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Le opere teoriche, frammenti e pensieri sparsi
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Le opere teoriche, frammenti e pensieri sparsi
E-book233 pagine3 ore

Le opere teoriche, frammenti e pensieri sparsi

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Laura Nervi (1971-2018) era una scrittrice pistoiese, morta suicida dopo aver prodotto un corpus di scritti di livello letterario molto alto, in cui dà sfogo al suo grande, versatile talento. Di essi si pubblicano per prime le opere di carattere più colto, caratterizzate da forte tensione teorica e cerebrale. Più esattamente, questo volume contiene Natura ed assurdo in Heinrich von Kleist (2002), L’arte nelle piazze virtuali (2010) e i Frammenti e pensieri sparsi (tutti certamente successivi e proprio per questo collocati alla fine). Competenza e rigore, nel campo delle scienze umane, ma anche interesse per le nuove forme di espressione legate alla rete; pulsione esistenziale drammatica, e quasi “apocalittica”, ma anche ironia, graffiante sarcasmo; forte dialettica tra eros e thanatos: queste alcune delle cifre essenziali della personalità nerviana, che qui certo già emergono.
LinguaItaliano
EditoreCLUEB
Data di uscita15 feb 2023
ISBN9788849140965
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    Le opere teoriche, frammenti e pensieri sparsi - Laura Nervi

    Laura Nervi (1971-2018) era una scrittrice pistoiese, morta suicida dopo aver prodotto un corpus di scritti di livello letterario molto alto, in cui dà sfogo al suo grande, versatile talento. Di essi si pubblicano per prime le opere di carattere più colto, caratterizzate da forte tensione teorica e cerebrale. Più esattamente, questo volume contiene Natura ed assurdo in Heinrich von Kleist (2002), L’arte nelle piazze virtuali (2010) e i Frammenti e pensieri sparsi (tutti certamente successivi e proprio per questo collocati alla fine). Competenza e rigore, nel campo delle scienze umane, ma anche interesse per le nuove forme di espressione legate alla rete; pulsione esistenziale drammatica, e quasi apocalittica, ma anche ironia, graffiante sarcasmo; forte dialettica tra eros e thanatos: queste alcune delle cifre essenziali della personalità nerviana, che qui certo già emergono.

    Lorenzo Franchini, già insignito del Premio Gemelli per la miglior laurea dell’Università Cattolica di Milano, è oggi Professore ordinario in materie storico-giuridiche all’Università Europea di Roma, dove ha anche collaborato con i vertici di alcuni dei maggiori istituti culturali del Paese, fra cui l’Enciclopedia Italiana – Treccani.

    Luca Gesualdo, umanista plurilaureato (in Filologia romanza e in Letteratura inglese), critico e autore di svariate pubblicazioni, per lungo tempo collaboratore dell’Istituto Italiano di Cultura a Praga, è oggi docente nelle scuole superiori della provincia di Pistoia.

    Simona Polvani, poetessa, performer, artista visiva, traduttrice letteraria, è dottore di ricerca in arti visive e arti dello spettacolo, docente a contratto di Arti sceniche, teatro e performance presso l’École des Arts de la Sorbonne a Parigi. Ha tradotto e curato opere di Gao Xingjian, Premio Nobel per la Letteratura nel 2000.

    LEXIS

    II

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    Biblioteca delle Lettere

    Clueb-Logo-SuFondoBianco.png

    Nella preparazione del presente volume, e ai fini del suo perfezionamento scientifico-redazionale, i curatori si sono avvalsi dell’aiuto competente e prezioso di Nicola Schneider e di Sara Selmi.

    © 2022 Clueb casa editrice, Bologna

    www.clueb.it

    ISBN EPUB 9788849140965

    Laura Nervi

    Le opere teoriche, frammenti e pensieri sparsi

    a cura di

    Lorenzo Franchini, Luca Gesualdo e Simona Polvani

    Clueb-Logo-SuFondoBianco.pngFirma.jpg

    Ringraziamenti

    Si ringrazia anzitutto la famiglia Nervi, ed in particolare il padre di Laura, Franco, ed il cugino Giacomo, senza il cui fiducioso assenso quest’opera non si sarebbe potuta compiere.

    Si ringraziano altresì, per il sostegno morale e materiale offerto alla presente pubblicazione, tra le persone che hanno conosciuto Laura: Riccardo Ruganti, professore al liceo; Simona Fedi, compagna di classe al liceo; Francesca Franchi, compagna di classe al liceo; David Napolitano, compagno di classe al liceo; Barbara Cappellini, compagna di liceo; Benedetta Birindelli, compagna di liceo; Andrea Mitresi, compagno di liceo; Elisabetta Di Grazia, compagna di liceo; Roberto Bogoni; Sabrina Berini, amica toscana della Bocconi; i coniugi Marco Quadrelli e Cristina Tabacchi, amici di Genova; GianLuca Bracali; Laura Carmignani.

    Per lo stesso motivo si ringraziano, tra coloro che non hanno conosciuto personalmente Laura: Moreno Fabbri; Nicoletta Negri; Francesca Rafanelli; Irene Giacomelli; Massimo Chiossi; Livia Frare; Maria Chiara Aliani Soderi; Roberto Doretti; Tommaso Pandolfo Fanchin; Roberto Vezzani; Sebastiano Nerozzi; Cosima Campagnolo; Italo Mariotti; Luigi Catemario di Quadri; Massimiliano Kornmüller; Silvia Rosellini; Pietro Livi.

    Prefazione

    Laura Nervi, scrittrice pistoiese, muore suicida l’11 settembre 2018 all’età di quarantasette anni.

    Lascia un corpus di scritti di livello letterario molto alto, in cui dà sfogo al suo smisurato, versatile talento, e di cui si cominciano a pubblicare, qui, le opere di carattere più colto, caratterizzate da forte tensione teorica e cerebrale.

    Più esattamente, questo volume contiene Natura ed assurdo in Heinrich von Kleist (2002), L’arte nelle piazze virtuali (2010) ed i Frammenti e pensieri sparsi (tutti certamente successivi e proprio per questo collocati alla fine).

    Di questi, tuttavia, non è sconsigliabile dare lettura addirittura per primi, perché rendono direttamente ragione del carattere talentuoso ed erudito, ma al contempo tormentato, allucinato, quasi apocalittico della scrittrice. Emergono i temi che ne connotano l’intera produzione: eros e thanatos; la dialettica tra esperienza amorosa platonica e quasi metafisica e brama sessuale arida, ai limiti del porno-sadismo, con enorme difficoltà ad individuare un punto intermedio di equilibrio; la violenza, applicata più che altro (ma non solo) a se stessa; il suicidio e la sua fredda pianificazione; la compassione dei familiari e del padre sofferente. Da notare che ad alcuni frammenti Laura sembra aver attribuito la portata di un piccolo testamento spirituale, o di un drammatico commiato: lo si evince dal fatto che, graficamente, ne fa seguire pagine bianche rigate ovvero dal fatto che li postò sui social pochi giorni prima di morire. In essi, vi è la componente forte del ricordo di persone, luoghi, situazioni a cui eminentemente teneva; un ricordo struggente, orgogliosamente autoidentitario, ma che non placa la disperazione, la quale resta plumbea, totale. È anche importante rilevare che i Frammenti connettono il lettore alle altre due opere qui edite: all’Heinrich von Kleist per il tema del suicidio; all’Arte perché proprio in un frammento¹ Laura Nervi fa menzione del cugino Giacomo e della sua apposita richiesta a mettere le mani a questo scritto.

    In Natura ed assurdo in Heinrich von Kleist, tesi di laurea assai apprezzata dal relatore prof. Sergio Givone (che Laura Nervi aveva colpito per il suo atteggiamento riservato, quasi sfuggente, mai invadente né autopromozionale), l’autrice dà sfogo alla sua cultura filosofico-letteraria, affinata specialmente durante il lungo soggiorno in Germania negli anni Novanta. Impressiona la padronanza del tedesco, la estrema disinvoltura con cui insegue le sue tesi, transitando agevolmente da un’opera all’altra dello scrittore di Francoforte sull’Oder, toltosi la vita nel 1811. L’autrice chiaramente si occupa di lui perché attratta dalla fine spaventosa che fece (questo noi lo sappiamo); ma nel frattempo, con rigore e lucidità scientifica, approfondisce aspetti della sua produzione che ella stessa ha voluto liberamente scegliersi, e che certo ineriscono al modus vivendi (non solo moriendi) di Kleist, caratterizzato da oltranzismo esistenziale, ricerca estrema della perfezione, disperazione per le aspettative deluse.

    Non è raro che il destino dello studioso e dell’oggetto della sua indagine si incrocino.

    Talvolta possiamo vedere in questo un esempio di metaletteratura che si fa vita, un borgesiano incrocio di destini che nel momento in cui si toccano, ma basterebbe solo lo sfiorarsi, generano altra letteratura, provocando un effetto domino che seduce ed ipnotizza.

    L’opera di Kleist è sicuramente tra le più esemplari del Romanticismo Tedesco, anche se – come sovente accade quando ci troviamo di fronte ad un testo poliedrico, in grado di sprigionare un’infinita gamma di colori e sfumature – ci troviamo di fronte a un gigante che si lascia difficilmente ingabbiare.

    Critica atto impuro, lo sappiamo, ma in questo caso si verifica un fenomeno che raramente avviene quando cerchiamo di decifrare i mille enigmi che la letteratura ci pone.

    Il critico sembra dissolversi all’interno del testo, entrambi sembrano accettare il loro destino di fantasmi e, come nelle migliori ghost-stories, la loro figura continua a persistere nella memoria di chi legge.

    Il testo di Laura Nervi non è solo una critica, un saggio su uno dei volti di uno dei protagonisti della Letteratura Tedesca, ma è a sua volta una specie di dichiarazione di poetica, la destinazione di una mappa ancora da decifrare che trova in Kleist non solo un oggetto di analisi, ma uno strumento di navigazione.

    Kleist nella sua breve vita riesce a toccare ogni ambito di una produzione letteraria che si sarebbe rivelata sterminata se non avesse deciso di interrompere a soli trentaquattro anni la sua esistenza.

    Il saggio in questione è una delle possibili chiavi per avvicinarsi ad un autore la cui complessità ancora oggi sfida il lettore, ma in questo caso nasce da un imperscrutabile disegno che porta Laura Nervi ad assorbire le infinite possibilità dell’opera kleistiana al suo interno, un caso di possessione, certamente un’ossessione che trova un metodo, che riesce ad esprimersi.

    Il saggio dunque non più come riflessione, come interpretazione, ma come scambio, come volontà di porsi da subito non più come interprete o come guida, ma come manifestarsi dell’alter-ego dello scrittore in oggetto. Forse Kleist, archetipo romantico, ma anche punto terminale dell’Illuminismo, si presta meglio di altri autori per i continui rimandi che i suoi scritti ci pongono, accompagnando il lettore lungo un sentiero dalle infinite ramificazioni.

    Nel 2010, appena due anni dopo la disponibilità in lingua italiana del social network Facebook, Laura Nervi scrive su richiesta del cugino Giacomo Nervi, e con questi discute, rivede e condivide, il breve saggio L’arte nelle piazze virtuali. Uno scritto agile, che si pone come un’altra prova di disinvoltura argomentativa, e di grande versatilità culturale. L’autrice si misura infatti col mondo del virtuale e ne commenta il rilievo assunto nella società odierna, dimostrando una competenza crescente, sempre attraverso la comparazione con arti e discipline a lei più consuete, quali la letteratura e il cinema. Partendo da una definizione di che cosa si intenda comunemente per arte, secondo una prospettiva estetica e antropologica storicizzata, il sintetico saggio affronta l’allora fenomeno emergente dei social network, dall’ottica peculiare delle potenzialità creative che essi offrono ai propri utilizzatori. Tra la pluralità di social media e social network più importanti esistenti all’epoca, tutti repertoriati, il saggio si concentra in particolare sulla forma dei blog letterari individuali, definiti diari telematici, e collettivi; su Myspace, quale "collettore dei più svariati spazi espositivi per creatori dilettanti e amateurs d’ogni genere e infine su Facebook, che l’autrice rinomina Facebook 451" con esplicito riferimento al film capolavoro di Truffaut Fahrenheit 451. Pur nelle peculiarità che diversificano i vari social network, il saggio sottolinea la rilevanza che li accomuna tutti come nuovi strumenti di fare artistico e serbatoi mitopoetici, ossia creatori di rappresentazioni, di racconti e di riferimenti, non senza sottolinearne criticamente le derive narcisistiche e l’evenienza di dipendenze da social network che studi scientifici più recenti hanno poi confermato. In questo fare artistico, attraverso il ricorso all’ipermedialità, all’ipertesto e all’inventività letteraria – resa possibile persino dal riempimento dello status del social creato da Mark Zuckerberg – il saggio mette in rilievo la reinvenzione creativa del sé, che ogni individuo può attuare grazie all’avatar. Come si evince, lungi dall’essere un mero rappresentante fedele della realtà individuale, l’avatar può prestarsi a processi di vera e propria creazione performativa del sé. Il soggetto, da questo punto di vista, attraverso i social non solo può cimentarsi in esperimenti di creazione artistica – con risultati variabili, alti, scarsi o del tutto fallimentari. Egli ha la possibilità di esercitarsi nella reinvenzione continua della propria identità o nella fabbricazione di altre, duali o plurime. L’avatar, allora, più che una fotografia fedele della realtà o una sua maschera, può essere un nuovo volto creativo e in una certa misura liberato.

    Come sempre risulta dai Frammenti, l’autrice medesima, esistenzialmente misantropa, farà propri questi nuovi strumenti espressivi, consentendo a se stessa l’utilizzo – sovente assai creativo – dei social, e in particolare di Facebook. Inventando per lo più dei nicknames o delle vere e proprie alterità, celata dietro tali avatar, ella coglierà le potenzialità performative che tali dispositivi offrono. Con piglio critico e un linguaggio immaginativo, che si sottrae talvolta a quella logica stringente della narratologia dello status facebookiano, Laura Nervi continuerà a esprimere la sua voce più intima. Pur nella dialettica agguerrita con il mondo, consapevole, anche nelle piazze virtuali, del suo ragionare solitario, di parlare e scrivere, in fondo, solo a se stessa.

    ***

    E che Laura Nervi avesse in qualche modo bisogno di riproporsi diversamente nello spazio virtuale, data la drammatica amarezza del suo vivere in quello reale, lo dimostra la sintetica nota biografica che segue.

    Laura nasce a Pistoia il 26 aprile 1971, in seno ad una famiglia borghese, i Nervi, originari di Bergamo, ma ormai radicati da molto tempo nella città toscana. Di idee laico-repubblicane, assicurano comunque alla figlia un’educazione cattolica – scuole elementari alle Immacolatine –, dalla quale tuttavia Laura già nell’adolescenza si distaccherà, sul piano teorico; ma non sul piano etico-comportamentale, visto che fin oltre i venti anni conserverà uno stile di vita ostinatamente austero, come lei stessa ci fa sapere nei suoi scritti.

    Pur dimostrandosi vivacissima, Laura rivela ben presto una straordinaria attitudine allo studio. Eccelle in tutte le discipline: umanistiche, scientifiche, persino negli sport (in particolare, nel suo adorato tennis). Al Liceo classico N. Forteguerri i suoi voti sono altissimi. Si distingue anche per personalità, spirito critico, modus vivendi elitario, completamente avulso da quelle logiche di gruppo, per non dire di branco, nelle quali spesso si annienta, durante l’adolescenza, l’individualità dei singoli.

    Bella, intelligente, carismatica, benestante: siamo di fronte ad un personaggio versatile, completo. Ma purtroppo già negli ultimi anni del liceo si manifestano i primi segni di quel male – le crisi psicotiche, la sindrome bipolare – destinato a drammaticamente aggravarsi nel prosieguo della sua vita.

    Tuttavia, per il momento ha le risorse per riprendersi e rilanciarsi. Nell’autunno del 1990 è a Milano, dopo aver facilmente superato l’esame d’ammissione all’Università Bocconi. La scelta della facoltà di Economia è abbastanza sorprendente per chi, come Laura Nervi, stava già rivelando la sua vocazione, piuttosto, alla scrittura, alla humanitas; ma si spiega anche perché, come si legge nei Frammenti², in quel contesto milanese ella stava inseguendo un amore idealizzato. Ad ogni modo, dimostra di eccellere anche alla Bocconi, dove però resta solo due anni, costretta da motivi familiari ad abbandonare Milano e a tornare in Toscana.

    Insofferente a soluzioni di compromesso, si orienta per Lettere e Filosofia a Firenze, previo un soggiorno in Germania per apprendere la più filosofica delle lingue moderne, il tedesco, della quale si impadronisce con fenomenale rapidità, tanto da parlarla così bene come l’inglese. Negli anni fiorentini, nonostante l’episodico riacutizzarsi della malattia – dovuto anche al brusco interrompersi di una relazione sentimentale incipiente, con un ragazzo morto in un incidente stradale –, Laura è ancora presente a se stessa: viaggia per l’Europa, supera brillantemente gli esami, scrive. Nel 2002 si laurea con una tesi – valutata 110 e lode e qui pubblicata – su Heinrich von Kleist, autore certo scelto non a caso, perché a Laura il tema del suicidio filosofico interessava purtroppo da tempo. Nel 2004, rientrata a Pistoia, alla sua prima prova in questo campo, ottiene con l’opera teatrale Il mercoledì delle cene una segnalazione al prestigioso premio Vallecorsi per il teatro.

    Ma è l’ultimo successo di questa giovane donna, contro la quale la cattiva sorte ha ormai deciso di accanirsi. Il suo male si aggrava, tanto da quasi cronicizzarsi e da costringerla a frequenti ricoveri, in ospedale e strutture specializzate. La situazione la condanna alla più totale precarietà: professionale, economica, personale, sentimentale. Ridotta in una condizione di marginalità, sbiadito ricordo di quella ragazza super-elitaria che era stata, sviluppa talora, persino, un approccio lesionistico ai rapporti umani. Intelligente com’è, avverte lo scarto drammatico tra lo stato in cui versa e quello che si aspettava, che certo si meritava. Come risulta dalla sua produzione, ed in particolare dai Frammenti qui pubblicati, è soprattutto questa consapevolezza che la spinge a togliersi la vita. Dopo un primo tentativo che l’aveva semplicemente lasciata menomata, il secondo, risalente al 2018, va tragicamente in porto.

    Nondimeno, Laura Nervi in una cosa era rimasta degna di se stessa. In quello che scriveva, in come scriveva. Ciò, anche negli ultimi anni, grazie alla collaborazione stabilita con il Centro culturale Il Funaro di Pistoia, in cui ella porta avanti le sue ultime sperimentazioni letterarie nel campo teatrale, narrativo e poetico.

    I curatori

     V. infra, Frammento n. 4 (ove chiama invero il cugino Jacopo).

     V. infra, Frammento n. 28.

    Natura e assurdo in Heinrich von Kleist


    Introduzione

    L’uomo è uno sguardo creativo e retrospettivo della natura su se stessa

    F. Schlegel, Frammenti critici e poetici

    L’assurdo dipende tanto dall’uomo quanto dal mondo ed è, per il momento il loro solo legame.

    A. Camus, Il mito di Sisifo

    Esporre l’opera di Heinrich von Kleist alla lente della natura può comportare un iniziale disorientamento.

    La categoria del naturale sembra infatti rinvenirsi solo per segmenti d’analisi, pure tracce accessorie in un autore che quando cede alla rappresentazione del mondo esterno dimostra, o dimostrerebbe, un realismo spassionato, tassonomico. C’è anzi chi sostiene¹ che le sue indicazioni di luogo risentano della militärischen Geländebeschreibung, qualcosa come un resoconto di appostamenti e ricognizioni del periodo militare, risuonando come ordini (rechts, links, oben, unten) sulla piazza d’armi, a

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