Il bel pianista
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Anteprima del libro
Il bel pianista - Gian luigi Fortuzzi
adesso.
Capitolo 1
Il bel pianista
" Suona da quindici anni dove lo pagano per suonare"...
Si, anche se non sono proprio quindici, gli basta un vecchio pianoforte o una tastierina di quelle con i pulsantini colorati per fare ci-chi ti bum
con la batteria, e lui, il nostro John, come si dice da noi... ti fa l'ambiente
...
C'è chi sogna, c'è chi salta, c'è chi canta, c'è chi non gli frega niente basta che si beva, ma non importa... Lui è per loro, lui è per chiunque, si da in pasto alla gente tutte le sere che il buon Dio poggia sul pavimento del locale, perché .. ok, non ho le prove, ma è proprio lì che Dio viene a rilassarsi un attimo. Il Nostro suona, canta, attento, attento a tutto: dall'occhiata della tipa alla forchetta che maliziosa passa fra le labbra, dal coltello della torta al travaglio di un intorto, dalla fiesta che si slega al tovagliolo che spazza via da ogni bocca anche i pensieri. I pensieri di John vagavano tra il palco del festivalbar e una Roland E-70, tra le biglie con su Gimondi o Merckx e la pista polistil, tra un disco di Pat Metheny o dell'ultimo Battisti e le sue dita così... a tre alla volta mezze ferme... ma così commerciali; dieci dita... tutte e dieci con la profonda vocazione ad essere il dito medio!
E su! A tutto il mondo! Toh ve!
John aveva dentro la poesia del gabbiano Jonathan Livingstone con l'incazzo di Back in black degli Ac-Dc tutto nello stesso cuore... un po' troppo piccolo per un tale casino!
Lui deve sfondare cazzo!
Non è possibile che con quello che scrive, che con quello che suona .. insomma lui ne sa a pacchi, se vuole ti spara delle frasi che anche la gnocchina più altolocatina, la più acculturatina (di quelle che anche le sue cose
vengono puntuali esclusivamente per paura che s'incazzi con se stessa) …. olè: sviene.
Non ce n'è: lui ti stende.
E dire che... a dire il vero è sempre stato un po' sfigato con il gentil sesso: a scuola era un mezzo secchione e sarebbe anche piaciuto se non fosse stato tanto coglione da non farsi avanti praticamente mai, a parte qualche squallida discutibile dichiarazione d'amore tipo magari a una festa di carnevale: lei super g vestita da fatina, lui da... prete!
Beh insomma, in discoteca piovevano i due di picche, al mare d'estate era una roba del tipo: -io ti amo ma in settembre mi verrà la varicella quindi è meglio che ci lasciamo adesso... per non soffrire
.
Poi l'università, poi le prove col gruppo in garage, poi la storica sera in discoteca!
Si, la storica sera all' Hobby
dove il direttore , sentendo parlare di musica al guardaroba se ne uscì più o meno così: - senti ma... chi è che di voi suona il piano?
Quello fu l'inizio del riscatto, la resurrezione;
Lazzaro, ok, si era alzato ma non camminava mica: correva!
e ogni tanto ci sbatteva dentro un triplo salto mortale!
Con doppio avvitamento in quota!
Si perché, amici, il nostro John ai tempi non ne sapeva una benemerita mazza di canzoni da piano bar, lui andava a Dire Straits, Police, Depeche e Simple Minds, Cure, U2... insomma intesi?
Figuriamoci se era un tipo da Champagne o Tanta voglia di lei! Risultato? Scritturato per quindici giorni a 150 mila lire a colpo... ma messo a casa
per lacune di repertorio la prima sera!
Non mollare John, non mollare anche se hai preso un cesso di tastierina a noleggio per 90 mila lire, 3 libri speciale piano bar vol1, vol2, vol3
, e una multa sul parabrezza del 131 supermirafiori di fronte all' Hobby
, per un totale di 155 mila lire: praticamente hai suonato gratis fino alle 4 del mattino, ok c'erano ospiti i Dik Dik ma tanto non sapevi neanche Senza luce
, e il cesso di tastiera te lo devi portare a casa per altri 14 giorni di.... adesso ci devo riuscire!!!
Ragazzi, tutti i giorni, dalla mattina alla sera, ascoltava cassette di Peppino di Capri, le linea tre
degli anni 60, suonava, cantava, i migliori successi di Califano, i Pooh, i famigerati Dik Dik senza luce..
… poi la luce.
Si, era probabile che luce e buio, notte e giorno, vita e morte fossero tutti lì, sotto le sue dita, dove non esiste il grigio, dove tutto ha un senso, dove c'è un inizio e una fine, dove tutto è in ordine, dove lui da tempo ci aveva nascosto un modesto monolocale con angolo cottura per la sua anima, lì dove un accordo, anche il più dissonante, avrebbe trasformato istantaneamente quel rifugio in un comodissimo e lussuoso loft.
Eccolo:
abita lì, sulla via dei si bemolle …
c'è chi vive in punta di piedi, lui no, il suo 42 da sognatore non si è mai staccato da terra... sarebbe uno sborone, lui...
se non fosse per il fatto che sa vivere solo in punta di dita!
Capitolo 2
Il bel pianista
" Che profumo Bologna di sera le sere di Maggio..."
E' vero , è sempre stato così e forse lo sarà sempre.
Il profumo dei tigli, sui viali a Bologna, solo a Bologna si sa mixare anche con l'odore di benzina e di scarico di Golf come non riuscirebbe a fare neanche Fargetta.
Le autoradio maraglie, quelle col pianale che bussa, per intenderci, le senti da fuori e ci scommetteresti un frappè che il suono dal marciapiede è meglio che dentro, il basso di Big in Japan
ti ha sempre preso un casino da lì!
John aveva dentro al naso i profumi che escono dal vinile di Luca Carboni, nel sangue Piazza Maggiore e Porta Saragozza,
sulla coscienza la vespa col Fido e Lui sopra su e giù per S. Luca per vedere Carlotta,
sui maroni la prof d'italiano del Righi,
aveva anche un fracco di tot di belle cose dentro che si portava dietro e che si porta dietro ancora adesso … perchè non si sa mai.
Comunque, ai tempi del Righi, nelle orecchie aveva il walkman con la cassetta mista fatta da lui, un bel po' di sogni sparsi in giro per il corpo e l'anima, davanti agli occhi un paio di Ray-ban, dentro gli occhi tutta la luce del mondo come se quegli stessi Ray-ban fossero la tendina dell'anima, e in fondo al cuore, nell'angolino dove si mettono i rimpianti, aveva Carlotta.
" Cosa ho davanti, non riesco più a parlare, dimmi cosa ti piace, non riesco a capire dove vorresti andare.."
ecco, questo era l'effetto che gli faceva al liceo, la bella!
Scriveva canzoni il Nostro, scriveva sempre, o ha sempre scritto.. non so...
I tempi delle medie: d'estate al campo scuola col prete dei Gessi svegliava il Fido in piena notte accennando motivetti alquanto scopiazzati dal trash-pop italiano anni '70; da piccolo studiava il piano tutti i pomeriggi in sala da pranzo con la 'Ma che sbucava dalla porta a vetri ogni tre per due lasciandosi uscire dalla buona bocca carnosa :-studia bein il piano... e non le tue!
Che bello!
" Che pena, che nostalgia, non guardarti negli ochi e dirti un'altra bugia..."
Momenti, sapori, profumi di attimi che rinascono eterni ogni sera da quelle dieci dita dalle unghie mangiate.
Certo! Ogni sera tutta la sua vita è lì ...fatta a pezzi, sparsa per il repertorio... Non per niente è un compositore Lui! E' nato per metterla in ordine...
E mentre si canta addosso la vita, al nostro John sfugge il particolare che può viverla, purtroppo, solo un pezzo alla volta.
Capitolo 3
Il bel pianista
Il Fido beve da solo birra chiara e limpida, come le sue certezze solo sue, al tavolino del Bardon Club mentre John spara