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Alienazione, risonanza e forme di vita: Percorsi nella teoria critica contemporanea
Alienazione, risonanza e forme di vita: Percorsi nella teoria critica contemporanea
Alienazione, risonanza e forme di vita: Percorsi nella teoria critica contemporanea
E-book143 pagine1 ora

Alienazione, risonanza e forme di vita: Percorsi nella teoria critica contemporanea

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Perchè non abbiamo più tempo? Perchè non troviamo nel lavoro quella soddisfazione e quella dignità che lo dovrebbero caratterizzare? Quando abbiamo smarrito il senso di comunità e per qual motivo? A questi, e altri quesiti, cercano di rispondere Hartmut Rosa e Rahel Jaeggi, due delle voci più rilevanti del panorama della Teoria Critica contemporanea. Entrambi allievi di Axel Honneth, considerati i maggiori esponenti della "quarta generazione" della Scuola di Francoforte, essi ci accompagnano attraverso un capillare ripensamento della tarda modernità, dei suoi concetti fondanti e delle sue storture. Verso nuovi, imprevisti, approdi.
LinguaItaliano
Data di uscita8 feb 2024
ISBN9791222724393
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    Anteprima del libro

    Alienazione, risonanza e forme di vita - Paolo Norbiato

    Introduzione

    Il saggio parla sempre di qualcosa che è già formato o almeno di qualcosa che è già esistito una volta, è proprio della sua essenza non ricavare novità dal nulla ma dare nuovo ordine alle cose già esistite. Proprio perché le mette in un ordine nuovo esso non plasma qualcosa di nuovo dall’informe, è legato ad esse e deve sempre dire la verità sul loro conto, trovare un’espressione per la loro essenza¹.

    Il saggio non prende le mosse da Adamo ed Eva, ma da ciò che vuol trattare; dice quanto gli viene in mente e finisce quando si sente esso stesso esaurito e non quando è esaurito l’oggetto².

    Il saggio che si propone all’attenzione del lettore nasce da una serie di studi, letture ed analisi che hanno impegnato l’autore per un lungo lasso di tempo. Chi scrive ha sempre ritenuto, e ancora ritiene, che la teoria critica della società sia una buona base di interlocuzione concettuale con la quale confrontarsi e attraverso la quale provare a comprendere i meccanismi di una realtà, come quella odierna, sempre più frammentata e frammentaria. Se l’orizzonte finalistico che guidava le prime intenzioni del gruppo di studiosi riunito all’interno dell’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte appare svanito, è altresì vero che le tematiche proposte, le analisi concettuali effettuate, gli studi presentati appaiono ancora oggi fondamentali temi di confronto in vista della possibile e necessaria rielaborazione di una teoria che sappia condurre una critica immanente della realtà, della totalità sociale³, del dominio.

    Non mi riferisco solo e ovviamente alla critica della ragione strumentale così come essa è depositata nella Dialettica dell’illuminismo⁴, oppure alle analisi delle forme della personalità autoritaria⁵ o alle ricerche sull’industria culturale, e nemmeno alla dialettica negativa adorniana⁶, bensì alle analisi condotte da coloro, e sono ad oggi molti, che, pur nella evidente discontinuità delle proposte teoriche, hanno intessuto un dialogo, un confronto aperto e fecondo, con la tradizione francofortese.

    La presenza odierna di scenari sociali non sempre pienamente prevedibili, quali la massiccia digitalizzazione del lavoro e della vita quotidiana, la pervasività di una società totalmente amministrata o, ancora, la crisi aperta dalle mutazioni evidenti dovute ai cambiamenti climatici⁷ in corso, hanno costretto molti studiosi, che nel loro orizzonte teorico si richiamano alla Scuola di Francoforte, a riprendere, ed allo stesso tempo ad andare oltre, le tematiche presentate nella prima parte del Novecento.

    Intento sotteso al presente lavoro è quello di mostrare come le più recenti analisi concettuali si possono ricollegare al nucleo originario della teoria critica pur all’interno di una evidente serie di discontinuità di intenti e di formulazioni teoriche, ma altresì senza mai abbandonare la visione critico-sociologica, politico-teorica dei primi maestri. Come ben esprime G. Fazio⁸ in un suo recente e apprezzato lavoro:

    "L’enorme patrimonio di idee, chiavi di lettura, concetti della tradizione della teoria critica francofortese sembra offrire dunque, oggi più che mai, molti strumenti per analizzare la nostra contemporaneità. Questo può spiegare perché si moltiplicano attualmente studi dedicati a riscoprire i suoi autori di riferimento"⁹.

    Risulta quindi necessario, almeno per una minima comprensione dell’ambito di riferimento della teoria critica, proporre un breve resoconto delle stagioni maggiormente rilevanti di quella che erroneamente viene intesa come Scuola¹⁰. Appare evidente, al di là delle chiare differenze, che con l’etichetta Scuola di Francoforte, come viene solitamente denominata, si possa a buona ragione intendere l’insieme di studiosi riuniti nel primo nucleo di vita dell’Istituto retto da Max Horkheimer¹¹. Assunto tale dato di partenza, si possono però rintracciare e porre in evidenza almeno tre derivazioni dal programma originario. Esiste, insomma, un’aria di famiglia che, pur nella varietà delle posizioni, delle tematiche e dei linguaggi, può essere ricostruita e descritta¹². Cercando di evitare semplici schematizzazioni dal sapore manualistico, si può determinare una suddivisione in quattro periodi:

     La stagione originaria che, con l’avvento di Horkheimer alla direzione dell’Istituto per la ricerca sociale di Francoforte, vede l’impostazione di una teoria critica della società attraversata da una molteplicità di apporti da parte di discipline diverse (economia, filosofia, psicanalisi del profondo, per citarne solo alcune) in un’ottica di approccio sociologico descrittivo ed interpretativo della totalità sociale¹³. Pur con tutti i distinguo necessari¹⁴, tale fase può ritenersi conclusa con la precoce scomparsa di T. W. Adorno nel 1969;

     Il cosiddetto parricidio¹⁵ compiuto da Jürgen Habermas¹⁶ che con la sua svolta comunicativa muta la direzione intrapresa dal suo maestro Adorno verso una Teoria dell’agire comunicativo che va oltre l’orizzonte utopico dei più importanti esponenti dell’Istituto¹⁷;

     La riattualizzazione, a partire dalla metà degli anni Ottanta, operata da Axel Honneth¹⁸ attraverso la teoria del riconoscimento¹⁹, di sfondo hegeliano, dell’impostazione originaria della Scuola per risolvere quelle che già Habermas descriveva come patologie della ragione contemporanea²⁰;

     L’attuale stagione degli studi di critica al tardo capitalismo portati avanti dagli allievi di Honneth, Rahel Jaeggi²¹ e Hartmut Rosa²². I quali, attraverso diversi contributi, determinano la proposizione di nuovi snodi concettuali come quelli di alienazione²³, accelerazione²⁴, risonanza²⁵ e forme di vita²⁶ che, ad oggi, si delineano come una ripresa, una riattualizzazione, con evidenti e importanti variazioni, di molte delle tematiche iniziali della Scuola, allo scopo di tracciare la strada per una nuova teoria critica immanente della società²⁷.

    Oltre le schematizzazioni e le semplificazioni, è chiaro che gli autori protagonisti delle diverse stagioni della ricerca sociale non hanno mai perso di vista la necessità di costruire una critica immanente alle forme patologiche della ragione prodottasi nelle realtà tardo capitalistiche. In ogni caso, le contraddizioni oggettive della realtà sociale amministrata, le crisi delle forme sociali che si sono sviluppate nell’ultimo mezzo secolo non possono essere studiate, comprese e risolte riferendosi al passato paradigma della prima teoria critica francofortese. Come giustamente Fazio afferma:

    "Questo nucleo della teoria critica di matrice francofortese – conservatosi, per lo meno come aspirazione, attraverso tutte le sue diverse riformulazioni e rideclinazioni che si sono succedute nel tempo – è l’idea di una critica sociale basata sulla dialettica di immanenza e trascendenza. Con questa formula si vuole fare riferimento ad un modello di critica che rinuncia a giudicare dall’alto o dall’esterno le organizzazioni sociali e si prefigge di trovare nelle tensioni e nelle crisi immanenti ad una situazione data potenziali di ragione che fanno segno verso un suo possibile trascendimento, volto a realizzare aspirazioni emancipatorie universali"²⁸.

    Esiste, quindi, una certa identità di propositi teorici. La critica sociale rimane attiva nella dialettica continua di immanenza e trascendenza: la volontà di costruire una critica oggettiva alle forme di vita comuni spesso intrise di aspetti patologici e disfunzionali, in vista di un possibile, auspicabile e irrinunciabile ideale emancipativo. Chi, assieme ad altri, ha cercato di dare profondità a tali considerazioni è Hartmut Rosa; in un testo di una decina d’anni fa dedicato alla teoria critica²⁹, l’autore ha proposto cinque paradigmi fondamentali, fondanti il nucleo originario di ogni teoria critica, con i quali è sempre necessario confrontarsi se si intende operare all’interno di un orizzonte di critica della società. Essi sono:

     La già proposta critica immanente come dialettica tra immanenza e trascendenza;

     La dialettica che deve intercorrere fra teoria critica e prassi politica;

     Il tentativo di costruire una visione della società come totalità unificata;

     La presenza di un orizzonte storico in relazione ai rapporti intessuti dagli attori sociali nella loro prassi;

     La futura emancipazione come imprescindibile telos di ogni ricerca³⁰.

    Questo, quindi, l’orizzonte, lo sfondo da tenere in considerazione nel corso del presente lavoro. Chi scrive non intende ricostruire l’intera serie delle vicende occorse dagli anni di fondazione dell’Istituto per la ricerca sociale ad oggi³¹, ma focalizzare la propria attenzione sull’ultima stagione degli studi di teoria critica; in particolar modo privilegerò l’analisi dei concetti precedentemente ricordati³² presentati nelle loro ricerche da H. Rosa e R. Jaeggi; in tal modo si potrà rimanere fedeli alla lezione adorniana secondo la quale i concetti filosofici rimandano necessariamente al linguaggio che li pone nella loro cogenza reale. Come Adorno ricorda, nell’introduzione alle lezioni sulla Terminologia filosofica:

    "Alla filosofia il suo linguaggio, i problemi filosofici sono in larga misura problemi di linguaggio, e il distacco del linguaggio dalla cosa che si ritrova nelle scienze positive non vale nello stesso tempo per la filosofia"³³.

    Il saggio sarà quindi suddiviso in quattro diversi capitoli. Il primo tratterà della coppia concettuale accelerazione/alienazione; il secondo del loro rapporto con il concetto di risonanza; il terzo di un nuovo concetto di alienazione e il quarto della critica alle forme di vita. Nella conclusione del presente lavoro, nelle intenzioni dell’autore, si potrà tentare di tracciare un primo, parziale, rendiconto della valenza della ricerca intrapresa, in vista dell’apertura di nuove traiettorie critiche.

    Ringraziamenti

    Ritengo doveroso ringraziare tutti coloro - familiari, amici, colleghi e

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