Bothon
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Le sillabe trascritte da Meredith non trovavano alcuna corrispondenza in nessuna lingua conosciuta, fosse essa antica o moderna. Non erano neppure giapponese. Una volta usciti i professori, Meredith e lo psichiatra si rimisero nuovamente a esaminare gli appunti. Meredith aveva scritto: “I, I, I, I;-R’ly-eh!-Ieh nya, -Ieh nya; -zoh, zoh-an-nuh!” Soltanto un gruppo di termini sembrava formare parte di un discorso continuo o una frase, fra quelli che Meredith era stato in grado di trascrivere: “Ióth, Ióth,—natcal-o, do yan kho thútthut.”
In appendice la lettera in cui Lovecraft parla della collaborazione al racconto.
Henry S. Whitehead nacque a Elizabeth, nel New Jersey, il 5 marzo 1882 e a 24 anni si laureò alla Harvard University, con Franklin D. Roosevelt. All'Università di Harvard diresse una rivista democratica e fu commissario di atletica leggera poi, nel 1912 divenne diacono. Dopo un breve servizio religioso a New York nella Chiesa di Santa Maria Vergine partì per le Isole Vergini ove dal 1921 al 1929, rivestì la carica di arcidiacono. Fu in quel periodo sull'isola di St. Croix che Whitehead raccolse il materiale che avrebbe usato nei suoi racconti del soprannaturale. Amico di H.P. Lovecraft, Whitehead pubblicò racconti dal 1924 in poi su varie riviste pulp come Adventure, Black Mask, Strange Tales, ma soprattutto su Weird Tales. Molti dei racconti di Whitehead sono ambientati nelle Isole Vergini e attingono alla storia e al folklore della zona. Dopo il peridio caraibico Whitehead si trasferì a Dunedin, in Florida, come rettore della Chiesa del Buon Pastore. H.P. Lovecraft nel 1931 andò a trovarlo in quel di Dunedin e rimase ospite a casa sua per diverse settimane in cui probabilmente i due scrissero alcuni racconti. Whitehead morì nel 1932, ma pochi dei suoi lettori lo seppero fino a quando un annuncio e una breve biografia scritta da H.P. Lovecraft, non apparvero sul numero di marzo 1933 di Weird Tales. Whitehead ebbe il merito principale di introdurre il vudù nella cultura popolare, attraverso i suoi racconti. Lovecraft nel suo In Memoriam: Henry St. Clair Whitehead espresse viva ammirazione per i suoi testi, descrivendoli come “racconti weird sottili, realistici e silenziosamente potenti”.
Howard Phillips Lovecraft è il padre più famoso del genere weird. Nato a Providence il 20 agosto del 1890 e morto a Providence il 15 marzo del 1937 ebbe una vita breve che qui, è impossibile riassumere, compito altrettanto improbo è elencare le sue opere che ancor oggi influenzano gli scrittori horror occidentali. Il Richiamo di Cthulhu, Dagon o Ombre su Innsmouth sono i racconti più aderenti a questa collana, ma molti altri suoi capolavori – come Il Caso di Charles Dexter Ward, Il Modello di Pickman, La Dichiarazione di Randolph, Alle Montagne della Follia e L’orrore di Dunwich — sono considerati classici ineguagliati.
H.P. Lovecraft
Renowned as one of the great horror-writers of all time, H.P. Lovecraft was born in 1890 and lived most of his life in Providence, Rhode Island. Among his many classic horror stories, many of which were published in book form only after his death in 1937, are ‘At the Mountains of Madness and Other Novels of Terror’ (1964), ‘Dagon and Other Macabre Tales’ (1965), and ‘The Horror in the Museum and Other Revisions’ (1970).
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Anteprima del libro
Bothon - H.P. Lovecraft
ineguagliati.
1
Powers Meredith era sotto la doccia della sua stanza d’albergo al New York City club quando, per afferrare la saponetta finita sulle piastrelle del pavimento, perse l’equilibrio e per non cadere sbatté la nuca contro la parete di marmo, procurandosi una dolorosa ed evidente ecchimosi.
Meredith cenò nella bisteccheria dell’albergo quella sera e, non avendo impegni per il resto della serata si diresse nella silenziosa biblioteca del club, a quell’ora deserta, accomodandosi con un libro in mano sotto la piacevole luce di una lampada da lettura.
Di tanto in tanto, quando inavvertitamente la testa entrava in contatto con lo schienale di pelle della poltrona, il dolore gli ricordava lo spiacevole incidente nella doccia. Quel fastidio lo perseguitò a lungo costringendolo a cambiare spesso posizione e, per evitare di sentire dolore appoggiando distrattamente la nuca, Meredith mise una delle gambe sul bracciolo della poltrona.
La biblioteca era deserta e silenziosa. Il suono ovattato delle palline da biliardo che sbattevano l’una contro l’altra proveniva dalla sala adiacente, dove qualcuno stava evidentemente giocando ma Meredith, assorbito dal suo libro, sembrava non accorgersene. L’unico suono percepibile era quello, gentile e incessante della pioggia. Questo mormorio, calmante e continuo, si propagava dalla parte superiore di quelle alte e lunghe finestre, lasciata aperta. Meredith continuava a leggere in tutta tranquillità e aveva appena girato la novantaseiesima pagina del suo libro quando un suono cupo, come quello di una fragorosa ma lontana esplosione, giunse alle sue orecchie.
Allarmato, con l’indice a tener nota del punto della pagina dove era arrivato a leggere, si mise in ascolto.
Fu allora che udì un ruggito che sfumava in un brontolio, come se fossero crollate a terra migliaia di tonnellate di pietra. Doveva essere di certo il rombo lontano di una catastrofe. Lasciò cadere il libro e, quasi rispondendo a un riflesso condizionato, si avviò velocemente verso la porta.
Non incontrò nessuno quando scese frettolosamente le scale. Davanti al guardaroba, che aveva oltrepassato per prendere la via del portone d’ingresso, due membri del club erano intenti in una piacevole conversazione, in attesa dei loro soprabiti. Meredith li osservò sorpreso della loro calma, poi si affrettò verso la porta d’uscita e sbucò in strada, dove si immobilizzò. La via era vuota!
La pioggia, ormai divenuta pioviggine, aveva reso luminoso l’asfalto rischiarato dai lampioni. Senza dubbio il rumore doveva provenire dalla Broadway. Ma quando Meredith vi giunse non vi trovò altro che la consueta bolgia delle undici a Times Square.
Lungo la Sesta Strada un fiume ininterrotto di taxi si dibatteva per prendere posizione nel maëlström del traffico notturno intorno all’Hippodrome. All'angolo, un poliziotto solitario, paludato nel mantello gommoso, agitava con efficienza le lunghe braccia come fossero un paio di semafori meccanici e dirigeva abilmente il traffico strisciante. Con stupore sempre crescente, Meredith notò che tutto sembrava normale. Ma allora cosa aveva provocato quel rumore terrificante?
Tornando all'ingresso del club esitò, aggrottando la fronte. Salì incerto i tre gradini ed entrò, fermandosi al desk del portiere.
– Nel caso esca l’edizione straordinaria mandatemela su in camera, per favore -disse all’addetto. Poi salì in stanza decisamente