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La Vigna difronte al mare
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La Vigna difronte al mare
E-book204 pagine2 ore

La Vigna difronte al mare

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Info su questo ebook

Una ragazza ebrea che si nasconde sotto falsa identità "ariana" per sfuggire alle persecuzioni naziste negli anni

tragici della seconda guerra mondiale.

Un poliziotto alla sua ricerca per derubarla.

Una famiglia in fuga dalla guerra.

Uno sceneggiatore canadese in Italia per realizzare una fiction.

Una storia vecchia che si conclude ai giorni nostri.
LinguaItaliano
Data di uscita29 mar 2023
ISBN9791221451450
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    Anteprima del libro

    La Vigna difronte al mare - Michele Giulio Graziani

    Ortona a mare giugno 1943

    La ragazza distolse lo sguardo dal mare, il treno stava rallentando la sua corsa, comprese che la stazione era vicina.

    Un ultimo fischio, uno sbuffo di vapore ed il treno si arrestò. Anna si sporse dal finestrino e vide una costruzione bianca a due piani, sopra le finestre del secondo piano la scritta: Stazione di Ortona a Mare.

    Non senza sforzo tirò giù la sua valigia dalla retina superiore, aprì lo sportello del suo scompartimento di 3ª classe e scese sul marciapiede, strizzò gli occhi per l’intensità della luce. Era una splendida giornata d’estate, si guardò intorno e si incamminò verso il passaggio tra i binari in direzione della stazione.

    Nessun altro passeggero era sceso dal treno e nessun altro era salito. Vide venirle incontro una donna vestita di scuro con un fazzoletto nero in testa.

    La donna camminava a piccoli passi veloci. Si incontrarono a metà della passerella. Anna posò la valigia ed abbracciò la donna buongiorno Nunziata come stai? La donna sorrideva: bene, bene e voi signurì?

    Niente signurì e niente voi, mi raccomando Nunziata.

    Scusatemi, per un attimo me ne sono dimenticata.

    E dai, dammi del tu, per tutti sono tua nipote.

    È vero, allora come sta la mia cara Anna? E così dicendo fece per prendere la valigia, subito fermata dalla ragazza che allontanò la sua mano e contemporaneamente prese la valigia incamminandosi verso il marciapiede del primo binario, in direzione dell’uscita della stazione.

    Hai fatto buon viaggio? Qui da noi ti troverai bene, la città è piccola, il mare bello e pescoso. Ti piace il pesce? Qui ne potrai fare una scorpacciata.

    La donna si guardò intorno e vide alcuni militari della milizia fascista che stazionavano davanti l’ufficio del capostazione, prese per il braccio sinistro la ragazza e la condusse velocemente verso l’uscita.

    I fascisti lanciarono una rapida occhiata alle due donne soffermandosi sulla giovane ma poi ripresero a parlare tra loro.

    Nunziata si diresse verso una tettoia per ripararsi dal sole, era quasi mezzogiorno ed il caldo si faceva sentire. Si sedettero sopra un muretto basso.

    Cosa stiamo aspettando? Chiese Anna.

    Figlia mia la vedi la città?, così dicendo indicò le case abbarbicate sulla collina sopra di loro, è lassù che dobbiamo andare. Il tuo bagaglio mi sembra abbastanza pesante, la strada è tutta in salita circa un km e mezzo e a quest’ora non potremmo farcela, pertanto ho chiesto ad Antonio di venire qui con il suo carretto. Porterà lui la tua valigia fino a casa nostra.

    Casa nostra, pensò Anna, certo per chissà quanto tempo la casa di Nunziata sarebbe stata anche la sua. Maledetta guerra, speriamo che finisca presto pensò la ragazza. Per colpa sua aveva dovuto lasciare la sua bella casa di Reggio Emilia e suo padre. Era figlia unica, orfana di madre, aveva frequentato le scuole più esclusive della città conseguendo il diploma di scuola media superiore, suonava bene il pianoforte, sapeva cucire e ricamare e parlava correttamente inglese, francese ed anche un po’ di tedesco.

    Aveva ricevuto una ottima educazione, la migliore per le signorine di buona famiglia, ma qui ad Ortona a mare doveva essere un’altra persona, doveva spacciarsi per la figlia di un cugino di Nunziata venuta a stare un po’ con la zia.

    Suo padre le aveva fornito una carta di identità, abilmente falsificata, a nome di Anna Pandolfi di razza ariana, di Ancona città che la ragazza conosceva e l’aveva mandata, in tutta segretezza, presso Nunziata che era stata a servizio nella loro casa di Reggio Emilia fino a quando, alcuni anni prima, era dovuta tornare ad Ortona per aiutare il fratello rimasto vedovo con due figli piccoli.

    Ora suo padre aveva pensato alla vecchia domestica, persona di assoluta fedeltà come la più idonea ad ospitarla lontano da Reggio Emilia e da lui. Erano una delle famiglie più ricche e in vista della città, ma con una grave colpa originaria: erano ebrei.

    Con le leggi razziali del 1938 era iniziata la persecuzione degli ebrei che non potevano più lavorare negli uffici pubblici, insegnare o studiare nelle scuole e nelle università pubbliche, far parte dell’esercito e svolgere attività commerciali considerate strategiche. Gli ebrei non potevano essere proprietari di immobili avere al proprio servizio persone di razza ariana.

    Suo padre era riuscito a farle completare gli studi e, uomo colto ed intelligente, aveva intuito anzitempo che quelle erano solo le avvisaglie di una futura vera e propria persecuzione degli ebrei ad opera dei nazifascisti. Era sicuro che a nulla sarebbero servite la loro solida posizione sociale ed economica e le precedenti frequentazioni con il podestà ed il segretario del fascio cittadino e gli alti gerarchi del partito. Sarebbero stati abbandonati e disconosciuti da tutti; aveva così deciso di nasconderla mandandola altrove lontano da Reggio Emilia con la promessa che a breve l’avrebbe raggiunta.

    Aveva così scritto una lettera a Nunziata spiegandole la situazione pregandola di ospitare e prendersi cura per il futuro della sua amata unica figlia presentandola come una sua lontana parente di razza ariana.

    Le aveva comunicato altresì la data e l’ora di arrivo della ragazza alla stazione di Ortona a Mare.

    Nella lettera aveva detto alla donna di non cercare in alcun modo di mettersi in contatto con lui per nessun motivo poiché sarebbe stato estremamente pericoloso.

    Le riflessioni della ragazza furono interrotte da Nunziata che le indicò un carretto spinto da un giovane che era appena entrato nel piazzale antistante la stazione.

    Ecco Tonino che arriva.

    Si alzarono in piedi e aspettarono che il ragazzo con il suo carretto le raggiungesse.

    Anna strinse la mano del giovane e lo guardò attentamente. Aveva più o meno la sua età, era alto, abbronzato con capelli neri ed occhi dello stesso colore. Indossava una canottiera bianca ed un paio di calzoncini color cachi, ai piedi portava un paio di sandali.

    Il ragazzo collocò la valigia sul carretto e si avviò verso la strada in salita che, pensò Anna, sicuramente conduceva su alla cittadina.

    Le due donne lo seguirono affrettando il passo visto che il ragazzo si era messo a spingere il carretto a due ruote con molta lena. Si inerpicarono lungo la strada e dopo un po’ Anna iniziò a sudare, il caldo era insopportabile l’anziana donna la guardò, sorrise e le prese la mano quasi a volerle infondere coraggio e così mano nella mano proseguirono la salita. Ad un certo punto Nunziata le disse: "vieni prendiamo il sentiero qui a sinistra ci fa risparmiare un bel po’ di salita peccato che Tonino debba proseguire lungo la strada. Anna si trovò a percorrere uno stretto sentiero. Dopo circa 10 minuti risbucarono sulla strada e si fermarono ad aspettare il ragazzo che aveva rallentato il ritmo della sua marcia. Raggiuntole Tonino si arrestò e si asciugò il sudore dalla fronte con un fazzoletto.

    Bella passeggiata mi fate fare stamattina voi due, sorrise e riprese il cammino seguito dalle due donne.

    Dopo circa un quarto d’ora giunsero alle prime case del paese; imboccarono una strada sulla destra lunga e dritta con le case a sinistra e a destra siamo quasi arrivate disse Nunziata.

    La ragazza mentalmente tirò un sospiro di sollievo, era stanca per il viaggio e soprattutto perché non era abituata a camminare tanto a piedi e per di più in salita.

    Adesso Tonino procedeva spedito spingendo il carretto davanti a sé seguito da Nunziata e da Anna. Camminarono ancora per circa 300 metri, poi giunsero su una grande piazza. Anna a sinistra vide una imponente chiesa. È la basilica di San Tommaso, vi sono custodite le spoglie del santo patrono della nostra città. Andiamo che vi aspettano per il pranzo, disse il ragazzo e così dicendo si incamminò velocemente in direzione del lato opposto della piazza ed imboccò una altra strada seguito dalle due donne.

    Questo è il quartiere di Terravecchia, la parte più antica della città, là in fondo c’è il Castello Aragonese, ma lo vedrai in un altro momento, così dicendo il ragazzo fermò il carretto prese la valigia e si diresse verso un vicolo stretto che si apriva tra due edifici a tre piani e poco dopo si arrestò davanti ad un portoncino, siamo arrivati, posò la valigia fece un sorriso alla ragazza e salutò le due donne.

    Non vuoi fermarti a mangiare con noi? Chiese Nunziata.

    Grazie ma devo andare, mi aspettano giù al porto papà e zio Alfredo, dobbiamo sistemare le reti per la pesca di questa notte, sarà per un’altra volta, così dicendo il ragazzo si allontanò velocemente.

    Nunziata girò la chiave che era inserita nella serratura della porta, spinse il battente ed entrò seguita da Anna. L’interno era un po’ buio. Lascia pure qui la valigia e seguimi, così dicendo la donna salì una stretta scala che conduceva al piano superiore, seguita dalla ragazza. Anna si guardò intorno e realizzò di trovarsi in un’ampia cucina: di fronte un bel camino e sulla destra una cucina economica a legna ed un lavandino, al centro un tavolo con quattro sedie ed una credenza piena di piatti e bicchieri.

    Ben arrivata Anna! La ragazza si girò e vide andarle incontro un uomo alto sui quarant’anni che le sorrideva e l’abbracciò.

    Ciao zio Giovanni! Disse Anna, interpretando seriamente la sua parte di nipote. Dietro l’uomo arrivarono un bambino di circa 10 anni ed una bambina più piccola di circa otto anni.

    Matteo e Maria, salutate vostra cugina.

    Anna li abbracciò e li baciò sulle guance: come siete belli e come siete cresciuti non vi avrei riconosciuto, vi ho visto che eravate proprio piccoli, disse sorridendo della piccola bugia, non aveva mai visto quei bambini e non era mai stata ad Ortona.

    Bambini mostrate ad Anna la sua camera mentre io preparo il pranzo, disse Nunziata che già si era avvicinata ai fornelli sui quali troneggiava una grande pentola.

    Matteo e Maria condussero Anna al piano superiore ed entrarono in una stanza. Anna si trovò all’interno di una camera non molto grande, ma con una bella finestra, un letto, un armadio a due ante ed un canterano.

    La nostra è qui accanto dopo te la mostriamo, ma ora dobbiamo sbrigarci a scendere perché è pronto il pranzo. Puoi lavarti le mani e se vuoi anche il viso, bene mi raccomando perché zia Nunziata ti controllerà prima di farti sedere a tavola così come fa con noi disse Maria.

    Anna sorrise: d’accordo grazie lo farò siete molto gentili. I due bambini tornarono in cucina lasciandola sola. La ragazza versò nella bacinella un poco d’acqua della brocca e si rinfrescò il viso e si lavò con il sapone le mani, si asciugò ed anche lei tornò in cucina.

    Come la vide Nunziata le indicò un posto a sedere intorno alla tavola dove già si erano accomodati i due bambini e Giovanni vieni siediti avrai certamente appetito disse l’uomo.

    Nunziata collocò al centro del tavolo la pentola e prese il piatto della ragazza e vi versò dentro alcuni mestoli del suo contenuto. Oggi ho preparato minestrone di pasta e fagioli spero che ti piaccia.

    Certo zia piace moltissimo solo che mi hai riempito il piatto non so se ce la farò a finirlo!

    Mangia, mangia non ti preoccupare, se non ce la fai ti posso sempre aiutare io disse con la sua graziosa vocina Maria rimediando al momento un leggero scappellotto da parte di suo padre. Mangiarono rapidamente.

    Concluso il pasto con quell’unico piatto i bambini scapparono via per andare a giocare nella vicina piazza. Rimasti soli Anna portò in cucina la sua valigia, la collocò su una seggiola e l’aprì e tirò fuori una decina di pesanti sacchetti di tela che mise sul tavolo.

    Papà vi manda un po’ di caffè da macinare, zucchero e sale da cucina, tutto il peso che ho potuto portare nella valigia.

    Nunziata e Giovanni guardarono i sacchetti di tela e la donna esclamò: mamma mia del vero caffè e dello zucchero bianco! Abbiamo dimenticato il loro sapore, vero Giovanni? Da quando non prendi un buon caffè? L’uomo e la donna sorrisero felici. Ormai da tempo in Italia erano quelli dei prodotti introvabili anche alla borsa nera. Per il caffè c’erano in commercio vari fantasiosi ed improbabili surrogati, praticamente imbevibili, per il sale nelle località vicine al mare si sopperiva facendo bollire l’acqua del mare che evaporando lasciava sul fondo del recipiente usato una certa quantità di sale marino grezzo, ma occorreva accendere il fuoco direttamente sulla spiaggia, fuoco che necessitava di un buon quantitativo di legna, materiale che quindi occorreva trasportare fino sulla riva del mare.

    Difronte alla contentezza di Nunziata e Giovanni Anna fu molto felice e grata al padre che era riuscito a procurarsi quei prodotti sicuramente a caro prezzo.

    La ragazza infine depositò sul tavolo un involto di stoffa legato con lo spago: "papà mi incarica di darvi anche questo pacchetto pregandovi di accettarlo per ringraziarvi della vostra ospitalità.

    Mi ha detto di dirvi che viviamo in tempi difficili e che la sopravvivenza di tutti dipende anche da come riusciamo a far fronte alle difficoltà giornaliere. Con le razioni della tessera annonaria non si mangia a sufficienza e quindi con il contenuto del pacchetto potrete integrare quanto serve acquistandolo di nascosto".

    Giovanni intanto aveva preso il pacchetto e tolto lo spago, lo aprì: ai loro occhi apparve un mucchio di banconote ben sistemate una sopra all’altra. E’ un tesoro enorme questo, non possiamo accettarlo, tuo padre è troppo generoso con noi, non meritiamo tutto questo disse l’uomo.

    Certo e poi come potremmo andare in giro a spenderli attireremmo l’attenzione di tutti intervenne Nunziata.

    Anna li guardò, suo padre aveva previsto anche quel tipo di reazione e l’aveva istruita al riguardo, pertanto disse: se notate sono tutte banconote di medio e piccolo taglio usate, spese un po’ per volta non attirerete su di voi l’attenzione della gente e poi papà mi ha dato anche queste monete che potete dire essere oggetti di famiglia. Così dicendo la ragazza tirò fuori dalla valigia un piccolo sacchettino di pelle, lo aprì e lo rovesciò sul tavolo mostrando agli attoniti Nunziata e Giovanni una ventina di monete d’oro: marenghi e vari pezzi del Regno delle Due Sicilie. L’uomo e la donna si guardarono in silenzio, poi Giovanni prese il denaro e le monete ed uscì dalla stanza. "Tuo padre è proprio un gran signore è stato sempre buono e generoso con

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