I geni e il caso
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Filippo de Massa è nato nel 1991 a Treviso, dove vive, terzo di tre fratelli. Ha frequentato il liceo classico al Collegio vescovile “Pio X”. Dopo un’esperienza alla facoltà di Economia a Milano, ha frequentato il corso di laurea in Filosofia all’Università di Padova. Con il supporto di sua madre ha iniziato a lavorare in magazzino, esperienza che lo ha profondamente aiutato a ritrovare stabilità in seguito alla morte di suo padre, sempre supportato da amici e familiari. Ha approfondito da autodidatta letture di genere filosofico, in particolare di Nietzsche. Questa è la sua prima pubblicazione.
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Anteprima del libro
I geni e il caso - Filippo de Massa
Filippo de Massa
I GENI E IL CASO
© 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma
www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com
ISBN 978-88-306-6732-7
I edizione marzo 2022
Finito di stampare nel mese di marzo 2022
presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)
Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa
I GENI E IL CASO
Introduzione di Barbara Alberti
Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.
È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: «Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere».
Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi:
Non esiste un vascello come un libro
per portarci in terre lontane
né corsieri come una pagina
di poesia che s’impenna.
Questa traversata la può fare anche un povero,
tanto è frugale il carro dell’anima
(Trad. Ginevra Bompiani).
A volte, in preda a sentimenti non condivisi, ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.
Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.
Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei Santi.
Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i quattro volumi di Guerra e pace, e mi disse: «Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov».
Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.
Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre, è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.
Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi, potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.
Titolo: Socle du lune - sincera puro ché la paura corre
Autore: Giovanni Marliani
Data: 25 luglio 2019
In un sistema tanto imperfetto,
da sminuirlo con il termine perfezione;
frutto marcio, che porge il seme, è la luna:
riflesso d’una relazione.
* * *
Non trova il giusto nell’altro,
Chi non ha trovato l’approccio all’errore in sé.
* * *
Non occuparti di nulla,
prima di essere in quiete,
Non adagiarti nemmeno.
Preoccupati, invece, di trovarla.
* * *
La foto di Salgado in Mali, su un bimbo mezzo nudo, con solo un bastone, un secchio e un cane, è immagine dell’assoluto.
Gli uomini crescono e l’immaturità da cui evadono rimane in loro, per proferire inadeguatezza di circostanza in circostanza.
Per chi invece abbandona le emozioni remote, il remoto bonariamente si ripresenterà, ma solo nell’estrema difficoltà.
Quel bimbo, giorno e giorno e giorno, non ha scia.
È quel che è contro la legge ed il fato.
* * *
Le gioie migliori del mondo costano impegno.
* * *
Le cose visibili dimostrano l’assenza di quelle invisibili.
* * *
È qualcuno chi è integro nella famiglia; se, senza la famiglia, non è nessuno. Se, senza di lei, rinasce nella scelta,
presa a tavolino, di seguire quello che può o che non può.
Nessuno sceglie quello che può, perché tutti dubitano che il piacere della soddisfazione venga eguagliato dal dovere
verso il successo, nella cui strada niente è risparmiato.
Chi sceglie il potere di quattro azioni in croce,
piuttosto di seguire i desideri più incredibili?
Alcuni li seguono, nonostante trabocchino in quello che non possono.
Chi mi controlla?
pensano.
Fanno la scelta giusta, perché nessuno controlla:
ma diventa qualcuno, chi non è nessuno;
verrà avvolto dal giusto, chi rispetta l’errore;
costruisce la famiglia con il sudore e la onora,
chi ha costruito quel tavolino, e lo ha onorato, prima di nascere.
* * *
La disabilità comanda al sentimento
ed all’intelletto di persone sovrane.
* * *
Questo bocconcino è la rete, in cui si impiglia la tua mente.
Il tuo corpo è il seme, che recinta il mio mondo.
* * *
Quel tutto, che non è qui ed ora, è un drago di nulla altrui.
Coda d’esso è il niente di qui ed ora: il nostro tutto.
Sconfiggerlo e conservarla?
Non c’è drago oltre una porta, che lo esclude,
e, soli, non siamo che scodinzolare.
* * *
Non mi sottometto e nessuno sarà sottomesso a me.
* * *
Il mondo non aiuta e giudica,
la mente giudica e inganna.
L’uno è propenso per l’altra,
chi, però, non è in mezzo?
* * *
Come tutti hai qualità. Sebbene di tutte sei povero, grazie una, di cui sei eccezionalmente ricco, ti contraddistingui come unico. Un impulso sconosciuto si offre per gestirle:
Non essere povero
catechizza
Con un buon contratto ti garantirai un gran premio
.
In un battibaleno sei privo della qualità prediletta.
Solo ed indifeso, non trovi via d’uscita.
Sarà, però, nel giorno in cui rivolgi ringraziamenti
verso quel furto, che meriterai