Shopping pericoloso: Da Lisbona a Roma ma...
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Questa inedita formula romanzata si tinge di “giallo” non solo per raccontare strade, personaggi dell’alta sartoria, luoghi e stili di vita di Lisbona e di Roma.
Oltre a dipingere talenti, atmosfere e umori di queste due città europee, simili eppure differenti, ho voluto trattare un tema scottante, di cui si parla poco, che vi svelo nel corso del romanzo.
Tre protagoniste di età, di lingua e di preparazione culturale diverse ma amiche da tempo, personaggi di pura invenzione, incontrano e conoscono personalità reali della moda.
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Anteprima del libro
Shopping pericoloso - Stefania Giacomini
Dedica
Al ricordo di mia madre
Alla creatività di mia figlia
Alla saggezza di mio marito
Shopping pericoloso cita personaggi realmente esistiti ed esistenti ma in una trama romanzata e fa riferimento a fatti non realmente accaduti.
Prefazione
Scrivere un romanzo ambientato nella moda può far pensare alla solita storia di donne annoiate che non sanno come spendere tempo e denaro. Al contrario, ho scelto questa inedita formula romanzata che si tinge di giallo
, non solo per raccontare strade, personaggi dell’alta sartoria, luoghi e stili di vita di Lisbona e di Roma – scrive Stefania Giacomini – ma anche puntare l’indice su una piaga che colpisce il mondo femminile, che vi svelo nel corso del romanzo.
Perché la scelta di queste due città? La prima è da tempo considerata, da riviste specializzate, la città cool
, piena di fermento artistico culturale e creativo, che la pone ai livelli più alti nella classifica delle migliori capitali per la qualità della vita. La seconda, con tremila anni di storia, è una delle capitali più visitate al mondo, tempio dell’architettura, dell’arte antica e moderna, luogo della nascita di stilisti d’alta moda romana e italiana, città che oggigiorno sta cambiando, segno dei tempi, alcuni stili di vita e che si conferma luogo di formazione per future generazioni di creativi con scuole prestigiose di moda, costume e design.
Shopping pericoloso si snoda attraverso il racconto di tre protagoniste di età, di lingua e di preparazione culturale diverse ma amiche da tempo, personaggi di pura invenzione che incontrano e conoscono personalità reali della moda. Si sono conosciute durante una delle fashion week di Parigi; hanno in comune la passione per abiti, accessori, calzature, oggetti di design e, dopo un lungo periodo di distacco, desiderano condividere esperienze modaiole
insieme. Un modo di essere che accomuna, bene o male, l’universo femminile.
Ma una di loro ha una doppia identità e un profondo dolore famigliare.
Questo romanzo, che si arricchisce di altri personaggi intriganti
e misteriosi, è un modo per raccontare, certo, con l’occhio delle fashion victims queste due città svelando anche luoghi inediti ma anche denunciare pericoli che corrono molte donne e di cui si parla poco. Di che si tratta? Se leggete il libro lo capirete.
L'ossessione della moda
"Fatemi fare un po’ di shopping
e nessuno si farà del male!"
Anonimo
Clinck
, il suono che le avvisa dell’arrivo di un messaggio è una forte tentazione qualsiasi cosa stiano facendo. E gli altri intorno sono convinti che siano sms di spasimanti e amanti.
Non c’è giorno che non arrivi almeno un messaggio da una delle tre amiche sul gruppo WhatsApp Fashion victim
, creato da loro dopo essersi incontrate a Parigi in una delle tensostrutture ai Jardins de Tuileries, durante una edizione di Haute couture parisienne. Un modo per tenersi in contatto e aggiornarsi su novità modaiole.
Hanno deciso, sia Larissa che Junko, di fare ricerche prima di iniziare il viaggio sulla storia della moda di Lisbona e di Roma mentre Ingrid, la più giovane delle amiche, ha avuto il compito di scovare le ultime tendenze... Però?! Ragazze affatto impreparate!... Il loro viaggio deve essere dedicato non solo allo shopping
.
Larissa Cumer, il suo cognome significa città, è brasiliana ma di origine, da parte di padre, inglese. Fisico ben curato, slanciata ma affatto androgina. Capelli lunghi ramati con meches più accese che paiono lingue di fuoco e carnagione ambrata. Cosmopolita. Laurea in Economia a Barcellona e Master in People Management and Development a Londra, dove vive e lavora in una multinazionale.
Chissà, forse è solo una copertura.
Due sono le sue passioni: la storia e la moda. Anzi tre: non sa resistere al fascino di un bell’uomo...
Junko Kuma è nata a Tokyo da una ricca famiglia, padre francese, madre giapponese, architetta radical chic; vive a Parigi ma spesso torna nella sua città natale. Ancora non ha deciso se continuare a fare la professione o dedicarsi ad attività legate alla moda. Nel frattempo legge libri di architettura e di design.
Minuta ma ben proporzionata, capelli lisci, neri e lucidi dal taglio asimmetrico: appare estremamente riservata, quasi algida. Un atteggiamento con cui cerca di mascherare una certa timidezza.
Alle spalle ha un amore finito in modo burrascoso con un affascinante politologo francese. Decisa a restare ancora single o sogna ancora l’amore romantico?
Ingrid Selznick è la più giovane, svedese. Al primo anno di Scienze ambientali a Stoccolma, sempre a caccia di nuove tendenze di moda, a buon prezzo ed ecologiche
. Ha aperto un blog Chic and cheap shop e per questo viaggia per le capitali europee. Una bella ragazzona dalle gambe lunghe, capelli biondi e occhi blu profondo, amante della natura e del cibo sano. È troppo concentrata su ciò che fa per potersi dedicare ad altro e magari innamorarsi. Eppure...
Clinck:
Ciao amiche tutto bene? Vi ricordate quello splendido abito alla sfilata di Valentino a Parigi?
è Larissa che scrive:
Beh, ho scoperto perché si chiama Rosso Valentino
: in una sua intervista ho letto che lo stilista era andato a Madrid a vedere un’opera lirica e fu colpito dall’eleganza di una signora dai capelli bianchissimi, dunque non più giovanissima, avvolta da un abito rosso vivace, una tonalità che lo affascinò e decise di utilizzarlo sempre per i suoi abiti glamour
. Bello no? C’è sempre speranza per noi donne anche quando non saremo più nel fiore degli anni, non vi pare? Se trovo in atelier a Piazza Mignanelli a Roma un abito rosso Valentino sarà mio! Devo o non devo strabiliare il mio capo alla cena aziendale di fine anno?
Ecco la solita sbruffona pensa Junko che laconicamente scrive:
Guarda che puoi fare colpo anche con un abito più sobrio come uno di Armani! Noi ragazze però, una volta a Roma, dovremmo fare un salto a Santa Francesca Romana: ho visto in un video su Youtube in bianco e nero il matrimonio di due star hollywoodiane, Lynda Christian e Tyron Power, i cui abiti, pensate un po’ sono stati realizzati da due case romane: le sorelle Fontana per lei e Caraceni per lui. Una storia bella e gloriosa quella della casa di moda fondata nel 1943 da Zoe, Micol e Giovanna, arrivate nella capitale da un piccolo centro del nord con il sogno di vestire dive e donne importanti per poi addirittura collaborare con il cinema. Esempio di artigianalità raffinata è il percorso di Domenico Caraceni, per l’abbigliamento maschile che spesso diceva che nessuna macchina avrebbe potuto mai sostiture le mani sapienti di un uomo. Fu il matrimonio del secolo, immortalato dalle televisioni di tutto il mondo e ripreso rigorosamente in bianco e nero. Romantico no? E visto che passiamo di sicuro a piazza di Spagna guardatela meglio... vi racconterò quando saremo là perché e come è legata alla moda!"
Clinck
Dai Jnko potresti essere meno segreta su piazza di Spagna? Io sono curiosa lo sai – scrive Ingrid – E comunque ragazze, chi l’ha detto che Roma è la città solo dell’alta moda e moda storica con marchi come Balestra, Biagiotti, Brioni, Capucci, Fendi, Gattinoni, Valentino che sono entrati nella storia della moda, alcuni apprezzati in tutto il mondo! Per non parlare poi di Roberto Capucci, più che stilista viene definito
artista per la sua capacità di scolpire il tessuto! I suoi abiti sono ospitati nei musei più importanti nel mondo. Forse vi sorprenderà sapere che ho scovato gioielli di design e moda d’avanguardia e vintage che per una come me è
pane per il mio blog: lo spazio Triplef, qui si presentano pezzi iconici di epoche diverse recuperati e riproposti per contribuire allo sviluppo dell’economia circolare; c’è il negozio Vintachic nel cuore di Roma dove si trovano abiti interessanti, fondata da una collezionista di abiti da sposa di tutte le epoche;
Le tartarughe che coniuga lo stile
urban" alla ottima qualità del cachemire, cotone e seta.
Ingrid però non chiude il suo sms. Anzi aggiunge un’altra rivelazione sugli anni 70, anni di sviluppo della industria della moda: Valentino inventò la V
sugli abiti e accessori introducendo il concetto di griffe sinonimo di status symbol
.
Come tutto è cambiato oggi eh? – scrive – Infine la prima stilista italiana a sbarcare in Cina è stata Laura Biagiotti, la regina del cachemire
e con questo vi saluto Fashion victims! Arrivederci a Roma.
Clinck, scrive Larissa
Già interessante. Intanto domani, tanto per ricordarvelo, partiamo dalle nostre destinazioni per Lisbona che ha protagonisti e realtà da conoscere. Vi anticipo qualcosa. Ricordatevi due nomi Chado e Baixa, due quartieri centrali della città. Furono gli unici punti di riferimento della moda ai quali si aggiunse, dopo la rivoluzione del 25 aprile del 1974, Avenida da Liberdade che diventò il luogo glamour degli atelier e delle firme internazionali. Con l’arrivo di nuovi residenti in Portogallo, anche Bairro e Principe Real sono diventati nuovi siti modaioli e di tendenza. La moda portoghese, sino alla rivoluzione di Salazar, seguiva i dettami di quella francese, dopo, però, ci fu un lungo periodo di incertezza e molte case di moda chiusero finché, agli inizi degli anni 80, cominciò a sorgere a Lisbona un nuovo movimento che aggregò stilisti e sarti. Si presentarono modelli in sfilate per le strade di Bairro Alto, altro quartiere lisboeta. Tutto questo movimento diede origine più tardi a Moda Lisboa
, manifestazione che presenta le collezioni portoghesi due volte l’anno. A dirigerla è Eduarda Abbondanza, ex stilista. Di anno in anno è riuscita ad attrarre l’attenzione di stampa estera anche se a Porto, la città portoghese più industriale, la manifestazione Portugalfashion
attira da tempo giornalisti stranieri. Per ora mi fermo qui. Amiche portiamo con noi guide e curiosità su questa città portoghese tutta da scoprire. Ce le racconteremo giorno per giorno. Bye Bye
Le ragazze arrivano a Lisbona
"Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona,
anche da lontano, si erge come un’affascinante
visione di sogno, contro l’azzurro vivo del cielo
che il sole colora del sol oro.
E le cupole, i monumenti, i vecchi castelli,
si stagliano sopra il turbinio delle case".
Da Lisbona di F ernando Pessoa, 30 nov 1935
Lisbona, con la sua luce unica, accoglie le tre amiche arrivate in mattinata in città seppur in ore diverse. Hanno scelto tre residenze, in base ai loro gusti e alle loro tasche con l’accordo di cenare insieme in locali scelti, volta per volta, per confrontare le loro esperienze.
Che chic questa hall
, pensa Larissa entrando al Ritz, l’albergo più costoso di Lisbona. Guardandosi attorno le sembra di camminare in una galleria d’arte. L’hotel, progettato dall’architetto Pardal Monteiro che si è avvalso di artigiani portoghesi, è un mix di stile Luigi XVI e Art Decò, un vero gioiello. Incantevole la vista dal roof che si affaccia su Praça do Marques de Pombal. Larissa, con il suo incedere da diva
, non passa certo inosservata. Del resto è una bella donna, dal corpo e gambe snelle e passo flessuoso. Infatti, appena si ferma di fronte al desk dell’albergo, viene notata da un giovane che si tiene un po’ in disparte: alto, occhi neri e barba che rendono affascinante il suo viso, dandogli un aspetto da bel tenebroso.
Bella e dallo sguardo sfrontato – pensa il giovane – Devo assolutamente conoscerla, potrebbe essere molto interessante
. Con nonchalance si avvicina facendo finta di scrivere un appunto da dare al portiere; intanto origlia i dati anagrafici che la giovane fornisce prima di avere la chiave della sua stanza. « Recomendo, (mi raccomando) – chiede Larissa in portoghese dal dolce accento brasileiro – che possa avere una stanza con vista, mi hanno detto che da qui si gode un magnifico panorama. Ah, dimenticavo, vorrei andare ad Avenida da Liberdade , è molto lontano?».
Il giovane che origlia non ha dubbi: Aspetterò che esca di nuovo – pensa – E la seguirò, per ora, senza farmi notare
.
Larissa, dopo una rapida doccia, esce e si reca ad Avenida da Liberdade, una grande strada alberata. Percorrendola non può non notare la calcada, il tradizionale pavè di piastrelle bicolore, bianche e nere, nel tragitto che la conduce all’atelier di Tony Miranda, costurero ovvero couturier, sarto portoghese. Lo stilista, come era consuetudine nel passato, riceve solo per appuntamento e realizza abiti esclusivi. Amici di famiglia le hanno consigliato di non perdere l’opportunità di ammirare la sua collezione, visto che è alla ricerca di qualcosa di particolare; così ha prenotato per tempo la visita. Chi è Tony Miranda? Una sua amica brasiliana ha raccontato a Larissa che è stato lo stilista per milionari orientali e africani. In passato ha vestito personaggi come Jacques Brel, Omar Bongo, ex presidente del Gabon con tutta la famiglia per trentadue anni e Brigitte Bardot.
Mentre percorre l’Avenida da Liberdade, voluta dal Marques de Pombal, che fu ministro e capo del Governo sotto il Regno di Giuseppe I, dal 1750 al 1777, Larissa pensa: Devo cercare un abito ‘unico’ per il ricevimento che daranno in Azienda. Voglio fare colpo sul direttore generale: bell’uomo, pieno di charme e di potere e mi dà anche il pretesto di seguire i passi di colei che è viva nel mio cuore anche se per gli altri ormai è solo un fantasma. E chissà che non mi sia di aiuto
.
Il suo guardo si rabbuia per un momento ma la bellezza che la circonda la distrae dai pensieri tristi.
Percorrendo i marciapiedi alberati e decorati da mattonelle bicolore, Larissa pensa che le dimensioni della strada ricordano molto gli Champs Elysees parigini ma abbandona questa sua riflessione perché ha la sensazione di essere pedinata... si gira più volte ma non vede nessuno... Che strano! Perché mi sento così osservata?
.
Non appena entra nell’atelier di Tony Miranda (1) ha la conferma che lo stilista ha avuto e ha clienti prestigiose. Le apre Paula, una collaboratrice, che la fa accomodare in un salottino. Tutto è arredato con elegante sobrietà e dagli armadi si vedono abiti dai tessuti e decorazioni preziose.
«Come posso esserle utile?», chiede la collaboratrice. Larissa intanto le spiega chi l’ha indirizzata là ed è desiderosa di conoscere qualcosa in più dello stilista e della sua storia.
«Il maestro è figlio di una sarta e di un calzolaio, arrivò a soli quattordici anni a Parigi facendo vari lavori finché non approdò da Ted Lapidus, un marchio che vestiva il re del Marocco quando era in Francia e che ordinava trecentosessantacinque capi all’anno; vestiva anche il presidente dell’Angola che amava cambiarsi tre volte al giorno. Da Lapidus ci lavorò per dodici anni e poi aprì una propria realtà», rispose la donna gentilmente.
«E come si è avvicinato alla moda?», incalza Larissa.
Paula le spiega che Tony Miranda aveva appena dodici anni quando vide per la prima volta in tv la collezione di Christian Dior. Ne rimase affascinato e, rivolgendosi alla madre, disse che sarebbe andato a Parigi per fare lo stilista di moda. E così è stato.
Storia che potrebbe essere intrigante per Ingrid
, pensa Larissa. Nel frattempo le vengono proposti vari abiti da cocktail eleganti dal gusto per lo più moderno e sobrio, solo alcuni sono troppo decorati forse per assecondare il gusto piuttosto vistoso ed eccentrico di alcuni clienti. Intanto Paula le spiega che in Portogallo ci sono abituè facoltosi che vogliono solo l’alta moda: mentre la loro seconda linea – capi da millesettecento euro – è molto apprezzata soprattutto da avvocati, industriali, medici. Oggi curiamo ancora molti clienti mediorientali, africani, parigini e anche italiani.
«Tony Miranda ha detto una volta nel corso di una intervista – aggiunge Paula – Che in passato solo coloro che avevano denaro potevano vestirsi bene, chi non l’aveva poteva solo sognare di vestirsi ma negli ultimi trent’anni le cose sono cambiate: la gente viaggia molto e, guardandosi attorno, ha acquisito un gusto personale».
Sempre lo stilista sottolineava il fatto che a Parigi, anche negli anni migliori, c’erano al massimo due milioni di persone al mondo che vestivano esclusivamente altamoda, oggi si sono ridotte a sette-ottocento persone.
«ll denaro non è sinonimo di buon gusto, l’eleganza e il buon gusto non si comprano. Questo è il suo slogan», conclude Paula con ammirazione parlando di Toni Miranda che, pur avendo avuto una storia così brillante, non è mai stato invitato a sfilare per eventi di moda nazionali portoghesi e in particolare a Moda Lisboa. Chissà perché, si domanda Larissa. Aveva letto in un’intervista che lo stilista ha dichiarato di aver inventato il blazer da donna, proprio lui che aveva iniziato col realizzare abiti da uomo. «Si può dire che il blazer – queste le sue parole – Sia una invenzione portoghese, anzi francese perché in quel tempo lavoravo per Ted Lapidus».
Dichiarazione che lascia piuttosto perplessa Larissa, esperta di moda. A lei risulta che sia stata un’invenzione di Yves Saint Laurent e l’uso del tailleur dal taglio maschile molto tempo prima fu lanciato da Coco Chanel. Decide però di non fare altre domande. Del resto è un quesito che sarebbe stato opportuno rivolgere direttamente a Tony che in quei giorni è all’estero.
Intanto Junko, dai gusti sofisticati, ha scelto Le Duque de Loule, piccolo hotel boutique molto esclusivo e ricco di charme: è subito conquistata dagli ornamentali azulejos blu, realizzati da maestri vasai che lo impreziosiscono. Così decide di prendersi una breve pausa e, comodamente seduta, programma la giornata, gustando un aperitivo rigorosamente analcolico nel delizioso roof garden dal quale si gode una magnifica vista sui tetti di Lisbona. In fondo, a fare da cornice, lo scintillio delle acque del fiume Tago. Una frase del famoso scrittore Pessoa di cui ha letto alcuni testi le ritorna in mente:
"Tutto è imperfetto, non c’è tramonto così bello
da non poterlo essere di più".
Il libro dell’inquietudine. Fernando Pessoa (2)
Resta così incantata per vari minuti ma alcuni stranieri piuttosto chiassosi, appena arrivati, la distolgono dai suoi pensieri e decide di fare un giro a Principe Real, quartiere di Lisbona che, le hanno detto, assomiglia un po’ alle zone borghesi di Parigi. Oggi è popolato da boutiques di abbigliamento, mobili e oggettistica di design, da locali e ristorantini tra i più trendy della città. Di abiti ne ho eccome
, pensa uscendo dal delizioso albergo che le è subito piaciuto anche per le tipiche piastrelle decorative che ti fanno sentire subito in Portogallo. Devo trovare proprio qualcosa di molto particolare, prima voglio vedere l’architettura della via, almeno per me, questo viaggio non è solo abiti e shopping
.
Non conoscendo la strada prende al volo un taxi, a Lisbona da quelle parti ne girano in continuazione e si fa lasciare a Rato, «O final da rua», dice al tassista in