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Bestiario del Capitalocene
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E-book75 pagine47 minuti

Bestiario del Capitalocene

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Costume e società - saggio (45 pagine) - Al centro del mondo d’oggi, motore primo di ogni problema, è il capitalismo. L’epoca nella quale viviamo, quindi, è quella del Capitalocene.


Perché Capitalocene? Il termine Antropocene per indicare la nostra epoca, intendendo l’effetto dell’uomo sulla natura, è entrato di uso comune. Ma l'impressione è che il termine distoglie l’attenzione dal vero colpevole di questi cambiamenti, ovvero il Capitale con il suo sfruttamento delle risorse (umane e non) e la sua indifferenza per le conseguenze sul mondo. Perché non è vero che è l’Uomo al centro di tutto, se lo fosse veramente non staremmo distruggendo i nostri sistemi ecologici e sociali. Al centro del mondo d’oggi, motore primo di ogni problema, è il capitalismo. L’epoca nella quale viviamo quindi è quella del Capitalocene.


Lorenzo Davia (Trieste, 1981) è ingegnere, giramondo e topo di biblioteca. Suoi racconti sono apparsi in varie antologie. Il suo racconto Ascensione Negata è arrivato secondo classificato alla prima edizione del Premio Urania Shorts, mentre il suo Az-Zinds è arrivato finalista al Premio Italia 2020. Ha vinto il Premio Viviani 2019 con il racconto Il Tempo che occorre a una lacrima per scendere. Ha creato con Alessandro Forlani il progetto di scrittura condivisa “Crypt Marauder Chronicles” per il quale è uscita l'antologia Thanatolia (Watson), finalista al Premio Vegetti 2020. Ha scritto le storie della Fata Mysella pubblicate in New Camelot e Le avventure della Fata Mysella. Assieme al Collettivo Italiano di Fantascienza ha pubblicato l'antologia Atterraggio In Italia. Il suo romanzo Capitalpunk è arrivato finalista al Premio Urania, al Premio Italia e al Premio Vegetti. Ha curato le antologie Pianeti dimenticati (assieme a Giorgio Smojver) e 2050 (assieme a Damiano Lotto). È arrivato finalista al Premio Stefano Di Marino con il racconto Lamento per protesi e spie. Ha vinto il Premio Urania Short 2022 con il racconto Testimone vivente.

LinguaItaliano
Data di uscita19 set 2023
ISBN9788825426106
Bestiario del Capitalocene

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    Anteprima del libro

    Bestiario del Capitalocene - Lorenzo Davia

    Introduzione

    Perché Bestiario e perché Capitalocene

    Come ci si crea una mappa mentale del mondo? Una mappa che non sia solo geografica e topologica, ma che includa informazioni di carattere scientifico, naturale, ideologico, culturale, storico, economico e politico?

    Nel Medioevo si usavano bestiari, dove il regno animale veniva rappresentato da un’immagine, un nome, una breve descrizione e la lezione morale che quell’animale rappresentava. I bestiari, che si accompagnavano a erbari e lapidari, includevano creature esistenti e immaginarie, erano basati sulla tradizione greco-romana (principalmente l’anonimo autore de Il Fisiologo e la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio) e non erano basati sull’osservazione e conoscenza diretta delle voci inserite.

    Nel Rinascimento, con il cambio di mentalità in Europa Occidentale, si assiste alla nascita delle prime Kunst e Wunderkammer, raccolte di oggetti notevoli (per valore, rarità o curiosità) appartenenti a vari regni, animale, minerale o artistico. Le Wunderkammer avevano i loro modo di classificare gli oggetti in mostra.

    La Galleria delle Metamorfosi di Vincenzo I Gonzaga, per esempio, è divisa in quattro stanze corrispondenti a ciascun elemento classico: acqua, fuoco, terra e aria.

    Altre classificazioni dividevano gli oggetti in Artificialia, creati dalla mano dell’uomo; Naturalia, creati da Dio e comprendente anche pietre, animali impagliati, disegni di piante; Mirabilia, mostruosità, mutazioni, anormalità, insolite o sorprendenti; Scientifica, ovvero strumenti usati per gli esperimenti e le misure fisiche e matematiche; Vanitas, oggetti che ricordavano ai visitatori la loro mortalità e l’importanza di seguire la religione cristiana; Exotica, se originava da fuori dell’Europa.

    Le distinzioni spesso non erano nette. E così, per esempio, una coppa ricavata da una noce di cocco intagliata e montata in oro riesce a essere allo stesso tempo Terra (la pianta di cocco) e Fuoco (l’orefice che ha fuso l’oro), Naturalia, Exotica e Artificialia.

    Nei secoli successivi le Wunderkammer divennero Musei, i bestiari vennero sostituiti dai Manuali, fino ad arrivare alle moderne Wikipedie compilate dal basso. Ho scelto di presentare quest’opera come un Bestiario per riallacciarmi a un’antica tradizione di mappatura del reale. Le voci che leggerete di seguito non includono solo entità che si potrebbero classificare come animali o bestie, ma anche appartenenti ad altri regni, dove il fattore in comune è l’essere stati toccati dal Capitale – una fluidità di appartenenza e molteplicità di significati che mi sono stati ispirati dalle Wunderkammer.

    Infine: perché Capitalocene? Il termine Antropocene per indicare la nostra epoca, intendendo l’effetto dell’uomo sulla natura, è entrato di uso comune. Ma la mia impressione è che il termine distoglie l’attenzione dal vero colpevole di questi cambiamenti, ovvero il Capitale con il suo sfruttamento delle risorse (umane e non) e la sua indifferenza per le conseguenze sul mondo. Perché non è vero che è l’Uomo al centro di tutto, se lo fosse veramente non staremmo distruggendo i nostri sistemi ecologici e sociali. Al centro del mondo d’oggi, motore primo di ogni problema, è il capitalismo. L’epoca nella quale viviamo quindi è quella del Capitalocene.

    Questo bestiario non è completo, il mondo d’oggi si muove in maniera molto veloce. Ho iniziato a raccogliere appunti una decina di anni fa – girando per il mondo a occuparmi di ambiente e inquinamento. Troverete alcune voci sorpassate, di altre ve ne sorprenderà la mancanza. Considero questo Bestiario un cantiere sempre aperto, e invito chiunque a mandarmi i suoi contributi all’indirizzo bestiario.capitalocene@proton.me.

    *cene

    Il particolare momento che stiamo vivendo, con la profonda influenza che le attività umane hanno sul clima e sugli ecosistemi, ha fatto sorgere in molti la necessità di coniare termini nuovi per esprimere la profondità, irrevocabilità di quello che sta succedendo.

    I termini hanno spesso in comune il suffisso *cene, a cui viene attaccato come prefisso un termine che illustra quella che viene considerata essere la forza dominante di quell’influenza.

    Antropocene quindi punta il dito sull’attività dell’Uomo. Il concetto era stato espresso per la prima volta nel 1800 dallo scienziato Antonio Stoppani, che però uso il termine èra antropozoica. Il termine antropocene venne usato da scienziati russi negli anni

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