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L'esercizio del pensiero. Filosofia per concetti
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E-book175 pagine2 ore

L'esercizio del pensiero. Filosofia per concetti

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Info su questo ebook

In filosofia il concetto è la rappresentazione razionale di fenomeni complessi e consente di ragionare sul mondo secondo il tutto. I filosofi, inventori di concetti, provano a riportare la molteplicità infinta dei fenomeni del mondo all’unità. Si tratta di un’operazione molto difficile, che richiede un grande sforzo, e che non è affatto così inutile come sembra. Questo volume vuole essere un esperimento verso un insegnamento della filosofia per concetti svincolato dalla storia, un primo approccio – meno scolastico – alla filosofia e al filosofare.  Il lettore sarà chiamato a immergersi in una serie di nodi filosofici emblematici (la libertà, la giustizia, il male, la coscienza, la verità e numerosi altri), e a riflettere su di essi in modo attivo, interrogandosi sulle grandi questioni del pensiero occidentale
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita11 nov 2020
ISBN9788836160778
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    Anteprima del libro

    L'esercizio del pensiero. Filosofia per concetti - Salvatore Grandone

    Introduzione

    Nei licei italiani lo studio della filosofia è soprattutto di carattere storico. Nonostante quasi tutti i manuali siano oggi accompagnati da piccoli fascicoli che affrontano alcuni percorsi tematici o che approfondiscono i diversi generi della scrittura filosofica per arrivare alla redazione di un testo argomentativo, all’interno della quotidiana attività didattica prevale l’insegnamento della storia della filosofia.

    È evidente che questa tendenza ha in Italia radici profonde, che risalgono alla riforma Gentile, e all’identificazione idealista filosofia-storia della filosofia; radici che hanno influenzato in modo decisivo, e per decenni, le direttive ministeriali su come e cosa insegnare.

    A partire dagli anni Novanta e ancor più negli ultimi anni, la centralità della didattica per competenze ha messo però in luce i numerosi difetti inerenti all’evoluzione di questa prassi. È importante sottolineare il termine evoluzione, perché non si vuole qui giudicare un approccio come inadeguato in sé, ma rispetto alle sue trasformazioni-declinazioni nel tempo. In effetti l’esigenza di mettere al centro il saper fare si è scontrata sempre di più con la tendenza a ridurre la didattica della storia della filosofia all’impartire le nozioni principali dei pensatori senza spesso neanche soffermarsi sulla lettura di pagine significative delle loro opere.

    Ovviamente questo scarto non è dovuto a una presunta incapacità degli insegnanti a mettere in discussione le proprie pratiche. Per quanto possano esserci docenti più o meno aperti a nuove strategie e metodologie didattiche, o più o meno formati nella didattica per competenze, il problema è di ampia portata. Per intenderci, se prendiamo come riferimento le Indicazioni nazionali (2010) da cui ha preso le mosse, per quanto riguarda la filosofia, un’importante riflessione che ha condotto alla stesura del documento Orientamenti per l’apprendimento della filosofia nella società della conoscenza (2017) e alla redazione di un esempio di Sillabo di filosofia per competenze, notiamo la coesistenza di due linee direttrici: da una parte si insiste sull’importanza della filosofia per problemi, dall’altra sullo studio di autori ritenuti imprescindibili. Nelle Indicazioni nazionali leggiamo nel paragrafo Linee generali e competenze:

    Lo studio dei diversi autori e la lettura diretta dei loro testi lo [lo studente] avranno messo in grado di orientarsi sui seguenti problemi fondamentali: l’ontologia, l’etica e la questione della felicità, il rapporto della filosofia con le tradizioni religiose, il problema della conoscenza, i problemi logici, il rapporto tra la filosofia e le altre forme del sapere, in particolare la scienza, il senso della bellezza, la liberta e il potere nel pensiero politico, nodo quest’ultimo che si collega allo sviluppo delle competenze relative a Cittadinanza e Costituzione. Lo studente e in grado di utilizzare il lessico e le categorie specifiche della disciplina, di contestualizzare le questioni filosofiche e i diversi campi conoscitivi, di comprendere le radici concettuali e filosofiche delle principali correnti e dei principali problemi della cultura contemporanea, di individuare i nessi tra la filosofia e le altre discipline.¹

    Si insiste quindi molto sulla comprensione dei grandi problemi della filosofia (ontologia, etica, eccetera), sull’uso del lessico e delle categorie specifiche della disciplina, sulla contestualizzazione delle questioni filosofiche per individuare «le radici concettuali e filosofiche delle principali correnti e dei principali problemi della cultura contemporanea», e infine sull’interdisciplinarietà, ossia sull’importanza di saper «individuare i nessi tra la filosofia e le altre discipline». Poco più avanti, però, accanto a questi desiderata incentrati sul versante delle competenze, segue l’elenco di autori imprescindibili da affrontare secondo la scansione cronologica tradizionale (filosofia antica, filosofia moderna, filosofia contemporanea). Per quanto riguarda la filosofia antica

    imprescindibile sarà la trattazione di Socrate, Platone e Aristotele. Alla migliore comprensione di questi autori gioverà la conoscenza della indagine dei filosofi presocratici e della sofistica. L’esame degli sviluppi del pensiero in età ellenistico-romana e del neoplatonismo introdurrà il tema dell’incontro tra la filosofia greca e le religioni bibliche.²

    Si passa al periodo tardoantico e medievale:

    Tra gli autori rappresentativi della tarda antichità e del medioevo, saranno proposti necessariamente Agostino d’Ippona, inquadrato nel contesto della riflessione patristica, e Tommaso d’Aquino, alla cui maggior comprensione sarà utile la conoscenza dello sviluppo della filosofia Scolastica dalle sue origini fino alla svolta impressa dalla riscoperta di Aristotele e alla sua crisi nel XIV secolo.³

    Per la filosofia moderna,

    temi e autori imprescindibili saranno: la rivoluzione scientifica e Galilei; il problema del metodo e della conoscenza, con riferimento almeno a Cartesio, all’empirismo di Hume e, in modo particolare, a Kant; il pensiero politico moderno, con riferimento almeno a un autore tra Hobbes, Locke e Rousseau; l’idealismo tedesco con particolare riferimento a Hegel. Per sviluppare questi argomenti sarà opportuno inquadrare adeguatamente gli orizzonti culturali aperti da movimenti come l’Umanesimo-Rinascimento, l’Illuminismo e il Romanticismo, esaminando il contributo di altri autori (come Bacone, Pascal, Vico, Diderot, con particolare attenzione nei confronti di grandi esponenti della tradizione metafisica, etica e logica moderna come Spinoza e Leibniz) e allargare la riflessione ad altre tematiche (ad esempio gli sviluppi della logica e della riflessione scientifica, i nuovi statuti filosofici della psicologia, della biologia, della fisica e della filosofia della storia).

    Allo stesso modo si procede per la filosofia contemporanea: Schopenhauer, Kierkegaard, Marx, Nietzsche, il Positivismo e il successivo approfondimento di «almeno quattro autori o problemi della filosofia del Novecento indicativi di ambiti concettuali diversi». La scelta è tra a) Husserl e la fenomenologia, b) Freud e la psicoanalisi, c) Heidegger e l’esistenzialismo, d) il neoidealismo italiano, e) Wittgenstein e la filosofia analitica, f) vitalismo e pragmatismo, g) la filosofia di ispirazione cristiana e la nuova teologia, h) interpretazioni e sviluppi del marxismo, i) temi e problemi della filosofia politica, l) gli sviluppi della riflessione epistemologica, m) la filosofia del linguaggio, n) l’ermeneutica filosofica.

    In questa seconda parte troviamo quindi indicazioni abbastanza vincolanti su una serie di temi e autori, per di più da affrontare in ordine cronologico. È allora naturale chiedersi se il ruolo chiave attribuito ai problemi, al lessico e alle competenze possa coesistere con la presenza di autori e temi imprescindibili e con la necessità di rispettare la scansione cronologica.

    Questa tensione sembra accentuata dagli Orientamenti, documento di grande respiro in cui si sviluppa ulteriormente la questione della centralità delle competenze, e, fra gli elementi nuovi, la necessità di legare l’insegnamento della filosofia agli obiettivi dell’Agenda 2030. Il testo non si sostituisce però alle Indicazioni, e pertanto si ripropone l’esigenza di ripensare a fondo la compresenza dell’approccio storico con altri modi di organizzare la didattica della filosofia.

    Sul versante manualistico, la giustapposizione si riscontra nella crescita di sussidi esterni al manuale: fascicoli sul testo argomentativo, sulla filosofia in modalità CLIL, su temi della filosofia. Il corpus principale dei manuali mantiene invece una struttura classica: gli autori si susseguono secondo l’ordine tradizionale, dando ai lettori – alunni e docenti – la solita impressione della storia della filosofia come avvicendarsi di dottrine in cui si afferma tutto e il contrario di tutto. La storia della filosofia con il suo lunghissimo corteo di pensatori maggiori e minori continua ad occupare il 90% dei manuali in adozione. Il miglioramento della grafica, la presenza di numerose mappe concettuali, l’aggiunta di interviste a filosofi e di spunti pop-filosofici (soprattutto cinema-filosofia) non rendono nel complesso i testi di oggi molto diversi da quelli di trenta o quaranta anni fa. Basta non lasciarsi abbagliare dalle piacevoli vesti editoriali per rendersi conto come la tradizione abbia di gran lunga la meglio sull’innovazione.

    Certo, di questa situazione non si può dare la colpa alle case editrici o agli autori dei manuali, spesso di altissimo spessore. Il problema sembra essere legato proprio all’ambiguità delle Indicazioni, che guardano al nuovo con gli occhi in parte fissi sul vecchio. Questo non è sempre in sé un male, ma, nel nostro caso, è chiaro che più si pone l’accento sulle competenze più è difficile restare vincolati alle sequenze cronologiche e al rispetto di tutti gli autori imprescindibili. In altre parole, se l’insegnamento della filosofia deve potenziare le competenze e le capacità critico-argomentative, la storia della filosofia non può fare da padrona. Dovrebbero piuttosto essere fondamentali i concetti-problemi e, per dirla con un’espressione husserliana, le cose stesse; le parole e le cose dovrebbero essere le vere protagoniste.

    Si potrebbe obiettare che l’approccio storico non esclude quello per problemi-concetti, che i due possono andare insieme. Senz’altro è possibile, ma resta la necessità di riformulare con maggiore radicalità la programmazione e l’attività didattica. Inoltre, non mancano esempi da cui trarre ispirazione. Prendiamo il caso della Francia. Nel Bulletin officiel de l’éducation nationale (2018) si legge nel preambolo della sezione dedicata alla filosofia:

    Indissociabile dalla lettura di testi e di opere appartenenti alla filosofia, l’insegnamento della filosofia non ha come obiettivo la conoscenza delle dottrine filosofiche né quella della storia dei sistemi filosofici. Esclude la prospettiva enciclopedica e la ricerca della esaustività: non si tratta di percorrere tutte le tappe della costruzione storica della filosofia né di affrontare tutti i problemi filosofici che si possono legittimamente porre. Aperto agli apporti delle altre discipline e ai molteplici legami che si possono nutrire con esse, l’insegnamento della filosofia mira a sviluppare negli alunni il desiderio dell’interrogazione e della verità, l’attitudine all’analisi e all’autonomia del pensiero senza i quali non potrebbero comprendere la complessità del reale. Il suo scopo è permettere a ogni alunno di orientarsi nei problemi maggiori dell’esistenza e del pensiero.

    Le differenze rispetto alle nostre Indicazioni sono significative: l’obiettivo non è la conoscenza delle dottrine filosofiche e della storia dei sistemi filosofici. Non si cerca l’esaustività e l’enciclopedismo. Lo scopo è sviluppare l’attitudine all’interrogazione, all’analisi, all’autonomia di pensiero, alla ricerca della verità. Se è vero che entrambi i documenti hanno come orizzonte lo sviluppo di competenze, le strade indicate sono diverse. Le Indicazioni continuano a proporre lo studio della storia filosofia, il Bulletin invece quasi bandisce l’approccio storico, considerando come fondamentale la comprensione di una serie di concetti-problemi del pensiero.

    Ecco l’elenco: l’arte, il dovere, la giustizia, la natura, la scienza, il lavoro, la felicità, lo Stato, il linguaggio, la ragione, la tecnica, la verità, la coscienza, l’inconscio, la libertà, la religione, il tempo. Il modo in cui questi concetti vanno affrontati è affidato al professore.

    Le nozioni non individuano percorsi costituiti a priori, né un ordine che corrisponderebbe ai capitoli successivi di un corso, che deriva invece dalla scelta del professore. La loro determinazione e il modo in cui vanno messe in relazione dipendono dalle questioni e dai problemi affrontati in classe e dagli itinerari di riflessione proposti dal professore. Occorre ed è sufficiente che, durante l’anno scolare, siano tutte esaminate nelle loro dimensioni essenziali.

    Si specifica inoltre che i percorsi all’interno di queste nozioni devono essere accompagnati dalla lettura di testi chiave dei grandi autori della tradizione filosofica. All’ultimo anno del liceo si richiede anche l’analisi dettagliata di un’opera filosofica, che non implica però il suo studio integrale. È sufficiente infatti soffermarsi sulle parti ritenute dal professore più rilevanti. Infine, si sottolinea l’importanza di affiancare allo studio delle nozioni e dei testi l’approfondimento di una serie di coppie o terne concettuali, ad esempio: assoluto-relativo, astrato-concreto, atto-potenza, analisi-sintesi, credere-sapere, concetto-immagine-metafora, contingente-necessario, essenziale-accidentale, eccetera.

    Se si ragiona sul piano delle competenze, il Bulletin sembra più coerente rispetto alle nostre Indicazioni; se si richiede ai giovani studenti liceali di imparare ad argomentare, a sviluppare l’autonomia di pensiero e il senso critico, allora insegnare la filosofia per concetti è la strada più immediata. Si potrà arrivare allo

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