Moment of clarity: Edizione italiana
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Info su questo ebook
Mentre cercano una nuova normalità nel loro vecchio mondo, il fratello di Collin, Sean, li sorprende aiutandoli quando ne hanno più bisogno. Nel momento in cui la verità sulla loro relazione diventa pubblica, però, i due innamorati si trovano di nuovo nei guai, causati da amici e famiglia. Il loro rapporto mette a repentaglio la causa di custodia per i figli di Sean, e Tanner si trova a ripensare ai suoi sentimenti per Wendy, che ha il cui cuore infranto dopo la fine di una relazione. Collin inizia a domandarsi se forse tutti coloro a cui tiene sarebbero stati meglio senza di lui.
Per salvare entrambi, Tanner deve mettere ben in chiaro con Collin che il loro amore è tutto ciò che conta veramente.
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Anteprima del libro
Moment of clarity - Karen Stivali
1
Non impazzivo all’idea di tornare ai minuscoli letti del dormitorio, ma almeno mi aspettavo che fossero ancora nella stanza.
«Che cazzo?» Tanner guardava esterrefatto da uno dei finestrini nel taxi, mentre io mi affacciavo dall’altro. Il cortile era una distesa di materassi e comodini. Solo dopo qualche istante notai il camion dei pompieri.
Pagammo il tassista e, recuperati i bagagli, ci incamminammo verso la folla davanti all’ingresso principale di Downing Hall.
Eric era seduto sotto un albero con un mucchio di valigie accanto. Sapevo che Tanner gli aveva parlato, dopo che ci aveva visto mano nella mano a Fire Island. Eric aveva rassicurato Tanner che non aveva problemi con la nostra relazione e aveva promesso che non avrebbe detto niente, ma l’istinto mi diceva di evitarlo. Evidentemente non ero molto fortunato.
Si alzò e iniziò a sbraitare. «Guardate che casino!»
Posai i bagagli accanto ai suoi. «Che succede?»
Eric alzò gli occhi al cielo. «Un imbecille al secondo piano ha messo a riscaldare una merendina in un tostapane illegale che teneva nella stanza e si è andato a fare la doccia. Il tostapane ha iniziato a fumare e ha fatto scattare tutti gli antincendio del secondo e del terzo piano.»
Cazzo. Noi siamo al terzo piano. «Ci sono parecchi danni?»
«Ho sentito solo chiacchiere non ufficiali, ma sembra che ci vorrà qualche settimana prima che possiamo tornare alle nostre stanze.»
«Merda.» Mi passai una mano tra i capelli.
Tanner mi raggiunse e mise il suo borsone accanto al mio. «Ho parlato con il responsabile del dormitorio. Ci metteranno temporaneamente nella palestra, con delle brande.»
Eric iniziò a mugugnare. «Perfetto. Una tendopoli da quarantacinquemila dollari l’anno.»
«Almeno ci sono le docce. Ha detto quanto dovremo restarci?»
Tanner si mise seduto sull’erba e iniziò a giocherellare con delle foglie cadute, strappandole in pezzetti, una per una. «No. Potrebbe volerci una settimana, forse due o anche di più. È anche arrivato un manipolo di genitori incazzati che non fanno altro che urlare.»
Personalmente, non volevo alzare polveroni. Volevo solo stare con Tanner. Avevamo passato l’ultima settimana delle vacanze da sua madre. Mi ero divertito a dormire fino a tardi, andare a teatro e mangiare insieme sul tetto, ma era anche stata una settimana di castità. Non mi sentivo a mio agio a farlo con lui con sua madre che dormiva a una camera di distanza. Mi trattava con tale gentilezza che non volevo fare nulla per deluderla. Ma ora avevo una voglia matta e non vedevo l’ora di avere Tanner tutto per me, nella privacy della nostra camera. Invece avremmo dormito su una branda insieme a cinquanta altri studenti senzatetto.
«Dobbiamo andare a segnarci lì.» Tanner indicò due tavoli che erano stati sistemati alla fine dell’edificio. «Ci rilasciano il pass per la palestra e dei coupon per comprare da mangiare, come compensazione per il disservizio.»
«Andiamo a vedere.»
«Io aspetto Tim,» disse Eric. «Era bloccato nel traffico e gli si è spento il telefono, ancora non sa niente. Potreste prendere due brande anche per noi?»
Guardai Eric negli occhi, alla ricerca di un segnale di disapprovazione o paura, ma non vidi nulla. O non gli importava davvero, o aveva deciso di far finta di non aver visto niente. In ogni caso forse le cose sarebbero andate meglio del previsto.
«Okay, proviamo a prenderle in un angolo comodo.»
«Grazie. Ci vediamo dentro tra un po’.»
Mi unii a Tanner in fila. Si passava il borsone da un braccio all’altro. Mi misi a osservare i muscoli della schiena che gli si flettevano sotto la maglietta sottile. Cavolo, è bellissimo. Già mi mancava vederlo in giro per casa a piedi nudi, senza maglietta, con addosso solo un paio di pantaloncini larghi. Il solo pensiero mi faceva desiderare di portarmelo da qualche parte in privato, dove avremmo potuto liberarci dei vestiti per esplorare l’uno il corpo dell’altro. Mentre ci consegnavano i pass e delle lenzuola da campo, mi resi conto che ci sarebbe voluto molto tempo prima di poter essere nudi insieme.
«Vuoi andare a vedere com’è dentro?» mi chiese.
«Perché no.»
La palestra era rumorosa e confusionaria come mi aspettavo. Il soffitto alto faceva echeggiare qualsiasi rumore. Tutti si stavano lamentando. I genitori che erano ancora in giro attaccavano i membri dello staff, che continuavano a scusarsi con espressione sempre più stressata. Che caos. E che imbecille quello che aveva bruciato la merenda e causato tutto quel trambusto. Molti studenti avevano in stanza elettrodomestici che non erano permessi, ma di solito quello li faceva stare doppiamente attenti a non farsi beccare.
Scegliemmo quattro letti all’angolo più esterno della sala, sperando che lì sarebbe stato più tranquillo, con meno gente che ci passava vicino. Sistemate le nostre cose, andammo alla mensa. Tim era arrivato ed Eric lo stava informando di quello che era successo.
«Che palle,» disse Tim. «I miei pagano fior di quattrini per farmi dormire in una stanza, non in un rifugio per vagabondi.»
«Speriamo che sia solo per una settimana,» commentai.
Tim si mise in bocca una forchettata di pasta al formaggio. «Voi che ci fate in palestra? Immaginavo che vi sareste fatti ospitare da Wendy. Sono stato nel suo appartamento e c’è un sacco di spazio, anche se lei e Tanner decidessero di darci dentro.»
Tanner frugò tra le patatine che aveva nel piatto, ne scelse una sottile e croccante e se la mise in bocca. «Opzione non fattibile.»
«Avete litigato?» Tim alzò un sopracciglio.
«Una cosa del genere. Sta cercando di far funzionare le cose con il suo ragazzo, il che vuol dire che non mi parla più.»
«Il ritorno di fiamma estivo ti ha messo i bastoni tra le ruote, eh?»
«Voglio solo concedere loro un po’ di spazio.» Tanner sembrava triste. Avrei voluto toccarlo e sapere di non poterlo fare mi stava facendo impazzire.
«Lo conosci il fidanzato, vero? Uno stronzo, no?»
Tanner scosse la testa. Sapevo che voleva smettere di parlare di quell’argomento. «La mia opinione non ha peso. È lei che ha deciso di rimanerci insieme. Deve decidere da sola.»
Tim annuì, apparentemente soddisfatto della risposta. «Potrebbe almeno farvi dormire sul pavimento, però. Sarebbe sempre meglio di queste cazzo di brande.» Tim mi indicò con la forchetta. «La tua famiglia non abita lontano. Non puoi tornare a casa finché non sistemano le stanze?»
«Impossibile.» Mi si strinse lo stomaco mentre cercavo di trovare una scusa, senza rivelare tutto a Tim. «Non vado molto d’accordo con mia madre e mio fratello sta attraversando un periodo difficile con la moglie. Non voglio mettermi in mezzo.»
«Magari puoi andare a stare in convento con l’altro fratello.»
Mi misi a ridere. «I preti non abitano nei conventi. Quelle sono le suore. E non ho intenzione di trasferirmi in una canonica, no grazie.»
«Tutta quella castità mi mette i brividi.» Tim rise e si portò un altro boccone alla bocca. «Allora tu sei condannato. Io invece chiederò a degli amici se posso dormire nella loro confraternita. Scommetto che mi diranno di sì. Li ho aiutati a passare l’esame di statistica lo scorso semestre.»
«Buona idea,» disse Eric. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Avevo l’impressione che non vedesse l’ora che Tim smettesse di parlarmi.
Anche Tanner rimase silenzioso. Mi domandai cosa gli passasse per quella bella testolina. Sparecchiai il mio vassoio, presi un’altra Coca e mi misi seduto accanto a lui.
Avvicinandomi abbastanza da farmi a malapena sentire, bisbigliai: «Tutto bene?»
Sorrise e annuì. «Sono solo deluso. Dovrò passare un’altra notte senza di te nel mio letto.»
Aveva parlato a voce bassa, ma mi guardai comunque intorno per assicurarmi che nessuno avesse ascoltato. Nessuno sembrava essersi accorto dei suoi sussurri, tranne il mio membro che concordava, avevamo bisogno di una notte insieme. Anzi, al diavolo la notte, gli sarebbe bastato farlo in quel momento, davanti a tutti. Evidentemente quella mia parte anatomica non aveva un gran senso del giudizio, né del decoro. Era solo focalizzata su Tanner. Sul potersi strofinare su Tanner. Sull’essere massaggiata da Tanner. Sull’essere succhiata da Tanner.
Meglio smetterla di prestare attenzione all’uccello, o rischio di venire nei pantaloni. L’ultima cosa di cui avevo bisogno.
Riuscii a connettere il computer al Wi-Fi da schifo della mensa. Sean mi aveva mandato un’e-mail, voleva vedermi a colazione il giorno successivo, dopo aver lasciato i figli all’asilo. Non avevo niente da fare, a parte completare l’iscrizione per l’anno nuovo, così accettai l’invito. Speravo di risolvere la questione parlandogli direttamente. Volevo che mio fratello tornasse a far parte della mia vita.
Tanner mi diede una pacca sulla spalla, proprio come farebbe un vecchio amico, ma non eravamo solo amici. Il calore della mano mi attraversò la maglietta e mi arrivò fino alle ossa.
«Tutto okay?» chiese.
«Sì. Ho un appuntamento al bar con Sean, domani mattina.»
«Ottimo. Spero che risolviate le cose.»
«Anche io.»
2
Farmi la doccia in palestra non mi era mai piaciuto. Farla con così tanti ragazzi, tutti imbronciati per la nottataccia passata su quelle brande traballanti, era anche peggio. Tanner aveva il turno di apertura alla libreria. Non mi andava altro cibo da mensa, così mi diressi al bar con qualche minuto di anticipo.
Fui subito accolto da una cameriera che mi chiese se volessi del caffè. Ne ordinai per due e la osservai mentre prendeva le tazze e le riempiva quasi fino all’orlo. «Scusami,» disse, arrossendo. «Avevi bisogno di un po’ di spazio per il latte? Le svuoto subito.»
«Non preoccuparti, vanno bene così. Mio fratello dovrebbe arrivare da un momento all’altro. Non so cosa ordinerà, ma intanto potresti portarci una brioche calda alla cannella e un muffin alla zucca?»
«Nessun problema, bellezza.»
Mi fece l’occhiolino. Aveva all’incirca la mia età. Una parte di me ancora sperava di riuscire a rispondere alle avances di una ragazza, ma non ne ero proprio capace. Non sentivo niente. Certo, è sempre divertente flirtare. A chi non piace uno scambio di battute scherzoso, con tanto di complimenti? Ma non mi eccitava. La ragazza era comunque carina. Forse il tipo di Sean…
«Scusa per il ritardo.» Sean si accomodò al lato opposto del tavolo. «Questo è per me?»
«Sì. Il caffè è tuo. Tra poco arrivano brioche alla cannella e muffin alla zucca.»
«Oh, Collie. Proprio come ai vecchi tempi.»