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Come sono riuscito a vivere dei miei libri
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E-book64 pagine52 minuti

Come sono riuscito a vivere dei miei libri

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Info su questo ebook

In questo libro vengono esposti i metodi e le tecniche più usate per vendere e promuovere libri in formato digitale e print-on-demand.

L'autore narra il suo percorso per fare della scrittura e delle pubblicazione di libri un modo per guadagnarsi da vivere, senza dover dipendere da altri ma solo dai suoi sforzi e dalla sua dedizione.

Chiunque sappia scrivere può guadagnare dai suoi libri denaro sufficiente per vivere di ciò. In questo libro si spiega come.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita26 mag 2022
ISBN9781667433677
Come sono riuscito a vivere dei miei libri

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    Come sono riuscito a vivere dei miei libri - Franklin A. Díaz Lárez

    CAPITOLO 1

    VOGLIO SCRIVERE UN LIBRO: COSA DEVO FARE?

    Ostacoli, freni e limitazioni

    La fonte d’ispirazione

    Elizabeth Costello, uno dei racconti del Premio Nobel per la Letteratura J. M. Coetzee, inizia con queste parole:

    Il primo problema è partire, ovvero spostarci da dove siamo ora (cioè da nessuna parte) all’altra sponda. Bisogna solo tendere un ponte e attraversare il fiume. La gente risolve problemi simili ogni giorno.

    Lo stesso vale per noi: siamo al punto di partenza, e dobbiamo raggiungere l’altra sponda. Partiamo da zero e vogliamo raggiungere il cento percento. Dicono che così si sia formato l’Universo, dal nulla. Non vedo perché noi non possiamo fare altrettanto.

    Quindi l’inizio è da nessuna parte. Una cosa è certa: da questo punto di partenza dobbiamo muoverci. Possiamo farlo in diversi modi. Uno di questi è una domanda dalla cui risposta scaturisca tutto quello che deve venire dopo, ovvero il contenuto di un libro come questo.

    La domanda in questione è la seguente:

    Cos’è che mi ha portato a scrivere libri?

    E questa è la mia risposta:

    Non l’ho fatto solo per il ritorno economico (anche, ma non solo). Quando ho deciso di scrivere il mio primo libro è stato perché la mia psicologa mi aveva spinto a farlo, in seguito a una serie di situazioni personali brutte e molto particolari. Mia moglie se n’era andata dopo aver lottato per sei lunghi anni contro un maledetto tumore. Questo, insieme a una serie di altri eventi familiari terribili che mi stavano portando alla follia, è stata la mia fonte di ispirazione.

    Ricordo perfettamente le parole di Pilar, la mia psicologa:

    Franklin, hai troppo dolore accumulato dentro per quello che hai sofferto in tutti questi anni. Dovresti trovare il modo di tirarlo fuori. Perché non provi a scriverlo? Fai sapere a tutti cosa ti è successo, gridalo al mondo! Potrebbe essere un modo di liberarti.

    Ed è quello che ho fatto. Ho seguito il suo consiglio e ho scritto il mio primo racconto.

    Ci ho messo due anni e qualche mese. Ho raccontato tutta la mia storia, dall’inizio alla fine. Quando ci ripenso mi ricordo che per me è stata una vera liberazione, proprio come aveva predetto la psicologa. Una specie di vomito dell’anima se così vogliamo chiamarlo.

    Una volta terminato il racconto, mi è sembrato un po’ corto (ricordo che erano poco più di cento pagine), così l’ho arricchito con ricordi familiari di quando ero piccolo, che in quel periodo erano venuti in mio soccorso per aiutarmi a sopportare tutte quelle tragedie.

    Anche un’altra cosa mi ha spinto a scrivere la storia: decine di conoscenti, parenti e amici, ogni volta che ci sentivamo, la prima cosa che facevano era chiedermi di raccontargli tutto quello che era successo. E io, per non dover ogni volta raccontare tutto da capo, ho cominciato a mandargli il testo in formato digitale. Gli dicevo:

    È una storia molto lunga e difficile da raccontare. Se vuoi sapere tutto, leggiti questo libro.

    E in questo modo mi toglievo il problema. Oltretutto, per la mia salute mentale, non era bene ripercorrere ogni volta tutta quella storia così terribile. Come si dice, se vuoi che le tue ferite si risanino presto non toccarle.

    Ostacoli che ho dovuto affrontare?

    Molti.

    Uno di essi è stata una certa resistenza psicologica al raccontare cose che consideravo intime, sia della vita mia che di quella dei miei familiari. Quello che mi ha aiutato a superarla è stato il forte desiderio di liberarmi da quel dolore che sentivo per la recente scomparsa della mia amata moglie. Ogni pagina che scrivevo attenuava le angosce e le sofferenze. Era come se condividendo il mio dolore questo diventasse più leggero.

    È necessario vivere un trauma come il mio per iniziare a scrivere libri?

    Ovviamente NO, ci mancherebbe altro.

    Ognuno ha le sue fonti di ispirazione e le sue motivazioni per creare le sue opere. Più avanti torneremo su questo aspetto più nel dettaglio.

    Altri ostacoli che ho incontrato?

    Quelli tipici di tutti i testi scritti: la correttezza semantica, ortografica e grammaticale.

    Sapevo che quello che scrivevo sarebbe stato letto da altre persone, per cui dovevo stare attentissimo alla forma e al linguaggio. Credevo, come logica suggerirebbe, che bisognasse scrivere rispettando delle forme determinate, delle regole precise che tutti seguono e che non si possono violare.

    Sicuramente questo vale per le regole ortografiche, grammaticali e

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