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In volo con Jessica
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E-book307 pagine3 ore

In volo con Jessica

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Info su questo ebook

Ettore è un anziano pilota di elicotteri che lavora, con modesti risultati economici, per una piccola scuola di volo. La richiesta di rimettere illegalmente in grado di volare un vecchio elicottero lo indurrà a cercare la collaborazione di due amici colleghi e di un suo ex allievo. L'affascinante e spregiudicata Jessica, per la quale subirà una senile infatuazione, lo trascinerà in un'avventura dove la morte di alcuni uomini, il progetto che sta dietro la costruzione dell'elicottero, il coinvolgimento della mafia e le indagini della polizia stravolgeranno, fino alla inaspettata conclusione, la sua vita e quella dei suoi amici.
LinguaItaliano
Data di uscita8 feb 2024
ISBN9791222724607
In volo con Jessica

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    Anteprima del libro

    In volo con Jessica - Giovanni Odino

    Dedico questo romanzo a tutte le rappresentanti dell’altra metà del cielo, pericolose e non, conosciute durante i miei quarantadue anni di volo.

    Questo sentire

    Dal risveglio alla notte,

    mi accompagna discreto, silenzioso,

    questo sentire che forse,

    ma solo forse, è amore.

    (Poesia dell’autore)

    IN VOLO CON JESSICA

    Personaggi principali

    1

    28 maggio

    «Ettore!» urla a squarciagola Pamela, per farsi sentire all’interno dell’hangar «Al telefono.»

    «Chi è?»

    «Un tale Ranuzzi.»

    «Non puoi fare tu? Se è per un corso di volo ne sai più di me.»

    Sono in hangar che chiacchiero amabilmente con il meccanico, non ho nessuna voglia di interrompere la mia dissertazione in merito alle strategie economiche del governo.

    «Ha detto che deve parlare con te.»

    «Ma che cazzo gli serve parlare con me?» chiedo a Sandro, che per tutta risposta alza le spalle. In effetti non può saperlo. Lascio perdere la politica economica. «Arrivo» avviso.

    «Prendi» dice Pamela porgendomi il cordless.

    «Pronto?»

    «Il comandante Ettore Cavicchi?»

    «Sono io. Chi parla?»

    «Buongiorno. Sono Ranuzzi, il maggiordomo dell’avvocato Martinelli-Sonnino, le telefono dietro suo diretto incarico.»

    Fa una pausa, forse si aspetta qualche mio commento, che non mi viene.

    Prosegue: «L’Avvocato le chiede gentilmente un incontro per delle questioni di lavoro.»

    «Con me direttamente? Io non sono il proprietario, posso impegnarmi solo per delle lezioni o altri tipi di volo già previsti nel tariffario.»

    «Non si tratta della ditta per cui lavora, ma di lei personalmente.»

    Un altro riccone che vuole giocare con gli elicotteri. Mi farà perdere tempo in chiacchiere inutili. Ma chi può dirlo? Questa volta potrebbe non essere così.

    «Va bene. Mi dica il giorno in cui è comodo, mi farò trovare in ufficio.»

    «L’Avvocato la prega di venire presso la sua abitazione. Non vorrebbe pubblicità sull’incontro. Anzi, le chiede di non parlare con nessuno dell’appuntamento e di non fare il suo nome.»

    «Non capisco tutta questa segretezza…»

    «Capirà durante l’incontro. Vedrà che le ragioni ci sono.»

    «Dove dovrei venire?»

    «A Milano, in via Rollo, al numero sette. Potrebbe domani pomeriggio alle sedici?»

    «Mmm… mi libero. Domani alle sedici? Ci sarò.»

    «Avviserò l’Avvocato che ha accettato. La via è in centro. Le consiglio di prendere la metro e di scendere alla fermata Duomo.»

    «Grazie del consiglio. A domani.»

    «Buongiorno.»

    Che strana telefonata. Vuoi vedere che questa volta trovo davvero uno che si compra un elicottero? Un vecchio ed esperto pilota potrebbe servirgli per scarrozzarlo in giro. Potrebbe… perché no?

    Pamela mi guarda. È incuriosita. Chiede: «Cose buone?

    Vogliono un nuovo direttore all’Alitalia?»

    «Un tale, che per il momento non vuole far sapere chi è, desidera incontrarmi. Bisogna sempre andare a sentire, perché una volta nella vita potrebbe essere la telefonata della svolta.»

    «Dove vuoi svoltare meglio di qui? Chi ti tratterebbe bene come noi?»

    «Vero. Allora ci vado per avere conferma che è meglio non cambiare.»

    Pamela è giovane. Io potrei essere ampiamente suo padre. Di sicuro non ha delle mire su di me, ma è una di quelle donne che hanno bisogno di continue conferme. Si sente tranquilla solo se tutti gli uomini con i quali viene a contatto, qualsiasi età abbiano, le dimostrano che stimola il loro desiderio. Per questo tende a mettere in risalto le forme abbondanti che madre natura le ha regalato. Sotto un viso gentile, sorridente, con i neri capelli corti alla Valentina di Crepax e due occhi dello stesso colore, porta con nonchalance la sua sesta misura abbinata a un giro fianchi in proporzione. Dopo le provocazioni e aver ottenuto qualche commento non c’è seguito: le basta quello. L’ho capito e sto al gioco.

    «Se mi offriranno dei bei soldi, metà li metterò a disposizione per una notte con te. Motociclettaaa… dieci accapiii… è tua se dici sììì...» le canto a un palmo dal naso.

    «Ma va’, stupido» dice, ma si vede che è contenta dell’offerta, anche se sappiamo che è per gioco.

    «Ci vai domani?»

    «Hai sentito: ho preso un appuntamento.»

    «Da chi vai?»

    «Ehi, non ti allargare. Per ora ho promesso di essere riservato, ma ti giuro che sarai la prima a sapere ogni cosa. Lo sai che sei l’unica sacerdotessa alla quale potrei confessare tutti i miei segreti più nascosti.»

    «E chi vuole sentirli?» mi strilla dietro mentre esco.

    2

    29 maggio

    Lascio la mia vecchia, fidata Volvo in un parcheggio comodo per la metropolitana. Dopo dieci minuti scendo alla fermata Duomo. Nella tranquilla stradina, a poca distanza, come mi era stato detto, trovo il numero civico sette. È un lussuoso palazzo ottocentesco. A lato del portone, sopra una targa in ottone lucidissimo, si legge: Italo Martinelli-Sonnino – Avvocato. Mi sembra impossibile che questo palazzo sia tutto di un solo proprietario. Andrebbe bene come sede centrale di una banca.

    Suono all’unico campanello. Pochi secondi di attesa. Un uomo apre uno dei battenti del portone.

    «Il comandante Cavicchi, immagino?» domanda. Ma si capisce che conosce già la risposta.

    «Sono Ettore Cavicchi. Lei è l’avvocato Martinelli?»

    «L’avvocato Martinelli-Sonnino» mi corregge «l’attende in biblioteca. Sono il maggiordomo. Ieri ha parlato con me. Prego, mi segua.» Si scosta quel tanto da permettermi di entrare.

    Richiude il portone. Senza aggiungere altro si avvia verso l’interno dell’abitazione.

    L’osservo da dietro: è alto, muscoloso, porta i capelli scuri tagliati corti ed è vestito di scuro tipo agente della F.B.I. Non ha nulla del maggiordomo, piuttosto sembra una guardia del corpo.

    L’arredo, i quadri appesi, il lungo e ampio corridoio e il lusso del locale dove m’introduce danno eloquenti informazioni sulla solida ricchezza del proprietario.

    «Buongiorno comandante. Si accomodi» mi invita un uomo appena entriamo in una grande stanza arredata come una vecchia biblioteca nobiliare. Indossa un elegante abito di un rilucente colore grigio che deve costare più o meno come due miei stipendi.

    E per le scarpe ce ne vorrebbe un altro. Ha lunghi capelli bianchi che gli arrivano alle spalle. Quasi si fondono con il colletto della candida camicia tenuto aperto sovrapposto a quello della giacca.

    Stimo che sia più giovane di me di qualche anno: sarà più o meno sulla sessantina.

    «Buongiorno Avvocato» rispondo stringendo la mano che mi tende.

    «Desidera un caffè? Un liquore?»

    «No, grazie.»

    L’Avvocato guarda il maggiordomo rimasto in silenzio in evidente attesa di qualche ordine. Senza dire nulla, questi esce chiudendo la porta dietro di sé.

    «Sediamoci, prego» riprende indicandomi una delle due eleganti poltroncine disposte ai lati di un tavolino. «Non le farò perdere tempo. Le dico subito perché ho chiesto questo incontro: ho bisogno di un pilota di elicotteri, esperto e di fiducia, che mi aiuti nella realizzazione di un progetto ambizioso e riservato.»

    Mi pianta addosso i suoi occhi color ghiaccio, come per saggiare la mia reazione. La mia espressione interrogativa lo induce a proseguire.

    «Ho chiesto a lei perché un industriale, che ha avuto modo di averla come collaboratore per qualche tempo, mi ha assicurato che è la persona giusta.»

    «La ringrazio. Forse ho capito di chi parla.»

    Continua senza commentare: «Se è interessato a questa collaborazione, vado avanti.»

    «Mi interessa tutto quello che è lavoro, ma se non mi spiega di cosa ha bisogno, non sono in grado di dirle se posso accettare.»

    «Conto sulla sua discrezione. Quello che ci diremo non deve uscire da questa stanza?»

    «Ci conti.»

    L’Avvocato, prima di proseguire, mi guarda in modo insistente: «Vorrei che lei mi procurasse un elicottero senza targa.

    Un elicottero che sia abbastanza grande da trasportare quattro persone e cento chili a duemila metri. È basilare che nessuno sappia della sua esistenza.» Interrompe brevemente il discorso come per avere una mia replica. Aggiunge: «E vorrei, sempre con la stessa segretezza, che agisse anche da istruttore. Per tutto questo sarà pagato in modo adeguato. Se la sente?»

    Quel pagato adeguatamente è l’informazione che mi arriva più chiara. Il resto è ancora troppo poco per capire che cosa vuole.

    «Cosa intende con: senza targa? Che non deve essere immatricolato?»

    «Che non deve avere la sigla civile, quella che hanno tutti i mezzi aerei. In caso di controlli per qualsiasi ragione, non deve essere rintracciabile la provenienza o la proprietà. Ma non desidero uno di quegli elicotterini leggeri, io voglio un mezzo sicuro che possa fare quel volo, con quel carico, senza problemi.»

    «Non si riesce a comprarlo senza immatricolarlo. Se non vuole registrarlo in Italia, potremmo provare in altri paesi. Per esempio in uno dei tanti paradisi fiscali. Più o meno come succede con le barche.»

    «Nessuna pubblicizzazione, neanche in Stati esteri. Vede, comandante, avrei pensato a un metodo. Mi dica se è fattibile.»

    «Prego.»

    «Ho pensato che un elicottero è costituito da tanti pezzi. Se si comprassero separatamente e si montassero in casa, si otterrebbe un elicottero come quelli regolari senza che nessuno ne sia a conoscenza.»

    Non può averlo concepito da solo. È probabile che prima di me abbia parlato con altri.

    «In via teorica…» rispondo.

    «Ho letto che qualcuno è riuscito a montare una mitragliatrice di grosso calibro comprando pezzi separati via Internet.»

    «Mi ricordo qualcosa di simile. Non è facile, ma credo che si possa fare. Il problema è la segretezza. Nelle aziende che fanno questi lavori ci sono frequenti visite degli ispettori dell’ENAC e di molte altre persone del mondo aeronautico. Tutti sono curiosissimi riguardo qualunque cosa possa volare. Non scappa nulla sui movimenti che ci sono nell’ambiente.»

    «L’ENAC sarebbe?»

    «L’Ente Nazionale Aviazione Civile, quelli che sovrintendono a tutto quello che vola.»

    «Ho capito. Vede, comandante, io possiedo una tenuta a Gattinara. Si trova a Nord, sulle prime montagne. La strada finisce lì. Non c’è traffico. È circondata da alberi, ma all’interno c’è un ampio prato che dovrebbe consentire di atterrare e decollare. Oltre all’edificio principale, ce n’è un altro usato come rimessa per auto e altre attrezzature. Ha un portone molto grande.»

    Questo avvocato ha già pensato a come muoversi. Non è il solito danaroso che vuole il giochino a casa.

    «Chi frequenta la tenuta?» chiedo.

    «Giusta domanda. Oltre a noi, solo i custodi. Abitano a Sostegno, un paese vicino. Normalmente non dormono in villa. I

    De Prà sono al mio servizio da vent’anni. So come renderli ciechi, sordi e muti.»

    «Come le scimmiette?»

    L’Avvocato mi guarda sorride. «Ha capito perfettamente. Li può considerare sicuri.»

    «Quale sarebbe la ragione di tutto questo? Perché un elicottero fantasma?»

    «Glielo dirò solo dopo che avrà accettato.»

    «Io sarei coinvolto anche dopo aver terminato l’assemblaggio dell’elicottero?»

    «No. O meglio, mi correggo: forse. Le riassumo quello di cui ho bisogno: la costruzione, il collaudo, l’istruzione. In aggiunta dovrà insegnare a gestirlo per quanto riguarda il carburante, la manutenzione e quant’altro possa servire. Dopo, nel caso in cui fosse necessario un aiuto, ne valuteremo insieme le modalità.»

    Non ha ancora parlato di soldi. Non accetto o rifiuto nulla senza conoscere il possibile guadagno. Decido di sollecitare altre informazioni.

    «Potremmo provarci» commento senza espormi troppo.

    L’Avvocato si alza dalla poltroncina. Apre l’anta del mobile bar anni trenta prossimo all’angolo conversazione.

    «Cosa posso offrirle, comandante? Ho dei rum e dei whisky.

    Se desidera altro lo faccio portare. Ho anche sigari e qualche marca di sigarette. In questo studio ho fatto installare un buon sistema d’aspirazione.»

    «Grazie, non fumo, ma prenderò un mezzo whisky... vedo l’etichetta del Macallan.»

    «Buona scelta, è un venticinque anni. Mi unisco a lei.»

    L’Avvocato versa il distillato riempiendo a metà due ampi bicchieri.

    «Ghiaccio?» chiede.

    «No. Mi piace senza.»

    «Giusto.»

    Me ne porge uno. Si risiede.

    Beve un sorso. Lo assapora.

    «Comandante, quanto crede che costerà?» Beve un secondo sorso.

    Faccio un rapido conto di quanto servirebbe. Decido di essere il più possibile chiaro e diretto. Non voglio fraintendimenti.

    Vuole una cosa troppo fuori dal consueto per non doverla pagare.

    «La spesa per i soli componenti, escluso il montaggio, dovrebbe essere intorno al milione e mezzo di euro. Tenga presente che un mezzo simile nuovo avrebbe più o meno lo stesso costo. Ricostruirlo comprando i pezzi separati nuovi è più oneroso. Dico un milione e mezzo perché penso di poter comprare delle parti usate o rigenerate, quindi contenere il costo. Contenere va inteso in senso relativo, visto le cifre il ballo.» Mi interrompo qualche secondo. Non dice nulla. Riprendo: «Se lei lo volesse usato, potendolo acquistare per vie normali, in ottimo stato non andrebbe oltre il milione. L’esigenza della segretezza aumenta il prezzo. Le persone sanno benissimo quando possono approfittarsene. I componenti, nuovi o usati, dovranno essere comprati fuori dai canali ufficiali o fatti uscire dalle fabbriche per vie traverse.» Altra interruzione. Ancora nessuna reazione. Solo un implicito invito a proseguire. «Oltre a questo, ci saranno altre spese per far assemblare tutto da persone capaci e fidate. Avrò bisogno di attrezzature speciali e di collaboratori per la ricerca del materiale, per il lavoro tecnico. Ho in mente altre due persone, oltre a me, che potrebbero aiutare, che sono in grado di farlo.

    Come può immaginare, le due condizioni devono coesistere.

    Diciamo, per loro, centocinquantamila a testa. In fin dei conti rischiano la carriera.»

    «Un milione e ottocentomila» si decide finalmente a intervenire l’Avvocato. «Mancano le sue competenze.»

    «Inizialmente dovremo eseguire l’addestramento con un elicottero più piccolo, più facile» riprendo, lasciando in sospeso il mio compenso. «Posso organizzare i voli, senza che altri lo sappiano, con un mezzo della scuola dove sono impiegato come istruttore. Solo dopo aver imparato bene le manovre basiche si potrà fare istruzione sull’elicottero in questione, che intanto dovrebbe essere pronto. Per l’istruzione, saranno circa centomila da dare alla scuola. La segretezza aumenta tutto.»

    «E siamo a un milione e novecentomila. Manca sempre il suo corrispettivo.»

    Decido di sparare alto. Non sono in molti in grado di realizzare e organizzare quello che mi sta chiedendo.

    «Duecentocinquantamila. Cinquanta all’accordo, poi cinquanta ogni tre mesi. Brevi manu, naturalmente. I compensi di tutti si devono intendere al netto delle spese di qualsiasi tipo: viaggio, vitto ed esigenze varie. Questi costi e gli acquisti li regolerà, per quanto possibile, anticipatamente. Ci vorrà circa un anno, ma su questo non mi impegno; potrebbe anche essere necessario più tempo.»

    «Naturalmente» conferma l’Avvocato. «Siamo d’accordo.

    Sono due milioni e centocinquantamila. In fin dei conti avrò un elicottero usato a un prezzo raddoppiato. Compresi tutti i servizi accessori mi sembra ragionevole. Per l’eventuale collaborazione successiva, ne parleremo poi.»

    «Troveremo un accordo, ma vorrei discuterne solo dopo aver terminato questa prima fase. Sarà molto impegnativa, mi creda.»

    «Non mi ha detto a quale tipo di elicottero pensa.»

    «Ce ne sono molti, ma quello più idoneo per le sue esigenze è lo Hughes 500. La ragione è nella sua costruzione priva d’impianti idraulici, relativamente più rustica rispetto ad altri modelli. Negli Stati Uniti sono disponibili molte parti di derivazione militare.

    Inoltre, le persone che mi dovrebbero aiutare lo conoscono bene,

    sia per procurare le parti necessarie sia per montarlo.»

    «Non l’ho presente. Se ne vedono in giro?»

    «Direi di sì. È quello a forma di uovo che qualche volta si vede in televisione con la livrea gialla e verde della Guardia di Finanza.»

    «Ah sì? Della Guardia di Finanza? Perfetto per inseguire gli evasori fiscali.» L’Avvocato scoppia a ridere trovando la sua battuta irresistibile. A me non pareva così esilarante.

    «Mi deve ancora spiegare come intende utilizzarlo» gli chiedo allarmato dalla sua battuta.

    «Non è importante che lei lo sappia, le pare? Così la sua responsabilità si fermerà alla costruzione» mi risponde.

    Ha ragione. In fin dei conti mi ha solo chiesto di fare qualcosa che al massimo comporterà una multa e la perdita della licenza di volo. Ma alla mia età, con un buon conto in banca, posso anche smettere di volare.

    «C’è un’altra cosa» continuo.

    «Mi dica.»

    «L’accordo avrà valore solo dopo che sarò sicuro dell’aiuto dei colleghi. Senza di loro non sarò in grado di portare avanti il lavoro o di garantirne il risultato.»

    «Ne convengo. Se permette, comandante, le faccio preparare un argomento che dovrebbe aiutarla a convincerli.»

    L’Avvocato alza un braccio, il maggiordomo, o guardia del corpo, compare alla porta.

    Il maggiordomo tiene sotto controllo la situazione. Da qualche parte ci sarà una videocamera nascosta. Altro che campanelli d’allarme, se qualcuno alza le mani per colpire il capo arriva immediatamente il gorilla. Ho letto da qualche parte che vi si può collegare da remoto lo smartphone.

    «Caio Gregorio, mi serve questo.»

    Caio Gregorio, il guardiano del Pretorio? Ranuzzi si chiama così? L’Avvocato l’ha assunto per il nome: sicuro.

    Scrive qualcosa su un bigliettino, lo consegna al maggiordomo che, dopo averlo letto, si allontana.

    «Comandante, la prego di pazientare ancora qualche minuto.

    Nel mentre mi potrebbe illustrare come intende organizzare le lezioni di volo?»

    «Non vedo particolari problemi. Concorderemo il calendario per gli allenamenti pratici e per le necessarie lezioni di teoria. Ma prima, per essere sicuri che lei non abbia condizioni fisiche che potrebbero dare problemi in quota o durante i voli, dovrà fare un piccolo controllo.»

    Ho evitato di fare riferimento all’età. Ho fatto bene, perché il seguito si rivela inaspettato.

    «Io la visita? No, per carità, non m’interessa.»

    «È necessario per non avere sorprese fisiche, ha detto che devo istruirla a pilotarlo…»

    Un bussare alla porta interrompe la conversazione. Non è il maggiordomo. Nella biblioteca entra, levitando all’altezza di dodici centimetri di tacco, ondeggiando come le danzatrici delle Mille e una notte, un sogno biondo, verde e rosso: biondi i capelli, verdi gli occhi, rosse le labbra.

    Ora lo so: i colpi di fulmine esistono. Io ne sono appena stato vittima. In modo potente e totale.

    «Ciao amore.» Le parole escono come un rivolo di miele dalla sorgente di puro oblio che sono le sue labbra carnose. Quando bacia l’Avvocato devo frenare l’impulso primordiale di saltare alla gola di quello che percepisco essere un maschio rivale.

    «Ecco la sua allieva. Le presento la mia fidanzata, Jessica.»

    «Piacere, signorina.» Pronuncio le parole usando la mia voce più baritonale.

    «Che cosa pazza, non crede? Italo è così. Sono tanto eccitata all’idea di imparare a volare…»

    La parola eccitata, che arriva alle mie orecchie mentre il profumo di lei s’insinua nel cervello ingrossando le sinapsi deputate alla percezione degli odori e stimolando il sistema limbico, mi provoca un lieve cedimento alle ginocchia.

    Cerco d’indossare la mia maschera più professionale.

    «Come dicevo all’Avvocato, si tratta di passare una visitina di controllo. Dopo sarà solo questione di organizzare il calendario

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