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L'illusione di una vita migliore
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E-book113 pagine1 ora

L'illusione di una vita migliore

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Info su questo ebook

Valeria e Giulia non hanno nulla in comune. Valeria è una ragazza semplice cresciuta nelle campagne siciliane a cui il destino ha spazzato via all'improvviso ogni speranza di una vita migliore. Giulia è una trentenne dal temperamento arrogante, nata in una famiglia agiata e con un passato da dimenticare. 
Questi due mondi, così distanti, si incontreranno a bordo di un vecchio furgone Volkswagen una calda mattina di maggio del 1988. Un viaggio attraverso l'Italia da Marsala fino a al primo Salone del Libro, a Torino, in cui dovranno affrontare molti imprevisti e gli spettri del loro passato.
LinguaItaliano
EditoreKoi Press
Data di uscita10 mag 2017
ISBN9788898313921
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    Anteprima del libro

    L'illusione di una vita migliore - Camilla Monticelli

    migliore

    1

    Seduta sui gradini davanti alla porta di casa, Valeria guardava verso il mare. In lontananza si intravedevano le saline della laguna e i mulini le cui pale giravano lentamente, mosse dalla lieve brezza calda.

    Si scostò una ciocca di capelli dalla fronte e sbuffò, in preda a un'inquieta frenesia. I piedi non riuscivano a stare fermi e le suole delle Superga blu scuro battevano, alternativamente, sul cemento del gradino.

    Il quadrante del suo orologio da polso segnava le dieci del mattino. Aspettava da quasi mezzora.

    Per la strada passavano donne a piedi dirette al mercato del pesce, in paese. Valeria ne conosceva molte, ma nessuna si fermò a chiederle cosa ci facesse lì, sotto il sole cocente, seduta di fianco a una vecchia e ingombrante valigia di cartone rinforzato e a una sacca di tela tinta di un verde sbiadito.

    Col tempo le persone avevano smesso di farle domande. Qualcuno si era anche chiesto, vedendola scrivere seduta davanti alla latteria della strada, che tipo di conforto andasse cercando attraverso quell'azione ripetuta e compulsiva che non le dava la possibilità di mettere niente sotto i denti.

    Valeria aveva l'impressione di essere nata e cresciuta nel posto sbagliato. Marsala non era un luogo giusto per una come lei. La sua mimica facciale, fronte corrugata e sguardo pensieroso, le dava un'aria sbagliata e fuori posto. Sempre. E nella scrittura cercava una via di fuga da quel piccolo mondo antico che le stava stretto.

    Ma quell'attesa sotto il sole aveva un senso, e le sarebbe piaciuto poterlo urlare. Gridare che ce l'aveva fatta.

    Chiuse gli occhi e ripensò al giorno, un mese prima, quando era entrata in cucina e sul tavolo aveva visto la lettera.

    L'aveva aperta, titubante, con il cuore che le esplodeva nel petto.

    Aveva dovuto rileggerla tre volte prima di comprendere appieno il significato di quella breve missiva: aveva vinto. Prima classificata.

    Valeria aveva partecipato a un concorso per opere inedite di esordienti organizzato dalla, un tempo celebre e affermata, casa editrice trapanese Edizioni Leonardi. Il premio consisteva nella pubblicazione dell'opera e nell'organizzazione, a carico dell'editore, di un tour promozionale in giro per l'Italia che si sarebbe concluso a Torino, all'interno della prima edizione del Salone del Libro, una kermesse letteraria di indubbio valore commerciale e di alta visibilità, dove avrebbe concorso con altri romanzi di esordienti all'assegnazione di un premio consistente in denaro, in pubblicità e nella traduzione in diverse lingue.

    Da una finestra aperta fuoriuscivano le note ritmate del tormentone primaverile, Andamento lento, di Tulio De Piscopo.

    La nonna di Valeria si affacciò sull'uscio. Indossava una vestaglia rosa e degli zoccoli di legno. La guardava disorientata. Comparve anche Letizia, la sua sorellina di quattordici anni, che prese a braccetto la donna anziana e la riportò dentro dopo essersi scambiata un sorriso con Valeria.

    Lei sospirò. Voleva molto bene alla nonna. Si era sempre occupata di lei e di Letizia con devozione, generosità e spirito di sacrificio, oltre che per senso del dovere e per loro bisogno di essere protette, ma apparteneva a un mondo che Valeria non capiva, a cui non si sentiva più di appartenere.

    Quella casa le toglieva ogni energia. Le succedeva sovente di accasciarsi in un angolo a riavvolgere la pellicola dello stesso doloroso nastro. Un film visto e rivisto centinaia di volte.

    Ma al contempo sapeva già che le sarebbe mancato tutto questo, consapevole, in ogni modo, che il sentirsi legati a qualcuno non significa necessariamente assomigliargli.

    Valeria cercava di differenziarsi da sua nonna, di riconoscere i pensieri che non le appartenevano, di vivere in maniera distaccata il marasma interiore non suo, perché il lutto, in fondo, è sempre una questione personale, salvandone solo l'affetto e la comprensione.

    Questo stacco sarebbe diventato nel tempo importante per lei, ne era sicura. Era l'unica certezza che aveva: non voleva più vivere come stava vivendo ora.

    Un vecchio furgoncino Volkswagen azzurro con la cappotta bianca arrivò accompagnato dal rumore scoppiettante che faceva il motore. Valeria lo osservò rallentare, accostare al marciapiede e fermarsi dinnanzi a lei.

    Ne scese un uomo sui sessant'anni, dalla capigliatura grigia e spettinata. Aveva occhiali da vista con la montatura nera che gli cadevano sul naso. Il collo lungo usciva da una camicia di jeans stinta. I pantaloni di tela beige erano spiegazzati. Ai piedi calzava mocassini usurati.

    Si avvicinò alla scalinata con fare incerto. Zoppicava leggermente.

    — Valeria Montefusco? — Aveva una voce nasale, secca e al contempo rassicurante.

    — Sono io.

    L'uomo sorrise e si allungò per stringerle la mano:

    — Piacere, Francesco Leonardi. Sono il responsabile delle Edizioni Leonardi.

    Valeria ricordava una voce diversa, al telefono, quando dalla casa editrice l'avevano contattata, per organizzare i dettagli del tour e, precedentemente, quando aveva discusso e ascoltato le fasi della realizzazione del suo primo romanzo. Una voce più giovane e distaccata. Una voce che l'aveva fatta andare nel panico, lei, così insicura, tanto da pensare che forse dopo una prima lettura, a quelli di Edizioni Leonardi il suo romanzo non era poi piaciuto così tanto, ed erano andati avanti nella fase di pubblicazione e promozione solo perché ormai il concorso era stato fatto, e c'era una vincitrice.

    Adesso, quell'uomo, di fronte a lei, con quel suo aspetto dismesso e quella sua voce gentile, le diede una ventata di sicurezza.

    — Mi scuso del ritardo. — Francesco Leonardi indicò, con un gesto ieratico della sua mano sottile, il furgone Volkswagen parcheggiato sulla strada. — Non voleva partire questa mattina, ma eccomi qui... è pronta per questa bella avventura?

    Valeria annuì.

    — Andiamo allora. — Francesco prese la valigia di cartone di Valeria e si incamminò verso l'automezzo.

    Lei raccolse la sacca e lo seguì.

    — Mi scuso del trasporto poco... professionale. Come vede dietro è tutto vuoto. Lo usiamo per trasportare le copie dei nostri libri. Ma ha sedili confortevoli. Si viaggia comodi.

    Valeria lo ascoltava e intanto osservava il furgoncino. Un veicolo fuoriuscito da un'epoca di quindici, vent'anni prima. Era informale e buffo.

    Le Edizioni Leonardi erano state per lungo tempo ai vertici nazionali dell'editoria. Dalla loro piccola e decentrata sede a Trapani, i fratelli Francesco e Renato Leonardi, erano riusciti, in meno di venticinque anni, a scoprire e lanciare autori bravi e interessanti che si erano affermati a livello internazionale. Il sogno era esploso all'improvviso, come una bolla colorata riempita di fumo. I libri delle Edizioni Leonardi erano piano piano scomparsi dagli scaffali delle librerie d'Italia, i loro autori passati alla concorrenza, e il marchio relegato a essere identificato solo da lettori dalla memoria lunga. Valeria ipotizzava che fuori dalla Sicilia nessuno si ricordasse più di loro. Aveva deciso di partecipare al concorso proprio per quello: era fortemente convinta che, la sua opera, interamente incentrata su una storia d'amore di due adolescenti, lavoranti in una salina durante il periodo fascista, potesse interessare, forse, solamente a chi ormai era ai margini, come lei si sentiva. Le piaceva scrivere, era il suo ossigeno, ma non era convinta che le sue storie potessero interessare ai grossi editori romani e del nord.

    Probabilmente quel concorso era un disperato tentativo di resuscitare. Valeria, guardando Francesco che con fare gentile e maldestro collocava i bagagli sul retro di quel furgoncino, si sentì al contempo colma di gratitudine e terribilmente preoccupata per il compito che le era stato affidato: far parlare della casa editrice attraverso la sua faccia, le sue parole, il suo romanzo.

    — Sarà il signor Augusto ad accompagnarmi?

    Francesco mostrò un debole sorriso imbarazzato:

    — Salga, prego.

    Valeria salì nell'abitacolo. Il sedile era caldo, ma confortevole.

    Francesco girò la chiave e il motore si

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