero e di emozioni – convinzioni – passioni… e quindi valutazioni fondanti o cagione dell’agire personale e sociale.
Alla base di una efficace valutazione critica sta, non sembri eccessivo doverlo ripetere, un più diffuso impegno della scuola e delle istituzioni nel favorire un pensiero davvero critico, incentrato sulla conoscenza e non su slogan, pseudoconcetti, pregiudizi…
Integrandosi con la stessa genetica, l’ottica della complessità, come il tema dell’intenzionalità, non tolgono fondamento alla certezza della libertà del volere, al sentimento del dovere e della responsabilità morale. Voglio richiamare su questi temi l’opera multidisciplinare del neurofisiologo americano Walter Freeman (1927-2016). Si rimanda ad esempio allo studio tradotto da S. Frediani Come pensa il cervello, Einaudi, Torino, 2000.
3 giugno 2023
L’estetica emergente
tra
scienza, coscienza e arte
La memetica
La memetica è quella disciplina che studia il comportamento dei memi.
Per meme si intese, secondo il primo divulgatore di questo concetto, Richard Dawkins nel suo libro Il gene egoista pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore, Milano, pag. 201, tradotto da Oxford University Press 1976, melodie, frasi, modi, modi di modellare vasi o costruire archi
.
Il termine meme
deriva dal greco mimema, che significa imitazione e racchiude in sé il concetto di pacchetto informativo che viene comunicato da una mente ad un’altra, inteso diversamente da un semplice segno semiotico.
Anche se questo termine era già stato usato in passato, è merito di Dawkins averne delineato il metodo di diffusione del meme.
Il pacchetto informativo presenta piccole variazioni all’interno delle menti dei singoli individui, analogamente alle variazioni fenotipiche presenti tra gli individui di una specie, come la selezione privilegia l’individuo più adatto, altrettanto avviene per il meme.
In questo percorso analogico con l’evoluzionismo darwiniano applicato al meme, si possono evidenziare delle differenze rispetto il passaggio delle informazioni geniche tra gli esseri viventi:
I geni si trasmettono dai genitori ai figli, i memi si diffondono tra le persone.
I geni impiegano il tempo di una generazione per potersi diffondere, mentre i memi possono essere velocissimi.
Il meme ha una trasmissione meno fedele di quella genetica.
In analogia con il processo evoluzionistico, dove è presente il meccanismo di replicazione, mutazione, selezione, il meme si adatta con maggiore facilità, ha più possibilità di diffondersi e resistere nel tempo.
Nei primi anni 80 molti studiosi, come E.O. Wilson, Cavalli Sforza e Marcus Feldmann, hanno cercato di comprendere le potenzialità della memetica.
Nel 2000 Susan Blackmore nel suo libro The meme machine descrive i limiti e le possibilità di sviluppo della trasformazione della memetica in scienza.
David Hull in Taking memetics seriousaly: memetics will be whath we make propone di avviare ricerche basate sull’ottica offerta dalla memetica.
Un esempio può essere il Climate Meme Project, del 2013, che ha cercato di comprendere il motivo dello scarso interesse da parte della popolazione verso i cambiamenti climatici.
Le pubblicazioni che riguardano il meme sono aumentate nel tempo sino a essere frequentemente presenti anche nelle riviste dei non addetti ai lavori.
Oggi, molti meme nuotano liberamente nelle connessioni della rete, ampliando di gran lunga le loro potenzialità di diffusione.
Mentre il meme, inizialmente, era considerato un pacchetto informativo selezionato prevalentemente in relazione alla sua funzionalità ed alla facilità di trasmissione tra gli individui, oggi viene prevalentemente considerato in relazione a quest’ultimo aspetto, assimilandolo ad un virus.
Questo indirizzo è stato particolarmente utilizzato per delineare delle strategie di marketing, nelle campagne politico-elettorali, al fine di indirizzare il voto o per veicolare i motivi dei conflitti bellici.
Si studia come confezionare un meme, per favorire la sua diffusione tra le menti, indipendentemente dal valore del contenuto informativo.
Questo approccio viene ampiamente usato, in molti campi, per condizionare le scelte delle persone, occorre essere consapevoli del problema e comprendere i meccanismi che lo sottendono.
È utile spacchettare le informazioni,