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E-book143 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Paolo Simoni è un avvocato genovese di grido che vive e lavora a Genova. All’età di 37 anni perde la moglie Alessandra, giornalista della più importante testata locale, in un incidente automobilistico e rimane solo con l’unico figlio, Mattia. Paolo ha un’ottima posizione economica, data dalla professione esercitata ad altissimi livelli che gli fa guadagnare meritatamente la fama di migliore fiscalista della città. Mattia, dal canto suo, è un ragazzo intelligente e in procinto di diplomarsi al conservatorio Paganini. Proprio nel giorno del diploma il ragazzo, dopo i festeggiamenti con i parenti, sparisce misteriosamente. Il caso viene seguito dal commissario Frandi, personaggio geniale e particolarissimo, conosciuto negli ambienti della polizia e della mala come “il marsigliese” per via della sua erre moscia e del suo modo di fare tra lo snob e l’estroso che lo fanno assomigliare ai colleghi d’oltralpe. Nel passato dell’avvocato genovese ci sono alcune ombre che potrebbero essere legate alla sparizione di Mattia, ma l’uomo è disposto a tutto pur di riavere il figlio. Il racconto scorre fluido tenendo il lettore sulla corda fino alla scena finale, degna di questo originale giallo all’italiana in cui la drammaticità della trama non fa cadere mai la narrazione nella retorica. Il giallo, tra colpi di scena, ritmi veloci e introspezioni psicologiche dei vari personaggi, descrive situazioni e ambienti con un velato e accattivante umorismo che evidenzia l’attaccamento dell’autore alla sua Genova. Attaccamento che non sfocia mai in un banale e anacronistico campanilismo.
LinguaItaliano
Data di uscita22 mar 2014
ISBN9788875638290
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    Anteprima del libro

    Niente da perdere - Mario Luigi Colangelo

    Prefazione

    Genova.

    Bellissima giornata. La primavera ostenta un sole caldo al punto giusto. La tramontana scende dal monte Fasce e arriva sul lungomare dove muove le piante delle aiuole e poi continua il suo lungo viaggio formando crespe argentate che appaiono sulle correnti salate spinte a sud. Nel quartiere della Foce poco traffico di mezza mattinata. in via Rimassa una rinomata rosticceria mostra gli splendori dell’italica gastronomia: insalate russe, cappon magro, baccalà fritto, lasagne al ragù, vini pregiati, pesto appena fatto e, davanti al banco, clientela femminile altamente locata e bassamente simpatica che, in attesa di ordinare, si impegna in discussioni di grande intelletto e in occhiate, a tutto e a tutti, volte a trovare, ad ogni costo, quel che di criticabile passa il convento... Passatempi dell’umanità ricca e nullafacente.

    Al bar Molinaro tanta gente seduta ai tavolini a bere e a coccolarsi tra cappuccini schiumosi e caffè ristretti, intenta a parlare con voce alta per vincere il volume della musica neanche troppo sommessa che esce dalle casse a muro del locale.

    La mitica Radio Babboleo spara When the night comes di Joe Cocker. Il barista, un giovanotto sulla trentina con tanti capelli e modi energici, accompagna la canzone fischiando in modo intonato mentre sbircia con occhio allupato il fondoschiena delle ragazze carine presenti nel locale.

    Nelle strade automobilisti frettolosi e intolleranti nei confronti di ogni frazione di secondo passata in attesa al semaforo. Quando si accende il verde bisogna partire con scatto bruciante e gran sgommata. Così va bene! Se poi c’è un pedone in mezzo alla strada in ritardo, peggio per lui! È in torto? E allora possiamo passarci sopra con tutte e quattro le ruote, così giustizia sarà fatta! La furia automobilistica cittadina non perdona.

    A quest’ora tanti lavorano, altri dormono ancora o fanno sesso, alcuni si organizzano per un pomeriggio da passare al molo per tirare alle orate, alcuni odiano, altri amano, chi si bacia e chi bestemmia e così via.

    Insomma: tutto normale. Tutto o quasi... L’oceano della mediocrità di tutti i giorni nasconde tante cose particolari, ambigue, a volte orripilanti, anche qua in questa città conosciuta come La Superba.

    Cammino oltre e mi avvicino al mare, folate improvvise con profumi di primi piatti e pietanze in fase di lavorazione mi ricordano che tra poco è ora di pranzo. Passo davanti al fruttivendolo dove il basilico copre prepotentemente tutti gli altri odori. Basilico, pesto, trenette... Belandi¹! Siamo a Genova. Mi siedo sull’unica panchina decente dei giardini Govi di Punta Vagno e guardo il largo immenso del mio mare...

    Buona lettura!

    Mario Colangelo

    1 Intercalare genovese.

    Capitolo 1

    20 maggio 1999.

    In quella stanza odorosa di sesso, seduti sul letto, guardavamo gli album di foto della mia gioventù.

    "Qui avevo vent’anni: guarda quanti capelli e come li portavo lunghi! Mia madre non li sopportava. Stai malissimo! Sembri un barbone, mi diceva sempre. Guarda la foto della laurea. Che bei tempi. Non ero male, vero?".

    Ma sì, ma sì! Non eri male. Però ora sei meglio. Stempiato e con la faccia da marpione. Sei molto più sexy. Vanitoso! Lo sai benissimo di essere un bell’uomo, ma a te piace sentirtelo dire. Bestiaccia, ti amo.

    Anche io ti amo. Se non avessi te....

    Ne avresti un’altra... Non dureresti più di una settimana senza una donna. Se io e te litigassimo sono sicura che ti troveresti subito la sostituta. Tu non sei come me.

    Ah sì? E tu? Non dureresti più di dieci giorni.

    No, ti sbagli! Se tu mi lasciassi sarei un’anima persa e non sopporterei nessuno. Voglio solo te.

    Anche io voglio solo te. Scusa se cambio discorso, ma è quasi ora di pranzo... Che ne dici di una bella spaghettata aglio, olio e peperoncino con contributo generoso di dolcetto di Acqui? Ne ho una cassa piena in credenza.

    Wow, ottima idea! Però prima ho una sorpresa per te. Chiudi gli occhi.

    Eva, completamente nuda, scese dal letto, calzò le mie ciabatte, gigantesche per i suoi piedini da ballerina, fece pochi passi, con gran effetto coreografico del suo magnifico posteriore in movimento, e raggiunse la sua borsa in pelle marrone posata sul tavolino dell’ingresso. Quindi estrasse un pacchetto confezionato con un’elegante carta blu, ritornò a letto e me lo porse con un gran sorriso.

    Aprilo.

    Un luccichio lussuoso emerse dalla confezione.

    Non ti dovevi disturbare. Addirittura un Rolex! Ti sarà costato una fortuna. Sono commosso, tesoro. Sei adorabile.

    So che ti sarebbe piaciuto. L’altro ieri eravamo davanti alla gioielleria e lo guardavi in vetrina con occhio voglioso. Buon compleanno, Paolo.

    Grazie, sei unica. Mi hai fatto passare anche la fame... Che ne dici di mangiare tra un oretta? Oggi non abbiamo orari e io ho rigorosamente spento tutti e due i miei cellulari. Avrai fatto lo stesso anche tu, spero....

    Da quel momento e per più di un’ora, in tutta la casa solo rumori di baci, gemiti, scricchiolii del letto a tre piazze duramente provato da quella maratona di sesso, parole rese roche dalla libidine. Un’ora di sconvolgimento dei sensi e delle lenzuola ormai ridotte a un agglomerato di stoffa bianca e stropicciata.

    Erano ormai le due di pomeriggio ed Eva era stesa sul letto, esausta dopo l’ennesimo orgasmo.

    Ora mettiamo qualcosa sotto i denti se non vuoi che tiri le cuoia. E poi, cosa gli racconto a mio marito? Lui che mi pensa seduta e concentrata al convegno nazionale degli avvocati! Povero scemo!, disse con ghigno bastardo.

    Sì, hai ragione. Sarebbe molto imbarazzante dover spiegare a tutti che sei spirata a casa mia per overdose di sesso a digiuno. Metto su l’acqua per la pasta. Tu intanto prepara l’insalata.

    Eva Vicini indossò la mia camicia che le faceva da vestitino e dopo avermi sbaciucchiato sulla bocca mi tirò su dal letto di forza.

    Andiamo a mangiare, quarantenne sciupafemmine!.

    Eva era per me l’amante ideale. Bella e sensuale, con un corpo da gazzella reso ancor più attraente da un paio di gambe lunghe e ben tornite, seno piccolo ma piacevole alla vista e al tatto, un viso giovanile incline al sorriso e due occhioni marroni brillanti come due biglie lucidate.

    Era avvocato come me, l’avevo conosciuta in tribunale tre anni prima. Mi aveva colpito la sua bellezza esaltata dalla giovane età. Io ero rimasto vedovo quattro anni prima e mi ero imposto come regola di vita imprescindibile di non legarmi mai più e, semmai, di cercare dal gentil sesso la cosa più bella che mi poteva dare...

    Quindi corteggiai Eva da subito e lei accettò le mie lusinghe. Sulle prime pensai che assecondasse la mia galanteria solo per il rispetto della mia maggiore età e della mia, ormai consolidata, fama di avvocato fiscalista di grido. Parecchi anni dopo mi sarei reso conto del vero motivo per cui la donna recitasse in modo esemplare la parte della giovane avvocatessa alle prime armi sedotta dal quarantenne affascinante e affermato professionista...

    Mi raccontò che era sposata e trascurata dal marito eccetera. Insomma, anche Eva rispettò con puntiglio il copione di tutte le mogli che devono giustificare le corna gentilmente messe in testa al coniuge. E quindi, avanti con le solite scuse che ormai conosco a memoria: Mio marito non mi tocca da anni. È la prima volta che gli faccio le corna. Mica penserai di me che sono una puttana! Io sono innamorata di te. Non sto con te per il sesso, ma perché mi parli e mi fai sentire importante...

    Fu così che festeggiai il mio quarantaduesimo compleanno in modo esemplare: cibo mediterraneo, squisito vino piemontese, sesso ad oltranza, tutto il giorno a letto con una bellissima trentenne sposata e quindi abbastanza innocua.

    La giornata successiva sarebbe stata del tutto diversa…

    21 maggio 1999, ore 9.10.

    Non ho intenzione di perdere tempo e tantomeno voglio farne perdere a lei. La notizia mi è stata data da un collega della commissione circa venti giorni fa. Abbiamo fatto controlli e abbiamo constatato che la sua azienda ha qualche problema.

    Questa è bella! Noi siamo una ditta seria e non abbiamo niente da nascondere. Se lo metta bene in testa. La sua affermazione mi offende. Io ho famiglia e sono stimato da tutti. Si informi in giro e chieda di Nicola Marini. Tutti le parleranno bene di me. Sono un imprenditore stimato. Faccio anche beneficenza e....

    Grifo azzurro... Le ricorda niente questo nome? Allora? Signor Marini si è zittito all’improvviso? Amnesia? Bene, allora mi ascolti. Società Grifo azzurro S.r.l., sede a Montecarlo, appoggiata a varie banche del Principato, attività ufficiale: finanziaria. Nel 1990 si quota in borsa con capitale di 10 miliardi in lire, le azioni non vanno tanto bene fino al fatidico 1994 quando il loro valore passa da 20.000 a 35.000 lire nel giro di soli otto mesi. Allora? Non le viene in mente niente? Su Marini, faccia uno sforzo....

    Non so di cosa stia parlando. Non conosco questa società Grifo....

    No? Bene, allora vado a fondo e vediamo se la sua memoria, miracolosamente, si mette in moto. Nel 1994, in giugno per la precisione, lei, su consiglio dei suoi commercialisti ed avvocati, pensa bene di fare un piccolo versamento alla Grifo azzurro: 12 miliardi. Esportazione di valuta che le viene contestata, lo stesso anno in settembre, dalla Finanza. L’allora colonnello Melloni delle Fiamme Gialle mette tutto a tacere. Nel gennaio del 1995 Melloni scompare da Milano e viene poi trovato misteriosamente ucciso con un cappio al collo in una cascina di Vergate. Nel marzo 1996 la società monegasca fallisce e il suo amministratore delegato, un certo Marco Libato, di origine siciliana e con ambigue storie alle spalle, si dilegua ed è tuttora introvabile. Marini, l’amnesia come va? Non si ricorda niente?.

    No, niente. Tutto quello che lei dice non riguarda la mia azienda. Lei mi fa solo ridere.

    Bene. Mi compiaccio di metterla di buon umore. Però un’ultima precisazione gliela devo fare e poi la lezione di storia è finita. I dodici miliardi che lei ha racimolato e quotato in borsa tramite la Grifo azzurro originavano dalle sue sei società sparse in tutta Europa. Tutte sono indagate per mafia.

    "Le società di cui parla lei non erano gestite da me. Io ero un semplice consulente finanziario e ho solamente comprato le

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