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Milonga. Hasta las candelas non ardan
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E-book188 pagine2 ore

Milonga. Hasta las candelas non ardan

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Info su questo ebook

Ines e Carlos, vittime della loro intemperanza e superficialità, muovono i loro passi all’interno di un contesto sociale segnato da pregressi di violenza e di sopraffazione. Un passato che ha lasciato nell’anima della gente quella sorta di rassegnazione tipica di chi ha sofferto e subito. 
L’uccisione di Carlos provoca sgomento nella piccola comunità… Eppure Ines lo amava… Cosa l’ha condotta a un gesto così estremo? Nascondere la donna, per evitare ripercussioni spiacevoli, è l’unica soluzione possibile.
Don Luis, punto di riferimento della cittadina fin dal tempo della Repressione, sostenuto dalle persone più in vista del luogo, si erge a giudice in nome di una Giustizia che è assente, corrotta e priva di strumenti probatori atti a garantire un’equa sentenza.
L’idea sembra paradossale ma la socialità impone determinati obblighi.
Milonga Hasta las candelas non ardan di Alessandro Marangi Amato è un omaggio a tutte le donne. Autore dalle straordinarie capacità descrittive, dipinge perfettamente l’universo femminile in tutte le sue sfumature, dalle più delicate alle più intense. I suoi personaggi, dotati di corposità e autonomia individuale, si inseriscono perfettamente nell’ampio movimento narrativo.
Romanzo dai toni sensuali e drammatici, si muove sulle note di una narrazione costantemente ritmica, volta a richiamare la fluttuazione energica e vivace, avvolta di passionalità, tipica della milonga.

Scrive storie da quando ha imparato a tenere in mano la penna. Nel 2021 ha partecipato per la prima volta a un concorso ed è risultato fra i dieci finalisti del call per racconti brevi indetto dal Premio Calvino. Il suo racconto fantascientifico, insieme a quello degli altri finalisti, è stato pubblicato dalla casa editrice WriteUp. Laureato in Pedagogia con una tesi di Estetica sull’opera poetica di G.M. Hopkins, per circa sette anni ha collaborato con alcune importanti riviste accademiche pubblicando recensioni e saggi. Ha ricoperto il ruolo di cultore della materia presso la cattedra di Estetica dell’università di Genova. Ha pubblicato un testo teatrale per ragazzi, un paio di poesie con il Premio Luzi e alcuni capitoli di libri di carattere psicopedagogico con Franco Angeli. Attualmente riveste il ruolo di direttore di due strutture per persone adulte con disabilità, a cui affianca quella di formatore e saltuariamente di professore a contratto per l’università.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9791220135436
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    Anteprima del libro

    Milonga. Hasta las candelas non ardan - Alessandro Marangi Amato

    cover01.jpg

    Alessandro Marangi Amato

    Milonga

    Hasta las candelas non ardan

    © 2022 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-3101-8

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Milonga

    Hasta las candelas non ardan

    A Teresa e Gabriele.

    Hanno ispirato due personaggi del romanzo,

    ed ispirano i miei giorni.

    nota

    : Milonga è una canzone in tre tempi, diffusa nelle regioni del Rio de la Plata e costituisce uno dei tre tipi di brani musicali proposti in alternanza ad altri due, il tango ed il vals, in una serata in cui si balla il tango.

    Una serie di tre o quattro brani del medesimo tipo costituiscono una tanda. La serata si conclude con l’ultimo ballo, la cumparsita.

    La Cortina è un breve brano, di genere diverso a discrezione del muzicalizador (dj), che viene suonato come intermezzo tra una tanda e la successiva.

    Glossario minimo

    dei termini usati nel testo

    Abrazo: abbraccio. Costituisce il primo contatto fisico fra due ballerini prima di iniziare a ballare. Fondamentale nel tango. In genere può essere aperto o chiuso.

    Arrastre o Barrida: movimento con cui il piede di uno dei due ballerini sposta il piede dell’altro rimanendo sempre in connessione.

    Cabeceo: piccolo movimento con la testa con il quale l’uomo invita la donna a ballare: gli permette di invitarla a distanza, senza quasi farsi notare, dopo essersi assicurato che la donna stia guardando proprio lui (Mirada), in modo da non rendere pubblico un eventuale rifiuto.

    Calesìta: movimento circolare del ballerino attorno alla ballerina, che viene mantenuta in asse su un piede.

    Caricias: è una piccola carezza della propria gamba con la gamba libera prima di proseguire la figura. Rientra negli Adorni¹.

    Colgada: movimento in cui l’uomo porta la donna leggermente fuori asse, all’altezza del bacino, andando al tempo stesso a compensarne il peso.

    Cortes: sono le interruzioni di un movimento altrimenti fluido, normalmente portato sul tempo forte e protratto sul mezzo tempo successivo.

    Cortina: è un intermezzo tra una tanda e l’altra, che permette alle coppie di sciogliersi in modo da riformarsi alla tanda successiva. Normalmente si utilizzano come cortine brani non ballabili, ma si arriva molto spesso ad interi brani di salsa, rock o danze popolari che i ballerini ballano tranquillamente.

    La Cumparsita è sicuramente il brano più famoso nel tango argentino, anche se nato in Uruguay, tanto che oggi quasi ogni milonga termina la propria serata proprio con essa.

    Enrosque: movimento circolare che rientra negli Adorni sia dell’uomo che della donna. Si ha nella parte superiore dove il busto ruota e trascina intorno all’asse le gambe ferme, e quando sono le gambe a ruotare intorno all’asse e trascinano con loro il busto.

    Hasta las candelas non ardan: è un modo di dire di quando si ballava a lume di candela; le candele costavano quindi se ne utilizzava un solo cambio a sera, finite quelle finiva la luce e quindi non si poteva più ballare.

    Gancio: movimento portato con la gamba libera che nella sua traiettoria incontra la gamba del partner e si piega per avvolgerla.

    Giro: è l’unica sequenza che la donna deve sapere a memoria, in cui l’uomo guida l’inizio, la direzione, la velocità e l’uscita, ma non i singoli passi che lei deve eseguire da sola.

    Mordita: movimento con cui uno dei due ballerini cattura uno dei piedi dell’altro in mezzo ai suoi. Nei video didattici americani era riportato come sandwich e poi tradotto in italiano come panino.

    Milonga (musica): ritmo derivato dall’Habanera², rappresenta uno dei tre stili di tango che si ballano durante le serate assieme al tango ed al vals. Ha ritmica più veloce e cadenzata rispetto al tango.

    Milonga (sala da ballo): è la sala dove si balla il tango Andare alla milonga significa andare a ballare il tango.

    Milonga (tipo di ballo): è un ritmo più cadenzato, si balla più a terra rispetto al tango ma con interruzioni continue (cortes).

    Mirada: la mirada è lo scambio di sguardi tra uomo e donna, con i quali ognuno cerca di far capire all’altro che gli farebbe piacere di ballare assieme.

    Ocho: movimento sinuoso in cui l’uomo porta la donna a destra e a sinistra rispetto a lui, facendola ruotare nei cambi di direzione. Per la sua forma ricorda un 8 disegnato a terra, da qui il suo nome.

    Ocho cortado: tipica figura per portare la donna all’incrocio senza sciogliere l’abbraccio.

    Sacada: movimento in cui il corpo di uno dei due ballerini prende il posto dell’altro. L’effetto visivo è che lo prende colpendo la gamba dell’altro, in realtà questo non avviene.

    Tanda: serie di brani omogenea (in genere tre o quattro) per autore o stile, di tango o milonga o vals, che si susseguono durante una serata.

    Alle donne di plaza de Mayo,

    e a tutte le vittime dei soprusi di qualunque regime

    1 Adornos o Adorni, sono quei movimenti eseguiti durante un passo, che servono ad abbellirlo e a rendere più eleganti e sensuali le figure. Evidenziano l’abilità di un ballerino. (N.d.R.)

    2 Habanera, danza di origine cubana molto simile al tango. (N.d.R.)

    prima tanda

    Las candelas se enciendes

    È appena scesa la notte e sono in camera mia, a luce spenta, con lo sguardo rivolto oltre la finestra, alla notte appunto, che mi suscita inquietudine ma anche attrazione, simile a quella che si prova sull’orlo di un precipizio. Se non si soffre troppo di vertigini, ovvio. Non dovrei essere sveglio perché la mamma mi permette di leggere un racconto, uno soltanto e non due o tre come faccio a volte, sforzandomi di leggere più rapidamente per recuperare tempo. Dopo dovrei infilarmi subito a letto. Ovviamente non obbedisco sempre. Perché sono curioso. Curioso come una scimmia dice la mamma. Nel caseggiato di fronte le luci sono quasi tutte accese, meno quelle del secondo piano, dove due settimane fa hanno trovato morta donna Flora. L’ha scoperta il figlio che la veniva a trovare due volte la settimana perché lavora un po’ distante, e l’appartamento non è ancora stato affittato perché le persone sono superstiziose ed è necessario che passi un po’ di tempo prima che gli spiriti lo liberino. Così dice la gente. Comunque, anche se ogni tanto da alcune finestre si osservano scene interessanti, quando fa freddo le finestre sono chiuse e a meno che non urlino, cosa che capita raramente, perché i panni sporchi si lavano in famiglia, io non sento assolutamente cosa dicono, per cui a volte mi diverto a fare le loro voci, come se fossi il doppiatore di un film e gli faccio dire delle cose da scompisciarsi dalle risate. Ho perso il filo del discorso. Ah sì volevo dire che io guardo soprattutto due delle finestre del terzo piano. Quelle dove abita Ines. Perché lei è di una bellezza straordinaria e a volte gira per casa in sottoveste e quando sono fortunato in mutande, molte donne sostengono che sia una poco di buono, ma lei si difende dicendo che sono solo invidiose e a volte quando mi incontra in cortile mi sorride e mi schiocca un bacio, tutta materia che come ho letto finisce nei miei sogni i quali, come si può immaginare, sono assai piacevoli anche se mi procurano imbarazzanti risvegli mattutini, soprattutto quando fa caldo e dormo senza lenzuola e mia madre viene a svegliarmi. Questa sera la luce della lampada sul fondo del salotto illuminava Ines e dopo un po’ di tempo anche un uomo, quello con cui vive, Carlos, un poco di buono anche lui dice la gente, che Dio li fa e poi li accoppia, anche se tanto di buono io non l’ho mai trovato in nessuno, a parte mia madre e don Luis forse. Dal mio punto di vista sembravano due figure scure, come quelle del teatro delle ombre che ho visto una volta alla fiera di sant’Ignazio. All’inizio lei era sola, indossava un abito corto, sempre a mostrare le gambe e chissà cos’altro sostengono le malelingue, e un paio di scarpe con il tacco alto. Si vedeva da come si muoveva che era nervosa e aspettava qualcuno. Io sono bravo a capire i comportamenti e i gesti. Ed infatti ecco che compare Carlos, si toglie il cappello e la giacca e lo riconosco perché ha i capelli raccolti in un codino alto, come quello dei samurai. Lei gli va incontro con slancio, gli butta le braccia al collo, lo abbraccia e lo bacia ripetutamente. Tutte le fortune mannaggia a lui! Lui ricambia, le fa scivolare le mani sul culo, un mandolino perfetto, lo Stradivari di tutti i mandolini. Ma lei si stacca, fa un passo indietro, lo guarda, sembra insicura, come girasse un po’ intorno a qualcosa che non ha il coraggio di dire, poi gli prende le mani e se le posa sul grembo, parla e sembra felice. Lui ascolta, sta immobile per qualche istante che sembra sospeso all’infinito e io smetto di respirare. Poi indietreggia, lei tenta di riprendergli le mani, parla ancora ma lui si arrabbia, si vede dal modo in cui la respinge, come muove le braccia. Poi si volta deciso e si avvia all’uscita, prendendo giacca e berretto, lasciandola da sola, a testa bassa, lei forse piange, ma proprio sulla porta lui si ferma, sembra ripensarci e torna indietro. Lei sembra incredula, si rianima, pare felice, gli va incontro decisa, lui l’abbraccia, le accarezza il capo, si china a sussurrarle parole dolci all’orecchio. Oltre che bello Carlos è sempre stato bravo con le donne, sa come prenderle. Ma non questa volta. Ines si distacca da lui, resta immobile come se qualcuno l’avesse trasformata in una statua. Chissà cosa le avrà detto? Poi improvvisamente si anima e gli grida in faccia qualcosa, percepisco il suono ma non ciò che dice, si avvicina, gli appoggia i pugni chiusi sul petto e prende a batterli sempre più rapidamente, sempre più forte. Anche lui urla ora, la afferra per un braccio, poi le stringe anche l’altro, la scrolla, le molla uno schiaffo e la spinge contro la parete. Si volta e fa per andarsene. Lei resta imbambolata per un attimo, poi prende vita come spinta da una molla, gli corre dietro, afferra qualcosa sul tavolo che non distinguo bene e proprio poco prima che passi dalla porta ed esca dalla mia vista lo colpisce dietro la testa e lui stramazza sul pavimento. Poi come una furia colpisce dieci, venti volte, finché le forze sembrano abbandonarla, le braccia senza vita lungo i fianchi. In quel preciso istante mi ricordo di respirare perché dentro mi brucia come quando vado sott’acqua e tento di restarci il più possibile. Ines si alza, appare confusa, osserva cosa ha fatto, fa qualche passo avanti e indietro un paio di volte e infine corre fuori. Non mi sembra si renda conto che sta ancora impugnando l’oggetto con cui l’ha colpito.

    La casa completamente vuota con quel corpo steso in terra mi ricorda la scena di un film americano. Il loro appartamento, così lo chiama sempre Ines, non è come casa mia, né come quella delle altre persone che conosco. Ci sono mobili supermoderni di colore scuro come quelli stampati nelle riviste che a volte legge mia madre, e perfino un bancone bar ed alle pareti sono attaccate grandi fotografie, alcune in bianco e nero, altre a colori, fra cui quella di un elefante che è la mia preferita ed occupa tutta una parete. Dovrei raccontare a mia madre cosa è successo ma non so perché non mi sembra una buona idea. L’unica è andare da don Luis, ma dovrò comunque chiedere il permesso a mia madre. Però dovrà aspettare un po’ perché sento il bisogno urgente di andare in bagno.

    Mirada

    Sento bussare nel sonno, mi alzo sapendo già che si tratta sicuramente di problemi data l’ora, mi infilo i calzoni e mi dirigo all’ingresso. Teresa che dorme in una camera più lontana mi anticipa sfilandomi davanti in vestaglia.

    «Ma chi è a quest’ora?» borbotta assonnata mentre continuano ininterrottamente i colpi alla porta

    «Un momento, arrivo. Arrivo ho detto» si lascia scappare spazientita. Ma i colpi non cessano.

    «Aspetta Teresa, le dico – fermati. Forse è meglio che vada io. Non si sa mai. Resta qui e secondo chi è vai a chiuderti in camera».

    Entro nell’ingresso e mi chiudo la porta alle spalle. Questo è l’unico palazzo nei dintorni che ha questa velleità, probabilmente ci abitavano notai o avvocati. Il resto sono tutte case popolari. Guardo nello spioncino mentre il bussare si è fatto isterico ed apro immediatamente.

    Ines mi butta un braccio al collo, sta piangendo a dirotto, intravvedo nell’altra mano qualcosa ma non capisco bene. Mi sussurra all’orecchio delle frasi sconnesse, percepisco distintamente solo alcune parole e intuisco il resto. Chiudo la porta d’ingresso, la stacco dolcemente da me, la cingo intorno al fianco perché sembra dover crollare da un momento all’altro. Teresa mi sta aspettando preoccupata, le faccio un segno, ci raggiunge, si mette dall’altro lato e la conduciamo verso la poltrona.

    «Vieni, calmati – le sussurra Teresa accarezzandole i capelli. – Ecco, siediti» ed Ines si accascia come una marionetta cui

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