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American Serial Killers: Gli anni dell’epidemia 1950-2000
American Serial Killers: Gli anni dell’epidemia 1950-2000
American Serial Killers: Gli anni dell’epidemia 1950-2000
E-book561 pagine8 ore

American Serial Killers: Gli anni dell’epidemia 1950-2000

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Info su questo ebook

I fan di Mindhunter e della docu-serie Dahmer divoreranno le storie agghiaccianti di questi serial killer della "Golden Age" americana, l’età dell’oro degli assassini seriali (1950-2000).
 
Con libri come Serial Killers, Genesi mostruose e Sons of Cain, Peter Vronsky si è affermato come il massimo esperto di storia dei serial killer. In questo primo autorevole saggio sulla "Golden Age" dei serial killer americani, gli anni in cui il numero di assassini seriali e la conta dei corpi esplosero, Vronsky racconta le storie degli omicidi più insoliti e importanti dagli anni ‘50 all’inizio del ventunesimo secolo.
American Serial Killer offre ai veri appassionati di true-crime ciò che più che desiderano, passando dalle storie degli assassini più famosi (Ed Kemper, Jeffrey Dahmer) a quelle dei casi meno noti (Melvin Rees, Harvey Glatman).

Un saggio storico e sociologico avvincente e approfondito. Perfetto per i fan del true-crime dallo stomaco forte.
LinguaItaliano
Data di uscita16 dic 2022
ISBN9791281026056
American Serial Killers: Gli anni dell’epidemia 1950-2000

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    Anteprima del libro

    American Serial Killers - Peter Vronsky

    1

    Figli di Caino:

    Breve storia dell’omicidio seriale dall’età della pietra al 1930

    Mi dispiace di non essere in grado di uccidere tutta la maledetta razza umana.

    Carl Panzram, serial killer

    I serial killer esistono fin dagli albori del genere umano, solo che non li chiamavamo così. Prima della civilizzazione, l’uomo è stato per centinaia di migliaia di anni una specie animalesca, omicida e cannibale, guidata da una serie di comportamenti istintuali necessari alla sopravvivenza; forse per più di un milione di anni, a seconda di ciò che definiamo uomo ¹.

    Fino a quarantamila anni fa nel continente europeo convivevano almeno due specie distinte di esseri umani: gli Homo sapiens e i Neanderthal (Homo neanderthalensis). Poi, in un breve lasso di tempo di cinquemila anni, i Neanderthal scomparvero, molto probabilmente in una guerra genetica di sterminio e di conquista condotta dall’Homo sapiens, in cui noi massacrammo senza pietà i maschi Neanderthal e violentammo le loro donne ².

    Una spiegazione del nostro successo nel portare a termine quel massacro è che l’Homo sapiens aveva sviluppato inibizioni contro l’aggressione verso membri della stessa specie, mentre i Neanderthal no ³. Ci sono prove archeologiche che i Neanderthal si uccidevano l’un l’altro e si cannibalizzavano a un tasso più alto di quanto facesse l’Homo sapiens, e nella guerra tra le due specie questo ci diede un vantaggio, nonostante i Neanderthal fossero fisicamente più potenti e capaci quanto noi nella fabbricazione di strumenti di pietra e di armi ⁴.

    Uno studioso, lo storico della Bibbia Robert Eisler, sosteneva che gli uomini erano un tempo una docile specie vegetariana, ma che l’inizio dell’ultima era glaciale aveva ridotto la disponibilità di vegetazione commestibile nelle regioni settentrionali, rendendoli carnivori per necessità. A un certo punto anche le prede animali avevano iniziato a scarseggiare e gli uomini del nord, vestiti di pellicce animali, erano migrati verso sud attaccando, uccidendo, violentando e cannibalizzando gli uomini vegetariani più gentili che abitavano nei climi temperati ⁵. Nel suo libro del 1951 Uomo diventa lupo. Un’interpretazione antropologica di sadismo, masochismo e licantropia, Eisler sosteneva che questa era sia l’origine dei nostri miti sui lupi mannari che le radici comportamentali dei moderni serial killer. Infatti, è proprio in quel libro che il termine serial murder, omicidio seriale, fa una delle sue prime apparizioni nella lingua inglese ⁶.

    Per oltre un milione di anni, ci siamo affidati a una serie di istinti congeniti (rettiliani) per la sopravvivenza di qualsiasi specie: il complesso evolutivo delle quattro F (fight or flight, feed and fuck). Una libera capacità di combattere o fuggire, nutrirsi e scopare. Eravamo tutti psicopatici, perché dovevamo esserlo. Ma ci sono prove che al culmine del nostro massacro dei Neanderthal, circa quarantamila anni fa, prima che potessimo rivolgere tutta quell’aggressività contro noi stessi, abbiamo sviluppato una paura istintiva della nostra stessa morte, la necrofobia. Questa paura, che era diretta in particolare verso le persone più vicine a noi, era il timore che, se non le avessimo trattate bene in vita, queste sarebbero riemerse dalle tombe e si sarebbero vendicate su di noi. La prova è nelle cosiddette sepolture anomale preistoriche o tombe di vampiri scoperte dagli archeologi, in cui il corpo è stato in qualche modo smembrato, bloccato o mutilato per evitare che risorgesse dalla morte. La necrofobia ci richiedeva di prenderci cura degli anziani, dei malati e dei deboli piuttosto che abbandonarli come la maggior parte delle specie tende a fare, il che necessitava un certo grado di organizzazione e ordine sociale, un pilastro per le civiltà future ⁷.

    Poi, con la comparsa dell’agricoltura circa quindicimila anni fa, siamo stati controllati dalla civiltà e l’uccisione sfrenata, lo stupro e il cannibalismo sono stati condannati da nuovi principi religiosi e da leggi secolari per rafforzare l’istintiva necrofobia. Per garantire una società ordinata, gli umani iniziarono a sviluppare inibizioni sociali contro questi comportamenti. Ma tali inibizioni erano artificiali. È difficile che quindicimila anni di civiltà siano sufficienti per cancellarne cinquecentomila di un istinto omicida profondamente radicato in un animale così libero ed evoluto come l’uomo.

    Infatti non c’è specie umana meno necrofoba di un serial killer. Non solo maneggiano e manipolano abitualmente i cadaveri senza paura o disgusto, ma possono persino arrivare all’opposto della necrofobia: la necrofilia, una predilezione sessuale per un cadavere. L’argomento è così tabù che spesso viene minimizzato nelle notizie di cronaca e nei racconti true-crime. Dimentichiamo che famigerati serial killer come Jack lo Squartatore, Ted Bundy e Gary Ridgway erano innanzitutto necrofili. L’esatta frequenza di questo fenomeno nei casi di omicidio seriale rimane in qualche modo controversa. La stima più alta è quella dello studio sugli omicidi sessuali dell’FBI effettuato negli anni Ottanta, secondo cui è stato commesso un atto sessuale dopo la morte nel 42% delle 92 vittime studiate. In un caso, per esempio, l’autore aveva eiaculato nella ferita da coltello che aveva inferto alla vittima ⁸. La stima più bassa è quella dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI, che nel 2014 ha concluso che l’attività sessuale post mortem era presente nell’11,2% dei 329 casi di omicidio seriale a sfondo sessuale perpetrati da un campione di 64 criminali ⁹. E anche in casi non di omicidio seriale, sono stati riportati abbastanza spesso atti opportunistici di necrofilia con un cadavere ancora caldo ¹⁰. È un tale tabù che persino molti serial killer che descrivono liberamente i loro atti di tortura, stupro, mutilazione e cannibalismo esitano ad ammettere atti di necrofilia. Da qui l’ampio spettro di statistiche sulla sua prevalenza. Oggi abbiamo tutti i tipi di termini scientifici, sociologici e psicologici per descrivere le persone con inibizioni difettose degli istinti primitivi: dalla semplice criminalità alle nozioni più complesse di psicopatia, sociopatia e disturbo antisociale di personalità. Fino a poco tempo fa, però, eravamo soliti definire gli esseri umani senza inibizioni di questi istinti come mostri.

    Monstrum: Vampiri organizzati e lupi mannari disorganizzati

    La parola mostro deriva dal latino monstrum, che significa un presagio o un avvertimento della volontà degli dèi ¹¹. Nel passato premoderno, gli assassini seriali erano immaginati come mostri soprannaturali tipo vampiri, lupi mannari, zombi e ghoul. Anche i due principali mostri dell’immaginazione occidentale, il vampiro non morto e il lupo mannaro diabolicamente trasformato, corrispondono all’incirca alla classificazione dei serial killer organizzato/disorganizzato usata dai comportamentisti e profiler dell’FBI per decenni, fino a quando fu dichiarata superata dall’FBI stessa nel 2004.

    Come un vampiro, il serial killer organizzato sceglie accuratamente le sue vittime e le pedina, le incanta e le seduce, le inganna e le convince a invitarlo a casa loro (come da tradizione vampiresca). A volte è attraente e assume una forma umana seducente. Prende il controllo del corpo delle vittime e le prosciuga del loro sangue in una forma di rapporto necrofilo e con fredda lussuria. Le vittime sono conservate, non mutilate; la violenza è tipicamente misurata e freddamente controllata.

    Il serial killer blitz disorganizzato attacca con forza bruta distruttiva, come un lupo mannaro. La sua vittima è scelta a caso, d’impulso. Non c’è stalking o pianificazione. Questi assassini sono ripugnanti e animaleschi. Uccidono e massacrano, stuprano, mutilano, a volte mangiano e distruggono la loro vittima in preda alla furia incontrollata e alla lussuria. Non c’è conservazione e controllo del corpo della vittima, solo la sua distruzione o il consumo fisico.

    Cinquecento anni fa, in Europa, gli assassini seriali che stupravano, uccidevano, mutilavano e a volte cannibalizzavano le loro vittime erano spesso accusati formalmente di essere lupi mannari (licantropi) sia in procedimenti giudiziari penali che ecclesiastici, i cui registri sopravvivono ancora oggi. Tra il 1450 e il 1650, in Europa furono giustiziati circa trecento serial killer licantropi, un tasso paragonabile a quello del XIX secolo e della prima metà del XX ¹².

    Alcuni storici del crimine hanno sostenuto che prima dell’inizio dell’industrializzazione, intorno al 1750, l’omicidio seriale sessuale di qualsiasi tipo era virtualmente sconosciuto, sulla base della teoria per cui il crimine sessuale è un’attività di svago, che richiede tempo libero perché si possano sviluppare e coltivare fantasie sessuali e libertà di movimento per poterle mettere in atto. Si spiegava che, prima dell’era industriale, chiunque non fosse un ricco aristocratico era troppo occupato a cercare di sopravvivere per fantasticare sul sesso e sull’omicidio. La maggior parte della gente cercava disperatamente di sostentarsi e di sopravvivere a eserciti invasori, banditi, rivolte e pestilenze.

    Ma poi l’industrializzazione spinse le masse diseredate e impoverite nelle città in rapida crescita, dove diventarono parte di un affollato bacino di vittime anonime da cacciare e uccidere, come le prostitute che Jack lo Squartatore prese di mira nel quartiere Whitechapel di Londra nel 1888. La tesi era che, prima dell’esistenza delle grandi città, le comunità affiatate in cui tutti si conoscevano si sorvegliavano da sole e un serial killer sarebbe stato prontamente identificato, così come uno straniero migrante si sarebbe distinto e avrebbe attirato in fretta il sospetto e l’attenzione, cose che non sarebbero avvenute in un’affollata città moderna.

    Ora sappiamo, tuttavia, che gli assassini seriali esistevano prima dell’industrializzazione e apparivano nelle comunità rurali tanto spesso quanto negli ambienti urbani ad alta densità.

    Fino alla metà del XIX secolo, questi omicidi furono spesso indagati da autorità ecclesiastiche e inquisitori cacciatori di streghe, fino a quando poliziotti, criminologi e psichiatri forensi non soppiantarono preti, demonologi e inquisitori della Chiesa nel valutare la natura del comportamento criminale e della follia. Abbiamo cominciato a riconoscere gli assassini seriali come mortali, non soprannaturali, ma ancora non usavamo il termine serial killer. Gli individui accusati di reati come l’omicidio ripetuto, lo stupro, il cannibalismo e la necrofilia erano ancora chiamati mostri, lupi mannari e vampiri dalla stampa popolare, ma ora venivano esaminati e descritti da alienisti, come erano chiamati gli psichiatri di allora. Si diceva che soffrissero di monomania, definita come una singolare preoccupazione o ossessione patologica in una mente altrimenti sana.

    Emersero due scuole di criminologia. La scuola italiana, guidata da Cesare Lombroso (1835-1909), sosteneva che i criminali, inclusi gli assassini seriali, erano criminali nati, ritorni agli esseri umani primitivi che potevano essere riconosciuti dalle loro caratteristiche fisiche brutali e scimmiesche (fisiognomica). La scuola rivale francese di Alexandre Lacassagne (1843-1924) sosteneva che i criminali non nascevano così, ma erano creati dall’ambiente e dall’educazione. Fu Lacassagne che proclamò: La società ha i criminali che si merita (parafrasato da Robert F. Kennedy quando era procuratore generale degli Stati Uniti). La scuola di criminologia ambientale di Lacassagne prevalse su quella di Lombroso quando si scoprì che alcuni famigerati criminali avevano tratti raffinati e gentili. Sfortunatamente, come ci ricorda il detto buttare via il bambino con l’acqua sporca, la teoria di Lombroso del ritorno atavico agli istinti primitivi fu buttata via insieme alla sua teoria della fisiognomica. Nel mio libro precedente, Sons of Cain, sostengo la necessità di rivisitare la teoria che il comportamento del serial killer sia in parte legato al cortocircuito degli istinti di sopravvivenza umani preistorici delle quattro F.

    Psichiatria forense

    Nel 1886, lo psichiatra austriaco Richard von Krafft-Ebing (1840-1902) pubblicò Psychopathia Sexualis: eine Klinisch-Forensische Studie (Psicopatia sessuale: uno studio clinico-forense). In questo libro catalogò e categorizzò una vasta gamma di crimini e disturbi sessuali riportati dagli psichiatri. Krafft-Ebing identificò una serie di parafilie, più comunemente note come deviazioni sessuali o perversioni, che spesso motivano e caratterizzano gli omicidi sessuali seriali. Una delle più conosciute è il piacere sessuale nel provocare dolore, per il quale Krafft-Ebing ha coniato il termine sadismo, ispirato dal libertino francese Marchese de Sade (1740-1814), autore del romanzo sessualmente violento Le 120 giornate di Sodoma.

    Incontrata quasi esclusivamente nei maschi, una parafilia è una predilezione ossessiva per un tipo di sesso molto particolare e statisticamente insolito, senza il quale la persona non si eccita. Le parafilie includono scenari di fantasia specifici, una fissazione erotica su una particolare parte non genitale dell’anatomia (parzialismo), la sessualizzazione di oggetti inanimati (feticismo) e la sostituzione di un altro atto con quello sessuale. Esistono decine di parafilie diverse, alcune delle quali sono innocue se praticate con un partner consenziente, come:

    •altocalcifilia (feticismo per le scarpe con i tacchi alti);

    •coprofilia (eccitazione data dalle feci, dal defecare su un partner consenziente o essere oggetto dello stesso trattamento);

    •efefilia (eccitazione al tocco di certe cose, come le piume, o un tessuto particolare, come il cuoio);

    •masochismo (eccitazione dall’essere dominati, legati o subire volontariamente pratiche dolorose);

    •biastofilia (stupro simulato con un partner consenziente);

    •tricofilia (feticismo per i capelli).

    Altre parafilie sono più palesemente trasgressive, pericolose e spesso criminali perché la loro stessa premessa è coercitiva o distruttiva:

    •amokoscisia (desiderio di tagliare o mutilare le femmine);

    •antropofagia (cannibalismo);

    •erotofonofilia (omicidio per lussuria accompagnato da mutilazioni della vittima prima o dopo la morte);

    •flagellazionismo (soddisfazione sessuale ottenuta dal frustare o picchiare una persona);

    •ibristofilia (un desiderio in una donna di associarsi con un serial killer maschio, una delle poche parafilie femminili);

    •necrofilia (sesso con un cadavere);

    •sadismo (eccitazione sessuale data dal dominare, umiliare o causare dolore a un soggetto non consenziente).

    Serial killer del XIX secolo in America

    Negli Stati Uniti si è di recente affermato che Herman Webster Mudgett (alias H. H. Holmes), l’assassino che si aggirava per la Fiera Colombiana di Chicago del 1893, fu il primo serial killer d’America ¹³. Non era niente del genere.

    Prima ci furono molte avvelenatrici seriali donne come Lydia Sherman, l’avvelenatrice di Derby (10 vittime: 1864-71); Sarah Jane Robinson, la Borgia di Boston (8 vittime: 1881-86); e Jane Toppan, Jolly Jane (31 vittime: 1885-1901) ¹⁴. E c’erano serial killer fuorilegge che uccidevano per profitto, predando i coloni e i viaggiatori di frontiera, come i famigerati fratelli Harpe nel Tennessee nel 1790 o i Sanguinari Benders e la loro locanda degli omicidi in Kansas, dal 1869 al 1872.

    Ci furono anche numerosi serial killer sessuali classici pre-H. H. Holmes:

    •Jesse Pomeroy è stato forse il primo serial killer sessuale conosciuto in America (1874) e molto probabilmente il più giovane, quattordici anni. Pomeroy era già stato rinchiuso in una struttura giovanile per una serie di aggressioni non fatali su giovani ragazzi, ma dopo il suo rilascio anticipato torturò e uccise due bambini in episodi separati. Pomeroy fu condannato all’ergastolo e morì nel 1932 all’età di settantadue anni nel cinquantaseiesimo anno della sua condanna.

    •Joseph LaPage, un serial killer che fece un’imboscata e mutilò due donne nel Vermont e nel New Hampshire nel 1874.

    •Thomas W. Piper uccise due donne e una bambina nel 1873 picchiandole a morte e compiendo atti sessuali necrofili. Sagrestano in una chiesa di Boston, Piper attirò una bambina di cinque anni nella cella campanaria e la colpì con una mazza da cricket fino a farle perdere i sensi mentre la sua famiglia la cercava disperatamente nella chiesa sottostante. Aveva pianificato di tenere lì il suo corpo per abusarne in seguito, ma la bambina fu trovata e portata a casa, dove morì per le ferite alla testa. Piper fu condannato per due degli omicidi e giustiziato.

    •Il Servant-Girl Annihilator di Austin, Texas, era un serial killer non identificato che uccideva, mutilava e metteva in posa i cadaveri delle sue vittime con oggetti appuntiti inseriti nelle orecchie. Uccise almeno sette donne (cinque afroamericane e due bianche) tra il 1884 e il 1885.

    Tutti questi casi si verificarono prima di Jack lo Squartatore in Inghilterra e H. H. Holmes a Chicago. Inoltre, sebbene Holmes fosse un serial killer, fu condannato solo per l’omicidio di un complice in una frode assicurativa e dei suoi tre figli. Holmes fu pagato da un giornale per rendere sulle sue pagine una confessione di molti altri omicidi, nessuno dei quali fu confermato. E sebbene sia vero che possedeva e gestiva un hotel a Chicago, non c’erano prove che quel luogo fosse stato appositamente progettato come una casa di morte con camere a gas e scivoli per i cadaveri o che lui avesse ucciso qualcuno al suo interno ¹⁵.

    Nel frattempo, nel novembre 1888, all’improvviso gli omicidi di spicco di Jack lo Squartatore finirono. Ma in quello che era rimasto del XIX secolo, dopo di lui gli assassini seriali continuarono ad apparire con la stessa regolarità, così come avevano fatto prima. Per esempio:

    •Il dottor Thomas Neill Cream avvelenò compulsivamente almeno cinque donne a Londra tra il 1881 e il 1892 prima di essere catturato, processato e impiccato.

    •In Francia, nel 1897, Joseph Vacher fu arrestato per undici omicidi necrofili di giovani ragazzi, ragazze e donne, alcuni dei quali lavoravano come pastori nel cuore della campagna. Serial killer senza fissa dimora, Vacher tendeva opportunisticamente degli agguati alle sue vittime mentre si aggirava per diverse giurisdizioni della polizia.

    •Theodore Theo Durrant fu arrestato nel 1885 a San Francisco per l’omicidio necrofilo di due donne, i cui cadaveri aveva nascosto in una chiesa dove era sagrestano.

    Omicidio seriale nel mondo: 1900-1950

    Il Radford University/FGCU (Florida Gulf Coast University) Serial Killer Database è una delle più complete indagini statistiche dei casi di omicidio seriale riportati in tutto il mondo.

    Secondo il database, tra il 1900 e il 1950 negli Stati Uniti sono stati segnalati da 5 a 6 nuovi assassini seriali ogni anno, con una media di 55 per decennio e un totale di 273 ¹⁶.

    Il numero di serial killer al di fuori degli Stati Uniti durante lo stesso periodo, principalmente in Europa, era più o meno la metà, circa 25 nuovi serial killer per decennio. Il database Radford/FGCU è incompleto poiché spesso si basa su notizie di omicidi seriali passati e quindi sono inevitabilmente sottorappresentati i Paesi non europei, dove le notizie archiviate potrebbero essere più oscure e inaccessibili ai ricercatori. Ma il Radford/FGCU è il miglior database che abbiamo attualmente e quantomeno rappresenta la storia degli omicidi seriali come è apparsa sulle pagine dei giornali contemporanei.

    I serial killer europei continuarono a fare sporadiche apparizioni nella prima metà del ventesimo secolo con un picco nel caos e nel degrado della Germania dopo la Prima guerra mondiale.

    •Fritz Haarmann, uno dei primi serial killer gay del ventesimo secolo, violentò e uccise ventisette giovani uomini ad Hannover tra il 1918 e il 1924. Haarmann, che era un agente di polizia e un investigatore privato, attirava nel suo appartamento gli studenti o i vagabondi della stazione ferroviaria della città. Lì attaccava le sue vittime e le uccideva mordendole alla gola. Si diceva che vendesse la loro carne alle macellerie e ai ristoranti locali sostenendo che fosse di maiale (nei casi di serial killer europei la vendita della carne della vittima da parte dell’assassino era una diceria frequente e non dimostrata).

    •Peter Kürten, il vampiro di Düsseldorf, accoltellò, strangolò e picchiò almeno nove, e forse fino a trenta, vittime, tra il 1913 e il 1930. A volte lo seguivano per fare sesso, atto durante il quale le attaccava all’improvviso con un coltello. Altre volte, Kürten tendeva agguati alle sue vittime, spesso bambini, per le strade e nei parchi. Fu giustiziato nel 1931.

    •Si ritiene che Georg Karl Grossman abbia ucciso fino a cinquanta persone tra il 1913 e il 1920 e abbia venduto la loro carne nel suo chiosco di hot dog alla stazione ferroviaria di Berlino. A quanto pareva, trovava le sue vittime nella stessa stazione dove vendeva i loro resti ai passeggeri affamati. Tuttavia, quando fu arrestato si suicidò, e così i suoi crimini rimasero avvolti nell’ombra del mito e dei pettegolezzi.

    •Karl Denke, un locandiere della Slesia, fu arrestato nel 1924 dopo aver tentato di uccidere un vagabondo e si suicidò nella sua cella. Quando la polizia perquisì la sua locanda, trovò i resti smembrati di almeno trenta uomini e donne.

    Gli omicidi seriali in Germania, Italia e Francia sono ben documentati come in Gran Bretagna e in America, ma si può solo immaginare quanti giornali dell’Europa orientale e scandinavi non ancora digitalizzati contengano rapporti ancora da scoprire. Poi ci sono gli omicidi seriali in Africa, Asia o Sud e Centro America, dove non c’è ragione di credere che i numeri degli assassini seriali fossero inferiori a quelli europei. Prendete, per esempio, questo caso eclatante in Marocco.

    Nell’aprile 1906, Hadj Mohammed Mesfewi fu accusato di aver ucciso trentasei giovani donne e ragazze. Mesfewi era un anziano calzolaio e scriveva lettere per clienti analfabeti ¹⁷. Dopo che i genitori di una ragazza scomparsa presentarono una denuncia alle autorità, le squadre di ricerca trovarono ventisei ragazze sepolte sotto il pavimento del suo laboratorio, decapitate e mutilate con un coltello, mentre altre dieci erano state sepolte in un cortile adiacente. Le ragazze andavano da lui a dettare lettere, veniva loro offerto del tè drogato e poi venivano decapitate e smembrate, a quanto sembra tutto per i loro scarsi averi. La moglie settantenne di Mesfewi, Annah, confessò sotto tortura (per la quale morì) di essere sua complice.

    Mesfewi fu condannato alla fustigazione quotidiana nella piazza del mercato di Marrakech.

    Dopo circa tre settimane, quando sembrò che fosse in punto di morte, fu curato perché ricevesse la sentenza finale: esecuzione lunedì 11 giugno, giorno di mercato.

    I muratori avevano in precedenza scavato uno spazio alto due metri per sessanta centimetri di profondità nel massiccio muro della città di Marrakesh che fiancheggiava il mercato. Dopo che la folla si era radunata per guardare, Mesfewi fu condotto nello spazio nel muro. Nelle rientranze furono installate catene in modo che rimanesse eretto e la folla potesse vederlo. Mesfewi urlava mentre veniva incatenato. Per diverse ore, la folla fu autorizzata a guardarlo, a gridare insulti e maledizioni e a cospargerlo di escrementi e frattaglie di animali. Poi i muratori, con grande cerimonia, posero file di pietre finché solo la testa di Mesfewi restò visibile, e dopo che il carceriere gli diede un’ultima razione di pane e acqua, le ultime pietre furono spinte al loro posto, seppellendo Mesfewi completamente tranne che per una piccola fessura per l’aria; nessuno voleva che morisse troppo in fretta.

    La folla lo sentiva urlare da dentro la sua tomba e gridava di rimando. Il martedì, la folla si riunì di nuovo per ascoltare Mesfewi urlare e implorare una morte rapida. Il mercoledì mattina si sentivano solo gemiti e alla fine della giornata era deceduto, maledetto dalla folla per essere morto troppo presto.

    La storia di Hadj Mohammed Mesfewi fece notizia nel mondo da maggio a luglio 1906, e poi fu dimenticata quasi per sempre. Ci sono probabilmente centinaia di storie simili di omicidi seriali nel Baltico, in Russia, nell’Asia centrale, in Cina, nelle isole del Pacifico, nel continente africano, nel Sud America amazzonico, nell’America centrale e nelle retrovie della frontiera americana, e nel Grande Nord Bianco del Canada. Centinaia, probabilmente, tutte dimenticate oggi, mai archiviate su microfilm, forse solo riportate nelle pagine di qualche piccolo giornale locale, ora residui ingialliti che si sgretolano nella polvere di una vecchia soffitta o in qualche oscuro archivio in attesa di essere buttate.

    Omicidio seriale negli Stati Uniti: 1900-1950

    Nei primi cinquant’anni del XX secolo, l’incidenza degli omicidi seriali negli Stati Uniti fu bassa. Se includiamo le donne serial killer e gli assassini a scopo di lucro, nell’arco di quegli anni fece la sua comparsa un totale di 273 assassini seriali, una media di 5,4 nuovi assassini seriali ogni anno ¹⁸.

    Secondo lo storico Philip Jenkins, l’epidemia di serial killer degli anni Settanta è stata preceduta da due epidemie più piccole, durante le quali negli Stati Uniti ci furono tassi insolitamente alti di omicidi seriali: dal 1911 al 1915 e dal 1935 al 1941 ¹⁹.

    La prima epidemia di serial killer

    Leggendo il New York Times, Jenkins è riuscito a trovare rapporti di almeno diciassette serial killer nei cinque anni tra il 1911 e il 1915.

    Henry Lee Moore, per esempio, fu alla fine collegato agli omicidi di più di venticinque persone nel 1911 e 1912, a volte di intere famiglie. Ma di lui si sa poco; è una semplice nota a piè di pagina nella Storia.

    Nel settembre 1911, il trentasettenne Moore avrebbe ucciso sei vittime a Colorado Springs: un uomo, due donne e quattro bambini; a ottobre, tre persone a Monmouth, Illinois; e poi, nello stesso mese, una famiglia di cinque membri a Ellsworth, Kansas. Nel giugno 1912 fu sospettato dell’omicidio di una coppia a Paola, Kansas, e alcuni giorni dopo di un’intera famiglia di otto persone, compresi quattro bambini, a Villisca, Iowa. Moore tornò poi a casa a Columbia, Missouri, dove nel dicembre 1912 uccise sua madre e sua nonna per prendere possesso della loro casa e sposare un’adolescente di quindici anni con cui aveva avviato una corrispondenza. A quel punto fu arrestato e condannato all’ergastolo. Moore non fu collegato ai crimini precedenti finché un agente federale che indagava sugli omicidi di Villisca non fu informato dal padre, un direttore del penitenziario di Leavenworth con contatti in tutto il sistema carcerario, dei crimini di Henry Lee Moore nel Missouri. I sospetti sugli ulteriori venticinque omicidi furono avidamente trattati dai giornali dell’epoca, ma non c’erano prove sufficienti per accusarlo.

    Fu rilasciato il 30 luglio 1956 all’età di ottantadue anni, e l’ultima volta che fu segnalato viveva in un centro dell’Esercito della Salvezza a St. Louis, dopodiché scomparve dalla documentazione storica.

    Tra il maggio 1911 e il maggio 1912, un serial killer non identificato di Atlanta è sospettato dell’omicidio e delle mutilazioni in stile Jack lo Squartatore di venti donne afroamericane. Tra il 20 maggio e il 1º luglio 1911, l’assassino sconosciuto uccise le prime sette vittime, una ogni sabato sera, puntuale come un orologio.

    Nel 1911 e 1912 un serial killer di Denver e Colorado Springs ha ucciso sette donne.

    Tra il gennaio 1911 e l’aprile 1912 un serial killer del Texas e della Louisiana uccise quarantanove vittime in una serie di omicidi a colpi d’ascia rimasti irrisolti. Erano simili a quelli di Moore, intere famiglie furono spazzate via: nel gennaio 1911, una madre e i suoi tre figli fatti a pezzi nel loro letto a Rayne, Louisiana; a dieci miglia di distanza, nel febbraio 1911, a Crowley, Louisiana, tre membri della famiglia Byers; due settimane dopo, una famiglia di quattro persone a Lafayette. In aprile, l’assassino colpì a San Antonio, Texas, uccidendo una famiglia di cinque persone. Nel novembre 1911, l’assassino tornò a Lafayette e uccise una famiglia di sei persone; nel gennaio 1912, una donna e i suoi tre bambini furono uccisi a Crowley. Due giorni dopo, a Lake Charles, una famiglia di cinque persone fu uccisa e fu lasciato un biglietto: "Vindice del sangue, egli ricorda, non dimentica il grido degli afflitti ²⁰". Nel febbraio 1912 l’assassino uccise una donna e i suoi tre figli a Beaumont, Texas. In marzo, un uomo, una donna e i suoi quattro figli furono colpiti a morte a Glidden, Texas. In aprile, di nuovo a San Antonio, fu uccisa una famiglia di cinque persone, e due notti dopo, tre furono uccise a Hempstead, Texas. Gli omicidi non sono mai stati risolti e solo di recente il caso è stato esplorato a lungo da Todd C. Elliott in Axes of Evil: The True Story of the Ax-Man Murders.

    A New York City, il 19 marzo 1915, l’East Side Ripper uccise e mutilò nel suo condominio nel Lower East Side Lenora Cohn, una bambina di cinque anni mandata dalla madre a fare una commissione. Il 3 maggio uccise e mutilò Charles Murray, di quattro anni, che stava giocando in un corridoio nel suo condominio di First Avenue, e ne infilò il corpo in un sottoscala. Inviò lettere di scherno alla madre della vittima e alla polizia firmandosi H. B. Richmond, Jack lo Squartatore e minacciando di uccidere ancora. Il colpevole non fu mai identificato, ma potrebbe essere stato il famigerato Albert Fish (vedi più avanti).

    Sempre a New York City, nel 1915 furono recuperati i cadaveri di quindici neonati che si sospettava fossero connessi a una sorta di operazione di "baby farm ²¹". Lo stesso anno, sei corpi con il cranio schiacciato furono trovati nascosti in una fattoria in demolizione a Niagara, nel Nord Dakota. Le vittime, calate nel seminterrato attraverso una botola, erano tutte braccianti impiegate dal proprietario della casa. In quel periodo, a completare il quadro degli assassini seriali, ci furono numerosi casi di omicidio in ospedali e case di cura, così come di avvelenatrici.

    Questi omicidi erano tutti crimini spettacolari, alcuni ampiamente documentati ai loro tempi, altri no, ma tutti perlopiù dimenticati oggi. Jack lo Squartatore con le sue cinque o sei vittime è stato reso immortale, ma l’assassino della Louisiana che a colpi d’ascia fece quarantanove vittime è stato completamente dimenticato. La differenza principale è che Londra nel 1888 era il centro di un enorme mercato globale nell’industria dei giornali in lingua inglese, mentre il North Dakota, la Louisiana e il Texas non lo erano. La storia di Jack lo Squartatore è stata raccontata all’infinito ed è entrata nel mito e nella letteratura popolare, mentre l’assassino con l’ascia della Louisiana e del Texas è scomparso dalla coscienza pubblica. Come i beni immobili, il valore delle epidemie di omicidi seriali dipende dal luogo in cui avvengono più che dal numero delle vittime.

    L’interludio del serial killer 1916-1934

    Una volta che nel 1917 gli Stati Uniti entrarono in guerra in Europa, sembrò esserci una tregua negli omicidi seriali a sfondo sessuale in patria. Dopo la Prima guerra mondiale, i ricchi ruggenti anni Venti furono l’era jazz dei gangster famosi, delle ondate di rapimenti, rivolte razziali da linciaggio e di omicidi da brivido come l’infame assassinio di Leopold e Loeb a Chicago nel 1924.

    Nel complesso, tra il 1920 e il 1933 gli omicidi negli Stati Uniti aumentarono del 77% ²². Stranamente, gli omicidi seriali a sfondo sessuale continuarono allo stesso ritmo di prima, ma ora venivano relegati a pagina sei dei giornali anche se stavano diventando patologicamente più strani, con crescenti segnalazioni di necrofilia e feticismi bizzarri che si insinuavano nelle uccisioni. Paradossalmente, fu durante quel periodo di intermezzo tra le due ondate che si verificarono alcuni dei casi storici di omicidio seriale più famigerati.

    Earle Leonard Nelson, lo Strangolatore oscuro o Killer gorilla, Stati Uniti e Canada, 1926-1927

    Nato da genitori che morirono entrambi di sifilide quando aveva due anni, Earle Nelson fu cresciuto da una severa nonna pentecostale. Tipico di alcuni serial killer, Nelson subì un grave trauma cranico quando fu investito da un tram all’età di dieci anni. Dopo di che si dice che il suo comportamento fosse cambiato. Cosa questo possa significare nella psicopatologia dei serial killer lo stiamo cominciando a capire solo ora.

    Sono frequenti i resoconti di assassini seriali che durante l’infanzia hanno riportato ferite alla testa seguite da un drammatico cambiamento comportamentale. Ma è stato solo negli anni 2000 che abbiamo iniziato a capire meglio la relazione tra lesioni ai nodi paralimbici del lobo frontale nel cervello e i disturbi comportamentali come la psicopatia. Lo psicologo forense Kent A. Kiehl, dopo aver sviluppato un software di risonanza magnetica profonda e aver scansionato il cervello di più di diecimila psicopatici incarcerati in un arco di tempo di quindici anni, ha concluso:

    Se si danneggia una parte del sistema paralimbico si può acquisire una personalità psicopatica. I pazienti con danni cerebrali paralimbici sono caratterizzati da problemi di aggressività, motivazione, empatia, pianificazione e organizzazione, impulsività, irresponsabilità, scarsa intuizione e mancanza di controlli comportamentali. In alcuni casi, i pazienti con danni cerebrali paralimbici possono diventare inclini alla grandiosità e allo sviluppo di falsi ricordi.

    Questi sono tutti sintomi che vediamo negli psicopatici. I danni ad alcune aree del sistema paralimbico non sono così inconsuete. Per esempio, quando il cervello viene sbattuto in avanti contro la parte anteriore del cranio può sfregare sulla cresta ossea, situata proprio sopra gli occhi. Questo sfregamento può danneggiare la corteccia frontale orbitale del cervello. È il tipo di lesione che può verificarsi nei giocatori di football, che subiscono ripetute commozioni cerebrali. Sia a causa di un singolo evento sia per l’impatto cumulativo di più traumi alla testa, gli individui che danneggiano la corteccia frontale orbitale possono sviluppare alcune problematiche. Gli ex giocatori della National Football League stanno cominciando ad ammettere questa realtà come potenziale rischio professionale del loro sport. ²³

    Kiehl sostiene di essere in grado di riconoscere gli psicopatici semplicemente guardando le immagini delle loro scansioni cerebrali. Non si spinge fino a sostenere che la psicopatia è una condizione completamente fisiologica, ma conclude che i tratti comportamentali psicopatici, o pseudo-psicopatia o personalità sociopatica acquisita, possono simulare la psicopatia come risultato di un danno al sistema paralimbico e possono spiegare perché risulta che così tanti serial killer abbiano riportato traumi cranici infantili o non abbiano una storia classica di disfunzioni familiari o traumi violenti nella loro infanzia ²⁴.

    Torniamo ora al giovane Earle Nelson, che divenne sempre più ossessionato dal sesso e dalla Bibbia al punto che iniziò a spaventare la sua stessa famiglia. Nelson fu ricoverato numerose volte in strutture psichiatriche a causa del suo comportamento bizzarro, compreso un tentativo di molestare una ragazzina di dodici anni quando lui ne aveva ventiquattro ²⁵.

    Rientrando in un’altra statistica tipica dei serial killer, Nelson commise il suo primo omicidio all’età di ventotto anni; il 20 febbraio 1926 uccise la sessantaduenne Clara Newman, una pensionante di San Francisco. Sembra che Nelson abbia visto alla sua finestra un cartello con su scritto Camere in affitto e abbia bussato alla porta, chiedendo che gli venisse mostrata la stanza. La casa era piena di gente, ma questo non lo fermò. Newman fu trovata morta seduta su un water con il vestito tirato su intorno alla vita. Era stata strangolata e poi violentata. Due settimane dopo, Nelson uccise la sua seconda vittima e da lì continuò a uccidere le affittacamere da San Francisco a Portland. Si presentava alla porta con una Bibbia in mano chiedendo informazioni su una stanza, citando versetti biblici per rassicurare le donne circa il suo buon carattere. Poi le strangolava, faceva sesso con il cadavere e infilava i corpi sotto il letto. Alla fine, arrivò in Canada, dove la polizia lo arrestò per l’omicidio di una locatrice a Winnipeg, Manitoba, nel giugno 1927. A quel punto Nelson aveva assassinato ben ventidue donne, un numero di vittime che non ebbe eguali negli Stati Uniti fino ai serial killer degli anni Settanta.

    Nelson era un predatore non stanziale che cercava camere da affittare tra le pagine degli annunci dei giornali. Oggi sarebbe stato su Craigslist o Kijiji alla ricerca di vittime su Internet. Fu giustiziato, nonostante la sua dichiarazione di infermità mentale.

    Carl Panzram, Stati Uniti, 1920-1930

    Carl Panzram era una macchina omicida ferocissima, che confessò mille stupri maschili e ventuno omicidi, l’ultimo dei quali perpetrato in prigione, dove al suo arrivo avvertì: «Ucciderò il primo uomo che mi disturba». Poco tempo dopo, picchiò a morte il suo caposquadra nella lavanderia della prigione con una barra di ferro. Per questo omicidio fu condannato a morte e giustiziato nel 1930 all’età di trentanove anni.

    Panzram nacque a East Grand Forks, Minnesota, nel 1892. Nelle sue note autobiografiche scrive: "Tutta la mia famiglia è come la media degli esseri umani. Sono persone oneste che lavorano sodo. Tutti tranne me. Sono stato un animale umano fin da quando sono nato ²⁶".

    Quando Panzram aveva undici anni, fu arrestato per furto con scasso e mandato in un riformatorio dove fu picchiato dagli amministratori e violentato dai compagni di cella. Scrisse: Avevo imparato che il pene di un ragazzo poteva essere usato per qualcosa oltre che per urinare e che un retto sarebbe stato usato per altri scopi oltre che per evacuare. Oh sì, avevo imparato un sacco di cose dai miei esperti istruttori, che mi erano stati forniti gratuitamente dalla società in generale e dallo Stato del Minnesota in particolare.

    Panzram era un serial killer altamente mobile che viaggiò per tutti gli Stati Uniti e alla fine navigò verso l’Europa, il Sud America e l’Africa. Violentò e uccise numerose vittime, perlopiù uomini, oltre a commettere furti e incendi e altri atti criminali. A un certo punto acquistò anche uno yacht sul quale fece altre vittime. Ammise ventuno omicidi, tra cui sette ragazzi di dieci o undici anni, alcuni in Angola, altri negli Stati Uniti. Verso la fine della sua esistenza, Panzram scrisse: Nella mia vita ho ucciso 21 esseri umani. Mi dispiace solo per due cose. Mi dispiace di aver maltrattato alcuni animali e mi dispiace di non essere in grado di uccidere tutta la maledetta razza umana.

    Alla sua esecuzione a Leavenworth, Kansas, si dice che abbia sputato addosso al boia, e quando gli chiesero se avesse un’ultima dichiarazione, rispose: «Sì, sbrigati, bifolco! Potrei uccidere una dozzina di uomini mentre tu stai cazzeggiando!»

    Gordon Northcott, Wineville Chicken Coop Murders, California, 1928

    Il diciannovenne allevatore di polli Gordon Northcott, originario del Canada, rapì, violentò, uccise con un’ascia e smembrò almeno tre ragazzini: due fratelli di dieci e dodici anni e un immigrato messicano che non fu mai identificato. Northcott aveva portato suo nipote quindicenne, Sanford Clark, a lavorare nella fattoria, e finì per usarlo come schiavo sessuale, costringendolo anche ad aiutarlo a liberarsi dei corpi. La sorella maggiore di Sanford, Jessie, gli fece visita dal Canada, e quando furono fuori dalla vista di Northcott, Sanford le rivelò cosa stava succedendo. Jessie tornò di corsa in Canada e denunciò i fatti al consolato americano, che poi contattò il dipartimento di polizia di Los Angeles.

    Quando la polizia arrivò nel suo allevamento di polli, Northcott scappò in Canada con la madre, Sarah Louise Northcott, ma entrambi furono estradati in California. Sua madre confessò gli omicidi e fu condannata all’ergastolo, anche se poi ritrattò. Gordon confessò cinque omicidi, fu processato e giustiziato nel 1930. Sarah fu rilasciata sulla parola nel 1940 e morì nel 1944.

    Albert Fish, Il lupo mannaro di Wisteria o L’uomo grigio, New York, 1928-1935

    Il caso più scioccante di quest’epoca è quello del serial killer Albert Fish. Anche per gli standard odierni, la sua fu una storia di vero orrore ²⁷.

    Albert Fish proveniva da una famiglia con un passato di malattie mentali e crebbe in case di accoglienza dove sembra abbia subito abusi orribili. Si autoflagellava, consumava la sua stessa urina e i suoi escrementi e si torturava inserendosi aghi, spilli e chiodi nell’inguine, dozzine dei quali apparvero sulle radiografie fatte dopo il suo arresto. Si divertiva a infilarsi tamponi di cotone imbevuti di cherosene nell’ano e a dargli fuoco. Aveva una collezione di strumenti di auto-tortura, comprese le racchette chiodate con cui si picchiava a sangue mentre si masturbava. Era un diavolo della Tasmania delle parafilie, un turbine di perversioni, un pervertito polimorfo secondo uno psichiatra che credeva che Fish potesse aver violentato fino a cento bambini.

    Era un serial killer ispirato non dalla pornografia o dall’erotismo, ma dalla Bibbia. Probabilmente era pazzo dal punto di vista clinico, soffriva di psicosi allucinatoria, con visioni di Dio che gli ordinava di mutilare e uccidere bambini, come in Genesi 22, quando Dio dice ad Abramo di uccidere e sacrificare suo figlio.

    Nel giugno del 1928, quando Fish aveva cinquantotto anni ma appariva prematuramente invecchiato, notò un annuncio pubblicato dalla famiglia di Edward Budd, un adolescente di New York in cerca di un lavoro estivo. Fish contattò la famiglia presentandosi come Frank Howard, un agricoltore con una grande fattoria nel New Jersey. Il suo piano, confessò in seguito, era di attirare il ragazzo e ucciderlo tagliandogli il pene e lasciandolo morire lentamente dissanguato per poi mangiarlo.

    Durante una visita alla casa di famiglia, impressionò i Budd con il suo contegno gentile da nonno ben vestito che dava l’opportunità al loro figlio di trascorrere un’estate di lavoro remunerativo all’aria fresca, lontano dall’affollato appartamento di New York City. Accettò di tornare la domenica per il pranzo e poi di portare Edward alla fattoria con lui.

    Nel pomeriggio di domenica 3 giugno, Fish arrivò all’appartamento dei Budd portando in dono del formaggio e delle fragole fresche. Gli fu presentata la loro figlia di dieci anni, Grace, e Fish, come confessò più tardi, decise immediatamente di ucciderla e mangiarla. Disse quindi ai genitori che doveva rimandare il viaggio alla fattoria a più tardi quella sera perché sua sorella stava organizzando una festa di compleanno per sua nipote. Ci sarebbero stati molti bambini, giochi e torta, e magari la piccola Grace avrebbe voluto andare con lui quel pomeriggio? La combinazione tra l’ingenuità dell’epoca, l’aspetto da nonno di Fish e la riluttanza dei Budd a rifiutare qualcosa al gentile agricoltore che offriva al figlio un lavoro estivo, portò i genitori a permettere alla loro bambina di andarsene con un perfetto sconosciuto. (Naturalmente chiesero dove viveva la sorella e Fish disse loro tra la Columbus Avenue e la 137esima strada. Chissà quanti newyorkesi anche oggi sanno che Columbus Avenue finisce alla 110).

    Grace non tornò mai più e il suo rapimento rimase un mistero di cui si parlò molto nei giornali per quattro anni, fino a quando Fish non inviò una lettera alla madre della bambina descrivendo nei minimi dettagli come l’aveva uccisa e mangiata. In essa, Fish fantasticava turpemente su casi di cannibalismo in tempi di carestia in Cina, e poi scriveva:

    Domenica 3 giugno 1928 sono venuto da voi al 406 W 15 St. Ho portato fiocchi di latte e fragole. Abbiamo pranzato. Grace si è seduta sulle mie ginocchia e mi ha dato un bacio. Ho deciso di mangiarla, con la scusa di portarla a una festa. Voi avete detto di sì, che poteva venire. L’ho portata in una casa vuota a Westchester che avevo già scelto. Quando siamo arrivati, le ho detto di rimanere fuori. Lei ha raccolto dei fiori selvatici. Sono andato di sopra e mi sono spogliato di tutti i miei vestiti. Sapevo che se non l’avessi fatto mi sarei sporcato di sangue. Quando tutto era pronto sono andato alla finestra e l’ho chiamata. Poi mi sono nascosto in un armadio finché lei non è entrata nella stanza. Quando mi ha visto tutto nudo ha cominciato a piangere e ha cercato di correre giù per le scale. L’ho afferrata e mi ha detto che l’avrebbe riferito a sua madre. Prima l’ho spogliata nuda. Come ha scalciato, morso e graffiato! L’ho soffocata a morte e poi l’ho tagliata in piccoli pezzi così ho potuto portare la carne a casa, cucinarla e mangiarla. Com’era dolce e tenero il suo culetto arrostito nel forno. Mi ci sono voluti nove giorni per finire tutto il suo corpo. Non l’ho scopata, anche se avrei potuto se avessi voluto. È morta vergine.

    La polizia riuscì a ricondurre la lettera a Fish dal logo della cancelleria sulla busta. Dopo il suo arresto, Fish confessò che aveva pianificato di portare Edward Budd a Irvington, una città nella contea di Westchester appena a nord di New York dove aveva vissuto per un breve periodo. Sapeva che lì c’era una casa abbandonata conosciuta come Wisteria House su Mountain Road. Prima di andare nell’appartamento dei Budd aveva lasciato un pacchetto di coltelli avvolti nella carta in un’edicola locale per tenerli al sicuro. Poi, con Grace al seguito, aveva recuperato i coltelli dall’edicola, preso la metropolitana fino a una stazione dei pendolari ed era andato a Irvington con lei. Aveva comprato un biglietto di andata e ritorno per sé e uno di sola andata per la bambina. Disse alla polizia che quando stavano scendendo dal treno la piccola Grace gli aveva fatto notare che aveva dimenticato il pacco, così lei era corsa di nuovo al vagone del treno per recuperarlo.

    Poi l’aveva condotta alla casa abbandonata e l’aveva strangolata come descritto nella lettera, l’aveva smembrata e aveva portato le parti del corpo a New York dove le aveva stufate, arrostite e mangiate come avanzi per un periodo di nove giorni. Fish insistette di non aver violentato la bambina ma ammise di aver eiaculato due volte mentre la strangolava. La polizia recuperò alcuni resti scheletrici di Grace su una collina dietro Wisteria House. (La casa esiste ancora oggi, con un aspetto molto simile a quello degli anni Venti, ma rimessa a nuovo. È stata recentemente messa

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