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La Banda Ferraris e il Nord-est romano. Le fonti archivistiche sull'attività di Resistenza a Montecelio, Guidonia e Monte Gennaro
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La Banda Ferraris e il Nord-est romano. Le fonti archivistiche sull'attività di Resistenza a Montecelio, Guidonia e Monte Gennaro
E-book150 pagine1 ora

La Banda Ferraris e il Nord-est romano. Le fonti archivistiche sull'attività di Resistenza a Montecelio, Guidonia e Monte Gennaro

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Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 parte del personale impiegato presso l'aeroporto di Guidonia trovò riparo sui monti Cornicolani. Nacque così la Banda "Ferraris" aderente al Fronte Militare Clandestino del colonnello Montezemolo. Questa, tuttavia, non fu l'unica formazione della zona ad opporsi ai nazifascisti: lo scopo di questo volume è rivolto alla scoperta delle attestazioni sui fatti e gli eventi di quei giorni riportate nelle fonti archivistiche, dando nuova importanza alla storia locale contemporanea.
LinguaItaliano
Data di uscita2 mar 2022
ISBN9791220393454
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    Anteprima del libro

    La Banda Ferraris e il Nord-est romano. Le fonti archivistiche sull'attività di Resistenza a Montecelio, Guidonia e Monte Gennaro - Marco Brocchieri

    Premessa

    Già alla fine del 2012 iniziai una ricerca relativa alle testimonianze dei cittadini di Montecelio sul periodo della Seconda Guerra Mondiale. Buona parte di questo lavoro è confluito, alla fine del 2020, nella produzione del docufilm Reccontame a cura dell’Associazione Giovanile Oltre Il Ponte. Qui sono state raccolte le video interviste ad alcuni anziani del paese contenenti le loro memorie sull’occupazione tedesca.

    Mentre stavo chiudendo il docufilm un evento ha dato il via a una serie di scoperte che hanno portato alla genesi di questa ricerca. Per illustrarla occorre però una premessa.

    Al termine del secondo conflitto mondiale il Governo Italiano ebbe l’esigenza di accertare chi aveva effettivamente preso parte alla Guerra di Liberazione. Allo scopo, con il Decreto Legislativo Luogotenenziale 21 agosto 1945 n. 518, vennero istituite undici commissioni territoriali (più una estero) per il riconoscimento delle qualifiche di partigiano e patriota. Queste commissioni erano nominate dal Presidente del Consiglio dei Ministri e i componenti erano designati, tra gli altri, dai ministeri dell’assistenza post-bellica e della guerra, dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e dalle formazioni inquadrate nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale). Il testo integrale del Decreto è consultabile sul sito web della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana¹.

    Le commissioni territoriali, che si riunivano nei capoluoghi di Regione (a eccezione di Padova che aveva giurisdizione su Veneto, Trentino e Friuli-Venezia Giulia) si scomponevano in commissioni di primo grado e di secondo grado; quest’ultima aveva funzione di revisione in caso di ricorsi.

    Nel maggio del 2012 il fondo archivistico Ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani (abbreviato in Ricompart) venne versato all’Archivio Centrale dello Stato. Questo fondo contiene i fascicoli relativi alle formazioni riconosciute e agli effettivi che si videro, a seguito di apposita domanda, riconoscere le qualifiche sopra citate.

    La Commissione laziale al momento risulta essere l’unica inventariata. Relativamente alla documentazione sul personale, sono conservati solamente lo schedario riassuntivo di chi ottenne la qualifica e i fascicoli relativi ai ricorsi, alle richieste di assegnazione di medaglia al valor militare e agli attestati rilasciati per l’aggiornamento del ruolino matricolare del personale militare.

    Tornando alla mia ricerca, l’evento di cui parlavo è stato la pubblicazione, il 15 dicembre 2020, del portale Partigiani d’Italia². Qui sono state digitalizzate e raccolte le schede riassuntive di tutti i partigiani e i patrioti riconosciuti dalle commissioni territoriali. Il sito web, previa registrazione gratuita, dà la possibilità di effettuare delle ricerche inserendo come parametri i nominativi oppure dei luoghi geografici. Provando a cercare i nati a Montecelio³ ho subito riscontrato la presenza di una quarantina di schede. Una manciata di queste era riferita a chi si trovava sotto le armi, lontano dal paese natale, e aveva aderito a formazioni partigiane autoctone; tre risiedevano a Roma e avevano aderito a bande della Capitale; la grande maggioranza dei risultati era appartenente alla banda Regia Aeronautica.

    Durante le ricerche svolte per la realizzazione di Reccontame, mi sono sentito più volte ripetere a Montecelio non c’erano partigiani al punto che, leggendo le sommarie informazioni che all’epoca si potevano trovare sul web circa la Banda Ferraris (che sapevo essere attiva nella zona), non ne intuii affatto il forte legame con il territorio di Guidonia Montecelio.

    Memore di questa affermazione, a seguito della scoperta ho iniziato ad approfondire quanto trovato su Partigiani d’Italia, iniziando a consultare i primi fascicoli personali: in un primo momento mi sono concentrato sul Fronte Militare Clandestino di Resistenza e sull’aeroporto di Guidonia. Successivamente ho cercato informazioni sulle altre formazioni del Nord-est romano, soffermandomi in particolare su Monte Gennaro. Vista la bibliografia già esistente, per il momento le aree di Monterotondo, Tivoli e dell’alta Valle dell’Aniene non sono state trattate.

    La pandemia di Covid-19 e i conseguenti accessi contingentati agli archivi non hanno aiutato il mio lavoro, che si è protratto per circa un anno. Oltre all’Archivio Centrale dello Stato (ACS), ho consultato l’Archivio di Stato di Roma (ASR), l’Archivio Istituzionale del Museo storico della Liberazione (Msl), gli archivi degli Uffici Storici dello Stato Maggiore dell’Esercito (USSME), dell’Aeronautica Militare Italiana (USSMA) e dell’Arma dei Carabinieri (MACAS), oltre agli archivi del Tribunale Militare di Roma, dell’ANFIM – Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri – e della Camera dei Deputati.

    In questa opera si descriverà l’attività delle varie bande operanti a Guidonia Montecelio e nei comuni limitrofi emersa dalla documentazione consultata. Gli episodi controversi o poco chiari saranno segnalati e si cercherà di fornire un quadro completo riportando le diverse fonti esaminate. Vista la natura clandestina dell’attività partigiana, la documentazione è stata prodotta a posteriori dopo la liberazione: questo fa sì che talvolta la ricerca sia sospesa tra la storia e la memoria.

    Nella prima parte del lavoro si introdurrà il Fronte Militare Clandestino di Resistenza e verranno trattate le due bande formate dal personale dell’aeroporto di Guidonia. Successivamente si parlerà di altre formazioni attive nello stesso comune e dei danni patiti dalla cittadinanza durante la guerra. Il secondo capitolo è dedicato a Monte Gennaro e all’attività di Resistenza tra Marcellina e Stazzano. Nel terzo capitolo si parlerà dei nati a Montecelio che hanno partecipato alla lotta di liberazione a Roma e in altre zone d’Italia. Qui è presente una sezione dedicata ad Antonio Ferri: pur essendo nato a Norcia, come si vedrà il suo nome è fortemente legato alla Direzione Studi ed Esperienze (DSSE) di Guidonia. Nell’ultima parte del lavoro si racconterà invece della transizione amministrativa nel biennio tra la liberazione di Guidonia Montecelio e le prime elezioni comunali del 1946.

    Antefatto.

    Il Fronte Militare Clandestino

    La nascita del Fronte Militare Clandestino di Resistenza

    La disfatta in Nordafrica, il successivo sbarco degli Alleati in Sicilia e il bombardamento su Roma portarono il Gran consiglio del fascismo a votare l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi. Alle 2:30 del 25 luglio 1943 Mussolini fu sfiduciato e venne sostituito alla guida del governo da Pietro Badoglio.

    L’entusiasmo della popolazione, che aveva sperato in una pronta uscita dell’Italia dal conflitto, venne subito spento: Badoglio dichiarò che la guerra sarebbe continuata a fianco della Germania.

    Il nuovo governo in realtà cercò presto un contatto con gli Alleati per discutere le condizioni per la cessazione delle ostilità. Le trattative, che si svolsero in gran segreto, portarono il 3 settembre alla firma dell’armistizio di Cassibile.

    Questo venne reso noto nel pomeriggio dell’8 settembre. Le forze armate italiane furono colte del tutto impreparate dalla notizia, prive di direttive e di indicazioni. All’alba del 9 settembre il Re, Badoglio e alcuni esponenti della casa reale fuggirono alla volta di Brindisi.

    La Germania invece, prevedendo la caduta del fascismo, aveva pianificato già dal mese di maggio l’Operazione Achse: questa aveva il fine di contrastare un’eventuale uscita dell’Italia dal conflitto, neutralizzando le sue forze armate. L’operazione fu un successo e la penisola, fatta eccezione di alcune zone del Sud dove nel frattempo avanzavano gli Alleati, fu occupata in pochi giorni.

    Ai militari catturati fu richiesto di continuare la guerra a fianco dei tedeschi. Chi rifiutò, rimanendo fedele al giuramento fatto al Re, venne deportato con lo status di Internato Militare Italiano. Una sorte che toccò a circa 650000 persone.

    Chi riuscì a scampare alla cattura si diede alla macchia. A Roma, su iniziativa dei colonnelli Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e Giovanni Pacinotti, nacque il Fronte Militare Clandestino di Resistenza.

    Il nucleo iniziale, composto da una ventina di persone, riuscì a stabilire un collegamento radio con il Comando Supremo, che era fuggito assieme al Re. Nel mese di ottobre 1943 il colonnello Montezemolo venne nominato comandante del Fronte.

    Fino agli inizi di novembre questo si allargò grazie all’adesione di numerose bande che si erano create spontaneamente sia dentro che fuori Roma. Queste erano composte dai militari sbandati che si erano rifiutati di continuare la guerra

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