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La cena delle beffe
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La cena delle beffe
E-book139 pagine1 ora

La cena delle beffe

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Info su questo ebook

La cena delle beffe”, è un’opera fondamentale del teatro italiano scritta dal drammaturgo Sem Benelli, e dalla quale ne è stata tratta un’opera lirica musicata da Umberto Giordano e un film (che fece scandalo per il primo famosissimo seno nudo della protagonista Clara Calamai) diretto da Alessandro Blasetti. La storia è ambientata nella Firenze rinascimentale e narra di un arrogante mercante, Neri Chiaramantesi che, unitamente a suo fratello Gabriello, perseguita con pesanti scherzi e provocazioni il mite Giannetto Malespini. Succede che Giannetto prende in moglie la bella Ginevra e Neri, che non ammette rivali neanche in amore, la possiede con la forza dinanzi a suo marito scaraventando il povero Giannetto nel fiume. La vendetta di Giannetto si consuma proprio in una cena che lui stesso organizza presso la sua abitazione invitando, quali commensali, Neri, Gabriello e l’autorevole Tornaquinci (una sorta di ministro degli interni di casa Medici). L’esito dell’infausta cena, dopo una serie di eventi che da quell’incontro saranno generati, porterà Neri alla follia, conseguenza del fatto che la sua mente rifiuta di accettare il fatto criminale commesso.
LinguaItaliano
Data di uscita1 nov 2019
ISBN9788833260747
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    La cena delle beffe - Sem Benelli

    cover.jpg

    Sem Benelli

    La cena delle beffe

    Dramma in quattro atti

    Teatro

    KKIEN Publishing International

    info@kkienpublishing.it

    www.kkienpublishing.it

    Prima edizione digitale: 2019

    In copertina: particolare del manifesto cinematografico del 1942, film diretto da Alessandro Blasetti

    ISBN 9788833260747

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    Table Of Contents

    ATTO PRIMO

    ATTO SECONDO

    ATTO TERZO

    ATTO QUARTO

    Questo poema beffardo è dedicato a

    GIULIO DE FRENZI

    diletto fratello che sulla  rena volubile dell’arte

    bene sa rintracciare e segnare

    con la sua penna dolorosa ed arguta

    i confini del nostro male eterno ed uguale

    infinito

    monotono

    Personaggi

    Giannetto Malespini

    Neri Chiaramantesi

    Gabriello Chiaramantesi

    Il Tornaquinci

    Fazio

    Il Trinca

    Il dottore

    Il Calandra

    Nencio

    Lapo

    Un cantore

    Staffieri dei Medici

    Servi dei Tornaquinci

    Ginevra

    Lisabetta

    Laldomine

    Fiammetta

    Cintia

    L’azione si svolge a Firenze, ai tempi di Lorenzo il Magnifico.

    Quest’opera fu rappresentata la prima volta ai Teatro dell’Argentina di Roma il 16 aprile 1909 dalla Compagnia Stabile, Interpreti principali: G. De Antoni (Giannetto); A. Chiantoni (Neri); Edvige Reinach (Ginevra).

    ATTO PRIMO

    A Firenze, in casa di uno dei Tornaquinci, Cavaliere speron d’oro. Una sala da pranzo, con armi ai muri e bandiere in un angolo.

    In faccia, a destra, un camino di pietra scolpita con alari. A sinistra, sempre in faccia, attraverso il muro larghissimo, la finestra aperta sugli orti, le case, le torri, il colle di San Miniato.

    Un uscio per ogni lato: da quello di destra si va nelle cucine: da quello di sinistra nell’interno della casa e alla porta di fuori.

    Ornamenti semplici ed eleganti. Alle mura fregi ad fresco.

    I servi apparecchiano la tavola, dispongono le sedie.

    IL CALANDRA, il maggiore di loro, è attento all’opera con somma coscienza, NENCIO è sbadato, ghiotto, rissoso.

    È finito il tramonto: aria rossa di sera sui colli e le città.

    I servi recano i lumi.

    Verso la fine dell’atto, notte di luna. È maggio.

    IL TORNAQUINCI (entra recando nella mano un libro socchiuso come chi ha interrotto allora la lettura; si pone a sedere sopra un seggiolone, in disparte)

    Disponete che tutto sia per bene;

    voglio che questa cena si rammenti.

    I commensali sono assuefatti a ben godere;

    ed ogni sera cenano, finché dura la state, in vario modo, 

    diversamente invitati or da l’uno or dall’altro.

    IL CALANDRA

    Conosco la brigata;

    ed ho comprato un bello e grasso papero

    che sarà la delizia della sera.

    IL TORNAQUINCI

    Da chi l’hai comprato?

    IL CALANDRA

    Da una bella giovane.

    Così avessi potuto comprar lei:

    era così ridente e manierosa

    che m’avreste lodato.

    IL TORNAQUINCI

    Datti pace:

    le donne non occorrono.

    IL CALANDRA

    In ispecie

    quando avanzano: penso come voi,

    messere.

    (A NENCIO)

    Ehi, Nencio, reca que’ tondini

    che sai: e non lasciare incustodito

    quello scaldavivande co’ tartufi.

    NENCIO

    E che paura avete? Che si mangino?

    IL CALANDRA

    Io conosco i miei polli: voglio dire che quei tartufi siano bene acconci...

    NENCIO

    Che se mai qualcheduno ne mangiasse uno solo, sarebbe un gran delitto!...

    IL CALANDRA

    Sì, che sarebbe, ché anche troppo avete

    di che mangiare: e torta e marzapane,

    e que’ migliacci bianchi ed erbolati

    che ogni po’ ciancicate e che pur tolgono sapore al vino.

    NENCIO

    Questa è cosa nostra!

    IL CALANDRA

    Infatti ne bevete a tutto striscio...

    E fa’ silenzio, ch’io ti metto fuori a nerbate.

    IL TORNAQUINCI (che era assorto nella lettura)

    Che c’è dunque?

    IL CALANDRA

    Quest’asino

    ha in uggia il paradiso:

    sputerebbe nel piatto dove mangia!

    (A NENCIO)

    Va’ di là!

    NENCIO esce borbottando.

    IL TORNAQUINCI

    Datti pace, Calandra, che altrimenti

    il sangue ti dà fuori dalle orecchie:

    tu se’ vecchio e ti giova riposare:

    co’ giovani bisogna esser filosofi.

    IL CALANDRA

    Se le faccende poi non vanno bene,

    la colpa è mia, però.

    IL TORNAQUINCI

    Non sarà tua,

    mio fido vecchio! Acquietati!

    IL CALANDRA

    Ecco gente.

    IL TORNAQUINCI (ai servi)

    Sbrigatevi e lasciateci poi liberi...

    ILCALANDRA (che è andato alla porta di sinistra)

    Messer Giannetto Malespini.

    IL TORNAQUINCI

    Avanti!

    GIANNETTO (entra insieme con FAZIO. È pallido. Ha indosso un mantello rosso di fiamma ed è coperto col cappuccio. FAZIO è in maglia e giubbetto)

    Cavaliere; son qua, come vedete, ancora vivo!

    IL TORNAQUINCI

    (avvicinandosi a lui con affetto)

    Caro mio

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