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Soglie
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E-book372 pagine5 ore

Soglie

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Info su questo ebook

Vi siete mai trovati sulla soglia, divisi tra la certezza di una situazione conosciuta e il timore dell’ignoto? Cosa fareste se una volta presa la decisione di oltrepassarla, dall’altra parte vi trovaste in un altro mondo, in un’altra epoca o in un’altra realtà? È quanto hanno provato a immaginare le due scrittrici e i tre scrittori dei racconti di questa Antologia. Ogni testo prende avvio da un “mistero” celato dietro una lapide, o una leggenda legata al territorio, o un ritrovamento archeologico, oppure dietro un simbolo o suggestioni magiche. Si tratta di un mistero mai svelato che viene elaborato per tessere una trama che attinge dalla storia e dal sovrannaturale. Due studenti si ritrovano in una realtà alternativa, un gruppo di amici si introducono in una casa dalla nomea nefasta, il ritrovamento di due scheletri abbracciati trasporta chi legge indietro nel tempo, due amici durante un’escursione in montagna si imbattono in una sinistra locanda che nasconde un segreto che riporta ai Celti e ai Romani e un condottiero osa ingannare le streghe per propiziarsi le sorti della battaglia. In ogni racconto c’è una soglia, al di là della quale c’è la salvezza o l’abisso.
LinguaItaliano
Data di uscita16 mar 2020
ISBN9788868104191
Soglie

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    Anteprima del libro

    Soglie - I Semi Neri

    cover.jpg

    I Semi Neri

    SOGLIE

    Prima Edizione Ebook 2020 © Damster Edizioni, Modena

    ISBN: 9788868104191

    Immagine di copertina su licenza

    Adobestock.com

    Damster Edizioni è un marchio editoriale

    Edizioni del Loggione S.r.l.

    Via Piave, 60 - 41121 Modena

    http://www.damster.it e-mail: damster@damster.it

    Negozio on line www.librisumisura.it

    I Semi Neri

    SOGLIE

    Racconti

    INDICE

    PREFAZIONE

    L’ORDINE DEI VIAGGIATORI

    1. La porta

    2. Il pantheon

    3. Caio Pomponio

    4. Zoran

    5. Il Maestro dei Sigilli

    6. Il Consiglio si riunisce

    7. La decisione del Consiglio

    8. Gundeberga

    9. Epilogo

    Nota dell’Autrice

    LA CENTESIMA FINESTRA

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    7.

    8.

    Nota dell’Autore

    UNITI PER SEMPRE

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    7. Epilogo

    Nota dell’Autore

    SERAPIUS

    PARTE PRIMA

    1. Mutina, Agro Friniate, Regio VIII, giugno 28 a.C.

    2. Provincia di Modena, giugno 2016

    3. Mutina, Agro Friniate, Regio VIII, agosto 28 a.C.

    4. Provincia di Modena, giugno 2016

    5. Mutina, Agro Friniate, Regio VIII, agosto 28 a.C.

    6. Provincia di Modena, giugno 2016

    7. Mutina, Agro Friniate, Regio VIII, ottobre 16 a.C.

    PARTE SECONDA

    1. Provincia di Modena, giugno 2016

    2. Mutina, Agro Friniate, Regio VIII, novembre 16 a.C.

    3. Provincia di Modena, giugno 2016

    4. Mutina, Agro Friniate, luogo e tempo imprecisati

    5. Epilogo

    Nota dell’Autrice

    LE STREGHE DI SASSO TIGNOSO

    1. Prologo

    2.

    3.

    4.

    5.

    6.

    7. Epilogo

    Nota dell’Autore

    LE AUTRICI E GLI AUTORI

    I SEMI NERI

    MANUELA FIORINI

    FABRIZIO FANGAREGGI

    GABRIELE SORRENTINO

    DANIELA ORI

    MARCO PANINI

    PREFAZIONE

    Per iniziare a dire di un libro come Soglie, si deve innanzitutto affermare che molti sono i modi possibili di approccio a questo lavoro di due scrittrici e tre scrittori. Per prima cosa si deve chiarire un elemento: un testo di racconti come questo è il frutto di un impegno di gruppo espresso da una Associazione (nel caso I Semi Neri) che molto sta operando, perché ha componenti con profonde motivazioni letterarie. Inoltre, altro chiarimento preventivo, Soglie è il frutto solido (direi pure maturo) di cinque individualità di spicco, di cinque menti letterarie, ognuna con un proprio vissuto e quindi proprie sensibilità, scopi e mete.

    Così, le Soglie sono tante, frutti moltiplicati dall’affabulazione propria degli Autori e delle Autrici di questa Antologia e i misteri che vengono porti al lettore hanno dimensioni diverse, che muovono da sollecitazioni individuali e uniche, mentre il libro va a definire con cura un progetto letterario che crediamo e ci auguriamo piacerà ai lettori e alle lettrici, mentre servirà loro anche per stemperare le angosce che l’esistere odierno impone. Ogni viaggio di queste cinque menti è una proposta e induce a riflessioni.

    E veniamo ai cinque racconti che compongono il libro.

    Il primo è L’Ordine dei Viaggiatori di Manuela Fiorini, laddove protagonista è anche la cattedrale di Modena, mentre le avventure che capiteranno a una coppia sconvolgeranno parametri di storia umana quale noi la conosciamo. Di più: nel racconto si afferma che non esiste una sola storia, ma sono possibili storie parallele e quindi esistono diverse soglie; quel che una certa ipotesi di scienza non esclude.

    C’è poi il contributo di Fabrizio Fangareggi con La centesima finestra che fa rivivere il tempo passato di un’autentica dimora che fu dei nobili Bentivoglio e oggi trasformata per altri scopi. Il racconto cavalca il senso del titolo, con i protagonisti che vivono avventure a distanza di un trentennio, mentre la chiave del congegno narrativo è nella finestra che c’è e non c’è (ovvio, la centesima).

    Veniamo a Gabriele Sorrentino, autore di Uniti per sempre, vicenda che ha un suo avvio nel VI sec. d.C. e agita le paure e superstizioni dell’epoca. La protagonista è una donna che conosce il valore delle erbe ed è rifiutata dalla comunità d’origine. Presso le mura di Mutina troverà una nuova collocazione, mentre conduzione, sviluppo e conclusione del racconto sono ovviamente parecchio interessanti, entro il quale il lemma soglie ha un suo preciso valore.

    Valore che si conferma con Daniela Ori, la quale con Serapius affronta una vicenda che fora i tempi di un legionario romano coevo a Cesare Augusto, un veterano che riceve terre sull’appennino tosco-emiliano e vivrà un incubo con le popolazioni celtiche colà stanziate. Racconto avvincente che attraverso una vendetta giunge ai nostri attuali tempi e vedrà le avventure di due amici che amano le escursioni. Inquietante, questo Serapius, che terrà il lettore in sospeso tra colpi di scena e situazioni che mutano oltre dimensioni (soglie) temporali inaspettate.

    Infine Marco Panini, il narratore per sensibilità più vicino alla storia dai canoni consueti con Le streghe di Sasso Tignoso. La vicenda che narra è del favoloso tempo di Obizzo (inizio XV secolo); favoloso per fatti di guerra e atmosfere relative al montano Sasso Tignoso con le sue streghe e i suoi inevitabili sabba. Il tutto all’interno di vicende montanare di impatto emotivo e storico certo. Resta da riferire che anche Panini ha le sue soglie che propone con maestria.

    Ora, se si vuole ragionare circa i tempi storici trattati, le due Autrici e i tre Autori spaziano dal I secolo a.C. a noi, passando per il VI (Sorrentino) e il XV (Panini): insomma, nel testo si pratica una gigantesca zummata fatta di invenzioni e che sta entro la vigilia della Nuova Era (Fiorini e Panini) e nel respiro di circa duemila anni di storia. Solo che ... solo che i nostri narratori mettono in luce, oltre alla storia lineare a cui siamo abituati, aspetti che oltrepassano le conosciute soglie! Un obiettivo primario su cui hanno cesellato i loro lavori.

    Fornite queste sommarie indicazioni (ma i testi vanno letti), diciamo che i tre Autori e le due Autrici hanno confezionato storie godibili, emozionanti, vicende che stanno tra il romanzo tradizionale storico e il genere fantasy; ma c’è di più. C’è la volontà della proposta, la singola (ma qui collettiva) capacità di narrare, la magia che trascina chi legge per vie forse difficili, anche a volte improbabili, ma che seducono e sono sale della narrazione. Insomma, chi prenderà in mano Soglie difficilmente abbandonerà la lettura prima di averla terminata.

    Gian Carlo Montanari

    img1.jpg

    L’ORDINE DEI VIAGGIATORI

    Manuela Fiorini

    Hic requiescit in / [pa]ce Gundeberga /

    [q]ui et Nonnica s[pectabilis] f[emina] / que vixet ann[os] pl [us] me /

    nus XLIIII, recesset / sub d[ie] prid[ie] id[us] Iunas / Iustino au[gusto] que b i s c[o] l[e] / anno anno quint[o ind[ictione] III

    "Qui riposa in pace Gundeberga,

    conosciuta anche come Nonnica, donna spettabile,

    che visse quasi 44 anni. Morì alla vigilia delle Idi di giugno (4 giugno),

    essendo Giustino imperatore (per la seconda volta console),

    nel quinto anno (del suo regno, il 570 d.C) nella terza indizione".

    1. La porta

    Modena, 2016

    Dai, solo un’occhiata. Voglio vedere i restauri da vicino.

    Flaminia si morse il labbro inferiore, come faceva sempre quando era indecisa su quale decisione prendere. Il suo sguardo incontrò gli occhi supplicanti di Marcello, che spazzarono via la sua incertezza.

    Ok, entriamo. Ma solo per un attimo. Al primo rimprovero, facciamo dietro front.

    Marcello le schioccò un bacio veloce sulla bocca, poi la prese per mano e insieme attraversarono Piazza Grande. Lei sospirò. Di fronte a loro, si ergeva la cattedrale romanica con la maestosa torre campanaria, conosciuta come La Ghirlandina per le ringhiere di marmo che adornavano la punta, proprio come una ghirlanda posta sul capo di un’elegante signora. Le impalcature esterne erano state tolte da poco dopo anni di importanti restauri. Ora, le mura del Duomo risplendevano di una rinnovata bellezza. Flaminia lanciò un’occhiata ai bassorilievi della Porta dei Principi. Ebbe l’impressione che le figure scolpite in quel grande libro di pietra la stessero guardando con aria di rimprovero. Passò oltre e il suo sguardo incontrò quello severo della statua bronzea di San Geminiano, il patrono della città, che sovrastava la Porta Regia. Accanto a lui, l’osso di balena, flesso ad arco, le ricordava le storie che suo nonno le raccontava da bambina su mondi fantastici popolati da figure mitiche, come i draghi e le chimere, oppure le storie del paese degli Antipodi, dove gli uomini facevano tutto a testa in giù. Ora, quelle figure le ritrovava scolpite tra le pietre della cattedrale, imprigionate in un’immota eternità.

    Marcello la guidò lungo vicolo Lanfranco.

    Vieni, entriamo dalla porta laterale, daremo meno dell’occhio. E poi a quest’ora gli operai sono quasi tutti in pausa pranzo. Con un po’ di fortuna, potremo anche salire sui ponteggi.

    Ma sei impazzito? Non se ne parla. Diamo un’occhiata veloce e poi andiamo via!.

    I lavori di restauro all’interno della cattedrale erano partiti da qualche settimana. Avrebbero interessato una parte importante della cripta e della navata centrale, inoltre sarebbe stato rafforzato il tetto, dove si erano formate delle crepe a causa di una forte scossa di terremoto avvenuta tre anni prima. Il Duomo era stato temporaneamente chiuso al pubblico per permettere agli operai e ai tecnici di effettuare prima i sopralluoghi, poi di allestire le impalcature e iniziare i lavori di restauro.

    Ho sentito dire che è stato ritrovato un mosaico romano e qualche altro cimelio di epoca addirittura antecedente - disse Marcello, con quella luce negli occhi che gli si accendeva ogni qual volta sperava di scoprire qualcosa di nuovo. Il ragazzo frequentava la facoltà di Archeologia all’Università di Bologna. Lui e Flaminia, studentessa del corso di studi di Storia Antica, si erano conosciuti in biblioteca. In un certo senso, erano complementari. Lei più teorica, lui decisamente più pratico. Non era stato un colpo di fulmine, ma una fiammella alimentata giorno dopo giorno dagli interessi in comune. L’amore era stato una conseguenza. Stavano insieme da un anno, ormai, il più intenso della loro vita. Marcello aveva una personalità gioiosa, frizzante. Era un po’ scavezzacollo, ma questo faceva parte del fascino che esercitava su Flaminia. Il suo pallino era quello di fare una scoperta straordinaria nel campo dell’archeologia che gli valesse la fama accademica prima, quella di pubblico poi.

    Voglio solo vedere se c’è qualche scoperta sensazionale in atto prima che ne diano la notizia ufficiale. Poi ce ne andiamo, promesso!.

    E niente ponteggi.

    Ok, niente ponteggi.

    I due ragazzi passarono sotto il nastro bianco e rosso eludendo il cartello che recitava Vietato l’accesso ai non addetti ai lavori ed entrarono dall’ingresso laterale. Si ritrovarono all’interno della cattedrale. Un fascio di luce illuminava la polvere sospesa nell’aria. Attorno a loro, tutto era stato impacchettato: i quadri e gli arredi erano stati messi al sicuro da qualche parte, probabilmente presso il vicino Museo Lapidario. Nella cripta, il sepolcro con le spoglie di San Geminiano era chiuso dalla grossa pietra tombale. Il santo veniva esposto al pubblico durante la Festa del Patrono, il 31 gennaio, ma attorno erano scomparsi i paramenti religiosi e le candele.

    Che aspetto strano, è così spoglio…- sussurrò Flaminia - Non sembra nemmeno il nostro Duomo.

    Dopo sarà ancora più bello - le rispose Marcello allungandole una carezza, mentre il suo sguardo vagava scrutatore tra i ponteggi, alla ricerca di qualche indizio che gli indicasse qualche ritrovamento particolare e degno di nota.

    Il Duomo di Modena è stato costruito recuperando pietre da resti di edifici di epoca romana. Forse, uno di essi ha qualcosa di importante da raccontare.

    Si incamminarono verso la cripta. A quell’ora, la cattedrale era davvero deserta. Probabilmente, la porta laterale era rimasta aperta per consentire l’andirivieni degli operai. Chi l’aveva lasciata socchiusa, confidava troppo nel cartello di divieto di accesso e nel buonsenso delle persone. All’ingresso della cripta, Flaminia fu assalita da un senso di vuoto. I restauratori avevano spostato anche lo splendido presepe di terracotta di Guido Mazzoni. Quelle figure a grandezza naturale le erano sempre parse così familiari. Maria, ritratta dall’artista nel gesto di soffiare sulla pappa per il piccolo Gesù, riassumeva in quel semplice gesto l’amore di tutte le mamme del mondo. Marcello intuì il suo disagio.

    Non preoccuparti, avranno messo al sicuro anche il tuo amato presepe. È molto delicato, basta poco per rovinarlo.

    Tuttavia, c’era qualcos’altro di diverso in quel lato della cattedrale. Flaminia notò una rientranza nel muro che prima non c’era. Quello spazio nuovo e inatteso attirò anche l’attenzione di Marcello.

    E questo che cos’è?.

    Il ragazzo avanzò di qualche passo per vedere meglio.

    Guarda, hanno spostato la lapide di Gundeberga - si lasciò sfuggire alzando il tono della voce.

    Flaminia aguzzò la vista e notò una grande porzione di pietra squadrata appoggiata al muro, poco distante. Una lunga crepa percorreva la parete fino ad arrivare a lambire la rientranza.

    Chissà come mai hanno lasciato questo spazio- domandò Flaminia.

    Forse, un tempo qui c’era un passaggio segreto, che poi è stato murato - le rispose Marcello.

    Io ho sempre pensato che ci fosse sepolto qualcuno qui dietro.

    Il ragazzo le sorrise, impaziente di fare sfoggio della sua cultura e sorprendere la fidanzata.

    La pietra funeraria è stata trovata durante i lavori di restauro del 1881. A Modena, non puoi spostare un sasso che subito spunta qualche tesoro del passato. Era una bella lapide solida, così è stata utilizzata per completare questa parte di muro. È come se io avessi un buco da chiudere e utilizzassi il primo sasso capitatomi tra le mani. Solo che, in questo caso, si trattava di un pezzo di storia.

    Quindi non si sa nulla di questa Gundeberga.

    Solo quello che è riportato sulla lapide. Probabilmente era una nobildonna longobarda.

    Marcello si avvicinò alla lapide per leggere meglio l’iscrizione. È morta… a 44 anni, il 4 giugno del 570 dopo Cristo.

    Caspita! Come fai a tradurre le iscrizioni latine così al volo? Io senza dizionario non ci riesco proprio!.

    In realtà, l’ho fatto per stupirti - sorrise Marcello guardando Flaminia di sotto in su - la storia di Gundeberga mi ha sempre affascinato: il modo in cui è stata ritrovata la sua lapide, il fatto che una persona comune venga ricordata nei secoli perché la sua pietra tombale è servita per costruire il muro di una cattedrale di più di mille anni…Tutto questo ha un ché di misterioso, non trovi? Senza contare quello che si racconta sull’iscrizione....

    Che cosa?.

    C’è un mistero a riguardo. All’epoca dei romani, nelle steli funerarie si usava indicare la data della morte della persona citando i consoli in carica in quell’anno. Anche sulla lapide di Gundeberga sono stati citati due consoli….

    E allora?.

    Nel 570 dopo Cristo, l’Impero Romano d’Occidente era già caduto, così come l’istituzione dei consoli. Inoltre, i nomi citati sulla lapide di Gundeberga non compaiono in nessun altro documento dell’epoca.

    Ci sarà una spiegazione logica….

    Solo delle teorie…ssssttttt.

    Marcello le fece cenno di fare silenzio. Dalla stessa porta laterale da dove erano entrati loro, un gruppo di operai fece il suo ingresso nella cattedrale chiacchierando rumorosamente, come se i restauri in corso avessero fatto venire meno la sacralità del luogo. Ancora pochi passi e si sarebbero resi conto che qualcuno aveva violato il divieto di ingresso ai non addetti ai lavori.

    Marcello prese per mano Flaminia e la guidò nella penombra. La ragazza gli lanciò uno sguardo impaurito. Gli operai stavano venendo proprio dalla loro parte.

    Questa volta, una bella lavata di capo non ce la leva nessuno - borbottò Marcello.

    Flaminia sentì un brivido correrle lungo la schiena. Il suo corpo le stava lanciando un segnale di pericolo. Anche se era razionalmente consapevole che la conseguenza peggiore sarebbe stata una sgridata, reagì d’istinto. Appena prima che gli operai passassero loro davanti, trascinò Marcello all’interno dell’intercapedine ricavata tra il muro e la lapide di Gundeberga. Era uno spazio abbastanza grande per contenere due persone, anche se un po’ strette. Il contatto con il petto di Marcello le trasmise sicurezza. Gli operai, nel frattempo, si erano fermati a chiacchierare a pochi passi da loro. Flaminia chiuse gli occhi e, nella tensione del momento, riusciva a sentire solo il respiro di Marcello. I minuti sembravano non passare mai, poi, gli operai si divisero in due gruppi e attraversarono la navata per raggiungere la parte opposta del Duomo.

    Proviamo a uscire di qui - la esortò Marcello rassicurandola.

    Il ragazzo fece un passo in direzione della cripta. Flaminia si mosse nella sua stessa direzione. Una luce accecante colpì i due giovani e li costrinse a chiudere gli occhi. Rimasero immobili, immersi in quella luce fredda che impediva loro qualsiasi movimento. Poi, a poco a poco, la cortina luminosa sparì e si ritrovarono di nuovo abbracciati nell’intercapedine.

    Che cosa è stato?- domandò Flaminia.

    Sembrava il flash di una macchina fotografica, ma molto, molto più forte.

    Era … freddo.

    Sarà stata una di quelle attrezzature che usano i restauratori. Forza, andiamocene di qui.

    Marcello prese Flaminia per mano e cominciò a correre lungo la navata più esterna. La tensione era tale che il percorso gli sembrò più lungo del solito. Anche il pavimento gli sembrava più liscio. Mise il piede in fallo un paio di volte, poi, finalmente, vide uno spiraglio di luce, individuò l’uscita e si precipitò fuori.

    È fatta! Alla fine, non ci hanno visto!.

    2. Il pantheon

    Mannaggia a te e alle tue idee!.

    Flaminia allungò un buffetto scherzoso sulla guancia di Marcello con aria di finto rimprovero. In fondo, quell’avventura le aveva regalato una scarica di adrenalina. Tuttavia, le era rimasta addosso quelle sensazione di freddo che aveva provato quando si era trovata immersa in quella luce violenta e improvvisa.

    E non abbiamo nemmeno scoperto nessun tesoro nascosto. Se non fossi così fifona! - le rispose affettuosamente Marcello.

    Ascolta, Indiana Jones, io sto morendo di fame! Sarà stata la corsa, o forse la strizza ma, ti andrebbe un hamburger? Anche una pizza al taglio va bene.

    E poi un giro al mercato di via Albinelli? Vorrei comprare un po’ di frutta fresca per mia madre, sai che ne va matta.

    Affare fatto! Panino e poi mercato. Con buona pace di Gundeberga!.

    Flaminia passò un braccio attorno alla vita di Marcello e si diresse sicura verso il bar dove aveva intenzione di acquistare il panino. Si trovò improvvisamente spiazzata. Il locale non c’era più. Al suo posto c’era un negozio di abbigliamento dal design molto particolare. Anche Marcello si fermò di colpo.

    Eppure, due giorni fa, qui c’era un bar!.

    C’era anche stamattina, quando siamo passati di qui.

    Flaminia venne di nuovo assalita da quella sensazione di freddo.

    I due ragazzi si guardarono intorno. Erano in Piazza Grande, ma, nello stesso tempo, non lo erano più. L’enorme spazio aperto era di forma circolare. Alla loro sinistra, il Palazzo Comunale aveva lasciato spazio a un paio di edifici bassi attraversati da una strada di ciottoli grandi e disomogenei. Gli stessi che si trovavano sotto i loro piedi.

    Dove siamo, Flaminia?.

    Guardarono in direzione della cattedrale, il loro punto di riferimento, ma quello che videro lasciò entrambi sgomenti: il Duomo di Modena e la torre campanaria non c’erano più. Al loro posto si trovava un edificio enorme, dalla pianta circolare. Un lungo colonnato conduceva a una scalinata che saliva verso l’ingresso, in chiaro stile neoclassico. Ai lati della porta principale c’erano due imponenti statue di guerrieri armati. In cima, una grossa cupola dorata svettava verso il cielo. Flaminia si aggrappò al braccio di Marcello. Quella sensazione di gelo non voleva proprio saperne di abbandonarla.

    Che cosa ne è stato della nostra cattedrale?.

    Attorno a loro, le persone continuavano a camminare nella piazza. Alcune si fermavano a chiacchierare, altre andavano di fretta.

    Flaminia, i loro vestiti ….

    La maggior parte degli uomini indossava delle tuniche colorate lunghe fino al ginocchio, fermate in vita da cinture elaborate. Alcune erano di colori sgargianti, altre più pesanti e fantasiose. Le donne, invece, avevano vesti più lunghe, plissettate e confezionate con materiali diversi. Alcune avevano delle curiose sculture in rame o forse plastica, che adornavano il collo e i capelli. Le più ricche indossavano gioielli vistosi.

    Guarda che razza di scarpe … - commentò Flaminia.

    Le calzature indossate da quella gente erano ancora più singolari degli abiti. Alcune si avviluppavano lungo le gambe con strisce che ricordavano gli antichi calzari romani, ma, probabilmente per un’illusione ottica, sembravano scorrere dalle caviglie al ginocchio come serpenti in movimento. Le fibbie sembravano brillare di luce propria. Gli uomini, invece, indossavano scarpe alle caviglie, un po’ più sobrie delle calzature femminili, ma alcune di esse avevano ai lati due ali vibranti. Marcello vide un ragazzo sollevare un piede, spingere un bottone al livello del tallone e partire velocemente, spinto da una forza propulsiva generata dalle calzature.

    Wow! Non ho mai visto nulla del genere! Deve essere una nuova invenzione di qualche bizzarro stilista!.

    Flaminia gli diede di gomito.

    Prima di perdermi ad ammirare un paio di scarpe futuristiche, vorrei tentare di capire dove siamo. Vorrei tornare a casa per cena.

    Hai ragione. La cosa più veloce è chiedere a qualcuno. Magari siamo solo capitati nel bel mezzo di una festa o di una rievocazione storica.

    Marcello si guardò intorno, poi, identificò un ragazzo che doveva avere più o meno la loro età. Era fermo in un angolo della piazza e stava consultando una specie di pergamena sottilissima, tenendola stretta con le due mani. Marcello e Flaminia gli si avvicinarono e notarono che la pergamena, in realtà, era una specie di tablet fatto di un materiale flessibile.

    Scusami ….

    Il ragazzo alzò lo sguardo. In quello stesso istante, la pergamena si avvolse su se stessa fino ad assumere l’ingombro di una penna, che il giovane si mise prontamente in tasca.

    Marcello esitò un attimo, incerto su come formulare la domanda.

    Stranieri? - li anticipò il ragazzo.

     Sì…il nostro…mezzo, si è fermato poco lontano da qui. Eravamo in viaggio e non sappiamo dove siamo finiti.

    Mutina! Anno 2769 dalla fondazione di Roma!- scherzò il giovane.

    Marcello e Flaminia impallidirono e si guardarono smarriti.

    Il ragazzo parlava una lingua assai simile all’italiano, anche se con una marcata inflessione latina. Utilizzava ancora i casi, le declinazioni, anche se c’era qualche contaminazione straniera, forse derivante dal francese. In ogni caso, era comprensibile. A Marcello sarebbe bastato solo rinfrescare il suo latino, quello classico imparato al liceo e anche quel po’ di volgare che aveva studiato all’Università per interpretare i testi medievali.

    "Se volete, posso indicarvi un bravo magister che ripari il vostro mezzo. Va a energia solare, a humus o con il nucleare?".

    Siamo già a posto, il mezzo è già in riparazione. Stavamo solo tentando di ambientarci.

    Da quale Provincia arrivate? Si sente dal vostro accento che siete stranieri - domandò il giovane. Guardava Flaminia con eccessiva benevolenza, forse colpito dai suoi capelli del color del grano e dai suoi occhi chiari, oppure, probabilmente, per il suo abbigliamento, così diverso da quello delle donne di quella strana epoca. A Marcello non sfuggì il velato corteggiamento che il loro interlocutore stava rivolgendo alla sua ragazza, così si affrettò a rispondere, sperando di pronunciare le parole giuste.

    Britanni, siamo Britanni.

    Ci avrei giurato! Anche se il vostro accento è leggermente diverso dai Britanni che conosco.

    È perché abbiamo viaggiato molto ….

    Capisco. Bé, allora, benvenuti a Mutina e buon proseguimento del viaggio.

    Il giovane si congedò dopo avere recepito lo sguardo di Marcello, ogni volta che i suoi occhi incrociavano quelli della bella sconosciuta".

    "Mi chiamo Marcus, se avete bisogno di qualcosa potete chiedere di me all’aedicula sulla quinta strada parallela al decumano".

    Marcello e Flaminia ringraziarono Marcus e attraversarono la piazza in direzione del Pantheon.

    Ha detto che siamo del 2769! - esclamò Flaminia sgomenta - Vuol dire che siamo finiti nel futuro?.

    Non lo so. Da quello che abbiamo visto finora sembrerebbe proprio di sì. Però Marcus ha detto 2769 dalla fondazione di Roma. Roma è stata fondata nel 753 avanti Cristo, quindi, se partiamo invece dall’anno zero, facendo la sottrazione, rimane…2016! Siamo esattamente nella nostra epoca, Flaminia!.

    Però questa non è sicuramente la Modena che conosciamo! Guardati attorno, non solo Piazza Grande, il Duomo e la Ghirlandina sono scomparsi, ma ci sono queste futuristiche case, questi negozi che vendono oggetti strampalati, e queste persone che seguono una moda che sembra uscita da un film demenziale!.

    Flaminia guardò in direzione di quello che, nei suoi ricordi, doveva essere il Duomo.

    E poi, c’è questa specie di Pantheon futuristico….

    Dobbiamo entrare lì dentro - disse Marcello risoluto. Siamo arrivati qui dopo esserci nascosti in quella specie di passaggio segreto nel muro della cattedrale. Chissà, forse era una specie di buco temporale, un passaggio. Dobbiamo solo ritrovarlo e oltrepassarlo di nuovo. Con un po’ di fortuna, potremo essere a casa per cena".

    Salirono piano la scalinata e passarono sotto gli sguardi severi dei guerrieri armati. Da vicino, il Pantheon sembrava ancora più grande e imponente. La cupola dorata emetteva una luce abbagliante. Al centro, c’erano una grande vasca e un altare. La filodiffusione emanava una musica impossibile da catalogare in qualche genere conosciuto dai due ragazzi. La pianta circolare rendeva difficile orientarsi. I marmi levigati del pavimento riflettevano la luce della cupola, mentre le gigantesche statue degli Dei incombevano sui presenti, che non sembravamo troppo preoccupati. Di fronte a loro c’era una monumentale statua di Giove. Doveva essere proprio lui, il padre degli Dei, perché la sua iconografia non era cambiata molto da quella che Marcello si ricordava dai tempi di Roma antica. L’unico dettaglio era il materiale, non marmo, come vorrebbe la tradizione, ma una pietra traslucida che

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