Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

L'Enigma del Sepolcro
L'Enigma del Sepolcro
L'Enigma del Sepolcro
E-book432 pagine6 ore

L'Enigma del Sepolcro

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Egitto XXVI secoli a.C. Un misterioso segreto da proteggere nei secoli. Ai nostri giorni Alex Taylor, professore di storia medievale ad Oxford, appassionato e cultore dell' antica civiltà egizia, ha da tempo una sua teoria sul faraone Cheope. Per questo chiede al governo egiziano di operare una ricerca sul territorio, celando il suo vero motivo. I funzionari egiziani forniscono permessi con alcune condizioni: guide locali e l'affiancamento di un egittologo. Dopo aver convinto il rettore della sua Università a finanziare la missione, deve trovare il partner che lo affiancherà. Verrà in suo aiuto un alto prelato di Roma che gli indicherà il personaggio: Viola Salini, un'egittologa con carattere spigoloso e diffidente. Dopo averla convinta, con estremo impegno a seguirlo, i due si accingono ad affrontare la ricerca in Egitto. Viola irromperà nella sua vita e nella ricerca come un uragano. Ma chi protegge il segreto si mette sulle loro tracce per impedire la missione ad ogni costo. "…tu hai un grande segreto che voglio assolutamente scoprire!"
LinguaItaliano
Data di uscita29 gen 2024
ISBN9791221495683
L'Enigma del Sepolcro

Correlato a L'Enigma del Sepolcro

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su L'Enigma del Sepolcro

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    L'Enigma del Sepolcro - Valerio Luongo

    PROLOGO

    XXVI sec. a. C.

    Il gran falco è volato verso il sole, Khufu il grande re figlio di Nebmaat¹ ha concluso la sua vita terrena, per poi, tramite i raggi del sole, ascendere al cielo verso le stelle circumpolari.²

    Sul fiume sacro, il Nilo, la barca solare con a bordo il sarcofago del faraone ha lasciato il palazzo reale per dirigersi nel luogo dell’ultima dimora terrena.

    Una grande moltitudine di imbarcazioni fa ala alla barca per rendere l’ultimo saluto al grande re.

    Tramite un canale scavato parallelo al Nilo, la barca attracca nei pressi della piramide per l’imbalsamazione. Il sarcofago viene posto nel tempio a valle per la preparazione che durerà settanta giorni, poi Khufu sarà pronto per essere tumulato nella sua tomba a forma di piramide, costruita durante il suo lungo regno.

    La grande struttura, voluta per celebrare la sua grandezza ed immortalità, è imponente e si eleva in tutta la sua maestosità.

    Alta 280 cubiti³ ca. Rivestimento in calcare bianco che rifrange i raggi del sole, creando l’effetto di una fonte di luce. Sulla sommità il pyramidion, che rappresenta la sacra pietra benben, svetta verso il disco solare.

    Conclusa l’imbalsamazione, a seguito dei giorni necessari, un corteo con alla testa il gran sacerdote Henosh, che ha presenziato alla costruzione dell’opera funeraria con il visir e architetto di corte Hemiunu, si snoda per raggiungere la tomba.

    Seguono il lungo corteo i portatori che recano gli oggetti prediletti del faraone utili a rendere più confortevole il soggiorno del Ka, altra parte dell’anima, oltre al Ba del defunto re nell’aldilà.

    Henosh, prima della tumulazione esegue il rito della purificazione, aspergendo la mummia con incensi profumati. I sacerdoti leggono i papiri con le formule magiche al defunto con il sottofondo del salmodiare continuo dei partecipanti al corteo. Terminati i riti sacri e religiosi, Khufu è pronto per il viaggio nell’aldilà.

    Henosh, si avvia verso l’entrata della tomba, seguito dal sarcofago con il corredo funerario, il tutto sarà tumulato e ogni via di accesso sarà ostruita con grandi pietre squadrate azionate da una serie di meccanismi. La tomba sarà così sigillata in maniera tale da non permettere la profanazione: il Ka di Khufu non sarà così disturbato nel riposo eterno.

    Henosh seguito dal fido Pahat, suo fedele servitore, entra nell’immensa struttura dall’ingresso orientato verso nord.

    L’incedere è lento quasi a voler ritardare la definitiva tumulazione e per la stretta dimensione del passaggio discendente.

    Arrivati alla base del cunicolo, il piccolo corteo ne affronta un altro, ascendente, angusto come il precedente di ca.80 cubiti, fino a sfociare in una grande galleria che sale per quasi 90 cubiti.

    Henosh solleva il capo ad ammirarla, sorridendo compiaciuto.

    Alta 16 cubiti, è rivestita con blocchi di granito che si restringono verso l’interno, determinando una larghezza di appena due cubiti alla sua sommità. I blocchi inseriti con un angolo inclinato rispetto al pavimento sono stati incastrati dalle maestranze, in un incavo ottenuto dall’estremità della galleria, per far sì che siano retti dal muro e non pesare su quello sottostante. Il suo costruttore aveva supposto che l’intera pressione sarebbe stata insostenibile al termine della galleria stessa.

    Il corteo inizia così la salita della rampa, ora la camera dove verrà posizionato il corpo del re è ormai prossima. Il sacerdote si arresta al termine della rampa davanti ad un gradone alto quasi due cubiti. Poi prosegue, una volta superatolo, per un lungo e stretto passaggio che immette in un’anticamera dotata di grandi lastre di pietra, che con l’aiuto di meccanismi abilmente progettati, serviranno a sigillare l’ultima camera che accoglierà la mummia del re nel sarcofago di granito.

    Henosh entra per primo nella grande camera, pareti e soffitto rivestiti di blocchi granitici provenienti dalle cave di Assuan.

    Il sacerdote percorre con gli occhi quella perfezione.

    Sotto la direzione di Hemiunu le lastre di granito sono state tagliate e inserite con estrema precisione e senza nessun interstizio; alza il capo fino al soffitto piano alto 12 cubiti, anch’esso rivestito da grandi blocchi di pietra.

    Il corteo si dispone con ordine nell’ampia sala di 10 cubiti per 20 e depone sul pavimento il corredo utile al faraone per la sua permanenza nella tomba. Spicca in fondo alla stanza il sarcofago in granito rosa, poco conforme alla perfezione dell’ambiente. Il manufatto è rozzo, non rifinito, inserito durante la fase di costruzione e più ampio del passaggio alla camera per evitare di essere trafugato. In quel monolite perfettamente scavato, viene deposta all’interno la mummia reale, perché riposi per l’eternità. Henosh termina la cerimonia con gli ultimi rituali funebri, poi invita tutti ad uscire mentre rimane ancora per alcuni attimi in contemplazione. Poi esce sorridendo dalla camera e aziona il meccanismo che fa scattare le lastre che scorrono sui binari ricavati sopra l’entrata della porta.

    Una volta azionato il particolare dispositivo, tali lastre calano lentamente sigillando l’entrata della camera. Ora il passaggio è sbarrato a chi vuole turbare il sonno del faraone, ma ci sono altre misure da mettere in atto. Percorre di nuovo la grande galleria e continuando lungo il cunicolo, che ora è discendente, si ferma al termine insieme a Pahat ordinando al resto del corteo di uscire dal monumento funebre, ripercorrendo l’ultimo cunicolo.

    «Pahat, ora metteremo in funzione l’ultimo congegno per sigillare la tomba e quando usciremo mi aggiornerai sulle disposizioni che ti ho assegnato.» Con un cenno del capo il fidato assistente, si pone davanti al congegno nascosto nel cunicolo comunicante con l’entrata della piramide, in attesa del segnale del sacerdote. Henosh, si posiziona dietro le spalle di Pahat e dopo un momento di riflessione, dà il segnale.

    Con un secco e deciso movimento Pahat aziona la leva che fa scattare il congegno, arretrando in fretta assieme al suo signore.

    Enormi blocchi di granito, sapientemente sagomati dagli scalpellini, precipitano lungo il cunicolo e chiudono la comunicazione tra i corridoi discendente ed ascendente, impedendo ad estranei l’accesso alla tomba reale.

    I due, pur essendo indietreggiati velocemente, vengono investiti da un forte spostamento d’aria provocato dall’effetto chiusura del cunicolo e per pochi istanti perdono l’equilibrio. Rialzatisi con prontezza si riassettano le vesti e percorrono l’ultimo tratto del cunicolo uscendo dalla piramide. Fuori tutti sono in attesa dell’ultimo atto, la completa chiusura della tomba. Henosh, scioglie il corteo e convoca le maestranze per terminare l’opera.

    Gli operai, chiudono l’entrata con una porta in pietra dotata di cardini metallici, poi occultano l’ingresso con il rivestimento in calcare bianco.

    L’opera di chiusura sapientemente rifinita con malte, assieme al rivestimento in calcare, nasconde l’ingresso alla tomba a ladri e profanatori. L’accesso alla piramide ora non è più individuabile.

    Henosh congeda le maestranze e con Pahat, osserva da lontano l’opera in tutta la sua maestosità. Mai si è vista in Egitto una simile meraviglia. L’architettura è sorprendente, progettata da Hemiunu con il suo gruppo di assistenti: sapienti con nozioni di matematica, geometria, astronomia e costruita da artigiani qualificati ed operai selezionati, spicca nell’altipiano in tutta la sua grandezza.

    Compiaciuto per la realizzazione e per la conclusione del rito funebre, Henosh invita Pahat sotto i tendaggi per ascoltare il resoconto del suo fido assistente sulle disposizioni che gli ha affidato ancor prima che la cerimonia funebre iniziasse. Sorseggiando birra da una coppa, Henosh si rivolge al suo uomo interrogandolo come avesse assolto le disposizioni ricevute.

    «Pahat la feluca con il suo contenuto è pronta?»

    «Come hai comandato, mio signore, chi governa la barca è uomo fedele e fidato ci aspetta per concludere il disegno secondo i tuoi desideri.» Risponde l’assistente.

    «Molto bene, precedimi e avvertilo che sarò a bordo tra poco, devo raccogliere quanto necessario per il viaggio; vai e prepara sul ponte la tenda che mi accoglierà.»

    Henosh lo congeda con un gesto e si sofferma a riassumere quanto accaduto nei mesi precedenti, prima di avviarsi alla barca.

    Risuonano nella sua mente le parole del suo signore Khufu, quando ancora in vita gli aveva detto.

    «Apprezzo il lavoro progettato e costruito per me da Hemiunu e la tua preziosa partecipazione: un’opera che celebra il mio regno e me stesso, ma ricorda le mie disposizioni, dovrai seguirle con accuratezza per assecondare appieno i miei desideri dopo la mia dipartita da questo mondo terreno.»

    Il faraone si era espresso con fermezza verso il suo sacerdote, che aveva risposto prontamente.

    «I tuoi desideri sono ordini per me, puoi rasserenarti mio re, ogni dettaglio è stato da me studiato nei minimi particolari e sono l’unico tenutario di questo nostro piano, nessuno dei tuoi familiari ne è a conoscenza.»

    Khufu compiaciuto stava rivolgendo, dall’ampia terrazza dove si trovava, lo sguardo verso il Nilo per rimirare il lento navigare delle feluche che solcavano il fiume al tramonto mentre tornavano dall’intensa giornata di lavoro.

    «Bene, allora è tutto predisposto, il tuo prezioso supporto mi conforta e quando sarà il momento sarai in grado di seguire al meglio quanto organizzato.» Il re aveva espresso al gran sacerdote tutta la sua approvazione.

    A quel punto con inchino profondo si era congedato grato al suo re per le esternazioni ricevute.

    Ora non restava che adempiere l’ultima parte del piano. Henosh si alza e dopo aver vuotata la coppa si avvia verso l’imbarcadero, recando in mano un cofanetto.

    Pahat lo aspetta rispettosamente davanti all’imbarcazione, lo aiuta a salire e lo sistema sotto il tendaggio predisposto ad accoglierlo. Henosh si adagia sui numerosi cuscini per riposarsi a seguito della lunga cerimonia funebre. Prima di assopirsi, dà il segnale di partenza, sarà un viaggio che durerà diversi giorni, il suo compito non è ancora terminato.

    Ha voluto una semplice feluca più grande, ma anonima e non una barca reale per non suscitare interrogativi ai più e mentre assapora un dattero lo sguardo si posa al centro dell’imbarcazione.

    Un voluminoso ingombro è ancorato con funi di palma intrecciata alla tolda per evitare scossoni durante la navigazione.

    La stanchezza lo avvolge e dopo aver dato le ultime disposizioni a Pahat per il prosieguo del viaggio, si distende sui cuscini soddisfatto.

    Un sonno gli intrappola la mente tra blocchi di granito, meccanismi, canti lamentosi, profumi di incensi, poi…più nulla.

    1

    Il Cairo ai nostri giorni

    Museo Egizio di piazzaTahrir, il professor Alex Taylor, medievista della Oxford University, stava sostando davanti alla teca dove era racchiusa una figurina in avorio a tutto tondo, alta 7,5 cm e profonda 2,6 cm.

    Alex si trovava di fronte alla rappresentazione del faraone Cheope: IV dinastia vissuto ventisei secoli a.C. Il re era rappresentato con in testa il desheret, corona rossa del Basso Egitto, mancante sia della spirale che della sommità. Cheope seduto su di un trono con schienale basso, aveva la mano destra posata sul petto che stringeva il nekhekh, scettro a forma di flagello e il braccio sinistro poggiato sulla coscia con la mano distesa sul ginocchio.

    Il professore stava scrutando la testa con attenzione, le orecchie grandi, zigomi pronunciati, un viso tondo e una particolarità: l’assenza della barba posticcia. La parte superiore del corpo era nuda, in quella inferiore era presente un corto perizoma a pieghe. Alex, affascinato, girava intorno alla teca per apprezzare ogni particolare. Su entrambe le ginocchia, i geroglifici con i nomi del re secondo la tradizione egizia che assegnava al faraone più nomi. Anche se la materia della sua docenza ad Oxford era il medioevo, era stato sempre attratto dalle antiche civiltà del passato, in particolar modo quella egizia e per questo aveva condotto studi personali per arricchire ed ampliare la conoscenza di questa civiltà, per alcuni aspetti ancora misteriosa.

    Per questo era qui a Il Cairo; da molto tempo su questo faraone della IV dinastia aveva una sua teoria e stava conducendo un’indagine personale. Aveva chiesto al suo rettore di anticipare al responsabile della piana di Giza, una sua visita, per sapere come muoversi ufficialmente per compiere ricerche sulla piana delle piramidi e su altri territori egiziani oggetto della sua ricerca.

    Alex Taylor docente di storia medievale ad Oxford da circa un decennio, aveva quarantacinque anni, fisico slanciato dovuto anche ad attività fisiche che praticava nei momenti liberi. Occhi verdi e capelli leggermente ramati tradivano le origini scozzesi per parte di madre. Suo padre era stato un valente avvocato della city, con cui si scontrava regolarmente a causa dei caratteri simili, entrambi sempre pronti a mantenere il proprio punto, ma con rispetto dei ruoli. Con la madre, al contrario, c’era un intenso rapporto e si intendevano senza parlare o motivare le loro azioni. Psicologa di professione aveva dedicato la sua vita oltre che ai suoi pazienti, a comporre il rapporto tra padre e figlio intervenendo sempre al momento giusto e con saggezza.

    Suo padre Ethan era venuto a mancare da qualche anno, causa male incurabile. Sua madre Emily, rimasta sola nella casa londinese, si dedicava ormai a poche sedute con i pazienti più affezionati per dare ancora uno scopo alla vita, dopo la morte del marito. Alex si era ancora di più attaccato a lei e la incontrava appena i suoi impegni lo permettevano.

    Non si era mai sposato né affrontato forme di convivenza.

    Aveva avuto intensi rapporti con il mondo femminile, ma non si era mai deciso a fare passi conclusivi. Forse doveva ancora arrivare la donna giusta, come sua madre sosteneva, forse il lavoro lo assorbiva troppo, viaggiava molto per i frequenti convegni a cui partecipava: in Europa, le Americhe, perfino in Oriente.

    Le occasioni si erano presentate in ogni veste e situazione, ma eccetto un amore giovanile travolgente, non lo avevano portato a decidersi a tessere una relazione stabile. Quell’amore giovanile per Lauren era finito tragicamente, la ragazza era deceduta per un incidente sulla sua MG mentre era in viaggio per York per una visita ai suoi genitori. Alex ne aveva sofferto enormemente e probabilmente il ricordo della giovane lo aveva sempre frenato nei successivi rapporti che aveva intrapreso con l’altro sesso.

    Poi tra pubblicazioni, libri, la docenza, c’era la sua ipotesi da perseguire, covata dentro di sé negli ultimi anni.

    Per questo aveva deciso di dare una significativa svolta alla sua indagine, iniziando dalla visita al museo egizio cairota, per trovarsi di fronte a quello che considerava l’oggetto delle sue riflessioni.

    Terminato il lungo esame della statuina, sorrise compiaciuto sempre più convinto a dar corpo alla sua teoria.

    Cercò un addetto alla sorveglianza a cui chiese dove si trovasse l’ufficio del dottor Najib Ghitani. Con un sorriso smagliante l’egiziano gli indicò la parte uffici del museo e la relativa stanza. Giunto davanti alla porta dove spiccava un’elegante targhetta di ottone con nome e qualifica di Ghitani, Alex bussò con brevi colpi per farsi annunciare.

    Gli aprì una donna coperta dall'hijab, tipico velo islamico, ma abbigliata all’europea, che gli rivolse un sorridente saluto.

    «Buongiorno, sono Karida Hashem, assistente del professor Ghitani,» disse in perfetto inglese.

    «Buongiorno a lei, sono Alex Taylor della Oxford University, sono atteso dal professor Ghitani, avevamo concordato un appuntamento.»

    «Prego professor Taylor, si accomodi, il professore è pronto a riceverla.» Karida aprì la porta e introdusse Alex nell’ampio studio del famoso archeologo.

    «Benvenuto professor Taylor, felice di conoscere un insigne docente di una delle più prestigiose Università mondiali.»

    «L’onore è mio professor Ghitani, lei è una vera autorità nel campo, per questo ho chiesto al mio rettore di fissare un incontro, spero di non sottrarle tempo prezioso.» Alex si sedette a seguito dell’invito dell’archeologo.

    «Già il mio eminente collega professor Liam Green, ho con lui relazioni importanti frutto di vari incontri ai convegni internazionali. Rappresento il mio paese in molte funzioni, forse troppe, ma sono contento di essere utile all’espansione della nostra cultura nel mondo.» Najib Ghitani era un settantenne ancora in salute, a lui si dovevano le ultime scoperte sulla piana delle piramidi, per gli scavi diretti personalmente con estrema pignoleria e dovizia. Scavi che avevano arricchito la conoscenza di quella civiltà offrendola al mondo della cultura.

    «Desidera un tè professore? Come ben saprà è un rito che ci piace condividere con i nostri ospiti!»

    «Certamente, il tè è una bevanda che ci accomuna; voi egiziani lo servite con una ritualità che mette l’ospite a proprio agio.»

    Rispose sorridendo Alex. Con un gesto Ghitani fece portare un vassoio che conteneva una caraffa con il Shay, un tè alla menta accompagnato dal Sahalab, dolce di latte e fiocchi d’avena e della frutta secca. L’archeologo iniziò a versare il tè dall’alto, come da rituale, il caldo liquido iniziò a sprigionare un intenso profumo di menta, che Alex apprezzò con un sorriso di compiacimento.

    Entrambi iniziarono a sorseggiare il tè con particolare soddisfazione, Alex prese alcuni pezzetti di frutta secca che giudicò gustosi.

    «Bene professor Taylor, Green non mi ha specificato nella sua mail il motivo preciso del nostro incontro, può indicarmi come posso aiutarla?» Alex posò la tazza di tè sul vassoio e prese un profondo respiro, non voleva anticipare per ora al suo ospite quanto avesse in mente. Poi facendo appello a tutta la sua capacità di controllo, rispose.

    «Certamente, si tratta della statuina di Cheope che troneggia nella meravigliosa teca del vostro incomparabile museo, che ho rimirato per almeno un’ora.»

    «Re Khufu? Il nostro faraone della IV dinastia? Reperto straordinario se si pensa al 2500 a.C. oltre alla sua importanza cosa la colpisce, la sua materia è il medioevo, cosa la lega all’antico Egitto?» Ghitani si staccò dallo schienale della poltrona per concentrarsi meglio sull’imminente risposta del docente inglese.

    «Vede professor Ghitani, è vero come dice che il mio periodo storico è un altro e molto più recente, ma le civiltà antiche con in testa l’Egitto, le sue dinastie, i suoi misteri e la sua cultura, sono state sempre la mia passione. Le ho studiate con interesse per ampliare le mie conoscenze storiche.»

    «Le fa onore questa sua attrazione per la nostra antica cultura, ma il riferimento a Cheope ha qualcosa di specifico?» Ghitani si era fatto insistente dopo la prima spiegazione di Alex.

    «Vorrei visitare la Grande Piramide per rendermi conto dell’opera monumentale di quarantasei secoli fa, accostarla al pensiero del vostro grande re e cercare i luoghi che nel suo tempo lo hanno visto protagonista. Dalle mie ricerche ho letto che era un seguace del dio Thot, che nel pantheon egizio era il dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della misura del tempo, della magia, della matematica, della geometria, e…»

    Ghitani, lo interruppe continuando: «Il dio raffigurato con la testa di ibis o di babbuino, di cui si dice abbia lasciato dei mitici libri nei quali si troverebbero alcune predizioni di eventi planetari e misteri dei cieli. Tali libri, secondo la leggenda sarebbero stati occultati in posti segreti, mai rinvenuti e forse dispersi. Ma non mi dica che vuole mettersi alla loro ricerca professore?»

    Alex rispose prontamente, ormai era coinvolto e doveva dare una risposta convincente, per cui si armò di tutta la sua forza comunicativa.

    «No professor Ghitani, era solo per riassumere la figura del re, intendo studiare a fondo la sua personalità, i rapporti con i suoi sudditi e sì, anche il suo legame con Thot. Poi dal punto di vista storico inquadrare bene il suo regno che culminò con l’unica delle sette meraviglie del mondo antico ancora presente ai nostri giorni. Alla fine, vorrei scrivere un libro su queste esperienze!»

    L’archeologo si riappoggiò allo schienale della poltrona con un sorriso compiaciuto, un’opera di un docente inglese di Oxford avrebbe arricchito la fama del suo paese.

    «Bene, lei sa che ci vorranno permessi, un finanziamento. Di scavi non se ne parla, a meno che non siano autorizzati dal nostro Ministero delle Antichità egiziane. Dovrà discuterne con il suo rettore, personalmente tramite la dottoressa Ashem le farò avere un dossier da far visionare a Green, che spero le dia autorizzazione.»

    «Grazie professore della sua disponibilità. Il mio alloggio è al Le Méridien Pyramids, ma sarò lieto di tornare personalmente a salutarla e prendere le informazioni che la sua assistente mi avrà preparato.»

    Con una vigorosa stretta di mano salutò l’eminente archeologo e uscì dalla stanza, dove l’attendeva la dottoressa Hashem.

    «Mi aspetti professor Taylor, chiedo cosa devo predisporre per lei al direttore.» La donna entrò dal suo capo e ne uscì dopo un tempo giudicato da Alex fin troppo lungo.

    «Le preparerò il dossier richiesto con tutti gli appunti necessari e appena pronto le mando un messaggio al suo hotel, buona giornata professore.» Alex fece appena a tempo a ringraziare che Karida si affrettò a ritirarsi nel suo ufficio.

    La prima parte era avvenuta secondo lo schema che si era prefisso. Alex uscito dal museo, si fece portare da un taxi al suo hotel. La giornata volgeva al termine ed aveva necessità di una buona cena seguita da un sonno ristoratore. Ritirò i messaggi alla reception e raggiunse la sua stanza, li avrebbe visionati dopo una doccia. Completamente ripresosi dalla giornata faticosa dal punto di vista mentale, controllò i messaggi. Quello di sua madre Emily che si preoccupava che tutto andasse bene, un altro del collega che lo sostituiva nelle lezioni ai suoi studenti e quello di Green che voleva aggiornamenti sull’incontro con Najib Ghitani.

    Alla madre e al collega inviò due scarni messaggi rassicuranti, ma per Liam Green, fece eccezione. Doveva portarlo pienamente dalla sua parte se voleva il suo supporto per l’incarico ed il finanziamento.

    «Buonasera Liam, che tempo fa ad Oxford?» Ad Alex piaceva solleticare il suo rettore con domande evasive.

    «Alex diavolo di uomo! Non ti fai sentire da due giorni! Ero preoccupato, come procede? Hai incontrato Ghitani? Ti ha promesso supporto? Che ti ha detto di me? Scommetto che…»

    Alex sapeva che Green avrebbe reagito come un fiume in piena e tenendo a freno il suo divertimento, cercò le parole corrette per rispondere. «Tutto ok, come previsto, ma non ti agitare come al tuo solito, fa male alla tua pressione!»

    «Lascia stare la mia pressione e relazionami su questi due giorni, avanti intrigante scozzese!»

    Green lo apostrofava così ogni volta che Alex lo stuzzicava. Sempre più divertito, ma senza farsi comprendere, Alex con estrema puntualità, riportò l’interessante dialogo avuto con l’eminente archeologo e la promessa di un aiuto tramite un dossier che illustrava l’organizzazione per muoversi ufficialmente sul territorio egiziano. Infine, aggiunse i saluti di Ghitani per lui.

    «Bene, mi sembra un buon successo. Aspettiamo di vedere il dossier, ci saranno dei vincoli che tu dovrai sciogliere, Liam, per permettermi di operare in Egitto.»

    «Alex non posso fare miracoli, sono il rettore, non il padrone dell’Università, spero che tu non ti sia esposto con il professor Ghitani nel prendere decisioni unilaterali.» Il rettore si era ombrato.

    «Puoi dormire sereno, non mi sono minimamente sbilanciato, come ti ho detto aspettiamo il dossier che discuteremo insieme, ora ti lascio vado a mangiare e poi farò una buona dormita!»

    «Fai presto, appena ti consegnano il dossier prendi il primo volo per Heathrow!»

    «Sogni d’oro Liam.» Alex chiuse la comunicazione divertito, sapendo di aver lasciato il suo rettore disorientato.

    Si vestì e scese nel ristorante dell’albergo, deciso a gustare la cucina locale. Si affidò al maître che gli servì un Koshari a base di tubetti di pasta, riso e legumi con sugo e salsina a base di aceto, aglio e con polvere di cipolle tritate. Alex abbandonò la diffidenza iniziale e si accinse a gustare il piatto, trovandolo delizioso.

    Il maître, compiaciuto, gli fece servire lo Shish Tawooq, uno spiedino di pollo cotto sui carboni con aysh, pane non lievitato, che Alex trovò di suo gradimento. Il tutto accompagnato da succhi di frutta fresca e come dolce un budino di riso. Soddisfatto per la cena servita con classe, si complimentò con il maître e si avviò al lounge bar, per terminare la serata con dell’ottimo scotch.

    Davanti ad un bicchiere del suo whisky maltato preferito della regione scozzese dello Speyside: un Glenlivet invecchiato 25 anni, ripensò all’intensa giornata e al dossier; non vedeva l’ora di esaminarlo. Era il punto di partenza, si augurava che non ci fossero troppi ostacoli che impedissero quanto si era prefisso. Terminato lo scotch si ritirò in camera che dava sulla piana di Giza, con in primo piano la piramide di Chefren. Non tardò ad addormentarsi, il suo sonno fu inaspettatamente profondo.

    La mattina si svegliò rinfrancato, si rasò con cura e dopo attenta valutazione indossò un completo color sabbia e scese nella sala delle colazioni. Mentre sorseggiava caffè e biscotti egiziani ricoperti di zucchero a velo farciti con noci e pistacchi, arrivò un inserviente che recava un biglietto su di un piattino. Era un messaggio della dottoressa Ashem, lo attendeva al museo per consegnarli il dossier che aveva preparato. Sorpreso da tanta celerità si affrettò a terminare il caffè per dirigersi al museo.

    Karida lo accolse direttamente nel suo piccolo ufficio adiacente a quello del suo capo e invitandolo a sedersi, gli consegnò un plico elegantemente rilegato con i simboli del museo e stemmi governativi. La reazione fu di grande sorpresa.

    «Dottoressa Hashem, i miei complimenti, celere nello stilarlo e raffinato nella sua composizione.» Alex sfoderò uno dei suoi sorrisi più accattivanti. Karida dimostrò un timido compiacimento, anche se era archeologa affermata ed assistente di uno dei più famosi studiosi della civiltà egizia, doveva attenersi alla tradizione, pertanto ringraziò semplicemente Alex.

    «La prego, professor Taylor, lo legga in modo approfondito. Al suo interno ho descritto i passaggi per ottenere permessi, visti, autorità da consultare e divieti. Ad ogni modo quando deciderà di ritornare in Egitto per dar luogo alla sua ricerca, sa dove trovarmi per ogni dubbio o supporto di cui abbia necessità.»

    Solo in quel momento, a causa del colloquio prolungato. Alex si accorse che Karida era una tipica bellezza egiziana, anche se avvolta dall'hijab. Aveva occhi nerissimi e grandi, il volto lungo e ben proporzionato. Ricordava le immagini iconografiche della sua antica civiltà di cui era una degna discendente.

    «Perfetto, la chiamerò per ogni dubbio che mi si presenti, posso salutare il professor Ghitani e ringraziarlo per la sua cortese disponibilità?» L’egiziana annuì.

    «Certamente, l’annuncio al professore.» Karida entrò nello studio di Ghitani e ne uscì invitando Alex ad entrare.

    «Venga Taylor, abbiamo soddisfatto le sue aspettative?» Dichiarò con enfasi Najib Ghitani.

    «Sicuramente, devo ringraziarla per il supporto avuto e per l’ottimo lavoro della dottoressa Hashem; Liam Green le ricambia i saluti e spera di potersi sdebitare per l’operato svolto a favore della nostra Università.»

    «Sciocchezze, spero di rivederla presto in Egitto assieme al mio eminente collega, sarete i benvenuti.

    «Grazie ancora professor Ghitani, non vedo l’ora di relazionare tutto al professor Green, le farò sapere.»

    «Bene, quando torna ad Oxford?»

    «Ho il volo per domani in mattinata, ho tutto il tempo per iniziare a leggere il dossier.»

    «Buon viaggio allora e a presto!» Una calorosa stretta di mano concluse l’incontro.

    Uscendo Alex si rivolse a Karida ringraziandola di nuovo per l’ottimo lavoro svolto. Karida apprezzò le parole di Alex e rispose:

    «Di nulla professor Taylor sono lieta di esserle stata utile, torni presto a trovarci.» Il bel volto dell’archeologa si distese in un sorriso di soddisfazione. Alex, prima di uscire dal museo, tornò di nuovo presso la teca contenente la statuina del re Cheope.

    Mentre gli girava attorno, come a voler suggere indicazioni, mormorò tra sé.

    «Mio caro tu hai un grande segreto che voglio assolutamente scoprire!»

    2

    Oxford University

    «Maledizione Alex, ti rendi conto i vincoli presenti in questo dossier?» Green gettò sul tavolo il plico preparato da Karida Ashem, guardando negli occhi il suo collega.

    «Suvvia Liam, sono ostacoli che possiamo affrontare insieme e con la tua autorità risolverli, non ti pare?» Alex si era preparato a quella reazione e stava trovando il modo per calmare il rettore e convincerlo ad aiutarlo.

    «Un corno! Qui c’è anche scritto che devi farti affiancare da un archeologo, meglio un egittologo, altrimenti non potrai operare e poi: infiniti permessi, burocrazia, assunzione di una guida araba, spese esorbitanti e…»

    «Tutte cose che possono essere risolte con il tuo valido aiuto, non sei forse il magnifico rettore di Oxford?»

    «Non mi adulare, lo fai sempre per convincermi a fare quello che vuoi, ma dove trovo il denaro per finanziarti? Sai bene che devo rispondere ai college, che seppur indipendenti si riferiscono all’Università centrale. Poi chi ti sostituirà in tua assenza e dove troverai un archeologo, i nostri sono tutti affermati e pieni di lavoro!»

    «Per quest’ultimo ostacolo ho un’idea, tu trova il finanziamento che alle altre cose ci penso io.» Alex sperava di aver calmato il suo amico. Green sbuffò e socchiuse gli occhi come per raccogliere i suoi pensieri, poi con voce pacata ma ferma, si rivolse ad Alex.

    «E tutto per seguire quella tua teoria: balzana? Improbabile? Assurda? Come pensi di provarla in un territorio vasto e in parte desertico come l’Egitto?»

    «Liam ne sono sempre più convinto, trovarmi davanti a quella statuina, girarle attorno, studiarla attentamente, mi ha dato l’ultima spinta mentale per provare quello che penso sia avvenuto all’epoca della morte del faraone Cheope.»

    «Alex, ti ho ascoltato, appoggiato, la tua teoria è interessante, ma difficile da provare, non hai il minimo indizio, sei un medievalista, non un archeologo e di quell’epoca non sei un esperto, come pensi di operare, hai un piano?» Green era sempre più negativo.

    «Conto sull’archeologo che mi affiancherà, il piano lo redigeremo insieme, sarà un progetto che ci coinvolgerà ed avrà una parte di notorietà qualora riuscisse la missione.» Ora Alex si era infervorato all’idea.

    «Amico mio, ma dove troverai questo cattedratico e perché ti dovrebbe seguire in questa folle impresa, gli archeologi lavorano su progetti fondati non su…»

    «Ma sono degli entusiasti, dei sognatori! Pensa ad Howard Carter, non si è dato mai per vinto fino a che non ha trovato la tomba intatta di Tutankhamon, la sua fede interiore e le sue convinzioni, lo hanno portato al successo! Ed è quanto farò, assieme a chi mi affiancherà!» Il silenzio era caduto nella stanza, Green aveva espresso le sue perplessità, Alex le sue ostinazioni. Tornati alla realtà Green si espresse con voce distesa.

    «Bene Alex, proverò a farmi approvare la tua impresa, ma tu non mi hai risposto, dove troverai chi verrà con te, sai bene che il nome non può uscire da Oxford!»

    «Ricordi il mio periodo trascorso a Roma per approfondire l’epoca rinascimentale, di cui l’Italia era la culla di quel movimento? La mia materia aveva necessità di aggiornamenti.»

    «Ebbene?» Green non capiva dove volesse arrivare Alex.

    «Sai bene che mia madre Emily è scozzese e cattolica, sapendo del mio viaggio scrisse al cardinal Matteo Ferretti, per una presentazione al sovraintendente dei Musei Vaticani, che fu estremamente cortese e mi aprì molte porte con le sue conoscenze anche per gli altri musei di Roma.»

    «Sì, ricordo, ma si trattava di altra epoca, il Rinascimento. Ora parliamo di ventisei secoli prima di Cristo, come pensi possa esserti ancora di aiuto questo alto prelato?» Alex sorrise e con voce rassicurante rispose al collega.

    «Il cardinal Ferretti è stato un eminente professore di storia, appassionato e sempre con la smania di conoscere, i nostri dialoghi avevano sempre la stessa tematica: la storia e il periodo medievale

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1