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Dizionario ragionato di Reumatologia
Dizionario ragionato di Reumatologia
Dizionario ragionato di Reumatologia
E-book632 pagine7 ore

Dizionario ragionato di Reumatologia

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Info su questo ebook

Le malattie reumatiche, a causa della loro diffusione e dei progressi compiuti nelle diagnosi e nelle cure, toccano molteplici argomenti medici e sono affrontate con le continue evoluzioni della tecnologia medica e chirurgica.
Il Dizionario è ragionato proprio perché non si limita alla spiegazione del singolo sintomo reumatico, ma cerca il legame con ogni possibile elemento che sia con esso collegabile.
Sono più di 2000 i lemmi del Dizionario ragionato, a rappresentare la complessità delle relazioni che si intersecano nella moderna diagnosi della reumatologia: una rete senza fine.
L'Autore intende aiutare il medico a riconoscere le più di cento malattie reumatiche, distinguendo le comuni e frequenti, come l’artrosi, da quelle più rare.
Le malattie reumatiche sono note fin dagli antichi testi medici, come per esempio la gotta o la spondilite, altre, invece, sono di recentissima definizione.
Il medico troverà quindi non solo le definizioni, ma anche termini che riportano alla semeiotica, alla diagnostica strumentale e biochimica, alla terapia fisica e farmacologica.

LinguaItaliano
EditoreMnamon
Data di uscita21 gen 2024
ISBN9788869496004
Dizionario ragionato di Reumatologia
Autore

Renato Rizzi

MD, PhD in Farmacologia e Tossicologia, specialista in farmacolo¬gia clinica, specialista in oncologia. Già ricercatore, ha insegnato nelle Università degli Studi di Milano e di Pavia e nell’Università “Carlo Bo” di Urbino, Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche.Autore, coautore e curatore di oltre ventii testi medico scientifici e divulgativi.

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    Anteprima del libro

    Dizionario ragionato di Reumatologia - Renato Rizzi

    Renato Rizzi

    DIZIONARIO RAGIONATO DI REUMATOLOGIA

    con elementi di Clinica, Semeiotica, Terapia

    logo mnamon

    Il libro è pubblicato da NEMS, Nuova Editrice Scientifica e Medica

    NEMS è una divisione di Mnamon

    Direttore Scientifico: Professor Dottor Virginio Salvi

    Esiste la versione cartacea, disponibile on-demand online.

    NOTA IMPORTANTE

    Gli autori, l’editore e tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo alla pubblicazione di quest’opera non possono garantire che le informazioni ivi contenute siano curate o complete in ogni loro parte; essi, inoltre, non possono essere ritenuti responsabili di eventuali errori od omissioni o dei risultati ottenuti dall’utilizzo di tali informazioni. I lettori dovranno quindi verificare le informazioni presso altre fonti. In particolare, dovranno verificare le informazioni specifiche che accompagnano il prodotto farmaceutico che intendono somministrare per assicurarsi che non siano intervenute modificazioni nelle dosi raccomandate, né nelle controindicazioni alla sua somministrazione; tale verifica è particolarmente importante nel caso di farmaci di recente introduzione o utilizzati raramente. I lettori dovranno inoltre consultare i laboratori per i valori normali di riferimento.

    Nella accezione popolare si usa designare le malattie reumatiche con il termine reumatismo, mentre i medici sanno che con reumatismi si identificano dolori muscolo-scheletrici vaghi e cronici, mentre con malattie reumatiche si identificano le affezioni che colpiscono sia l’apparato locomotore che i tessuti connettivi.

    Con questo Dizionario si vuole aiutare il medico a riconoscere le più di cento malattie reumatiche, distinguendo le più comuni e frequenti, come l’artrosi, da quelle più rare.

    Le malattie reumatiche sono note fin dagli antichi testi medici, come per esempio la gotta o la spondilite, altre, invece, sono di recentissima definizione.

    Il medico troverà quindi non solo le definizioni, ma anche termini che riportano alla semeiotica, alla diagnostica strumentale e biochimica, alla terapia fisica e farmacologica.

    In questo ambito, l’osservazione clinica del paziente, infatti, pur essendo essenziale per l’inquadramento, necessita di confronti con le più recenti acquisizioni in ambito laboratoristico, strumentale, fisiatrico, farmacologico. Naturalmente spesso la reumatologia si intreccia con i progressi della immunologia e dell’infiammazione, settori delicati ma fondamentali nella patogenesi di molte malattie reumatiche.

    E’ per questa ragione che in questo Dizionario si troveranno elementi che permettono di conoscere in maniera più precisa i meccanismi delle malattie autoimmuni.

    Le recenti scoperte del ruolo patogenetico di molte sostanze, come ad esempio le citochine, hanno permesso di curare alcune malattie reumatiche con farmaci definiti biologici.

    Tali farmaci innovativi sono ottenuti da tecniche di biologia molecolare molto sofisticate e che sono via via disponibili nell’armamentario del medico.

    Le malattie autoinfiammatorie derivano da un‘altra importante scoperta, quella dell’infiammasoma, piattaforma intracellulare capace di indurre la produzione di citochine infiammatorie.

    La novità degli ultimi anni e che sta prendendo piede sempre più nelle conoscenze mediche è la medicina translazionale, cioè quella che porta dal banco di laboratorio al letto del malato.

    E’ anche per tale ragione che in questo Dizionario si troveranno nozioni di medicina interna poiché si ritiene che tali conoscenze siano indispensabili per occuparsi delle malattie reumatiche, considerato il diffuso impego viscerale che esse presentano o che a esse si associano.

    In ultimo il medico troverà in questo volume anche nozioni di tipo epidemiologico.

    Il medico sa quanto il dolore e la disabilità, maggiori espressioni delle malattie reumatiche, siano costosi in termini economici per la società e in termini di qualità di vita per il paziente.

    Per tali ragioni un Dizionario rappresenta ancora uno strumento di facile e veloce consultazione, di rapido apprendimento e di semplice elaborazione, soprattutto quando riguarda una materia apparentemente misconosciuta, ma in realtà complessa come la Reumatologia.

    L'Autore

    Un doveroso ringraziamento a Rossana Borghini, preziosa amica, senza la quale non sarebbe stato possibile pubblicare questo dizionario.

    A

    abarticolare [lat. ab = da + lat. articulatio = articolazione]

    Che non interessa una articolazione, lontano da una articolazione, extraarticolare

    abasìa [gr. a = prefisso con significato di privazione + gr. basis = passo + -ia]

    Incapacità a camminare

    abàsico

    Relativo alla abasìa

    abàtico

    Abàsico

    abbattimènto

    Diminuzione della gravità di un dolore o di un sintomo

    abdùcente [lat. abducens = che porta via]

    Che allontana dalla linea mediana o (per le dita) dalla linea assiale di un arto

    absorbimetria a doppio fotone [lat.absorbere = assorbire + gr. metrein = misurare ]

    Vedi mineralometria ossea computeriizata

    absorbimetria a fotone singolo)

    Vedi mineralometria ossea computerizzata

    acemetacina

    E’ un antiinfiammatorio non steroideo utilizzato nelle patologie muscoloscheletriche ed articolari. La acemetacina è un estere dell’acido glicolico dell’indometacina (vedi), con cui condivide l’attività farmacologica. La dose usuale corrisponde a 120-180 mg/die divisa in tempi diversi. L’acemetacina è eliminata dalla via epatica e renale.

    acetabolàre

    Relativo all’acetàbolo

    acetàbolo [lat. acetabulum = ampollina dell’aceto]

    Ampia cavità a coppa della superficie laterale dell’osso iliaco in cui si articola la testa del femore

    acetaminofene

    Vedi paracetamolo; farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS)

    acetilsalicilato di lisina

    E’ un’antiinfiammatorio, analgesico, antipiretico con attività antipiastrinica.

    In seguito alla somministrazione l’acetilsalicilato di lisina si dissocia in esina ed aspirina, e l’aspirina viene idrolizzata ad acido salicilico. Assunto per via orale è analogo all’aspirina in dosi equivalenti a 0,5-1 g di aspirina (vedi) ripetuta anche ogni 4 ore. Quando somministrato per via intramuscolare o endovenosa l’acetilsaliclato di lisina risulta molto efficace nel dolore intenso e nella febbre severa. La dose usuale per via parenterale è equivalente a 0,5-2 g/die di aspirina. La dose massima raccomandata è equivalente a 4 g./die di aspirina. 900 mg. di acetilsalicilato di lisina corrispondono a 500 mg. di aspirina.(vedi)

    Gli effetti collaterali sono analoghi a quelli dell’aspirina con in più quelli di schok anafilittaco conseguenti all’iniezione del farmaco

    acetilsalicilico, acido (ASA)

    Vedi Antiinfiammatori Non Steroidei (FANS), aspirina

    Achille, borsite di [ lat. bursa = cavità sacciforme + - ite ]

    Infiammazione, su base traumatica, uratica o infettiva, della borsa del tendo calcaneus o retrocalcaneare superficiale, che si manifesta come tumefazione dolorosa fluttuante per la presenza di liquido sinoviale. In generale per le forme traumatiche o microtraumatiche, se il riposo ed il trattamento con farmaci antiinfiammatori non risolvono il quadro, si tenta l’iniezione intracavitaria di corticosteroidi in piccole dosi.

    La presenza di dolore vivo con segni di flogosi attiva depone per la presenza di microrganismi o di cristalli (gotta, condrocalcinosi). In tal caso il trattamento deve essere indirizzato al trattamento delle patologie di base.

    Vedi gotta; condrocalcinosi

    Achille, peritendinite di [gr. peri = attorno + tendine + -ite]

    Infiammazione della guaina tendinea che spesso interessa anche il tendine. E’ una condizione tipica del podista, caratterizzata nella fase acuta da impastamento diffuso del calcagno alla palpazione e crepitazioni con dolore vivo evocate dalla manovra di scorrimento del tendine nella guaina. Tali sintomi scompaiono nella fase di cronicizzazione.

    Achille, rottura del tendine

    Rottura traumatica del tendo calcaneus ( più frequente negli sportivi di media età) per lo più nella sua parte terminale, al di sopra dell’inserzione calcaneare, caratterizzata da intenso dolore ed impossibilità a sollevare il calcagno dal suolo. Richiede l’immobilizzazione gessata o la riparazione chirurgica.

    Achille, tendine di [lat. tendo calcaneus, gr. Achilleus = eroe greco invulnerabile in ogni parte del corpo, tranne che nel calcagno]

    Tendine comune ai muscoli soleo e gastrocnemio, si inserisce nella faccia posteriore del calcagno.

    Achille, tendinite di

    Infiammazione del tessuto peritendineo del tendo calcaneus, si riscontra, oltre che a seguito di comuni lesioni traumatiche, nell’artrite reumatoide, nella gotta, nel LES e nella spondilite alchilosante.

    Vedi anche artrite reumatoide, gotta, LES, spondilite anchilosante

    acido arachidonico

    Vedi arachidonico, acido

    acido ialuronico

    Vedi ialuronico, acido

    acido mefenamico

    Vedi mefenamico, acido

    acido 6-metossi-2-naftilacetico

    Vedi nabumetone

    acido niflumico

    Vedi niflumico, acido

    acido omogentisico

    Vedi omogentisico, acido

    acido salamidacetico

    Vedi salamidacetico, acido

    acido tiaprofenico

    Vedi tiaprofenico, acido

    acido urico

    Vedi urico , acido

    acondroplasia [a neg. + gr. chondros =cartilagine + plassein = formare + ia]

    Varietà ereditaria di nanismo trasmessa per via autosomica dominante. La mancata maturazione condroblastica epifisaria con conseguente formazione insufficiente di osso encondrale è responsabile della caratteristica brevità degli arti, con ginocchia spesso arcuate, marcata lordosi lombare, volto piccolo con bozze frontali, mano a tridente. Di comune riscontro una prematura osteoartrite, spesso localizzata al ginocchio, lombalgie e stenosi del canale spinale.

    acro-osteolisi [gr. akron = estremità + gr. osteon = osso + gr. lyein = dissolvere]

    Osteolisi che interessa le falangi distali delle dita delle mani e dei piedi. Si presenta, oltre che per geloni o ripetuti traumi, in varie condizioni patologiche tra cui il fenomeno di Raynaud di lunga durata, l’artrite psoriasica, l’iperparatiroidismo, la lebbra ed alcune forme neoplastiche.

    acromegalìa [gr. akron = estremità + gr. megale = grande +-ia]

    Condizione provocata da ipersecrezione, dopo la raggiunta maturità, dell’ormone ipofisario della crescita (GH), con proliferazione di tessuto scheletrico e parenchimale. La malattia colpisce con la stessa frequenza entrambi i sessi e nella maggior parte dei casi è sostenuta da un adenoma ipofisario, meno frequentemente da un’iperplasia eosinofila dell’ipofisi. L’adenocarcinoma ipofisario ed il carcinoma broncogeno GH-secernente sono ancora più rari. Il GH determina uno stimolo iperplastico a livello di molti tessuti tra cui le cartilagini, l’osso, le capule articolari. Si evidenziano quindi alterazioni morfologiche specie delle estremità, mani e piedi tendono ad aumentare di diametro, le dita appaiono tozze. Il volto muta fisionomia per il grossolano accrescimento di zigomi e mandibola. Sulla fronte appaiono bozze caratteristiche. Il volto in toto prende la configurazione detta facies di Pulcinella. Anche la lingua appare aumentata di volume e la voce acquisisce toni più profondi (interessamento laringeo). La maggior parte dei pazienti ha dolori articolari, per interessamento sia delle articolazioni periferiche che del rachide: la cartilagine articolare mostra fenomeni regressivi e fissurazioni, creando quadri macroscopici simil-artrosici. I condrociti appaiono proliferati e disposti in maniera caotica, gli strati cartilaginei scompaginati. La mobilità articolare è all’inizio conservata, con ipertrofia capsulare e dei tessuti periarticolari molli. Alle radiografie i diametri epifisari appaiono aumentati (con epifisi spesso porose per allargamento degli spazi trabecolari), lo spazio intraarticolare è anch’esso più grande, con presenza di osteofitosi e talora calcificazioni in corrispondenza delle inserzioni di tendinee. Più della metà dei pazienti ha dorsolombalgie. Spesso vi è cifosi e cifoscoliosi per deformazione del torace cauata da proliferazione delle cartilagini costocondrali (rosario acromegalico di Meyenburg). Le masse muscolari, specie quelle prossimali degli arti, aumentano anch’esse di volume, a dispetto dell’ipostenia e della diminuita tolleranza agli sforzi. Spesso i muscoli sono dolenti, frequenti i crampi (miopatia acromegalica). I pazienti acromegalici sviluppano facilmente una sindrome del tunnel carpale per edema ed ipertrofia dei tessuti molli adiacenti al legamento trasverso carpale. E’ inoltre possibile la comparsa di una pseudogotta.

    acromio-clavicolare [gr. akron = estremità + gr. omos = spalla ; lat. clavicula = clavicola ]

    Vedi articolazione acromio-clavicolare

    acropachìa [gr. akron = estremità + gr. pachys = spesso]

    Condizione associata ad ipertiroidismo, presente o pregresso, caratterizzata da ingrossamento delle dita con alterazioni periostali distali (ippocratismo e unghie a vetrino d’orologio) e rigonfiamento dei tessuti sovrastanti. E’ associato ad esoftalmo e mixedema pretibiale.

    actina [gr. aktis = raggio ]

    Proteina che insieme alla miosina è responsabile della contrazione e del rilasciamento del muscolo.

    adamantinoma [gr. adamas = inconquistabile (relativo a cose inalterabili , come lo smalto )]

    E’ un raro tumore osseo primitivo maligno che colpisce preferenzialmente gli adolescenti. La sede è la diafisi della tibia e più raramente quella del femore. I sintomi sono il dolore e la tumefazione, la crescita è lenta. Radiologicamente si presenta come un’area osteolitica, mono e pluriconcamerata a limiti netti; l’osso appare soffiato ed assottigliato senza reazione periostale. La terapia è il curettage chirurgico che espone però a recidive locali: consigliata è la resezione o l’amputazione. Possibili le metastasi polmonari.

    adiuvante [lat. adjuvans = che aiuta]

    Componente che veicolando un antigene ne esalta ed amplifica l’immunogenicità.

    adiuvante completo di Freund

    Adiuvante costituito da emulsione di acqua in olio minerale contenente generalmente micobatteri uccisi che, iniettato sottocute, provoca una lesione granulomatosa localizzata ricca di cellule (linfociti, istiociti, cellule epitelioidi) in grado di amplificare la risposta immune.

    adiuvante incompleto di Freund

    Emulsione di acqua in olio minerale che può contenere vari tipi di antigene.

    vedi adiuvante completo di Freund

    Adson, manovra di [Alfred W. Adson, chirurgo statunitense, 1887-1951]

    Manovra impiegata per dimostrare la compressione dell’arteria succlavia in alcune forme patologiche accomunate dall’impegno del plesso brachiale. Il medico ruota la testa del paziente verso il lato affetto, iperestendendo l’arto e invitandolo a trattenere il respiro in inspirazione profonda: la manovra è positiva se viene percepita la riduzione, fino alla scomparsa, del polso radiale.

    vedi anche S. della costa cervicale, S. dello scaleno anteriore, S. clavicolo-costale, S. del piccolo pettorale

    agglutinazione, test di [lat. agglutinatio = l’azione di qualcosa che incolla]

    Test impiegato per la ricerca dei fattori reumatoidi sierici a struttura polimerica (IgM e IgG), che sfrutta la capacità di questi ultimi ad agglutinare particelle di latex rivestite da IgG umane o emazie di montone sensibilizzate con siero di coniglio antiemazie di montone.

    Vedi anche RA test e Waaler-Rose, reazione di

    agopuntura [lat. acus = strumento aghiforme per pungere, lat. punctura = l’atto di pungere mediante strumento appuntito]

    Pratica della medicina cinese risalente ad almeno 6000 anni fa che si basa sull’inserimento di aghi in punti strategici situati lungo linee (dette meridiani) corrispondenti al decorso dei nervi periferici. Attualmente può essere praticata anche con stimolazione elettrica degli aghi, sia ad alta che a bassa frequenza, stimolando in tal modo il rilascio di metencefaline e quindi di analgesia. In alcuni casi si rivela utile nell’ alleviare il dolore artritico, in caso di algie cervicali e dorsali, nel gomito del tennista, nella borsite e nell’emicrania. E’ necessario prestare attenzione alla possibilità di trasmissione crociata delle infezioni e ad altre complicanze quali il pneumotorace e l’emorragia. L’agopuntura è controindicata nei pazienti molto debilitati, nei cardiopatici gravi e nei processi infettivi acuti.

    AIDS (Sindrome da Immunodeficienza Acquisita)

    Descritta per la prima volta nel 1981, è causata da un retrovirus ad RNA umano (chiamato HIV) che infetta selettivamente i linfociti T helper inducer (CD4 o Leu 3). Alla distruzione dei linfociti infettati segue un abnorme aumento della popolazione CD8 (citotossici) e quindi un deficit dell’immunità cellulare con comparsa di infezioni opportunistiche e neoplasie. L’infezione da HIV è stata associata a vari disturbi di natura reumatologica, più comunemente con la sindrome di Reiter, l’artrite reattiva od artralgie, più raramente a miositi, artrite psoriasica, sindrome di Sjogren o vasculiti. E’ possibile che tali manifestazioni derivino o dalla stessa infezione da HIV o dalle altre infezioni che si presentano negli immunodepressi. La comparsa di sindromi reumatiche può precedere o seguire di molti mesi la dignosi di AIDS: in tal modo l’infezione da HIV deve essere considerata tra le possibili cause di sindrome di Reiter e a sua volta la sindrome di Reiter come una possibile manifestazione precoce di infezione da HIV. Le articolazioni dell’arto inferiore, specie l’anca ed il ginocchio, sono quelle più frequentemente interessate: spesso, come nella sindrome di Reiter classica, vi è una entesopatia achillea o una periartrite del ginocchio. Anche la psoriasi è un reperto frequente in questi pazienti: i soggetti già psoriasici possono manifestare esacerbazioni della malattia in caso di infezione sintomatica da HIV o AIDS conclamato. L’artrite reattiva, solitamente asimmetrica, oligoarticolare e localizzata principalmente agli arti inferiori, con possibile associazione di uveite, stomatite e cheratoderma blenorragico, è spesso causata da infezioni dovute a microorganismi gastroenterici. Il trattamento dell’artropatia in pazienti con AIDS si avvale dell’impiego dei FANS e dei corticosteroidi; questi ultimi dovranno essere impiegati con estrema cautela per via intra-articolare. L’uso di farmaci immunosprressivi in questi soggetti è chiaramente controindicato.

    Albers-Schonberg, malattia di [Heinrich Ernst Albers-Schonberg, radiologo tedesco, 1865-1921]

    Detta anche "malattia delle ossa d’avorio o malattia delle ossa di marmo", è un raro disordine ereditario caratterizzato da abnorme addensamento scheletrico per un difetto del rimaneggiamento osseo. Ne esistono due forme: la varietà infantile più grave, autosomica recessiva, che conduce precocemente sia alla obliterazione dei forami cranici che alla sostituzione dello spazio midollare con tessuto osseo, porta ad un quadro di grave anemia, epatomegalia ed idrocefalo. La morte in genere è causata da gravi infezioni sovrapposte. La forma dominante semplice compare dall’età puberale in avanti ed è più benigna. Entrambe le forme sono caratterizzate da frequenti fratture e presentano un quadro radiologico simile, specie nelle ossa lunghe e nelle vertebre, caratterizzato dall’alternanza di bande a densità aumentata e bande ipodense.

    Il trapianto di midollo da fratelli HLA compatibili nei bambini affetti dalla forma maligna può far regredire l’osteosclerosi migliorando anche il quadro anemico.

    Vedi anche Osteopetrosi

    alcaptonuria [alcaptone + gr. ouron = urina + -ia]

    Termine che indica l’escrezione nelle urine di corpi alcaptonici tra cui principalmente l’acido omogentisico, poi divenuto sinonimo della malattia ereditaria di cui è uno dei segni principali. Nell’alcaptonuria, trasmessa con carattere autosomico recessivo, il deficit dell’enzima omogentisico-ossidasi porta al blocco della via metabolica che conduce alla tirosina. La conseguenza è un accumulo di acido omogentisico che si deposita in vari organi in forma polimerizzata ed è visibile al microscopio ottico come materiale di colore giallo-bruno (da cui il termine Ocronosi). L’acido omogentisico ossidato conferisce alle urine il caratteristico colore scuro. I segni e sintomi della malattia compaiono nell’età intermedia, con artropatie degenerative diffuse ed anomalie radiologiche caratterizzate da calcificazioni discali e periarticolari. Spesso è presente pigmentazione della sclera.

    Il trattamento è vòlto essenzialmente ad alleviare il quadro artritico poichè la dieta povera di fenilalanina e tirosina, precursori dell’acido omogentisico, non appare di particolare efficacia.

    Vedi anche corpi alcaptonici ; ocronosi; omogentisico, acido

    alchilanti

    Gruppo di farmaci che comprende alcuni dei primi composti impiegati (es. mecloretamina, trietilenmelamina) nella terapia dei tumori fin dal 1945.

    L’alchilazione consiste nella sostituzione di un atomo di idrogeno (H) su varie molecole o ioni con un gruppo alchilico.

    In una classica reazione alchilante:

    X- + RY --- RX + Y-

    la velocità di spostamento di Y da parte di X dipende dalle relative capacità nucleofiliche di questi due gruppi come pure dal radicale alchilico R, dal momento che il grado di nucleofilicità è variabile nell’ambito degli alchilanti. L’alchilazione di importanza biologica interessa l’unione di un gruppo alchilico mediante un atomo di ossigeno (O), azoto (N) o zolfo (S). Gli alchilanti, in condizioni appropriate, sono composti altamente reattivi e i più efficaci possiedono due o più gruppi critici (alchilanti polifunzionali o polialchilanti). I polialchilanti più comunemente impiegati nella terapia antineoplastica possono essere, in base al gruppo chimico che li caratterizza, suddivisi in: a) mostarde azotate alifatiche e aromatiche (mecloretamina OHN2, clorambucil, ciclofosfamide, melfalan); b) etilenimmine (trietilenmelamina, trietilentiofosfamide o tio-tepa); c) epossidi (piperazina, dibromomannitolo); d) sulfonossialcani (busulfan). Gli alchilanti agiscono direttamente sul DNA alterandone la struttura ("intramolecular and intermolecular cross-linking") in tal modo alterando profondamente i meccanismi fondamentali della vita cellulare. Il danno può essere talora riparato, in toto o solamente in parte. Le cellule linfoidi sono molto sensibili all’azione di mecloretamina, ciclofosfamide e clorambucil, mentre le cellule mieloidi vengono colpite più facilmente dal busulfan. L’azione antiproliferativa appare sotto forma di rapida disintegrazione e lisi cellulare.

    La maggioranza dei polialchilanti (ciclofosfamide, clorambucil, busulfan, ecc.) può essere assorbita, sebbene in modo assai incompleto ed irregolare, dal tratto gastroenterico. Per via endovenosa, la mecloretamina ha una azione assai rapida che si ritiene completa entro 2-3 minuti dalla somministrazione. La reattività in vivo degli altri agenti alchilanti appare variabile: a seconda della struttura chimica essi mostrano, in condizioni fisiologiche, caratteristiche diverse per quanto concerne la velocità di reazione, i livelli ematici raggiunti, la penetrazione nelle cellule, la formazione di depositi tissutali e la degradazione..

    Vedi anche ciclofosfamide; clorambucil

    aldolàsi

    Enzima muscolare che catalizza la produzione di diidrossiacetone fosfato e gliceraldeide fosfato a partire dal fruttosio 1,6 difosfato. Il suo valore è notevolmente aumentato in corso di miopatie infiammatorie

    Vedi anche polimiosite

    alendronato

    E’ un difosfonato con proprietà simili all’etidronato (v.) che inibisce il riassorbimento del calcio ed è utile per via endovenosa nel trattamento del morbo di Paget e delle metastasi ossee.

    alfa 2 macroglobulina [ gr. makros = grande + lat. globulus = globulo + - ina ]

    Vedi macroglobulina alfa2

    algodistrofìa [gr. algos = dolore + lat. dystrophia, da gr. dys = anomalo + gr. trophein = nutrire]

    Combinazione tra alterazioni distrofiche dell’osso e dolore

    Vedi anche spalla-mano, sindrome della e Distrofia simpatica riflessa

    allopurinolo

    Analogo dell’ipoxantina sintetizzato originariamente come candidato alla terapia antineoplastica, si rivelò in seguito come substrato e inibitore della xantina ossidasi ed efficace nel ridurre le concentrazioni plasmatiche e l’escrezione urinaria di acido urico. Sia l’allopurinolo che il suo principale metabolita (l’alloxantina, od ossipurinolo) sono inibitori della xantina ossidasi, enzima che nell’uomo catalizza la reazione che porta l’ipoxantina e la xantina ad acido urico. Viene assorbito abbastanza rapidamente dopo ingestione, raggiungendo la concentrazione di picco plasmatico entro 30-60 minuti. L’emivita plasmatica varia da 2 a 3h, per lo più a causa della rapida conversione nel metabolita alloxantina. L’emivita di quest’ultima varia da 18 a 30h nei pazienti con una normale funzionalità renale ed aumenta proporzionalmente alla riduzione del filtrato glomerulare in caso di insufficienza renale. Sia l’allopurinolo che l’ipoxantina si distribuiscono ubiquitariamente ad eccezione del cervello, in cui le concentrazioni sono circa 1/3 di quelle degli altri tessuti. Nessuno dei due composti si lega alle proteine plasmatiche.

    In terapia l’allopurinolo viene impiegato per il controllo della iperuricemia primaria gottosa e nelle iperuricemie secondarie a policitemia vera, metaplasia mieloide o altre discrasie ematiche. Per la terapia della gotta, il cui lo scopo è la riduzione dell’acido urico a concentrazioni al di sotto dei 6 mg/dl, una dose iniziale di 100 mg/die può essere gradualmente aumentata fino a raggiungere un massimo di 800 mg/die. La dose di mantenimento nell’adulto è di 200-300 mg/die per la gotta lieve e da 400 a 600 mg/die nei casi più severi, tenendo presente che le dosi superiori a 300 mg/die andrebbero suddivise in più somministrazioni. Nei pazienti con insufficienza renale la dose giornaliera va aggiustata a seconda della efficienza della filtrazione glomerulare (es. non superare i 200 mg se la clearance della creatinina è compresa tra 10 e 20 mg/min).

    Per le iperuricemie secondarie e per la prevenzione delle nefropatie da acido urico in alcuni trattamenti antineoplastici, la dose consigliabile varia da 600 ad 800 mg /die per 2 o 3 giorni associata ad una adeguata idratazione. Nei bambini la dose è compresa tra 150 mg e 300 mg a seconda dell’età.

    L’allopurinolo è disponibile in compresse o in bustine.

    Vedi anche gotta

    àlluce

    Primo dito del piede

    àlluce a martello [lat. malleus = martello]

    Iperestensione dell’articolazione metatarsofalangea con flessione dell’articolazione interfalangea prossimale. A differenza di quanto avviene nell’artrite reumatoide, l’àlluce non appare sollevato dal piano di apoggio.

    àlluce rigido [lat. rigidus = duro, contratto]

    Osteoartrite della prima articolazione metatarsofalangea che provoca dolore durante la marcia. L’àlluce non appare deviato (come nel valgismo) ma il movimento è limitato e doloroso.

    àlluce valgo [lat. valgus = piegato verso l’esterno]

    Deviazione dell’àlluce in adduzione, verso le altre dita del piede, frequentemente riscontrabile in donne di media età e spesso associato a borsite reattiva mediale (borsite mediale dell’alluce o cipolla) che può andare incontro a fenomeni flogistici o a superinfezione.

    Spesso i casi particolarmente dolorosi vengono diagnosticati erroneamente come gotta.

    amidopirina

    Altrimenti conosciuta come amminofenazone, è un farmaco dalle proprietà analgesiche, antiinfiammatorie ed antipiretiche, attualmente in disuso per l’alto rischio nel provocare agranulocitosi. In più, l’amidopirina è considerato un potenziale agente cancerogeno poichè reagendo con acido nitroso dà luogo alla formazione di dimetilnitrosamina: la reazione è catalizzata dal tiocianato presente nella saliva specialmente dei fumatori.

    L’amidopirina è presente in molti prodotti dei quali è uno dei componenti.

    amikacina

    Macrolide attivo su alcune specie resistenti a gentamicina, kanamicina e tobramicina, particolarmente Pseudomonas aeruginosa e Serratia marcescens. Discreta l’attività su Mycobacterium tuberculosis. Viene somministrata per via parenterale (e.v. o i.m.), ha una emivita di 2 h ed è scarsamente legata alle proteine (<10%). Con una somministrazione i.m. di 7,5 mg/Kg/die si ottengono, dopo circa 1h, picchi ematici di 20 mg/ml Si distribuisce nei tessuti e nei liquidi organici e diffonde attraverso la placenta, ma senza raggiungere concentrazioni liquorali terapeutiche. Viene per lo più escreta per via renale per filtrazione glomerulare. Analogamente ad altri aminoglicosidi può essere associata alla carbenicillina e ad altre penicilline o a cefalosporine per ottenere una azione sinergica nelle infezioni gravi, come quelle nosocomiali o dell’immunodepresso.

    La dose consigliata è di 15-20 mg/Kg suddivisi in 2-3 somministrazioni, al massimo 1,5 g al dì.

    Oltre alla possibile azione nefrotossica ed ototossica, l’amikacina può dare reazioni da ipersensibilità (eosinofilia, rush cutaneo, artralgie, febbre).

    amilòide [gr. amylon = amido + gr. eidos = forma]

    Vedi amiloidòsi, artrite reumatoide e proteina AA

    amilòidosi

    Accumulo di proteine di natura fibrillare, dette amiloide, nella matrice extracellulare di vari tessuti ed organi corporei, con progressiva distruzione di cellule e compromissione funzionale. L’amilòide è dotata di particolari caratteristiche sia di colorazione che ultrastrutturali. Si distinguono una amilòidosi primaria o associata a mieloma multiplo (con quadro di neuropatia, cardiomiopatia, porpora non trombocitopenica, artropatia simil-reumatica, sindrome nefrosica e macroglossia, in cui la proteina precursore è la catena leggera delle immunoglobuline, o amilòide L); amilòidosi secondarie (precedute da malattie croniche degenerative con deposizione a livello degli organi parenchimatosi e frequentemente osservate nell’artrite reumatoide e nelle spondiloartropatie sieronegative, dove le fibrille risultano fornate da proteina amiloide di tipo A, derivata dal siero o SAA); una amilòidosi in corso di febbre familiare mediterranea o FFM (con coinvolgimento renale e deposizione di SAA) e una amilòidosi eredofamiliare (con caratteristiche variabili). Non esiste attualmente un trattamento efficace, tranne che nella forma legata a FFM in cui la colchicina ed il clorambucil sono in grado di inibire la deposizione di proteina migliorando la patologia di base. Nelle altre forme secondarie si tenta il controllo delle patologie predisponenti tramite citostatici, con risultati peraltro assai variabili.

    aminofenazone

    Vedi amidopirina

    amiotrofia [a- neg. + gr. mys = muscolo + gr. trophe = nutrimento + -ia]

    Atrofia del tessuto muscolare. Si distinguono una a. diabetica, spesso limitata ai muscoli del cinto pelvico con dolori pungenti e progressivo indebolimento e distruzione muscolare ed una a. nevralgica, caratterizzata da progressiva atrofia e paralisi dei muscoli del cinto scapolare e dolore in corrispondenza della spalla e del braccio; a. spinale progressiva.

    ANA

    Vedi anticorpi antinucleo

    analgesici, farmaci [an- neg. + gr. algesis = dolore]

    Categoria che raggruppa varie classi di farmaci (FANS, narcotici e non narcotici) in grado di alleviare il dolore

    Vedi farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS)

    anca, articolazione dell’ [lat. articulatio = punto di giunzione, coxae (NA)]

    Enartrosi formata dalla testa del femore, sferoidale, contenuta nella cavità acetabolare e completata da un robusto cercine fibro-cartilagineo, il labbro o cercine glenoideo. La cavità cotiloidea è solo in parte rivestita di uno strato di cartilagine che, in forma di semiluna, ricopre il tetto e i margini anteriore e posteriore della cavità. La capsula articolare è più robusta anteriormente, dove è rinforzata dal legamento ad enne di Bertin la cui componente verticale limita l’estensione della coscia mentre le componenti trasverse impediscono la fuoriuscita della testa dalla cavità articolare. La membrana sinoviale si inserisce al margine cartilagineo della testa, copre il collo femorale e si ribatte a rivestire la superficie interna della capsula. Anteriormente all’articolazione è sita la borsa ileo-pettinea, mentre tra il grande trocantere e l’inserzione distale del grande gluteo si trova la borsa trocanterica di scorrimento. L’enartrosi coxo-femorale consente movimenti di flesso-estensione, adduzione ed abduzione, intrarotazione, extrarotazione e circumduzione della coscia sul bacino.

    anca, coxometria dell’ [lat. coxa + gr. metros = misura]

    Valutazione radiografica dell’articolazione coxo-femorale secondo più proiezioni, generalmente un bacino anteriore a paziente supino e due falsi profili , destro e sinistro, in piedi. Da tali proiezioni si ricavano misurazioni angolari che, nel loro complesso, costituiscono il cosiddetto studio coxometrico.

    anca, displasia dell’ [gr. dys = anomalo, cattivo + gr. plassein = formare]

    Anomalia congenita caratterizzata da scarsa profondità dell’acetabolo, che in tal modo non ricopre interamente la testa del femore. Possibile la sublussazione con comparsa, dopo anni, di una osteoartrite. Fattore di rischio per la lussazione congenita dell’anca

    Vedi anca, lussazione congenita dell’

    anca, lussazione congenita dell’ [lat. luxatio = dislocazione]

    Lussazione spontanea congenita dell’anca che colpisce maggiormente le femmine (rapporto 5:1). Se non diagnosticata precocemente può peggiorare quando il bambino inizia a camminare, ed esitare in una grave osteoartrite.

    anca, trapianto totale dell’

    Vedi artroplastica

    anchilosi [gr. ankylosis, da ankylos = piegato, storto] s

    Fusione ed immobilizzazione di una articolazione, tramite tessuto osseo o fibroso, dovuta a malattie, traumi e procedure chirurgiche (anchilosi artificiale). Frequentemente è conseguente ad infiammazione articolare cronica.

    anchilosi artificiale

    Vedi artrodesi

    anfiartrosi [gr. amphi = da ambo i lati + gr. arthrosis = giunzione]

    Variante articolare della sinfisi. Questo tipo di articolazione si identifica con le articolazioni intersomatiche vertebrali alle quali, a differenza di tutte le altre articolazioni per continuità, è consentito un certo grado di movimento grazie alla presenza del disco intervertebrale

    angioite leucocitoclastica [gr. angeion = vaso + ite ; gr. leukos = bianco + gr. kitos = cellula + gr. klastos = rotto ]

    Gruppo di affezioni che hanno in comune la vasculite delle venule post-capillari, con necrosi ed infarcimento delle pareti vasali da parte di granulociti polimorfonucleati e detriti nucleari (polvere nucleare). Le lesioni sono generalmente limitate alla cute, con porpora in corrispondenza delle natiche e degli arti, noduli, vescicole, ulcere ed orticaria. Tra le cause, oltre ai farmaci (specie le sulfonamidi) vi sono le infezioni, alcune forme neoplastiche, le malattie autoimmuni, le epatopatie, l’endocardite infettiva, la porpora di Schonlein-Henoch, la crioglobulinemia mista essenziale e la vasculite ipocomplementemica. Il trattamento prevede la sospensione dei farmaci sospetti ed il trattamento della condizione di base.

    angiocheratoma còrporis diffusum [gr. angeion = vaso + gr. keras = corno + -oma]

    Vedi Fabry, malattia di

    angiosarcoma [ gr. angeion = vaso + gr. sarkos = carne + -oma ]

    E’ un tumore primitivo e maligno dell’osso, molto raro, che può colpire ogni età, con sede in tutte le ossa, ma specialmente femore e coste. I sintomi, il dolore e la tumefazione, sono tutt’altro che specifici. Generalmente è rapidamente evolutivo. Radiologicamente si presenta come lesione destruente, spesso rigonfiata a bolle di sapone quasi sempre con periostite. La terapia è chirurgica radicale, la prognosi sfavorevole.

    annulus fibrosum [lat. anello dim. di annus = anno, che in origine era un cerchio + lat. fibrosum = composto di fibre]

    Struttura composta da tessuto fibrocartilagineo e da una serie di lamine fibrose concentriche circondante esternamente il nucleo polposo dei dischi intervertebrali.

    antibiotici [gr. anti = contro + gr. bios = vita ]

    Ampia famiglia di farmaci, oggi per la maggior parte di natura semisintetica, suddivisibile in numerose classi a seconda delle caratteristiche chimiche, del meccanismo di azione antibatterica (batteriostatici o battericidi), dello spettro di attività sulle varie classi batteriche.

    Le principali classi di antibiotici attualmente in uso comprendono:

    1) Beta-lattamici. Contengono nella loro struttura il caratteristico anello (beta-lattamico) a quattro atomi. Agiscono inibendo la sintesi del peptidoglicano (costituente di membrana) inibendo la divisione batterica causandone infine la lisi e comprendono le penicilline, le cefalosporine, l’imipenem e congeneri. Le penicilline, dopo l’isolamento della benzilpenicillina G, attiva soprattutto sui cocchi Gram + e Gram -, comprendono ora numerosi derivati semisintetici attivi anche sui cocchi produttori di penicillinasi, l’enzima che scindendo l’anello beta-lattamico è in grado di attivare l’antibiotico e numerosi derivati a spettro allargato attivi anche su Pseudomonas aeruginosa. Anche il gruppo delle cefalosporine ha subito notevole espansione amplificando notevolmente lo spettro d’azione nell’ambito dei Gram- e degli anaerobi, migliorando anche le caratteristiche farmacocinetiche (emivita più lunga, con possibilità di somministrazione giornaliera unica). L’imipenem, attivo su Streptococchi, Stafilococchi, Enterococchi, Listeria spp., è impiegato soprattutto nel trattamento delle infezioni polimicrobiche.

    2) Aminoglicosidi. Sono generalmente battericidi che inibiscono la sintesi proteica dei microorganismi sensibili. Il capostipite è la streptomicina, primo antibiotico attivo su Mycobacterium tuberculosis. Attualmente il gruppo comprende la gentamicina (attività su Staphylococcus aureus e Gram-), la tobramicina, l’amikacina e la netilmicina (Gram-, in particolare P. aeruginosa) La limitazione al loro impiego è data dalla ototossicità e nefrotossicità che tuttavia possono essere limitate con un opportuno adeguamento della dose alla funzionalità renale. Malgrado la sovrapposizione del loro spettro d’azione a quello delle più recenti cefalosporine, mantengono la loro importanza specie per l’efficacia delle associazioni beta-lattamico-aminoglicosidico nelle infezioni particolarmente gravi da Gram-.

    3) Macrolidi. Anch’essi sono battericidi che agiscono tramite inibizione della sintesi proteica. Sono costituiti da un anello macrociclico lattonico, cui sono legati diversi zuccheri. Escludendo le Enterobacteriacee e Pseudomonas, su cui sono inattivi, il loro spettro d’azione comprende cocchi Gram+ e Gram-, Haemophilus influentiae, Mycoplasma, Legionella pneumophila e Campylobacter. Il primo derivato è l’eritromicina, cui sono seguiti, con migliorate caratteristiche farmacocinetiche, oleandomicina, spiramicina, oleandomicina, josamicina e miocamicina. I nuovi derivati, la roxitromicina e la claritromicina possiedono caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche ancor più favorevoli delle precedenti.

    4) Lincosamidi. Comprendono solo la lincomicina, la clindamicina e la celesticetina, che per lo spettro ed il meccanismo d’azione sono assimilabili ai macrolidi.

    5) Tetracicline. Primi antibiotici a largo spettro introdotti nella pratica clinica (Gram-, Gram+, Brucelle, Rickettsie, Micoplasmi) hanno attualmente impiego limitato per la maggior incidenza di fenomeni collaterali e di resistenza rispetto a farmaci più recenti altrettanto attivi. I primi derivati (ossitetraciclina, clortetraciclina, tetraciclina) erano assorbiti piuttosto irregolarmente e richiedevano 3-4 somministrazioni quotidiane. I più recenti (doxiciclina, minociclina) vengono somministrati in due dosi quotidiane.

    6) Cloramfenicolo. Batteriostatico originariamente ricavato da Streptomyces venezuelae, oggi prodotto sinteticamente, ha ampio spettro d’azione (specie su Gram-) ma elevata tossicità. Oggi il suo impiego è limitato alle gravi infezioni da Haemophilus influentiae, comprese le meningiti da ceppi penicillino-resistenti ed al trattamento del tifo (insieme al suo derivato tiamfenicolo) per cui rimane il farmaco di prima scelta.

    7) Rifamicine. Dotate anch’esse di ampio spettro e particolarmente attive su Mycobacterium tuberculosis e Mycobacterium leprae. Attualmente si usano rifamicina SV (solo uso parenterale) e la rifampicina. Le molecole più recenti sono rifabutina e rifapentina.

    8) A. polipeptidici. Raramente usati perchè assai nefrotossici, comprendono la polimixina B e la polimixina E, attive soprattutto sui Gram- poliresistenti.

    9) A. glicopeptidici. La Vancomicina, molecola scoperta nel 1956, è attiva su gravi forme infettive sostenute da Stafilococchi e Streptococchi multiresistenti, ma è nefrotossica ed ototossica. La teicoplanina, praticamente con le stesse indicazioni della precedente, ha minor tossicità ed è perciò quella attualmente più impiegata in terapia.

    10) Fosfomicina. Fa gruppo a sè stante, è attivo sia su Gram+ che su Gram-, è ben tollerato e trova impiego nelle infezioni delle vie urinarie ed in associazione con altri antibiotici nel trattamento di infezioni di vari organi ed apparati.

    L’impiego dei vari antibiotici nelle infezioni pertinenti l’apparato osteoscheletrico è rimandata alle singole patologie, mentre le caratteristiche farmacocinetiche sono riportate alle voci dei composti singoli.

    anticardiolipina, sindrome da [gr anti = contro + gr. kardia = cuore + gr. lipos = grasso]

    Sindrome caratterizzata dalla presenza di anticorpi anticardiolipina, un fosfolipide sintetizzato nei mitocondri ed abbondante a livello delle membrane batteriche, dotato di elevate proprietà immunogeniche. Clinicamente si osservano episodi di trombosi recidivante, sia a livello arterioso che venoso, aborti spontanei ricorrenti, trombociteopenia, disturbi neurologici. La maggior parte di questi pazienti sono ANA-positivi ed alcuni sono affetti da LES. Il trattamento si basa attualmente sulla somministrazione di immunosoppressori, antiaggreganti piastrinici, steroidi ed anticoagulanti.

    Vedi anche LES

    anticorpi anti DNA

    Vedi anticorpi antinucleo (ANA)

    anticorpi antifosfolipidi

    Gruppo di anticorpi che compariono transitoriamente nel corso di numerose infezioni ad eziologia virale. Nei portatori di LES o di altre malattie autoimmuni, quali la sindrome di Siogren, la sindrome di Behçet e la porpora trombocitopenica idiopatica, possono persistere in circolo per lunghi periodi di tempo.

    Il meccanismo attraverso il quale questi anticorpi possono provocare trombosi non è noto, sebbene si sia ipotizzata, nel LES, la vasculite e la trombosi dei piccoli vasi, mentre nella forma primaria la vasculite sarebbe di minima entità, nonostante la trombosi di grandi e piccoli vasi.

    Il trattamento, per ora piuttosto empirico, si basa sulla somministrazione di anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici e farmaci citotossici, mentre si è osservato che il prednisolone abbassa i livelli sierici di anticorpi anticardiolipina ed è stato somministrato con successo a donne gravide portatrici di LES con precedenti di aborti ricorrenti.

    anticorpi antinucleo (ANA)

    Anticorpi diretti contro costituenti del nucleo cellulare (che in tal modo costituiscono gli antigeni) riscontrabili in malattie a patogenesi autoimmunitaria quali l’AR, il LES, la sindrome di Sjogren, la sclerosi sistemica progressiva (PSS) e la connettivite mista (MCDT). La loro ricerca è utile sia dal punto diagnostico che per monitorare nel tempo le condizioni di questi pazienti. Gli ANA clinicamente rilevanti e le patologie ad essi associate sono riportati di seguito.

    anticorpo [gr. anti- = contro + lat. corpus = corpuscolo]

    Molecola immunoglobulinica prodotta dal sistema immunitario dei vertebrati in risposta ad una sostanza eterologa, detta antigene.

    Vedi immunoglobuline

    anticorpo anticentromero

    Anticorpo diretto contro il centromero dei cromosomi in fase replicativa. E’ l’anticorpo specifico per la sindrome CREST.

    Vedi anticorpi antinucleo (ANA),

    CREST, sindrome

    anticorpo anti-citoplasma neutrofilo (ANCA)

    Questo autoanticorpo è stato descritto in molti pazienti con glomerulonefrite necrotizzante, associata o meno a emorragia polmonare ed in pazienti con granulomatosi di Wegener (vedi). Sono conosciuti due tipi di tale anticorpo: uno presente largamente nel citoplasma, un altro nella membrana nucleare. Da un punto di vista patogenetico, la presenza di questo anticorpo è importante nello sviluppo di lesioni necrotiche associate alla malattia.

    antigene [gr. anti = contro + gr. gennao = produrre]

    Si definisce tale qualsiasi sostanza che, una volta introdotta nell’organismo, sia in grado di suscitare una risposta immunitaria e di combinarsi con anticorpi e recettori cellulari.

    antigene jo-1

    Vedi Anticorpi Anti Nucleo(ANA)

    antigeni nucleari associati all’AR

    Vedi anticorpi antinucleo, artrite reumatoide

    antiinfiammatori, farmaci [anti- + lat inflammare = porre sul fuoco ]

    Vedi farmaci antiinfiammatori non teroidei (FANS) e farmaci antiinfiammatori steroidei

    antilinfocitario, siero (ALS)

    Siero ottenuto iniettando linfociti umani in un animale, di cui viene utilizzata la frazione IgG per evitare il rischio di malattia da siero, che provoca immunosoppressione causando linfopenìa.

    Impiegato con successo per la prevenzione del rigetto nei trapianti renali, è attualmente considerato con interesse per il trattamento dell’AR e di alcune malattie connettivali.

    L’uso di ALS comporta effetti collaterali quali febbre, artralgie, brividi, ipotensione, bradicardia.

    antimalarici, farmaci[gr. anti = contro + mal(ar) -ici, contro la malaria: lat. mala aria, cattiva aria]

    Due farmaci appartenenti a questo gruppo, la Clorochina e l’Idrossiclorochina, trovano impiego nel trattamento del LES , del Lupus Discoide Fisso e dell’Artrite Reumatoide (AR) per le loro proprietà antiinfiammatorie che sembrano dovute alla inibizione del rilasciamento di enzimi lisosomiali oltre che ad un impedimento nella formazione di antigeni responsabili di reazioni di ipersensibilità.

    Vedi AR; clorochina; hallofantrina; idrossiclorochina; LES

    antimetaboliti [ anti- + gr. metabellein = cambiare ]

    Con questo termine si definisce una classe di farmaci costituita da struttura chimica analoga a quella di metaboliti normali, per cui l'analogia strutturale fa sì che si antagonizzi l'azione dei metaboliti a livello del sito effettore. Da ciò può dipendere o il blocco del sistema enzimatico o la sintesi di un composto metabolicamente inattivo o con attività diversa da quella del composto fisiologico.

    Storicamente il primo tentativo di sfruttare tale meccanismo è conseguito al riconoscimento della struttura dell'acido folico (1948). Da allora sono stati sintetizzati e studiati molti farmaci. Sono comunque tutti farmaci che interferiscono a vari livelli con la sintesi degli acidi nucleici e possono essere distinti in:

    -antagonisti dell'acido folico (vedi Methotrexate),

    -analoghi delle purine (vedi Azatioprina),

    -analoghi delle pirimidine.

    antipiririna

    Altrimenti conosciuta come fenazone salicilato, è un antiinfiammatorio generalmente contenuto in preparazioni contenenti anche citrato di caffeina. Il fenazone è usato come sostanza test per determinare l’effetto di

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