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Pensare per vivere Filosofia ed etica
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E-book166 pagine2 ore

Pensare per vivere Filosofia ed etica

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Info su questo ebook

Come ci ricorda l’autore – noto psicoterapeuta italiano con una vastissima esperienza professionale anche internazionale - «Le riflessioni che compongono questo libro erano state inizialmente inserite in un insieme più ampio scandito in quattro sezioni (filosofia, etica, psicologia, psicoterapia), e sono state divise poi in due libri (il presente libro include riflessioni su filosofia ed etica).
Questa articolazione avrebbe lo scopo di rendere più liscio il cammino fra i concetti e le pratiche: in realtà tutto comunque scorre, però non è facile lasciarlo andare, dato che il pensiero digitale richiede passaggi concettuali controllati piuttosto che fluidi, mentre la pratica si muove spesso su cammini analogici». In una logica di circolarità tra i quattro elementi sopra, l’autore ci presenta la propria visione del pensare e dell’agire filosofico e psicologico: «la psicoterapia si appoggia su una psicologia che non si regge su una struttura rigida di concetti ma sul presupposto del valore, nello specifico del valore etico, e che si basa sulla fenomenologia, un pensiero che poggia sull’esperienza in ottica esistenzialista». In quest’ottica viene presentato il sapere filosofico ed etico che apre alle successive riflessioni psicologiche avendo ben chiaro che il compito dello psicoterapeuta fenomenologico-esistenzialista è quello di condurre ad una visione “prismatica” della realtà, in cui dal finito si diparte l’infinito.
LinguaItaliano
Data di uscita12 feb 2015
ISBN9788899214159
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    Anteprima del libro

    Pensare per vivere Filosofia ed etica - G. Paolo Quattrini

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    G. Paolo Quattrini

    PENSARE PER VIVERE

    Considerazioni di uno psicoterapeuta

    Filosofia ed etica

    Psicologie

    KKIEN Publishing International è un marchio di KKIEN Enterprise srl

    info@kkienpublishing.it

    www.kkienpublishing.it

    Prima edizione digitale: 2015

    In copertina: Anonimo, Thinking – Thinking – Thinking

    La foto contenuta nel testo è di Susan Beatrice, All Natural Parts, Steampunk Fairy. L’autore è a disposizione degli eventuali aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare.

    ISBN 9788899214159

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    INTRODUZIONE

    Le riflessioni che compongono questo libro erano state inizialmente inserite in un insieme più ampio scandito in quattro sezioni (filosofia, etica, psicologia, psicoterapia), e sono state divise poi in due libri (il presente libro include riflessioni su filosofia ed etica, un secondo libro tratta di psicologia e psicoterapia).

    Questa articolazione avrebbe lo scopo di rendere più liscio il cammino fra i concetti e le pratiche: in realtà tutto comunque scorre, però non è facile lasciarlo andare, dato che il pensiero digitale richiede passaggi concettuali controllati piuttosto che fluidi, mentre la pratica si muove spesso su cammini analogici.

    Il Mahamudra, base del Vajrayāna, una delle tre tradizioni buddiste{1}, è sia una rappresentazione del mondo che una pratica che su quella rappresentazione è appoggiata: come dire, se il mondo è vacuità, allora quello che c’è da fare è meditare senza attaccamenti. Come introduzione a questo libro il Mahamudra ha lo stesso senso: un pensiero fenomenologico, cioè un senso della realtà basato sui fenomeni, che supporta una pratica esistenziale articolata sul sentire senza produrre reificazioni. Nella stessa logica di contiguità fra teoria e pratica, qui la psicoterapia si appoggia su una psicologia che non si regge su una struttura rigida di concetti ma sul presupposto del valore, nello specifico del valore etico, e che si basa sulla fenomenologia, un pensiero che poggia sull’esperienza in ottica esistenzialista.

    Come disse a suo tempo Ronald Laing, lo psichiatra scozzese padre dell’antipsichiatria{2}che aprì le nuove vie della psicoterapia fenomenologico esistenziale, la realtà dal punto di vista della persona non può essere considerata determinata, oppure si cade in una psicologia deterministica che non ha spazio per l’uomo: l’uomo è il suo stile, che senza essere determinato è riconoscibile. Il compito dello psicoterapeuta fenomenologico-esistenziale è quello di elicitare una visione prismatica della realtà, in cui cioè dal finito si diparte l’infinito.

    Alla fine dell’Ottocento, quella che nella tradizione occidentale, da Platone a Kant, era la conoscenza della realtà, si differenzia in filosofia e psicologia, per poi figliare ulteriori articolazioni nella psicoterapia e nell’etica, confusa generalmente con la morale, ma ben diversa nell’ottica fenomenologica, che differenzia gli oggetti (anche i concetti lo sono) e i fenomeni, realtà solo esperibili. Si tratta di rami che nascono dall’albero della filosofia, ma sono diventati sufficientemente autonomi da non potersi più riassorbire nella loro fonte: la psicologia infatti non è e non può essere speculazione pura, ma è un pensiero applicato alle contingenze dell’organismo, da cui non può prescindere senza tradire le sue intenzioni conoscitive.

    Se la psicoterapia poi è legata alle contingenze, dato che ha a che fare con l'insondabilità del libero arbitrio, ed esce in questo modo dalla prevedibilità che un ragionamento ben coeso offre, l’etica è un argomento ancora più spinoso. Se non si vuole confondere con la morale, che in un’ottica non fenomenologica viene considerata un sinonimo (opzione piuttosto ingenua anche se diffusa), bisogna presentare il punto di vista in modo tale da indicare l’argomento senza precisarne i contorni, ma abbastanza chiaramente da renderlo inconfondibile. A questo scopo la fenomenologia è uno strumento essenziale, dato che il fenomeno non è un oggetto e non si può misurare, però si può esperire in modo riconoscibile. Vista dal punto di vista fenomenologico, l’etica appare come un’area che permette un'indagine sufficientemente autonoma da giustificare che uno dei due capitoli di questo libro sia dedicato a lei.

    CANTO DEL MAHAMUDRA

    Al di là di ogni senso è il Mahamudra,

    non c’è parola che possa spiegarlo:

    ma merita per te, Naropa, dire,

    per la tua serietà, la tua costanza.

    Non c’è bisogno che al vuoto tu creda,

    e il Mahamudra là nel nulla sta.

    Senza sforzarsi stando e naturale,

    si rompe il giogo e libertà si trova.

    Se guardi nello spazio e vedi il vuoto,

    se quando scruti con la mente il mondo

    la tua stessa mente indovini,

    soggetto e oggetto non son più due cose

    e allora libertà è conquistata.

    Le nubi che trascorrono nel cielo

    origine non hanno né destino,

    così è per i pensieri nella mente:

    vista la mente, la dualità non c’è.

    Forme e colori nello spazio stanno

    che né di nero né di bianco è tinto,

    così le cose che nel mondo vanno

    nella natura stanno della mente

    senza che questa di virtù o di vizio

    riceva macchia, e di sostanza cambi.

    Lo splendore del sole non si vela

    quando l’oscurità trionfa, né il fulgore

    lucente viene vinto della Mente

    dal lungo, oscuro kalpas del Samsara.

    Tanto si è detto per spiegare il vuoto,

    ma il vuoto in sé non ha definizioni,

    la Mente è detta luce che sfavilla

    ma simboli e parole sono vani:

    malgrado che la Mente è il vuoto stesso

    le cose tutte abbraccia e le contiene.

    Non far niente col corpo, lascia andare

    la bocca tieni chiusa e stai in silenzio,

    con la mente svuotata, senza idee

    lascia il tuo corpo riposare quieto

    come fosse bambù, che dentro è vuoto.

    Senza né prendere né dare

    lascia la mente riposare:

    quando al vuoto aderisce,

    è il Mahamudra. Così facendo

    la libertà a suo tempo verrà.

    Praticare i Mantra, la Paramità,

    le istruzioni dei Sutra e dei precetti,

    gli insegnamenti di scuole e scritture

    non sveleranno la vera verità.

    Qualunque il desiderio sia che hai

    la mente devi mettere in funzione,

    che è proprio quel che la chiarezza oscura:

    se i precetti del Tantra tu ti assumi

    continuando la discriminazione

    è il senso del Samaja che abbandoni.

    Lascia il desiderio da solo andare,

    lascia ogni fare, lascia i pensieri

    venire e andare, come onde del mare.

    Se i precetti del Tantra vuoi affermare

    impermanenza, non discriminazione

    senza opporti e senza lottare

    accettare dovrai con la ragione.

    I desideri devi far cessare:

    cessa di arrampicarti qua e là!

    Così è che le Scritture van capite.

    Nel Mahamudra tutti i sensi han fine,

    dalla prigione siamo rilasciati:

    questa fiaccola in alto il Dharma porta.

    Chi non si rende conto che è così

    per sempre vagherà nella follia,

    nella miseria vagherà e nel pianto.

    Nel cammino per la liberazione

    bisogno c’è comunque di una guida,

    che veda e che confermi quel che fai:

    se con costanza segui il suo sorriso

    vai sulla strada della libertà.

    Insensate le cose in questo mondo

    e semi sono anche di dolore:

    sapere un poco porta nell’azione,

    sol la somma sapienza è da seguire.

    Trascendere la discriminazione

    la via regia si può considerare,

    vincere poi l’umana distrazione

    è quel che è più importante da

    imparare:

    non-praticare è il sentiero stretto,

    la via del Budda, che va alla libertà.

    Il mondo è transizione, come i sogni

    e come i fantasmi sostanza non ha.

    Rinunciaci, rinuncia alla tua gente,

    senza i lacci dell’odio e del piacere

    va’ per boschi e montagne a meditare.

    Se nello stato naturale, sciolto

    e senza sforzo alcuno te ne stai

    è il Mahamudra, il non-raggiungimento.

    Se dell’albero tagli le radici

    le foglie allora dovranno seccare:

    le radici se tagli della mente,

    l’apparenza del mondo svanirà.

    La lampada disperde in un baleno

    La nera oscurità che il mondo vela:

    la luce della Mente in un istante

    dell’ignoranza i veli fa cadere.

    Chi la mente ha sposato non si accorge

    di tutto quel che oltre la mente c’è:

    ma chi la pratica ha sposato è cieco,

    la verità non vede, che è più in là.

    Perché la verità nuda si vede

    solo tagliando nette le radici:

    rinunciato alla discriminazione,

    in pace, senza prendere né dare

    stai natural, che il Mahamudra è oltre

    ogni rifiuto e ogni accettazione.

    La Coscienza che fu prima del mondo

    non c’è niente che possa ostacolarla:

    se in questo luogo senza cause resti

    si scioglie ogni apparenza in verità.

    Nel niente orgoglio e anche ostinazione

    svanendo, lasceranno libertà.

    La comprensione, quando è quella vera,

    trascende questo e quello, e l’azione

    l’azione vera, senza attaccamento

    grandi risorse mette in movimento:

    riuscire è fare proprio quel che c’è

    senza aspettar di avere risultato.

    Al principio dell’opera la mente

    la senti come fosse una cascata,

    a metà si fa calma, e lentamente

    fluisce come il Gange nella piana:

    il grande oceano fondo poi diventa,

    dove la mente quotidiana incontra

    la Gran Madre di tutte le coscienze.

    Il canto del Mahamudra fu scritto da Tilopa, monaco indiano del decimo secolo, per il suo allievo Naropa, che fu a sua volta il maestro di Milarepa, e fa parte dei testi classici del tantrismo tibetano.

    Filosofia

    RAZIONALISMO ED EMPIRISMO

    Un problema fondamentale nello scrivere è l’inevitabilità di fare affermazioni. Un’affermazione, o si dimostra, come si fa in matematica con i teoremi, oppure la si supporta con la propria o l’altrui autorevolezza: se negli scritti scientifici si usa mettere in nota un riferimento bibliografico che permette di verificare la dimostrazione dell’affermazione citata o l’autorevolezza della fonte, in un discorso corrente ci sono spesso affermazioni opinabili, e verificarle una per una sarebbe un lavoro praticamente interminabile. Alcune infatti sono deduzioni, e per verificarle si dovrebbe verificare l’esattezza dei procedimenti usati, altre hanno invece alla base dei procedimenti euristici, cioè si muovono per via analogica, e possono portare a conclusioni diverse a seconda dell’interlocutore. In genere un’affermazione è affidata soprattutto alla credibilità di chi la fa: se il suo autore non è ben conosciuto dall’interlocutore, alla fine è semplicemente un problema di plausibilità, cioè bisogna affidarsi all’evidenza (un nome corrente per evidenza è senso comune) delle considerazioni proposte. Se è del tutto irragionevole spacciare un discorso per verità{3}, è del resto oltremodo ingenuo prenderlo per buono senza almeno avere chiaro in base a quali presupposti è stato fatto: sarebbe utile che chi parla dichiarasse l’episteme con cui opera.

    Nel mondo occidentale due scuole di pensiero hanno attraversato i secoli, razionalismo ed empirismo. Il razionalismo affonda le proprie radici nel pensiero di Platone e l’empirismo nel pensiero di Aristotele. Quello che oggi si intende comunemente per conoscere coincide con le modalità proprie della scuola razionalista: si costruisce una teoria e si mette il mondo in relazione a questa teoria, si conosce cioè attraverso idee, concetti, che vengono considerati più veri del mondo concreto. L’altra via è invece quella empirica, che è conoscenza in primo luogo esperienziale su base sensoriale, a cui si applica poi, per ragioni funzionali, la concettualità. Non si tratta di due modi di conoscere la stessa cosa, ma di due forme di conoscenza rivolte a due aspetti diversi della realtà: attraverso un approccio razionalista si possono avvicinare gli oggetti fin nella loro ultrastruttura fisica (particelle ed

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