Ricordi sparsi di 20 anni di montagna
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Info su questo ebook
Le difficoltà superate, la fatica, la gestione dello stress sono tutti elementi che trasudano dalle pagine che andrete a leggere… e vi sembrerà, per qualche istante, di essere i protagonisti di una scalata mozzafiato!
Con una scrittura rapida ed essenziale, l’autore ci incanta con la bellezza della natura montanara che fa da cornice e a volte diventa la vera protagonista di queste rimembranze.
“Cominciamo a salire, prima in bosco con viste su pinnacoli impressionanti, poi il bosco si dirada e si entra nel cuore delle
guglie di Bavella 1700 m., pinnacoli di ogni forma ti accompagnano lungo il cammino, il sentiero è un dedalo tra una guglia e l’altra, si sale, si scende, solo un passaggio è difficoltoso con lo zaino, ci si deve accosciare per evitare uno spuntone di
roccia, nulla di difficile.”
Lorenzo Cazzaniga nasce a Monza il 29 luglio 1953. Inizia ad andare in montagna nel 1973, dapprima per sentieri con amici più esperti e poi, traviato sempre dalla stessa compagnia, passa a qualcosa di più avventuroso, qualche facile arrampicata e poi sci-alpinismo senza saper sciare!
Per oltre 15 anni ha arrampicato sempre da secondo, gli ultimi anni si è cimentato anche da primo di cordata su vie facili.
Ha sempre cercato di fare qualcosa fuori dai percorsi classici, alla ricerca di vecchi percorsi abbandonati.
Si è trasferito nel basso lodigiano e le belle montagne erano ben più distanti.
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Anteprima del libro
Ricordi sparsi di 20 anni di montagna - Lorenzo Cazzaniga
... per gli amici di avventura
Avventura al Tresero 3.594 m (08/1974)
Siamo in campeggio a S. Caterina Valfurva, in un’ampia spianata fuori dal paese, siamo in 9, io sono l’unico patentato, È passato a trovarci Andrea, e lancia una proposta avventurosa: Andiamo a fare il Tresero!?
Partiti dal campeggio ancora buio ci siamo inerpicati con le macchine stracariche, io con il Renault 6 e Andrea con il 127, sulla strada per il Gavia allora ancora sterrata.
Arrivati al Rif. Berni, con le prime luci dell’alba, ci incamminiamo bofonchiando lungo il ripido sentiero in Valle Dosegù, puntando ad un vecchio rifugio distrutto da dove poi inizierà la traversata su ghiacciaio, la giornata è chiara. Il ghiacciaio, ora, è ridotto ad un lumicino, ma ai tempi, 1974, riempiva tutta la conca. Ci leghiamo in cordata, l’attrezzatura è quella che è, il materiale è distribuito in modo uniforme, c’è chi ha la picozza, chi i ramponi, salvo i capicordata che avevano l’imbrago, per il resto della combricola l’imbrago è fatto di cordini. Stiamo risalendo il ghiacciaio quando l’Arnoldi lancia un grido di allarme e sprofonda in un crepaccio, bloccato con prontezza da quello con la picozza. Sospeso a mezz’aria, e gli esperti si prodigano per le manovre per il recupero.
Il tempo si sta imbronciando, le nuvole stanno coprendo le cime. Recuperato il malcapitato, decidiamo di non desistere, tutti in fila sulla stessa traccia arriviamo sulla cima. Nel mezzo della tormenta la foto di rito, in bianco e nero, sembra una foto d’anteguerra! Poi via veloci sulla via di discesa ripercorrendo le tracce prima che la neve le ricopra. Arriviamo al rifugio sotto una forte nevicata, sem del tutt masarà ¹, cambio di vestiario e via veloci verso il campeggio prima che la neve blocchi la strada. Fortunatamente al campeggio pioveva e ci siamo rifocillati con una pentola di vin brulé!
1 siamo tutti bagnati fradici
La mia prima sci-alpinistica
Venerdì sera al Cai, cosa facciamo domenica?
Andiamo a fare sci-alpinismo, una cosa semplice, andiamo al San Primo
. Dai Renzo, vieni anche tu!
Ma io veramente non so sciare!
Dai, non preoccuparti, t’insegniamo noi!
Il discorso era più subdolo, serviva una macchina in più per il trasporto dei componenti del gruppo! Le previsioni non danno molto bello!
È una salita semplice, tanto per provare, no problem!
Domenica mattina, nel cuore della… notte, a me che piace dormire, passo a raccogliere i miei e ci avviamo baldanzosi verso la Colma di Sormano. Dopo Sormano, la strada è ben innevata e lancio la mia R6 con gomme da neve con stile rally, all’uscita del tornante finisco con il muso contro il muro di neve a bordo strada. Ragazzi, sto imparando!
Arriviamo con le prime luci del giorno alla Colma, dove parcheggiamo. Il sentiero per il San Primo parte proprio sotto il rifugio lì vicino. Mettiamo su gli sci, scendiamo questi cinquanta metri, poi sistemiamo il tutto e inizierà l’avventura
proferiscono gli sci-alpinisti. Beh, veramente preferirei scendere a piedi
. Dai, metti su gli sci, per fermarti, fai lo spazzaneve!
E che cos’è lo spazzaneve?
Beh, sì, forse è meglio che scendi a piedi!
Il gruppo si riunisce in un punto in piano e si cominciano le spiegazioni relativamente allo sci-alpinismo. I più attrezzati avevano gli sci, erano da pista con i mitici attacchi Nepal e gli scarponi da sci, vedete, per salire si mettono le pelli di foca sotto gli sci, così non si scivola indietro, poi come camminare, ma facendo scivolare gli sci!
Visto così sembra semplice per la salita, mi preoccupa di più la discesa, ma quelli saranno soluzioni che mi spiegheranno dopo!
penso tra me e me.
Allora gli sci ci sono per tutti. Ma io, ... veramente sarei anche stato qui all’albergo, visto che la giornata fa abbastanza schifo e nevischia anche un po’!
Abbiamo anche gli sci per te!
Gruuunf, io che sognavo già polenta e capriolo!
Per te abbiamo sci in legno lunghi due metri, attacchi Kandahar, non abbiamo pelli di foca a sufficienza, ma rimediamo
. Per chi non lo sapesse gli attacchi Kandahar erano con puntale fisso a cui era agganciato un mollone che si agganciava sul tacco dello scarpone, ai bordi vi era una serie di due ganci in cui scorreva la molla, in salita se ne agganciava uno solo, si alzava lo scarpone come per camminare, in discesa tutti e due, una leva oltre il puntale, bloccava tutto in avanti.
Mio abbigliamento, cappellino stile truppe alpine con paraorecchie, occhiali da saldoer, giacca a vento in cotone, guanti a muffola in lana grezza, favolosi!, calzoni alla zuava fin sotto al ginocchio, calzettoni che non coprono tutta la gamba, ghette da neve, scarponi da montagna in cuoio. Visto che non avevamo abbastanza pelli di foca, sostituiscono con la sciolina da fondo per neve fresca sotto lo sci, la marmellata, si cammina alzando lo sci e facendolo battere sulla neve, invece che scivolare. Si parte, fintanto che la strada era in piano, nessun problema, diventava invece decisamente faticoso quando iniziava ad esserci un po’ di pendenza. Il gruppo avanza, a tratti compatto, in altri momenti un po’ sfilacciato, nevischia e c’è anche la nebbia e fa un po’ freddo! Ho un semi congelamento alla gamba nel tratto nudo!
Nelle retrovie comincia a serpeggiare il malumore. Dai fermiamoci!
, Andiamo avanti ancora un po’!
dicono i più gasati. Ma non si vede niente!
Il gruppo si ferma, e si fa il punto della situazione. Ma dove siamo?
Dovremmo essere in cresta, visto che c’è più vento e la neve è ghiacciata!
Dietrofront, scendiamo al rifugio a scaldarci e magari a mangiare qualcosa di caldo. Si scende sotto la cresta in un punto più riparato, tolgono le pelli, si fissano gli attacchi per la discesa, seguite i binari di salita, per fermarvi, breve spiegazione per lo spazzaneve. Inizia la discesa per i fortunati, perché quelli con la sciolina marmellata, se in salita serviva a non scivolare indietro, in discesa eravamo fermi, spingere disperatamente sui bastoncini per riuscire a scendere. Praticamente ho fatto più fatica a scendere che a salire. Come tutte le cose anche questa odissea ha avuto termine, e distrutto sono arrivato al parcheggio. Ripresi uhm … diciamo abiti da borghese, puntiamo al rifugio, è ormai pomeriggio inoltrato. Speriamo sia rimasto qualcosa da mangiare!
Non ci rimase che optare per cioccolate calde e i punch per toglierci il gelo d’addosso.
Sci-alpinistica in Val Biandino
Dopo la tragica esperienza al San Primo, ritornano alla carica! Renzo, ti abbiamo recuperato le pelli di foca, stavolta sei semiattrezzato
. Gianni mi presta anche i suoi scarponi da sci, basta tenerli aperti in salita. Dato che sono un masochista, accetto. Va bene, riproviamo!
Stavolta la giornata si presenta con un bel sole e la meta scelta è la Val Biandino, zona che conosco bene, è una lunga strada sterrata che sale da Introbio, ed è abbastanza larga, così potrò provare il famoso spazzaneve in discesa! In salita ora sono completo, le pelli, gli scarponi da sci, gli attacchi sono sempre i Kandahar, ma non si può avere tutto e subito! Prima di fare una spesa, è meglio provare!
Arrivati ad Introbio prendiamo la strada per Biandino, ma dopo un tornante troviamo la strada chiusa da una sbarra. Ci prepariamo e sci in spalla partiamo lungo la strada alla ricerca della prima neve, dopo un breve tratto cominciano ad apparire chiazze di neve tra i sassi, neve a chiazze, appena troviamo un po’ di neve continua, finalmente possiamo mettere gli sci ai piedi. Cominciavo ad avere le spalle indolenzite.
Ora la neve copre tutta la strada, così possiamo salire affiancati e chiacchierare. Allora come va? Meglio vero?
Certo, così è tutta un’altra cosa
, ma cominciano a farmi male gli scarponi da sci! Resisto ancora un po’ ma poi mi fermo. Trovo un masso come panchina e tolgo gli scarponi. E adesso come fai?
No problem! Per sicurezza avevo già messo i miei scarponi in cuoio nello zaino, così li cambio
. Ahhh, è tutto un altro vivere!
Inoltrandosi nella valle la neve diventa consistente e con gli sci ai piedi non si sprofonda, comincia ad essere interessante la faccenda! Alcuni tratti sono in forte pendenza, mi ricordo che la feci con il cinquantino anni fa e saliva a fatica in prima, ma con gli sci ai piedi e zizzagando un po’ è tutto molto semplice, anche se, dandoci dentro con spirito sportivo alle volte ti viene il fiatone. Il sole è caldo e ci si alleggerisce e si può stare anche in camicia.
Le montagne circostanti sono cariche di neve lungo i pendii scoscesi. Gli esperti hanno allungato il passo e sono saliti spediti, mentre io proseguo con il mio passo tranquillo. Il sole alto nel cielo è decisamente caldo e dai fianchi delle montagne lungo il versante est si staccano piccole valanghe che precipitano nel torrente sottostante. Fortuna che siamo dall’altra parte della valle! Un ultimo tratto in forte pendenza mi aspetta prima di sbucare nella piana di Biandino, vedo la cascatella ghiacciata e sento l’incitamento degli amici. Dai che sei arrivato! Dai che ti aspetta la polenta!
Con l’ultimo residuo di forze li raggiungo, e scherzo, il rifugio è chiuso! Stronzi! Non si prende in giro così un amico!
Allora come è andata?
Bene direi anche se sono un po’ sfatto, ma ora un attimo di relax, e poi mangio, voi sicuramente avete già dato, vero?
Sì, noi siamo già a posto grazie.
La piana imbiancata di neve con il bosco di larici alle nostre spalle, il silenzio, rotto solo dal gracidare delle taccole, è un luogo incredibile! Ripreso sembianze umane ora mi aspetta la parte più difficile, la discesa! Noi scendiamo a spazzaneve e ti prepariamo la pista, non devi far altro che fare come noi e poi avrai da sciare come su un tavolo da biliardo! Ma io a biliardo sono una chiavica! Metto su gli sci e in piano mi metto subito a spazzaneve e non mi muovo. Devi mettere gli sci paralleli, darti una spinta e poi subito a spazzaneve, capito?
Va beh, sperem!
Mamma quanto è in piedi!
Parto, mi metto a spazzaneve, ma che… velocità! Che male all’inguine! E puffete, mi sdraio subito, non avrò fatto dieci metri che ero già sdraiato sulla neve; faticosamente mi rialzo, i compassionevoli mi tolgono lo zaino, così fai meno fatica! E per i successivi chilometri continuò questa tragedia! Ad un certo punto non ne potei più, mi tolsi questi strumenti di tortura e scesi a piedi!
Ero arrivato in un punto dove la strada intersecava la vecchia mulattiera e così la presi, gli sci sbatacchiavano contro i rami del bosco, ma almeno la discesa era più veloce. Quando arrivo alla macchina… Ma hai fatto presto! Pensavamo peggio!
No, mi ero rotto e così sono sceso per la mulattiera a piedi
ed è stato un rilassamento. Ora chi guida la macchina perché mi sun stracc!?
La mia prima arrampicata
Me ne stavo tranquillamente godendo il sole sui prati della Rosalba e guardavo quelli che arrampicavano sui torrioni antistanti con invidia e ammirazione. Arrivano Alberto e Andrea che erano andati a fare qualcosa nei dintorni, mi raggiungono con il loro sferragliare, din, don sdeng! "Ma Renzo tu non arrampichi, è molto tempo che vieni in giro con noi, e sei