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Hegel. La dialettica
Hegel. La dialettica
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E-book198 pagine2 ore

Hegel. La dialettica

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In questa introduzione alla filosofia di Hegel il pensiero del filosofo tedesco è spiegato in termini chiari e accessibili, ripercorrendone lo sviluppo attraverso i contenuti delle opere principali, per poi offrire un rapido quadro d’insieme della fortuna delle teorie hegeliane presso i filosofi successivi. Il capitolo conclusivo (Pensare con Hegel) propone una lettura originale delle principali caratteristiche della filosofia hegeliana, con particolare riferimento ai concetti di “dialettica” e “contraddizione”, ed esamina alcuni significativi utilizzi delle categorie hegeliane. Il testo è accompagnato da un’ampia antologia di pagine di Hegel e dei suoi critici, che consentono un confronto diretto con la filosofia del pensatore tedesco.
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita26 feb 2020
ISBN9788836160310
Hegel. La dialettica

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    Anteprima del libro

    Hegel. La dialettica - Vladimiro Giacché

    Premessa

    Questo libro è una introduzione al pensiero di Hegel. Scritto in un linguaggio il più possibile semplice, ha l’ambizione di avvicinare l’edificio concettuale del grande filosofo tedesco - di cui proprio quest’anno ricorre il 250° anniversario della nascita - evitando le banalizzazioni e gli anacronismi interpretativi legati a letture attualizzanti del suo pensiero, senza però cadere nell’estremo opposto di una lettura chiusa in un lessico filosofico specialistico e da addetti ai lavori.

    La convinzione di fondo che anima questo libro è che il pensiero dei grandi filosofi del passato vada innanzitutto interpretato secondo i loro stessi princìpi (juxta propria principia), ossia cercando di avvicinarsi il più possibile agli schemi concettuali di cui essi facevano uso e al contesto del dibattito cui prendevano parte, ossia al dialogo da loro intrattenuto con altri pensatori del passato e della loro epoca. Soltanto dopo aver compiuto questo lavoro di avvicinamento si può cercare di capire come quei filosofi possano aiutarci a pensare, ossia quale uso si possa fare delle categorie e dell’articolazione del loro pensiero per affrontare i nostri problemi.

    In coerenza con questa impostazione, il testo tratta per prima cosa dello sviluppo della filosofia hegeliana, muovendo dalle riflessioni giovanili (capitoli 1 e 2) per giungere agli scritti della maturità (capitoli 3 e 4) e al vero e proprio sistema filosofico, esposto da Hegel in numerosi scritti e cicli di lezioni universitarie (capitoli 5 e 6); segue un rapido sguardo alla fortuna del pensiero hegeliano presso i filosofi successivi (capitolo 7); conclude la prima parte del libro il capitolo "Pensare con Hegel in cui, dopo un esame sintetico delle caratteristiche fondamentali della filosofia hegeliana sulla base di quanto esposto nei capitoli precedenti, e in particolare dei concetti chiave di dialettica e contraddizione", sono discussi alcuni esempi di uso delle categorie di pensiero di Hegel (cap. 8).

    La prima parte del volume è seguita da una scelta di testi strutturata in tre sezioni: pagine tratte dalle opere di Hegel (sezione A), testi che riguardano una delle controversie di cui il filosofo tedesco fu protagonista (sezione B), e infine pagine di interpreti del pensiero di Hegel (sezione C). La parte antologica, e in particolare i testi hegeliani, rappresentano una componente essenziale di questo libro: è infatti opinione di chi scrive che soltanto il confronto diretto con le opere di un pensatore possa consentirci un dialogo effettivo col suo pensiero.

    Questo libro è il risultato di un confronto col pensiero di Hegel iniziato diversi decenni fa all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel mio avvicinamento al pensiero hegeliano ho potuto giovarmi di un anno di studio trascorso presso la Ruhr-Universität di Bochum (Germania), durante il quale ho potuto fare ricerca direttamente sui testi e fondi manoscritti conservati presso lo Hegel-Archiv. Ma soprattutto ho avuto il privilegio di essere seguito da maestri quali Claudio Cesa, Nicola Badaloni e Remo Bodei, ai quali durante il perfezionamento in Normale si sono aggiunti Klaus Düsing e Valerio Verra. Un primo esito di quegli studi hegeliani è stata la tesi di dottorato, pubblicata col titolo Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel (1990). Ulteriori occasioni di confronto col pensiero di Hegel e con i suoi interpreti contemporanei mi sono state offerte nei primi anni Novanta dalla mia partecipazione, nel ruolo di programmista-regista, al programma televisivo Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche diretto da Renato Parascandolo (un programma - sia detto per inciso - che a distanza di decenni continua a rappresentare uno dei più innovativi utilizzi del mezzo televisivo al servizio della cultura). E poi dall’ideazione e realizzazione per la Nuova Italia editrice, assieme a Giorgio Tognini, amico e collega di studi in Normale, di un manuale di storia della filosofia per i licei (La filosofia. Storia e testi, in tre volumi, 1996).

    Negli anni successivi il mio percorso professionale ha preso strade diverse dalla ricerca universitaria e dall’insegnamento. Ma la dialettica hegeliana e le sue categorie di pensiero non mi hanno mai abbandonato, neppure quando pensavo di occuparmi d’altro. Il concetto di totalità, la centralità della contraddizione, la distinzione tra cattiva infinità e vero infinito, assieme a molti altri schemi teorici hegeliani, mi hanno aiutato ad affrontare la sfida della complessità nelle responsabilità professionali che ho assunto e nell’interpretazione della nostra realtà economica e sociale, cui ho dedicato diversi libri.

    In questi anni le occasioni per tornare sulle pagine hegeliane non sono mancate. Desidero ricordare qui almeno la più recente, originata da una richiesta insolita che ho ricevuto nella primavera scorsa da Massimo Arciulo, responsabile pricing and data management di Poste Italiane: l’invito a tenere una relazione sui concetti chiave della filosofia hegeliana nell’ambito del corso interno su Elementi di logica di business rivolto al middle management. Avevo già iniziato a lavorare a questa introduzione, e ho quindi visto in quell’invito l’opportunità di mettere alla prova le conclusioni cui ero giunto. Prendere parte a quel corso mi ha però dato molto di più: mi ha infatti consentito di verificare direttamente, in un caso concreto, le potenzialità degli strumenti per pensare offerti dalla filosofia hegeliana.

    Se questo libro indurrà i suoi lettori ad appropriarsi di quegli strumenti e ad adoperarli, la mia fatica sarà stata ben spesa.

    Roma, Capodanno 2020.

    Introduzione

    La razionalità del reale e la filosofia come sistema

    La figura di Georg Friedrich Wilhelm Hegel ha dominato il panorama della filosofia tedesca nei primi decenni dell’Ottocento e ha rappresentato un punto di riferimento obbligato per i pensatori successivi. I motivi del successo della filosofia hegeliana sono molteplici. Un primo motivo è rappresentato dal suo carattere sistematico. Hegel, partendo dal presupposto che la realtà sia nella sua essenza razionale e dunque accessibile al pensiero, coltivò il disegno ambizioso di costruire un sistema filosofico che fosse in grado di comprendere con le sue categorie tanto la natura quanto il mondo umano. Si può tranquillamente affermare che la filosofia di Hegel costituisca l’ultimo organico tentativo di dare alla filosofia una dimensione sistematica. Nonostante la straordinaria capacità di sintesi e la grande erudizione che Hegel poté porre al servizio della propria costruzione sistematica, molti contenuti particolari del sistema furono però ben presto posti in discussione, e i filosofi della generazione successiva giunsero a criticare la stessa legittimità filosofica dell’idea di sistema.

    La contraddizione e la dialettica del reale

    D’altra parte, il pensiero di Hegel non si esaurisce nell’intento sistematico: non meno importante è infatti il metodo della filosofia hegeliana. Per Hegel il pensiero può comprendere adeguatamente la realtà soltanto se tiene conto delle opposizioni di cui è intessuta, della sua natura intimamente contraddittoria e conflittuale. Se tradizionalmente si era ritenuto che la contraddizione fosse un sintomo della limitatezza del pensiero, un errore del ragionamento, Hegel rovescia il discorso: la realtà è fatta di opposizioni, ogni cosa è in sé contraddittoria, ed è precisamente nella contraddizione che risiede «la radice di ogni movimento e vitalità». Secondo Hegel la forza del pensiero autentico, della vera filosofia, consiste appunto nell’intendere la natura dialettica, ossia intimamente conflittuale e dinamica, della realtà. In definitiva, la filosofia di Hegel rappresenta un inno alla ragione ed alla sua capacità di comprendere il reale (una delle più celebri affermazioni hegeliane suona appunto: «ciò che è reale è razionale; ciò che è razionale è reale»). Ma l’unica strada attraverso cui la ragione filosofica può riuscire nel suo compito è rappresentata dalla «fatica del concetto», ossia dalla capacità di sfidare la complessità, di tener conto della complessa articolazione della realtà e di ciò che essa ha in sé di contraddittorio e conflittuale. In tal modo, se da un lato possiamo dire che Hegel rivaluti la fiducia illuministica nella ragione, dall’altro la sua filosofia riesce a dare espressione teorica a un elemento di fondo della cultura romantica: l’attenzione e l’interesse nei confronti dei contrasti tra le cose, dell’elemento «oscuro e negativo» della realtà.

    1. Gli scritti giovanili. Dalla religione alla filosofia

    Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) studiò nel collegio teologico di Tubinga assieme al poeta Friedrich Hölderlin, suo coetaneo (1770-1843), e al filosofo Friedrich Wilhelm Joseph Schelling, di pochi anni più giovane (1775-1854). A differenza di quest’ultimo, non fu un genio precoce: il suo primo scritto pubblicato, la Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling, risale infatti al 1801, e soltanto nel 1807 sarà dato alle stampe il suo primo capolavoro, la Fenomenologia dello spirito .

    Eventi politici e apporti culturali

    Di grande importanza, nella formazione di Hegel, furono gli eventi politici e culturali del periodo. Per quanto riguarda gli avvenimenti politici, i grandi rivolgimenti innescati dalla rivoluzione francese – accolta dal filosofo prima con entusiasmo e poi con delusione – offrirono ricchissimi stimoli e materia di riflessione al giovane Hegel. Tra gli eventi culturali, massimo rilievo ebbe la rivoluzione filosofica originata dal pensiero di Immanuel Kant (1724-1804) e dal suo far centro sull’uomo: da essa Hegel – e con lui molti tra gli intellettuali dell’epoca – si attendeva le più grandi conseguenze in ogni àmbito della vita sociale, una volta che la filosofia kantiana avesse ricevuto una sistemazione definitiva. A questo elemento si deve aggiungere la ripresa, nel pensiero di Johann Gottfried Herder (1744-1803) e Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), del panteismo spinoziano e la riproposizione dell’infinità della natura, così come della concezione della natura come vita. Accanto a questi motivi occorre infine ricordare l’importanza del modello greco, visto come esempio insuperato di fioritura artistica e culturale e di vita civile.

    La religione come superamento della «scissione» tra i vari aspetti dell’esperienza umana

    Nei primi scritti di Hegel tutti questi elementi sono già ricondotti all’interno di una prospettiva di pensiero personale, inizialmente rivolta in particolare all’approfondimento di problemi religiosi e politici.

    In questi primi tentativi teorici (pubblicati soltanto all’inizio del Novecento col titolo di Scritti teologici giovanili) Hegel parte dalla situazione di scissione che caratterizza a suo giudizio l’uomo moderno: si tratta della separazione tra individuo e totalità, tra singolo e Stato, tra uomo e Dio, tra pratica religiosa e sentimento morale (temi, questi, che in quegli anni guidavano le riflessioni di poeti quali Friedrich Schiller [1759-1805] e Friedrich Hölderlin). L’esigenza di fondo del giovane Hegel è la stessa che impronterà il suo pensiero negli anni della maturità: occorre, nei vari aspetti dell’agire sociale come nella vita religiosa, superare questa scissione, ricondurre ad unità gli elementi che appaiono separati e contrapposti. Per raggiungere questo obiettivo non sono sufficienti gli strumenti forniti dalla «riflessione» e dall’«intelletto» (quest’ultimo termine designa in Hegel la facoltà del conoscere finito, il cui uso era stato disciplinato da Immanuel Kant [1724-1804] nella Critica della ragion pura): soltanto la religione appare in grado di superare la situazione di scissione, riconducendo ad unità i diversi aspetti della vita e dell’esperienza umana.

    Nello scritto su Religione popolare e cristianesimo (1793/4), Hegel, ormai trasferitosi a Berna dove svolge attività di precettore, indica in particolare la necessità di una religione popolare, che – secondo il modello greco – faccia ricorso a miti per svolgere appieno la propria funzione di elemento centrale della coesione di un popolo. Se nei frammenti di questo primo lavoro bernese a noi pervenuti l’elemento predominante è il culto della grecità, lo scritto successivo, ossia la Vita di Gesù (1795), consiste in una lettura della figura di Gesù tutta condotta secondo la teoria morale kantiana, traducendo detti e parabole dei vangeli nel linguaggio della «ragion pratica» di Kant, ed individuando quindi nella purezza della legge morale il significato autentico della religione cristiana.

    L’ultimo scritto risalente al periodo di Berna, la Positività della religione cristiana (1795/6), da un lato conserva la fedeltà al pensiero kantiano già riscontrabile nella Vita di Gesù, dall’altro tiene fermo al nesso tra religione e politica presente in Religione popolare e cristianesimo . Però, a differenza degli scritti precedenti, ci offre un quadro di vasto respiro del percorso storico della religione cristiana e dei suoi rapporti col potere politico. La trama del discorso hegeliano consiste nel mostrare come il cristianesimo si sia sviluppato, passando dalla predicazione di Cristo (visto ancora in quest’opera essenzialmente come maestro di virtù) alla vita delle prime comunità cristiane, sino a trasformarsi in Chiesa e a ricevere un riconoscimento e un sostegno da parte

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