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Guida curiosa ai luoghi insoliti di Torino
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E-book328 pagine4 ore

Guida curiosa ai luoghi insoliti di Torino

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Info su questo ebook

Aree industriali, zone verdi, eccellenze del gusto e antichi palazzi: tutte le meraviglie del capoluogo sabaudo

A Torino si intrecciano storie e leggende capaci di alimentare il fascino di una città attraversata da quattro fiumi, con il Po a regnare sulla scena. Prima capitale d’Italia, città del cinema, della musica underground, della magia, di regge e castelli, dell’automobile, del cioccolato, Torino è elegantemente riservata, come i suoi abitanti. Ogni quartiere regala scorci inaspettati, storie da ascoltare, curiosità e tradizioni legate contemporaneamente al passato, ai tempi moderni, all’attualità. È una città in silenzioso ma costante fermento che richiede del tempo per essere scoperta e conosciuta. Girovagando per le sue strade si possono ammirare le eleganti e storiche residenze sabaude, i palazzi in stile barocco, i caratteristici portici, i parchi e i lunghi viali alberati, ma soprattutto l’importante patrimonio culturale che coniuga perfettamente le più diverse forme di espressione artistica che si sono sviluppate nei secoli e che la rendono unica. Torino è una città che sorprende, in cui bisogna credere e che è da vedere e da gustare; una città fedele alle proprie tradizioni, ma che ha la straordinaria capacità di guardare sempre al futuro.

Alla scoperta di una città dai mille volti, elegante e raffinata ma allo stesso tempo sorprendente, giovane e allegra

Tra gli argomenti trattati:

Circolo amici della magia
I murazzi di ieri e di oggi
Torino barocca
La città e i suoi caffè
Mauto e le automobili
I luoghi del Toro
L’orto botanico
Il Bicerin, luogo del cuore
Sarah Scaparone
(1976), laureata in Lettere Moderne con indirizzo cinematografico, è nata a Torino dove vive e lavora. Giornalista professionista freelance, firma articoli per «La Stampa», «La Cucina Italiana», «Pasticceria internazionale», «Dissapore» e altre testate nazionali legate al mondo del turismo e dell’enogastronomia. Appassionata di cucina, di viaggi e di buoni vini, è sommelier AIS. Con la Newton Compton ha pubblicato 101 cose da fare in Piemonte almeno una volta nella vita, Luoghi segreti da visitare a Torino e dintorni e Guida curiosa ai luoghi insoliti di Torino.
LinguaItaliano
Data di uscita4 nov 2022
ISBN9788822767035
Guida curiosa ai luoghi insoliti di Torino

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    Anteprima del libro

    Guida curiosa ai luoghi insoliti di Torino - Sarah Scaparone

    Circolo Amici della Magia

    Ha quell’atmosfera retrò della magia di un tempo, quella che piace tanto a me. Si trova in via Juvarra 13 dove una volta c’era il Caffè Procope (caffè letterario e luogo di incontro dall’animo culturale) ed è il Circolo Amici della Magia di Torino. Me ne ha parlato la prima volta Beppe Gallina che non è solo il pescivendolo più conosciuto e apprezzato di tutta Torino, ma è anche un illusionista dalle grandi capacità e dal cuore grande. In questo storico locale che si trova all’interno del Collegio degli Artigianelli di corso Palestro, c’è però anche quello scrigno di bellezza (da duecento posti) che porta il nome di Teatro Juvarra e che negli anni è stato anche Le Musichall di Arturo Brachetti e, in origine, il Teatro degli Artigianelli a lungo chiuso prima del restauro che ha permesso di riportare alla luce gli affreschi originali del soffitto in stile Belle Époque. Iniziamo con il dire che oltre all’atmosfera, il Circolo vanta una storia e un’importanza non indifferenti: è infatti uno dei tre più importanti circoli magici al mondo (il terzo per grandezza e fama), insieme al The Magic Circle di Londra e al Magic Castle di Hollywood. E se la città da anni vive nella leggenda di essere al vertice dei triangoli della magia nera e bianca mondiali, qui aggiungiamo invece una certezza: Torino appartiene (se così si può dire) al triangolo dei migliori circoli della magia del mondo e su questo non ci sono dubbi, anche perché alla città è legato il nome di uno degli illusionisti più amato, studiato e apprezzato di sempre: Bartolomeo Bosco. Forse sconosciuto alla maggior parte dei torinesi (e degli italiani) il suo nome è famoso in tutto il mondo tanto da essere stato citato, qualche anno fa, in una puntata della serie televisiva americana X-Files, come «il più abile illusionista al mondo nel gioco dei bussolotti». Ma c’è di più: la sua tomba a Dresda venne acquistata e restaurata, nel 1903, da Harry Houdini, quarant’anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1863. Questi volle salvarla dalla distruzione e pagò di tasca sua la monumentalità lasciandola in eredità al circolo dei prestigiatori di Dresda con l’obbligo di curarla e mantenerla; ma anche Charlie Chaplin omaggiò il prestigiatore torinese: nel suo film Il Circo del 1928 chiamò infatti professor Bosco il mago a cui Charlot rovina il numero in una esilarante scena del film. Il grande prestigiatore proveniva da una famiglia borghese che a Torino gestiva il Caffè Internazionale, nei pressi della Cittadella. La sua casa natale, però, a Torino non esiste più, così come non esiste più il caffè, di cui la madre, Cecilia Caterina Cuore era proprietaria. Scrive Massimo Massenzio sul «Corriere Torino» il 22 luglio 2018:

    […] Nato nel 1793, si appassionò sin da piccolo alla magia e furono i suoi giochi di prestigio a salvargli la vita quando fu fatto prigioniero a Borodino durante la campagna napoleonica. Nel campo dove fu detenuto in Siberia intratteneva i militari russi con i suoi trucchi e il più famoso era quello in cui si faceva sparare da un intero plotone per poi sparire e ricomparire in una nuvola di fumo. Tornato a Torino nel 1814, cominciò a studiare medicina, ma dopo qualche tempo si dedicò completamente alla carriera di illusionista. Dei suoi spettacoli scrisse più volte la Gazzetta Piemontese e la sua fama crebbe rapidamente, tanto da portarlo a esibirsi in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Sud America. Morì a Dresda nel 1863 e, quando la sua tomba stava per essere demolita, fu acquistata dal grande mago Harry Houdini, che lo considerava un maestro […].

    Bosco fu talmente famoso che ispirò addirittura alcune mode (le persone parlavano e vestivano alla Bosco, cioè con maniche corte per far vedere al pubblico che non c’erano trucchi nascosti) e il suo nome in molte lingue divenne sinonimo di illusionista. C’è addirittura un autore americano che ha recentemente realizzato una ricerca in cui afferma di aver trovato quattrocento prestigiatori nel mondo che hanno scelto, nei secoli, di chiamarsi come lui. A Torino, però, del più grande illusionista di tutti i tempi si sarebbe persa traccia se non fosse per il Circolo degli Amici della Magia oggi presieduto da Marco Aimone. Il Circolo nacque nel 1963 come Circolo Magico Nazionale per poi assumere, nel 1971, il nome attuale e diventare il luogo di ritrovo di un gruppo di amici che condividevano l’hobby per i giochi di prestigio (tra loro anche Vittorio Balli e Gianni Pasqua). La sede storica è stata per anni in via Santa Chiara 23: dopo un incendio si trasferì in via Salerno e dal 2021 è approdato nella nuova sede che ha tutte le carte per scrivere nuove pagine di questa entusiasmante storia locale. Frequentatore abituale del Circolo torinese era Erminio Macario, appassionato di illusionismo, che amava fare il gioco degli anelli cinesi, ma qui si sono formati anche Alexander (volto noto della tv soprattutto negli anni Ottanta con la trasmissione del sabato in prima serata Zim Zum Zam), ma anche Arturo Brachetti, Marco Berry, Luca Bono considerato dai media tra i talenti magici più importanti della sua generazione (classe 1992, a soli diciassette anni vince il Campionato Italiano di Magia, due anni dopo si aggiudica il Mandrake d’Or che è considerato l’Oscar dell’illusionismo e da allora i successi lo portano sia in tv sia in giro per il mondo con programmi e spettacoli). Ma torinese è anche Filiberto Selvi che ha rappresentato l’Italia ai Campionati del mondo di magia del 2022 in Québec, in Canada. E fa parte del Circolo anche Mariano Tomatis, scrittore, illusionista, storico e docente di mentalismo: a lui è venuto in mente di provare a recuperare il tesoro di Bartolomeo Bosco che giace in fondo alla Senna dai tempi di un naufragio avvenuto nel 1833. Anni di studio e di ricerche hanno permesso di localizzare il punto esatto dove il barcone, che trasportava le attrezzature dello spettacolo di Bosco, è affondato: un’ansa del fiume nei pressi del Pont du Pecq, a Saint-Germain, dove potrebbero essere conservati bauli, spade, pistole, trucchi del maestro. «[…] Non è assurdo sperare che alcune attrezzature in metallo si siano salvate. Anche la prima testimonianza certa della Sindone, il celebre medaglione in bronzo, è stato ripescato in fondo alla Senna […]», aggiunge Tomatis nell’intervista di Massenzio, ma il recupero al momento non è ancora avvenuto. All’interno del Circolo degli Amici della Magia di Torino, che ha lo scopo di ricercare, conservare e trasmettere l’arte magica, c’è anche una ricca biblioteca con oltre ottocento libri tutti dedicati al tema dell’illusionismo a completa disposizione dei soci. Già perché il Circolo è a tutti gli effetti una associazione con una vita culturale non indifferente: qui, oltre a studiare la magia a distanza ravvicinata e quella da scena (con corsi adatti a tutte le età che vanno dalla cartomagia alla magia con monete, dal mentalismo al comedy magic), si organizzano presentazioni di libri, conferenze e spettacoli con illusionisti che arrivano a Torino da ogni parte del mondo e ne restano affascinati, anche perché finalmente visitano la città natale di Bosco. E tra un’attività e l’altra si scoprono aneddoti e leggende del passato: di come la magia era già utilizzata da egizi, greci e romani, da cosa deriva il detto Deus ex machina (le statue parlanti degli antichi templi), di quando la magia veniva in aiuto delle spie russe e americane e anche del controspionaggio italiano.

    Bartolomeo Bosco in un’incisione ottocentesca.

    La magia è, insomma, un’arte diversificata che spazia dalle carte alle monete, dalle corde agli animali o alle grandi illusioni, ma è bene ricordare che è una pratica etica perché usa l’inganno solo a scopo ludico: non a caso si dice che l’illusionista sia l’uomo più sincero poiché ti dice che ti inganna e mantiene parola. Ma il legame di Torino con la magia pare stia vivendo un momento di rinascita e forse anche di una nuova consapevolezza. Il capoluogo piemontese ha infatti vinto l’assegnazione dei campionati europei di magia del 2024 (insieme a Saint-Vincent) e i mondiali del 2025. In settantaquattro anni di vita della Fism (la Federazione Internazionale delle Società Magiche) è la prima volta che lo stesso Paese e la stessa città si aggiudicano entrambe le manifestazioni. Gli europei del 2024 erano previsti in Russia ma, con lo scoppio della guerra, le geografie sono cambiate. Scrive Fabrizio Accatino il 26 agosto 2022 su «La Stampa»:

    […] A quel punto Masters of Magic, la società di produzione torinese di Walter Rolfo, è stata brava a rilanciare la candidatura della città. Tra tutti e due porteranno complessivamente in città ottomila maghi da novanta Paesi e più di duecentocinquanta giovani talenti internazionali in competizione. […] Il meccanismo di europei e mondiali è lo stesso, spiega Rolfo. I partecipanti sono i vincitori dei campionati di ciascun continente e si esibiscono davanti alla giuria. Le categorie sono otto, sei sul palco (grandi illusioni, comedy magic, magia tradizionale, manipolazione e mentalismo), tre di magia ravvicinata (cartomagia, micromagia e magia da salotto). I giurati valuteranno i numeri con un voto, in base a criteri come innovazione, tecnica, difficoltà, originalità, qualità dei materiali, creatività. Così si decideranno il vincitore e il podio. I vincitori di tutte le categorie si scontreranno fra loro per stabilire il campione dei campioni, che riceverà il Grand Prix, il premio assoluto.

    E che allora le luci della ribalta si riaccendano su una Torino che assomiglierà sempre di più a Hogwarts e dove si narra che ci fosse, nei secoli passati, anche una scuola per imparare a rubare dalle tasche e diventare borseggiatori con la fine arte del pick pocketing: l’inganno è insito nella notte dei tempi, ma la linea di demarcazione tra truffa e magia è molto marcata. Tuttavia, richiede astuzia: come quella dei maghi egiziani alla corte di Cheope testimoniati dal papiro di Westcar scritto tra l’inizio della xiii e l’inizio della xviii dinastia (circa 1700 a.C). Esempio di letteratura popolare del Medio Regno, al suo interno contiene una composizione letteraria nota come Storie di maghi alla corte di Cheope. Una di queste ha per protagonista il mago Djedi, a cui si attribuivano strani prodigi: era in grado di riattaccare teste mozzate di animali e conosceva il numero delle stanze del santuario di Thoth. Ma quando Cheope gli chiese come accedere a quelle stanze, Djedi rispose che il primo a permettere un accesso a quel santuario sarebbe stato Userkaf, il primo faraone della v dinastia. In questo modo Djedi espose, senza rivelare i suoi trucchi, una profezia sui regnanti che sarebbero venuti dopo Cheope e che aggiunse magia e mistero alla sua arte magica.

    Gallerie d’Italia

    Piazza san Carlo in un’incisione tratta da La Patria di Gustavo Strafforello.

    Che bello vedere come vecchi spazi siano riportati a nuova vita. Torino in questo senso, negli ultimi anni, è molto attiva, merito certo di grandi investimenti sul territorio, ma anche di lungimiranza e volontà di valorizzare le bellezze architettoniche che rendono unica la nostra città nel mondo. L’ultima nata, in questa serie di riconversioni, è stata voluta da Intesa Sanpaolo e porta il nome di Gallerie d’Italia. Si tratta del quarto museo del gruppo aperto in Italia: 10.000 metri quadri di percorso espositivo su cinque piani, di cui tre ipogei, dedicati alla fotografia e al Barocco in piazza San Carlo all’interno del Palazzo Turinetti, sede legale e storica della Banca torinese. Partiamo dunque dal luogo: elegante, lineare e sobrio all’esterno; ricco di stucchi, decori, arredi pregiati all’interno. È questo il duplice volto di Palazzo Turinetti che dal 1963 ha ospitato la Direzione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino ed è oggi la sede legale di Intesa Sanpaolo (nel 2007 risultato della fusione di due grandi realtà bancarie italiane, Banca Intesa e Sanpaolo imi). La parte storica di quest’edificio molto ampio, a forma di quadrilatero, si affaccia sulla centrale piazza San Carlo: dalle finestre si vede il monumento che è al centro della piazza, il Caval’d brôns, la statua equestre del duca Emanuele Filiberto, collocata lì dal 1838. La statua si trova in quello che è conosciuto come il salotto di Torino e ricorda la fine dell’occupazione francese grazie alla vittoria di San Quintino, e il ruolo della città come nuova capitale del Ducato di Savoia (1563). Nello stesso anno sette cittadini torinesi fondano la Compagnia di San Paolo con scopi di soccorso nei confronti dei poveri e di beneficenza. Da questo nucleo storico ha origine la Banca: l’Istituto Bancario San Paolo di Torino. Curiosamente, banca e finanza si intrecciano fin dall’origine con la storia del palazzo, fatto costruire dal Marchese Giorgio Turinetti di Priero, banchiere di corte e presidente delle finanze del Ducato. All’inizio del xvii secolo, Torino è oggetto di grandi trasformazioni architettoniche per rendere la capitale dello Stato Sabaudo una città in grado di essere pari alle altre corti europee. Promotrice di questo progetto è Cristina di Francia, conosciuta anche come Madama Reale. Il suo modello è il Paese di origine, lo stile dominante il barocco, l’architetto di riferimento Carlo di Castellamonte. In questo contesto, al posto di alcune fortificazioni militari presenti nell’area, sorge piazza Reale, oggi San Carlo, circondata dai palazzi dell’aristocrazia e dalle chiese gemelle di San Carlo e Santa Cristina. I successivi abbellimenti, in accordo con il diffondersi di nuovi stili e gusti, lasciano comunque immutato il disegno simmetrico originario. Nel 1951 l’Istituto Bancario San Paolo acquista Palazzo Turinetti. Le parti danneggiate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale vengono ricostruite e i decori ripristinati, utilizzando anche elementi e arredi provenienti da edifici in disuso dello stesso periodo. Il cortile interno è oggi un ottimo punto di osservazione per cogliere il risultato di questa integrazione tra parti antiche e moderne, realizzata sotto la guida degli architetti Mario Dezzutti e Arturo Midana. Il progetto architettonico legato alla nascita delle Gallerie d’Italia è di Michele De Lucchi – amdl Circle: ha trasformato gli spazi dello storico palazzo in un luogo unico dove fotografia e video arte documentano e conservano immagini, avvenimenti, riflessioni per promuovere i temi legati all’evoluzione della sostenibilità esg (Environmental, Social e Governance). Le Gallerie d’Italia-Torino sono anche la nuova sede dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo ed ecco qualche curiosità: l’Agenzia Publifoto viene fondata a Milano nel 1937 da Vincenzo Carrese (Castellammare di Stabia, 1910 - Guanzate, 1981) già rappresentante di diverse agenzie estere fin dal 1927. Nel 1934 Carrese è chiamato a dirigere il reparto fotografico interno del «Corriere della Sera», incarico che lo porta a creare presto una propria società con fotografi alle sue dipendenze: la Foto Agenzia Keystone di Carrese Vincenzo fondata nel novembre 1937, che dal 1° gennaio 1939 prende il nome di Publifoto, fotografie da pubblicare. Tra i primi fotografi assunti ci sono Fedele Toscani, Tino Petrelli, Peppino Giovi e Carlo Ancillotti. Un nutrito gruppo di fotografi permette all’Agenzia di documentare qualsiasi tipo di evento e di fornire puntualmente all’editoria fotografie di cronaca, sport e attualità. Inoltre, il laboratorio di stampa interno gli garantisce di produrre rapidamente le stampe dei servizi realizzati. Nel giro di poco tempo, Carrese apre una filiale anche a Roma e nel dopoguerra, con la ripresa del mercato editoriale, investe in altre città (fra cui Torino, Napoli, Palermo e Genova), per assicurare all’editoria una rete capillare di corrispondenti di qualità. Negli anni Cinquanta, Publifoto estende la propria produzione a servizi fotografici commissionati da imprese e alle fotografie a colori. Nei primi anni Sessanta, accanto all’attività di fotogiornalismo, l’Agenzia porta avanti quella commerciale che si occupa di fotografia industriale, pubblicitaria e di moda. Dopo la morte del fondatore subentrano alla direzione dell’Agenzia i figli Ferdinando e Manuela. L’Archivio Publifoto presente nelle Gallerie comprende circa 7.000.000 di fotografie, per lo più in bianco e nero, di cronaca, politica, costume, società, cultura, sport, paesaggio e architettura, realizzate tra gli anni Trenta e gli anni Novanta del Novecento in Italia e all’estero, sia dai fotografi alle dipendenze dell’Agenzia, sia da fotografi o da altre agenzie che si avvalevano di Publifoto per la distribuzione. L’Archivio comprende negativi su vetro e pellicola, provini a contatto e stampe in bianco e nero; ci sono poi diapositive e rare stampe a colori. Alcuni anni dopo la scomparsa di Vincenzo Carrese, l’Archivio viene ceduto alla Olivetti di Carlo De Benedetti, per poi essere rilevato, nel 1997, dall’agenzia Fotocronache Olympia S.p.a.. Nel 2015 l’Archivio Publifoto è acquistato da Intesa Sanpaolo al fine di valorizzarlo come bene culturale nazionale, un’iniziativa promossa nell’ambito di Progetto Cultura, il contenitore strategico delle attività culturali del Gruppo. L’ingresso alle nuove Gallerie d’Italia di Torino avviene dall’attuale accesso al cortile della Banca, in piazza San Carlo 156, attraverso un grande scalone dal respiro internazionale che porta i visitatori verso gli spazi espositivi ipogei destinati alle mostre. Al primo piano sotterraneo, si trovano aule didattiche con spazi modulari caratterizzati da una grande vetrata che si affaccia sulla Sala dei 300, la storica sala dove si svolgevano le Assemblee dell’Istituto Bancario Sanpaolo imi prima della costruzione del grattacielo torinese: qui sono ospitate le mostre temporanee. Il secondo piano ipogeo, dove si trova la biglietteria, è invece un luogo di comunicazione e di incontro, punto di snodo del museo da cui il pubblico può decidere come muoversi attraverso differenti percorsi ideati secondo le scelte e gli interessi personali. Una manica lunga pensata per la fotografia classica conduce ai locali al terzo piano sotterraneo dove c’è l’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo, visibile da parte dei visitatori attraverso una grande vetrata. Un grande pannello touchscreen permette di consultare le immagini digitalizzate dell’Archivio, reso così accessibile alla fruizione collettiva. In questo piano si trova anche uno dei maggiori elementi che caratterizzano le Gallerie torinesi: una sala multimediale, vero gioiello di tecnologia e di innovazione, dotata di diciassette proiettori 4k in grado di offrire al visitatore la sensazione di essere letteralmente immersi nelle immagini e nei video. Ma il percorso di visita non si limita agli spazi ipogei. Risalendo fino al piano terra ecco il chiostro all’aperto delimitato da piazza San Carlo, via xx Settembre e via Santa Teresa, dove hanno aperto anche una nuova libreria, il caffè e il ristorante guidato dai fratelli Christian e Manuel Costardi, conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, in primis, per la sapiente preparazione di risotti. Al piano nobile del palazzo, nelle numerose sale che si affacciano su piazza San Carlo, il percorso museale curato da Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti e Gelsomina Spione espone circa quaranta opere – dipinti, sculture, arazzi, arredi – del periodo che va dal xiv al xviii secolo e allestiti in dialogo con gli apparati decorativi tardobarocchi (sovrapporte, boiseries, specchi) del palazzo; un ambiente dedicato ospita inoltre le nove grandi tele di proprietà della Banca realizzate nella seconda metà del Seicento per decorare l’antico Oratorio della Compagnia di San Paolo, oggi distrutto, mentre nello stesso piano la storica Sala Turinetti è destinata a eventi e iniziative cittadine. Tra le opere esposte anche quelle di Francesco De Mura, Vittorio Amedeo Rapous, Giovanni Ghisolfi, Pietro Piffetti, Panfilo Nuvolone e Isaac de Moucheron.

    La facciata di Palazzo Turinetti (foto di Franco56 su licenza CC BY-SA 3.0).

    OGR, Officine Grandi Riparazioni

    Sono state le più antiche officine ferroviarie costruite in Italia. Nate nella metà dell’Ottocento, all’incirca nello stesso periodo in cui vennero realizzate le linee di collegamento con Genova (1853) e Novara (1856) furono costruite tra il 1885 e il 1895 nell’area compresa tra l’attuale via Boggio e la ferrovia di Porta Susa e rappresentano ancora oggi uno dei più importanti esempi di architettura industriale dell’Ottocento torinese. Bombardate più volte durante la seconda guerra mondiale sono state a lungo il più grande stabilimento industriale torinese prima della Fiat e si sono caratterizzate da subito con un edificio costruito a forma di H di 35.000 metri quadrati. Oltre a essere uno dei luoghi più importanti dell’industria italiana come ex eccellenza nella costruzione e manutenzione dei treni, e vera punta di diamante della tecnologia e del progresso per la città, le Officine Grandi Riparazioni sono state un modello di sviluppo industriale (acqua calda, servizi igienici, superfetazione, corsi di formazione…) e per la collettività icona del progresso: poter lavorare alle Officine è stato infatti motivo di orgoglio e prestigio. E qui, dove si aggiustavano i convogli ferroviari, oggi come allora, le ogr si sviluppano dentro una pianta a H, in cui due lunghi luoghi gemelli, le Officine Nord e le Officine Sud, sono collegati da un transetto. Costruite con un’architettura secondo ottocentesca realizzata con muri di mattoni inevitabilmente scuriti dal tempo, metallo per le strutture portanti, vetro per le aperture che, sulle coperture e lungo i muri, un tempo davano luce ai processi produttivi, oggi le Officine Grandi Riparazioni sono rinate a nuova vita pur mantenendo la loro anima originale. Dopo l’acquisto da parte della Fondazione crt, nel 2017 le officine diventano ogr Torino, uno spazio inclusivo che celebra la cultura contemporanea e l’innovazione: opere d’arte site-specific, eventi musicali e progetti sviluppati con partner internazionali accolgono i visitatori e contemporaneamente, al suo interno, è nato un hub per l’accelerazione d’impresa che oggi è l’epicentro di un forte ecosistema di startup, scaleup, e grandi aziende. Con una capienza massima di 4.700 persone, ogr Cult è luogo di arte, mostre, eventi, digital gallery, e concerti di ogni genere. Al suo centro ha il Duomo, la sala iconica e suggestiva alta 19 metri che ospita conferenze ed eventi, ma anche produzioni originali firmate ogr Torino e dove, un tempo, i vagoni dei treni venivano posizionati in verticale per le manutenzioni delle caldaie. All’interno di ogr Cult trovano spazio concerti, mostre, performance, spettacoli, progetti performativi in collaborazione con eccellenze di tutto il mondo, ma anche esposizioni personali di alcuni dei più importanti nomi dell’arte contemporanea, mentre sul palco della Sala Fucine si avvicendano protagonisti eterogenei della scena musicale mondiale. L’area ogr Tech è stata inaugurata invece nel 2019: 12.000 metri quadri di innovazione, ricerca applicata e accelerazione d’impresa per contribuire in modo

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