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Cambiamenti geostrategici del nuovo ordine mondiale
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E-book217 pagine2 ore

Cambiamenti geostrategici del nuovo ordine mondiale

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Fabio Ghia, Autore e Ammiraglio dal ricco bagaglio esperienziale, affronta in questo saggio temi di dimensione globale che spingono a guardare, urgentemente e da una prospettiva dinamica, al futuro dell’umanità, da costruire gestendone le crisi e cogliendo le migliori opportunità di dialogo e cooperazione. 
Sulla scacchiera geopolitica internazionale sono mutati i ruoli delle Nazioni che dal dopoguerra ad oggi sono stati considerati i principali “Gestori” degli equilibri geostrategici a livello mondiale, in particolare Stati Uniti, Russia e Cina, ma il Mediterraneo (crocevia naturale tra culture e snodo di interessi economici), divenuto, purtroppo, il CIMITERO della speranza della crescente marea di flussi migratori tra Africa ed Europa, continua ad assumere un peso sempre più cruciale, configurandosi, purtroppo, come un mare scosso tristemente dalla mancanza di “speranza” di un futuro di pace nella maggioranza dei paesi della sponda sud. 
All’interno dell’analisi di questo contesto denso di complessità si colloca l'Italia, con gli intrecci di relazioni che la congiungono al resto d’Europa, all’Africa e all’Asia, tra territori dove persistono disuguaglianze e minacciosi nazionalismi che accrescono l’instabilità del pianeta. 
Fabio Ghia ci esorta ampiamente a riflettere sulle finalità e sulle mancanze della politica estera dei Paesi più potenti e, soprattutto, su quelle degli organismi internazionali, come, in particolare, l’incapacità dell’Unione Europea a manifestarsi quale unica entità istituzionale nei rapporti internazionali, in particolare nei confronti dell’Africa - e dell’Unione Africana! -) e del suo futuro economico e sociale, di cui i flussi migratori sono da considerare solo l’inizio di un fenomeno di “oscura” destabilizzazione i cui effetti sono sempre più di difficile interpretazione. È questo un saggio che ci scuote dall’indifferenza e ci indirizza verso quei valori (come la comprensione e il rispetto reciproco, tanto enfatizzati dal Documento sulla Fratellanza Umana, firmato a Abu Dhabi dal Grande Iman dell’Alazhar del Cairo, Mohammed Ben Tayyeb, congiuntamente a Papa Francesco) che potrebbero realmente ridare speranza al mondo per una pace più duratura all’insegna della dignità dell’uomo e di uno sviluppo sostenibile orchestrato dalle Organizzazioni Internazionali, attualmente per contro di sempre minore riferimento e interesse a livello mondiale. 
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2023
ISBN9791220141567
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    Cambiamenti geostrategici del nuovo ordine mondiale - Fabio Ghia

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    FABIO GHIA

    CAMBIAMENTI GEOSTRATEGICI DEL NUOVO ORDINE MONDIALE

    © 2023 Europa Edizioni s.r.l. | Roma

    www.europaedizioni.it - info@europaedizioni.it

    ISBN 979-12-201-3861-1

    I edizione maggio 2023

    Finito di stampare nel mese di maggio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distributore per le librerie Messaggerie Libri S.p.A.

    Il Mediterraneo dell’ultimo ventennio, a partire dalle Rivoluzioni della Dignità del 2010, ha visto l’Africa intera divenirne, passo passo, l’inconscia protagonista di dissidi e conflitti interni. A cominciare dalla ribellione di un movimento armato tuareg in Mali, l’intero Centrafrica ne è stato coinvolto, interagendo con gli stati costieri del Golfo e innescando i forti flussi migratori verso l’Italia. Nel Mar Nero, la Metafisica del Caos di Putin ha interagito negativamente ancor di più sulla già fragile e indebolita Europa Mediterranea.

    FABIO GHIA

    PREFAZIONE

    A cura dell’Amm. Sq. Paolo La Rosa, già Capo di stato maggiore della Marina Militare e Consigliere di Stato

    L’amico Fabio, Ammiraglio e Autore di questo saggio, ha voluto consegnarmelo a mano. Venne a casa, era una prima versione. Considerai, a prima vista, che meno di 150 pagine non avrebbero potuto contenere un saggio dal titolo così eloquente ed impegnativo. Mi sbagliavo, eppure Fabio non era nuovo a sorprendermi per l’alto profilo del pensiero e del carattere, nelle mille vicende delle nostre vite parallele. Così, quando ci conoscemmo entrambi figli di ufficiali (dell’Esercito, abitanti nello stesso stabile di alloggi di servizio). O quando, da allievi dell’Accademia Navale, salivamo a riva sul brigantino interrato e sul Vespucci, lui sempre davanti a tutti per la straordinaria forza nelle mani. O quando eravamo imbarcati assieme, su Nave Intrepido, impegnata ad ombreggiare unità navali sovietiche negli scenari tipici della guerra fredda. O quando fece da testimone al mio matrimonio. O quando guardavamo i nostri figlioli rincorrersi sul viale del Circolo Ufficiali di La Spezia. Lunghe carriere, fino alla cessazione dal servizio attivo, mantenendo sempre viva l’attenzione al mondo circostante. Ecco da dove Fabio attinge, per essere capace di raccontare situazioni così complesse in così poche pagine: dalla sua esperienza in Marina, dal suo vissuto in Tunisia, dal suo impegno nel sociale, dalla sua curiosità intellettuale, soprattutto dal suo voler fare capire e condividere il proprio pensiero. Uomo d’azione e d’intelletto, che nell’età che viviamo tralascia il più facile e frequente rivolgersi all’indietro, per guardare ancora al futuro, misurandosi su temi di portata globale ed epocale. Il suo impegno merita attenzione e, più ancora, partecipazione. Chiama tutti noi a farci carico di una consapevolezza che non può sfuggire alla lettura di queste pagine.

    L’Ammiraglio sa di cosa scrive! L’accelerazione straordinaria degli eventi, che, nel recente passato, ha modificato radicalmente il quadro strategico di riferimento, lo porta a ritenere, per gli anni a venire, che esso cambierà ancor più drasticamente, qualificando le relazioni internazionali e le scelte di politica dei singoli paesi. Così ci introduce alla dimensione geopolitica nei primi capitoli di questo suo lavoro, che rappresenta l’aggiornamento e la continuazione dei numerosi precedenti suoi scritti sui medesimi temi e, in particolare, del saggio L’Europa dei cinque mari in un Mediterraneo senza pace, edito da quattro mesi, che molto apprezzamento si è già guadagnato. Quel saggio richiama, già organicamente, le sue più acute riflessioni che qui sono riprese, ampliate, aggiornate e sostanzialmente confermate.

    Nella sua analisi, l’Ammiraglio fa riferimento a situazioni contestualizzate nella realtà geopolitica e storica di questo periodo, cercando di coglierne la caratterizzazione in prospettiva dinamica. Non riesce ad essere ottimista, ma neanche pessimista: obbiettivamente, scruta la realtà e ci descrive un mare in tempesta, quale è oggi il nostro Mediterraneo, dall’evoluzione incerta e l’interpretazione complicata. Per lui, marinaio esperto, il problema è trovare le contromisure per evitare il naufragio, raccogliendo il meglio delle idee e delle conoscenze.

    La narrazione muove da una competente e lucida panoramica dei molteplici attori che popolano il Mediterraneo, mare che rappresenta da sempre un ambiente naturale di comunicazione e collegamento tra popoli, civiltà e culture differenti. Lo è anche oggi, in una società che, pur caratterizzata dalla globalizzazione tecnologica e informativa, affida il proprio benessere ad attività economiche che si svolgono per la maggior parte attraverso traffici via mare e relazioni d’interscambio marittimo. Un contesto che è divenuto straordinariamente complesso, all’interno del quale si pone il nostro Paese, con il suo peculiare ruolo di saldatura fra Europa e Africa e fra queste e l’Asia. In quest’area, gli anni a cavallo del terzo millennio sembravano presagire all’avvio di un processo di convivenza pacifica, nella quale le crisi internazionali si sarebbero dovute e potute risolvere con l’uso sapiente della diplomazia, dell’economia, della religione, della cultura e della comunicazione. Non è stato e non è, ancora, così. Lo stesso processo di globalizzazione che aveva portato benessere e sviluppo in molte aree, ha dato luogo anche a profonde disuguaglianze. L’aspirazione a modelli sociali democratici e partecipativi ha plasmato una nuova generazione di persone, consapevoli delle proprie tradizioni, diritti e valori, ma ha anche dato il via alla rinascita dei nazionalismi e a contrapposizioni basate sull’intolleranza, a lotte religiose e settarie, alla competizione per le risorse primarie. Con questi presupposti, non è possibile prevedere quali effetti provocheranno in futuro tali orientamenti, ma la tendenza ad una diffusa instabilità appare destinata a permanere e, anche, ad aggravarsi. Al nostro sguardo, le dinamiche che la caratterizzano sembrano divenire sempre più violente e sempre meno confinate nei luoghi ove esse si generano.

    Lo scenario propone innumerevoli spunti di riflessione rispetto agli attori che vi interagiscono. A cominciare dalle Nazioni Unite, che restano il punto di riferimento per la composizione delle crisi internazionali, ma che, sul piano dell’effettività, nell’area euro-mediterranea, hanno fatto registrare una tendenza alla supplenza de facto di altre organizzazioni, per il perseguimento di quelle finalità di sicurezza che l’ONU mostra di non essere sempre in grado di garantire. Quanto all’Unione Europea, dopo aver creato una comunità economica e di valori, si è impegnata a sviluppare una propria politica estera, di sicurezza e di difesa comune, senza tuttavia riuscire a incidere sulle dinamiche del quadro geostrategico di nostro primario interesse. Insomma, i grandi organismi internazionali hanno sin qui mostrato assoluta mancanza di presenza e ancor più incapacità di stabilizzare i paesi oggetto di guerre o rivoluzioni, a causa di una distorta visione dell’Islam, che non rappresenta la totalità del mondo islamico. A fronte della consapevolezza della mancanza da parte dell’Europa nel suo insieme, di una benché minima conoscenza dell’Islam e della differente concezione di stato sociale che è in essere nella maggior parte dei paesi di credo mussulmano, è palese l’assenza e l’indeterminatezza dell’Italia e di altri Paesi Europei che scontano soprattutto nei confronti dell’Islam una intollerabile arretratezza culturale. Per comprendere l’Islam bisogna comprenderne la diversità che, per l’Autore, non rappresentano una minaccia, semmai una ricchezza. La comprensione della diffusa diversità di quello straordinario miscuglio di civiltà che è l’Islam è la via che può condurre, sia pure lungo diversi percorsi storici, alla sua composizione.

    Fra i maggiori fattori d’instabilità della regione, la politica degli USA, sin dagli anni di Obama, si è attirata critiche violente per gli effetti destabilizzanti che l’Autore etichetta, senza mezzi termini, incauti giochi di potere. Proprio il fallimento della politica estera americana è stato, insieme all’assenza dell’Unione Europea, causa principale delle esacerbate radicalizzazioni del fanatismo islamico. Gli Stati Uniti hanno applicato, di volta in volta, la strategia del mandante, dello Stay Behind, dell’instabilità permanente, lungo un percorso di estrema complessità. Parimenti deleterio per la destabilizzazione dell’area, appare il posizionamento della Russia, alla ricerca dell’antico imperialismo. L’Autore non nasconde la delusione di dover costatare che quelle diversità debbano trovare soluzioni imposte dall’esterno, soprattutto dagli USA, dalla Russia ed oggi dalla Cina. Delusione vieppiù cocente se confrontato al nobile impegno col quale il Sommo Pontefice, Francesco, opera per lo sviluppo dei rapporti fra Islam e il Cristianesimo. Il riferimento più qualificato è dato dall’incontro ad Abu Dhabi del Papa con il Grande Imam di Al Azhar Al-Tayyeb, quando siglarono il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune (2019), per porre fine a guerre, conflitti, degrado ambientale e degrado morale e culturale. Pace, giustizia, bontà, bellezza e fratellanza sono le ancore di salvezza per tutti gli uomini che il documento mostra al mondo. Ahmad Al-Tayyeb e Papa Francesco dichiarano «di adottare la cultura del dialogo come percorso, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio». In particolare, si impegnano ad un approccio comune per un percorso della fratellanza che è lungo e difficile, ma che è l’àncora di salvezza per l’umanità.

    L’Autore abbraccia lo sforzo di Papa Francesco di far comprendere come nella dimensione religiosa le diversità s’incrociano. Di qui il richiamo a sostenere un approccio interculturale che valorizzi il dialogo, capace di superare le contrapposizioni attraverso la presa di conoscenza delle reciproche culture ci porta al mutuo rispetto per una migliore convivenza pacifica. Concetto che introduce quello della fratellanza, uno dei valori fondamentali e universali che dovrebbe essere alla base delle relazioni tra i popoli! Papa Francesco ammonisce (febbraio 2022), oggi non è tempo di indifferenza: o siamo fratelli o crolla tutto. E l’Autore sembra non chiudere alla speranza.

    RINGRAZIAMENTI

    Un ringraziamento particolare, quanto unico, all’Ammiraglio Paolo La Rosa, amico d’infanzia e collega di Corso in Accademia Navale.

    Come da lui stesso accennato la nostra amicizia è datata 1962; e forse è proprio grazie a lui che decisi di entrare in Marina.

    Negli anni Sessanta, infatti, per noi giovani non c’erano molti diversivi, per cui ci si vedeva al bar sotto casa, dove il padrone, visto che i soldi per prendere qualcosa immancabilmente mancavano, dopo un po’ immancabilmente ci pregava di cambiare area. Nella sostanza si viveva per la strada.

    Con Paolo eravamo amici, ma dopo qualche mese di frequenza quotidiana, sparì dalla circolazione. Chiesi a sua madre (Mamma Rosa) dove fosse andato e lei mi rispose: è entrato al Collegio

    Morosini (a me allora perfettamente sconosciuto!). E proprio in quell’anno, nel periodo natalizio, io ero come sempre a bighellonare per la strada, quando di lontano intravidi una figura conosciuta, con tanto di uniforme e berretto blue e... una mantella napoleonica che lo attorniava, con tanto di ritorno sulla spalla. Era Paolo, di rientro da Venezia per il periodo natalizio. Ricordo che istintivamente sentii un sentimento di ammirazione se non entusiasmo per la scelta da lui fatta. Tra me e me pensai:

    Ammazzate, guarda un po’ Paolo che scelta ha fatto!

    Devo aggiungere che per me il mare ha da sempre esercitato un’attrazione particolare, ma se sono entrato in Accademia buona parte è dovuta proprio a vedere di tanto in tanto l’amico Paolo con la sua bella divisa e il portamento che essa stessa comportava.

    Poi l’Accademia con il Corso Grifoni (1965-1969): unico corso, cui continuo ad essere estremamente legato, che nell’intera storia della Marina ha varato due Capi di Stato Maggiore e Paolo ne è stato il primo dei due!

    A seguire i più di quarant’anni di esperienze bellissime, seppur talvolta estremamente complesse, sia per mare (in tutti gli oceani del mondo) che altre interessanti destinazioni all’estero. Tutte esperienze che mi hanno forgiato e dato la possibilità di capire quanto complesso sia il mondo e, soprattutto, il cercare soluzioni di convivenza pacifica nel pieno rispetto della dignità di ogni essere umano.

    Quindi, un caro GRAZIE di tutto cuore, caro Paolo, in particolare per le belle parole che onoro riportare nella prefazione di questo libro.

    ...............................................................................................

    Non posso, inoltre, non citare la mia insostituibile assistente, la Sig.ra Manel Jouini, per gli insegnamenti e la guida fornita nel trattare gli argomenti sull’Islam.

    DEDICA

    Dedicato ai miei nipoti, Alessandro e Lorenzo,

    nella speranza che possano LORO lasciare ai posteri

    un futuro migliore

    Fabio Ghia.

    INTRODUZIONE

    Il Mediterraneo è stato sempre considerato quale Culla dell’Umanità. Dalle sue sponde sono nate le principali civiltà, che oggigiorno identifichiamo specialmente quale occidentale e Arabo-Islamica. Da sempre, dal punto di vista storiografico, è stato crocevia di tensioni e crisi che hanno coinvolto le principali Grandi Potenze nella fantasiosa ricerca di nuovi equilibri in grado di dare pace e serenità al mondo intero. Ancor di più oggigiorno, guardando la cartina di quella che è meglio conosciuta come area del Mediterraneo allargato, emerge con chiarezza quanto intorno all’intera regione mediterranea si giochino, così come avvenuto in passato, i destini e il futuro della sicurezza e della stabilità dell’Europa in particolare. Allargando lo sguardo a quanto accaduto a Gerusalemme nel 2001 (prima intifada), ci si rende conto che, benché la Gerusalemme di oggi riproponga lo stesso scenario di allora tra palestinesi e israeliani, l’approccio strategico è cambiato notevolmente. Dopo l’attacco russo all’Ucraina, tutto ciò che era iniziato nel Mediterraneo con le Rivoluzioni della dignità si è convertito in una realtà che, nella sostanza, coinvolge molte altre nazioni del mondo, al punto tale da poter affermare che un conflitto mondiale è già in atto e che sono in gioco i destini di buona parte dell’intera umanità. Perché è proprio in questa area che sono concentrate molte delle principali minacce alla sicurezza europea e italiana, ma anche i principali interessi strategici decisivi per il futuro di buona parte di quella che Bashar Al-Assad (Presidente della Siria nel 2006) aveva definito Area dei Cinque Mari. Un’area che, nel pensiero di Al-Assad, non voleva rappresentare altro che una forma di coordinamento strategico tra Russia, Iran, Turchia, Egitto e Arabia Saudita, con Russi e Iraniani quali elementi di pressione esterni alle realtà locali dei singoli Stati.

    Il progetto siriano, purtroppo, non fu mai seriamente preso in considerazione. Inoltre, anche a seguito del famoso discorso del Presidente Obama, al Cairo nel 2009, l’esistenza dei Fratelli Musulmani (entrerò nei particolari in seguito!) si materializzò concretamente, con le derive e devianze disastrose che emersero nel corso della Rivoluzione della Dignità in tutti gli stati di religione Musulmana. Nella sostanza, il fallimento della politica estera degli Stati Uniti e l’assoluta mancanza di presenza dell’Unione Europea furono le cause principali dell’esacerbata radicalizzazione del fanatismo islamico e lo sconquasso che ne è seguito a livello internazionale. Tra l’altro, tutto questo incise anche come miccia incendiaria per i flussi migratori dalla sponda sud verso il nord del Mediterraneo.

    In definitiva, si tratta di una regione vasta e molto diversificata, che include i bacini del Mar Nero, Mar Caspio e del Mar Rosso fino a quello che tempo fa si chiamava Golfo Persico (Iran), mentre oggi si identifica nel Mare Arabico (Arabia Saudita ed Emirati), contando le regioni che dal Caucaso vanno fino alla penisola arabica, al Corno d’Africa e lungo tutto il Sahara fino alle coste atlantiche e il Sahel. L’area dei Cinque Mari è, oggi più che mai, lo specchio del futuro non solo dell’Europa, ma coinvolge bel altre dimensioni che vanno

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