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Antigua
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E-book201 pagine1 ora

Antigua

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Franco Mattone va in Guatemala è la storia di un ragazzo sopra i trent'anni che inizia un percorso per diventare un uomo consapevole. Normalmente è sempre difficile cambiare la propria mente e prospettiva se si vive nel proprio habitat, per questo ha un'illuminazione: fare viaggio in Guatemala. Non sa esattamente a cosa porterà, ma sa che ha bisogno di nuovi stimoli per cambiare quella vita di cui non vede la luce in fondo al tunnel. Franco Mattone, stordito e distratto da alcool è cattive abitudini, ora che non ha più neanche un lavoro, ma qualche soldo in tasca, perde il senso della vita: dorme di giorno e rimane sveglio la notte, quando deve fare i conti con se stesso. Ci sono momenti della vita in cui è possibile fare cambiamenti importanti, questi momenti, queste occasioni, si presentano raramente, a volte mai: per alcuni gli eventi sono così rapidi e consequenziali da non avere il tempo di capire cosa succede e ritrovarsi vecchi, con un bastone in mano e mille rimpianti, senza capire dove hai sbagliato. Franco Mattone ha la fortuna di incontrare uno di questi momenti; la sua condizione apparentemente disastrosa e gli avvenimenti apparentemente negativi lo porteranno a una scelta diversa da quella che avrebbe fatto una persona sobria ed equilibrata. Ma proprio questa scelta discutibile lo porterà a scoprire un mondo nuovo e diverso da quello che ha conosciuto, ma soprattutto lo porterà a conoscere se stesso, mettendo in luce i suoi difetti, i suoi limiti e la sua ignoranza. Un amore importante e perduto, per cui anni prima si sarebbe disperato affogandosi nell'alcool, verrà accettato con serenità e gratitudine. Consapevole adesso che la vita esiste solo nel presente, anche senza soldi in tasca, affronterà la vita con la serenità e con la curiosità di un bambino. Buon viaggio, Lombardo Matteo
LinguaItaliano
Data di uscita3 mag 2023
ISBN9791221476286
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    Anteprima del libro

    Antigua - Matteo Lombardo

    Prefazione

    Franco Mattone va in Guatemala è la storia di un ragazzo sopra i trent’anni che inizia un percorso per diventare un uomo consapevole.

    Normalmente è sempre difficile cambiare la propria mente e prospettiva se si vive nel proprio habitat, per questo ha un’illuminazione: fare viaggio in Guatemala.

    Non sa esattamente a cosa porterà, ma sa che ha bisogno di nuovi stimoli per cambiare quella vita di cui non vede la luce in fondo al tunnel.

    Franco Mattone, stordito e distratto da alcool è cattive abitudini, ora che non ha più neanche un lavoro, ma qualche soldo in tasca, perde il senso della vita: dorme di giorno e rimane sveglio la notte, quando deve fare i conti con se stesso.

    Ci sono momenti della vita in cui è possibile fare cambiamenti importanti, questi momenti, queste occasioni, si presentano raramente, a volte mai: per alcuni gli eventi sono così rapidi e consequenziali da non avere il tempo di capire cosa succede e ritrovarsi vecchi, con un bastone in mano e mille rimpianti, senza capire dove hai sbagliato.

    Franco Mattone ha la fortuna di incontrare uno di questi momenti; la sua condizione apparentemente disastrosa e gli avvenimenti apparentemente negativi lo porteranno a una scelta diversa da quella che avrebbe fatto una persona sobria ed equilibrata.

    Ma proprio questa scelta discutibile lo porterà a scoprire un mondo nuovo e diverso da quello che ha conosciuto, ma soprattutto lo porterà a conoscere se stesso, mettendo in luce i suoi difetti, i suoi limiti e la sua ignoranza.

    Un amore importante e perduto, per cui anni prima si sarebbe disperato affogandosi nell’alcool, verrà accettato con serenità e gratitudine.

    Consapevole adesso che la vita esiste solo nel presente, anche senza soldi in tasca, affronterà la vita con la serenità e con la curiosità di un bambino.

    Buon viaggio,

    Lombardo Matteo

    Franco Mattone

    va in Guatemala

    L'ex sindaco di Caracas costretto a fuggire dal Venezuela. - IQ

    Matteo Lombardo

    Capitolo 1

    Franco Mattone senza presente.

    Dieci anni di quella vita lo avevano segnato profondamente.

    L’alcool, la vita notturna, l’alimentazione scorretta; tutto il contrario di quella che poteva essere una vita sana.

    Ripensandoci, erano stati anni belli per lui: la musica, gli amici, le nottate in giro.

    Ma adesso che tutto stranamente era finito, si sentiva smarrito come se si fosse risvegliato da un sonno atavico.

    Quella nuova realtà, però, non gli apparteneva, non vi si riconosceva.

    La vita diurna da sobrio era veramente strana e faticosa per Franco Mattone.

    Bisognava ripartire da qualche parte; una nuova fidanzata, che tra l’altro gli piaceva molto, era stata una buona ancora di salvataggio.

    Sì, certo, non suonava come una grande storia d’amore, ma lui, nonostante fosse stato piuttosto bravo a scrivere poesie sull’amore più puro, a voce non era buono.

    Aveva questa convinzione che non servissero, che l’altra persona potesse percepire i suoi sentimenti mentalmente.

    Così, dopo un paio di mesi che frequentava Elisa, per una serie di coincidenze, non perché non lo volessero, non avevano ancora passato una notte insieme.

    Il weekend a Roma sembrava l’occasione perfetta.

    Elisa era partita alcuni giorni prima perché doveva fare uno stage, Franco Mattone la raggiunse con il fratello di lei.

    Arrivati a Roma, presero una camera nello stesso hotel dove pernottava Elisa.

    Passarono una giornata bellissima, nonostante Franco Mattone, solo a distanza di un mese dalla vecchia vita, non riuscisse ancora a dormire la notte.

    Mano nella mano come veri innamorati visitarono la città divertiti.

    La sera a cena, tra un sorriso e l’altro, si scambiarono ripetuti profondi sguardi che lasciavano intendere intriganti probabilità per la notte.

    Quella notte, lei lo aspettava.

    Gli aveva dato il numero della camera poco prima; sarebbe stata la loro prima notte insieme, ma lui non ci arrivò mai.

    Si addormentò prima.

    Questo incidente, apparentemente sfortunato, cambiò completamente la sua vita.

    Proprio durante quella notte così importante, Franco Mattone dormì profondamente, come non faceva da dieci anni.

    Il mattino dopo, in treno, seduti uno di fronte all’altra, lui ed Elisa si guardarono per tutto il viaggio senza proferire parola.

    Lei era ovviamente ferita e confusa, lui perso nei suoi pensieri, mentre valutava mille modi per spiegarle come, per qualche buffo scherzo del destino, proprio quella notte, carico di stanchezza fisica e mentale, con un futuro non definito e un passato inesistente, fosse crollato senza energia.

    Alla fine non proferì parola, non disse niente; avrebbe voluto dirle che l’amava, che la desiderava moltissimo, che lei sola esisteva in quel mondo nuovo, ma come sempre aveva fatto fino a quel momento in vita sua, tacque.

    Anche quella notte non dormì, pensando al passato.

    Al futuro non riusciva a dedicare pensieri, non sapeva bene perché, ma non poteva immaginarselo.

    Il mattino seguente sapeva di dover affrontare la realtà, ma volle dedicare un ultimo pensiero al passato.

    Capitolo 2

    Il Fandango

    Gli ultimi dieci anni erano stati quelli che lo avevano definito maggiormente.

    Aveva anche trasformato una Piola¹ a una birreria che faceva concerti dal vivo.

    Una grande soddisfazione.

    Era il 1987, e la radio suonava La bamba di Los Lobos, quando comprò quella Piola, dove generalmente si servivano frizzantini e barbera.

    Aveva un suo fascino; era un locale storico, risalente a metà Ottocento allora la sua funzione era di accoglienza di viaggiatori con carri e cavalli ,ricavato all’interno di una cascina con la classica stalla.

    Vantava circa duecento metri quadri, tra banco bar, sala grande, due salette più piccole, cucina e cantina.

    Dopo un centinaio di anni, da luogo di sosta per i viaggiatori, era diventata un locale per anziani che giocavano a carte e fumavano sigarette arrotolate.

    Il Franco Mattone ventiquattrenne non si sentiva molto a suo agio in quell’ambiente,aveva ancora da superare la soggezione per i grandi – e non si sentiva ancora pronto, anche se camuffava bene quell’imbarazzo.

    Non seppe mai se fosse solo una sua convinzione, come tante altre, o la verità, ma credeva di essere percepito dagli altri come un duro, come un ragazzo di strada che sapeva il fatto suo.

    Dopo un paio di anni, aveva trasformato la Piola in birreria e l’aveva chiamata Fandango,come il film omonimo uscito nel 1985.

    Bancone all’Americana, uno di servizio dietro e uno davanti, il locale era tutto vetri colorati e legno, con le volte di mattoni a vista.

    Progettazione interni bar pub birreria - RMG Project Contract Division

    Il salone aveva grandi tavoli rettangolari e rotondi, in legno noce scuro, lampadari colorati a forma di margherita e i soffitti a volta così come si usava costruire quel tipo di case.

    In una parte del soffitto, una cara amica gli aveva dipinto una scena di folletti nel bosco.

    Lui lo guardava spesso, quel dipinto, aveva una doppia valenza: la persona che lo aveva disegnato, prima, e un modo per nascondersi dalla realtà ogni volta che ne aveva bisogno, subito dopo.

    Il primo concerto live al Fandango – la band suonava My funny valentine di Chat Baker – non fu un grande successo, tutt’altro, in verità; si contava una decina di persone, compresi parenti e amici, in un locale che ne avrebbe potute contenere più di cento.

    Franco Mattone credeva ancora nei sentimenti e nelle emozioni, all’epoca, e per lui la sola musica era il jazz,

    quindi non aveva mai pensato che, forse, in un paesino della provincia piemontese, quel genere potesse non essere compreso.

    Non si diede per vinto; pensava che, in fondo, una cosa bella alla fine sarebbe sempre arrivata alla gente; pensava, ingenuamente, di poter educare quelle persone ad ascoltare quella musica per loro poco usuale.

    Non ci riuscì mai.

    Molti mesi dopo, con i conti in rosso, pensò che tutto sommato cambiare idea sarebbe stata comunque una forma d’intelligenza; ma non poteva allontanarsi troppo dal jazz, così la naturale evoluzione non poté essere che il blues.

    Organizzò un primo concerto con una band che contava 12 elementi.

    Chitarre, basso, batteria, quattro fiati, due coriste; belli come il sole, vestiti un po’ anni 50, si presentavano bene.

    In più, durante le prove le gambe non potevano stare ferme: facevano un blues davvero coinvolgente.

    Quella sera,Franco Mattone e le 4 ragazze che lavoravano al Fandango, aspettavano con grandi trepidazione l’arrivo della gente.

    Fu un altro fiasco.

    Passò da dieci persone, pubblico fedele del jazz, a venti.

    I ragazzi si erano esibiti bene, eccome; per un po’, mentre suonavano la canzone di B.B. King Why i sing the blues, ballavano tutti e Franco Mattone era felice.

    A lui bastava vedere quelle poche persone ballare spensierate ed era sufficiente.

    Com’era abituato fare, continuò con i concerti live di blues, ma quella volta la sua caparbietà fu premiata.

    A distanza di un anno, il sabato sera, nella grande piazza di fronte al Fandango si ritrovavano centinaia di giovani e meno giovani, in attesa di poter entrare o solo per bere una birra, ascoltando la musica che si sentiva per tutto il paese.

    Alcune band, finito di suonare in altri locali, andavano al Fandango per fare delle jam session con la band della serata.

    Era davvero un bellissimo spettacolo.

    E alle multe che i carabinieri gli facevano continuamente per il volume troppo alto, lui rispondeva: "Bah… tutto sommato è un buon prezzo da pagare per educare la

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