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Tutta una vita…
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E-book143 pagine1 ora

Tutta una vita…

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Info su questo ebook

Walter e Monica, una coppia che da tempo non sa più cosa dirsi.
Il divario ideologico che in un primo momento aveva costituito il mordente della loro relazione ora è diventato insostenibile.
Sono in vacanza nel paese d’origine di Monica, lui è un commissario di polizia, lei, un’insegnante. Pur essendo ambedue idealisti e visceralmente attaccati al loro credo, combattono su fronti completamente opposti: ciò creerà una profonda frattura fra loro conducendoli ad una probabile separazione.
Nel piccolo paese in cui si trovano avvengono due delitti che sconvolgono gli abitanti.
Si tratta di due amici fraterni che sono strettamente collegati al sindaco del paese. È una triade molto in vista, insieme condividono passioni e avventure goliardiche.
Walter viene incaricato dai suoi superiori di affiancare il maresciallo Sorru dell’Arma dei Carabinieri per risolvere questo caso che a prima vista sembra molto intricato.
Supposizioni, piste errate e varie deduzioni occupano le intere giornate dei due uomini i quali scoprono lati inattesi della vicenda e, nel frattempo, stringono un legame molto profondo.
Tutta una vita… di Vincenzino Assoni, appartenente al genere giallo classico, è un’analisi perfetta e accurata dell’animo umano in perenne contraddizione con sé stesso. La vita di coppia, il mondo del lavoro, la società che impone le sue regole, passano sotto il suo microscopio e lui, da bravo analista, ne descrive tutte le sfaccettature. 

Vincenzino Assoni è nato il 12 luglio 1956 a Capriolo, (bs), in Franciacorta. Ha intrapreso gli studi di perito aziendale per poi dedicarsi all’attività familiare come gestore di una pompa di benzina. Successivamente è diventato autonoleggiatore, attività che ha svolto per trent’anni. La compagnia del “fil de fer” è la sua prima pubblicazione con il Gruppo Editoriale Albatros (2012), seguono La promessa, con Editrice Italia Letteraria, Il senno di Gheta, edito bfix (2020) e l’ultima pubblicazione Tutta una vita… con il Gruppo Editoriale Albatros (2022).
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2022
ISBN9788830673366
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    Anteprima del libro

    Tutta una vita… - Vincenzino Assoni

    LQ.jpg

    Vincenzino Assoni

    Tutta una vita…

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6624-5

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Tutta una vita…

    «Io son partito poi così all’improvviso

    che non ho avuto il tempo di salutare

    l’istante breve è ancora più breve

    se c’è una luce

    che trafigge il tuo cuore.

    L’arcobaleno è il mio

    messaggio d’amore

    può darsi un giorno

    ti riesca a toccare

    con i colori si può cancellare

    il più avvilente e desolante

    squallore…».*

    * L’arcobaleno canzone di Adriano Celentano parole del Maestro Giulio Rapetti (Mogol).

    Ciao Mamma, ciao Marco.

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Premessa importante

    per chi legge

    Tutte le vicende di seguito narrate, i personaggi ed i nomi, sono frutto di fantasia.

    Questo è solo un racconto.

    Per scrivere un romanzo giallo ci vogliono conoscenze e procedure investigative che io non ho e che non ho potuto approfondire, vi chiedo perciò di sorvolare qualora riscontraste delle anomalie.

    «Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace».

    Capitolo i

    In un tramonto di calda estate, le piccole onde del lago si rifrangevano sui minuti sassi della riva.

    Da dietro le montagne il sole stava donando i suoi ultimi raggi dorati che si rispecchiavano sull’acqua, regalando riflessi che sembravano diamanti sparsi qua e là.

    Un pescatore, seduto su una piccola sedia ai bordi del lago, si lasciava bagnare i piedi assorto nei suoi pensieri.

    Un cappello Panama sul capo e il volto di uomo con i contorni scarni e la pelle tesa; i suoi occhi fissavano il galleggiante che si muoveva, ma lui impassibile continuava a rimanere fermo, quando una voce lo fece ritornare in sé: «Lo tiri su, altrimenti se ne va, come gli altri…».

    Sì, come gli altri. Sicuramente come pescatore era una frana, pensò un vicino che pescava poco metri più in là.

    Con fare stizzoso, da persona poco socievole, alzò la canna e cominciò ad avvolgere il mulinello; il pesce era ancora attaccato. Con un’ultima azione combinata di tiro ed avvolgimento, portò la preda nelle sue mani, poi togliendolo dall’amo lo mise nella nassa che stava a due dita sotto il livello dell’acqua assieme ad un suo simile ancora vivo.

    Guardò l’orologio e, sempre lentamente, cominciò a ritrarre la canna mettendola nella sua custodia guardandosi attorno. Molte volte delle donne, badanti moldave al ritorno dalla città per il loro giorno di riposo, si avvicinavano ai pescatori cercando tra un discorso e l’altro di farsi dare qualche pesce.

    Quel giorno stranamente non erano venute, così lui cominciò ad avviarsi verso l’auto.

    Lo sguardo attento dell’altro pescatore lo seguì fino a quando salì sull’auto per avviarsi verso casa.

    Aveva deciso che quella sera stessa avrebbe chiuso il rapporto con sua moglie. Troppe erano le liti, la pazienza era ormai finita da tempo, come la loro unione.

    Lui quasi sessantenne, commissario di Polizia a Milano e criminologo, una vita ad indagare su delitti e rapine, era ormai agli sgoccioli di una carriera che negli anni Ottanta aveva conosciuto gli onori della cronaca, supportato anche da appoggi politici della Milano da bere.

    Poi piano piano era passato agli inferi, a causa di quegli stessi appoggi, e relegato in angusti uffici ad occuparsi di pratiche di poca importanza.

    Mentre l’auto procedeva ad andatura lenta per un incolonnamento di vacanzieri diretti verso la via del ritorno, il rumore di sirena di un’autoambulanza lo riportò attento alla guida: Chissà cosa sarà successo… disse fra sé Sicuramente un incidente e quasi certamente un motociclista. In quelle giornate di sole estivo, i bolidi sfrecciavano sulla corsia di sorpasso, incuranti delle imprecazioni degli altri automobilisti.

    Quanto avrebbe dato per poterli fermare e multarli; loro, arroganti padroni della strada, che zigzagando a destra ed a sinistra e intrufolandosi tra le auto costringono i conducenti a frenare o scostarsi per fargli strada.

    Arrivato a casa e parcheggiata l’auto si diresse verso la porta d’ingresso della palazzina di sei unità, dove al secondo piano abitava con la moglie Monica.

    Lei, di professione insegnante, aveva ereditato l’appartamento dai suoi genitori originari del paesino, adesso luogo delle loro vacanze.

    Lei amava quel posto, era casa sua, c’era la sua gente.

    Fino a diciotto anni aveva vissuto lì, poi si era trasferita a Milano per frequentare l’università.

    Lui frequentava il corso di Giurisprudenza, lei di Lettere, ed un bel giorno Cupido scagliò la sua freccia tra di loro, ma passati i primi tempi di felicità, iniziarono anche per loro le prime avvisaglie.

    La politica spesso giocava un ruolo importante: lei, di sinistra, combatteva tutte le battaglie sessantottine, mentre lui si doveva schierare a difesa, dall’altra parte del corteo.

    Nel lento trascorrere del tempo, il divario aumentava sempre più; nemmeno la nascita del loro unico figlio portò la serenità sperata.

    Entrando nell’appartamento, la puzza di fumo da sigaretta gli fece fare una smorfia di disgusto; lui che aveva smesso di fumare da vent’anni non riusciva a sopportare più quel tanfo. E dire che aveva chiesto tante volte alla moglie di smettere di fumare. Tante, come le volte che la supplicava di mettere in ordine i libri, le tazze, le riviste, le montagne di quaderni di studenti che erano sparse sul tavolo, sul divano e in camera da letto.

    Quell’appartamento sembrava un ripostiglio e appoggiando il cappello sopra una vecchia cassapanca, anch’essa piena di oggetti ed indumenti, disse tra sé: Walter stai calmo… mantieni i nervi saldi, altrimenti….

    Entrò in cucina, Monica stava seduta su di un divano e leggeva una rivista. La televisione era accesa su un dibattito politico.

    Nel vederlo entrare, lei, d’istinto, cambiò canale, sapendo benissimo che la politica lo infastidiva e continuò a leggere la rivista accendendosi una sigaretta.

    Walter appoggiando le chiavi di casa sopra il ripiano della cucina esordì: «Almeno esci sul balcone a fumare… è quasi ora di cena, vuoi affumicare il cibo?».

    Lei lo squadrò, poi stizzita spense con forza la sigaretta appena accesa, ed alzandosi si avviò verso un cassetto della cucina e prese una tovaglia per apparecchiare la tavola.

    Il marito in piedi aveva osservato i movimenti nervosi della moglie, il suo cuore aveva cominciato a battere più velocemente, tanto che se lo sentiva in gola e senza rendersene conto, dalla sua bocca uscirono parole che non avrebbe mai pensato di dire, ma che da tempo gli picchiavano nella testa: «Monica, lascia stare, esco a cena e sai che ti dico? domani torno a Milano e chiedo il divorzio… non ce la faccio più a sopportare questa situazione».

    Lei accusò il colpo, nonostante avesse il presagio

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