Walter Serner e la Tigre: Il romanzo di un dadaista
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teorica delle posizioni di un'avanguardia come quella del Dadaismo, che tracciò un momento di frattura rispetto a tutto quanto c'era stato prima, lui ne interpretò e riflesse il nichilismo radicale.
In un periodo di grandi avvenimenti storico-politici, la sua attività rispecchia i fermenti degli ambienti intellettuali e pacifisti. Per Serner non esistevano confini impossibili da superare: la sua
sperimentazione in campo linguistico era intrisa del cosmopolitismo libertario che definì tutta la sua vita fino al 1933, quando Hitler ascese al potere e lui si ritirò definitivamente dalla scena.
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Anteprima del libro
Walter Serner e la Tigre - Marilena Fonti
INTRODUZIONE
Walter Serner, l'autore oggetto di questa analisi, aderì al movimento dadaista, prima a Zurigo quindi a Parigi, decidendo poi di allontanarsene e ritirandosi dai clamori e dai furori della militanza letteraria per eclissarsi nella tranquillità dell'anonimato. Solo recentemente Thomas Milch, che ha cercato di ripercorrere le vicende di Serner prima e dopo la sua scomparsa dalla scena letteraria, ha rinvenuto alcuni documenti dai quali risulta che lo scrittore, dopo il matrimonio con Dorothea Herz, sua compagna di vecchia data, si sarebbe trasferito con lei a Praga, per vivere nel ghetto di questa città fino al 1942, anno in cui sarebbe stato prelevato dalle SS assieme alla moglie per essere deportato al campo di concentramento di Theresienstadt. Resta tuttavia il mistero su quanto è accaduto successivamente: si può solo presumere che lo scrittore boemo, ebreo per parte di padre, sia da annoverarsi tra le vittime del genocidio nazista.
La vita di questo scrittore, vista in prospettiva, può essere considerata come un graduale e progressivo distacco: dalla sua città natale, Karlsbad, prima; dalla tradizione familiare e dalla sua religione poi (il vero cognome era Seligmann e, a un certo punto, decise di cambiarlo in Serner, abbracciando contemporaneamente la religione cattolica); quindi dal gruppo dei dadaisti; e infine dal mondo. Per paradossale che possa a prima vista sembrare, il suo distacco dal mondo coincide con il ritorno alle origini, avendo egli scelto come luogo di residenza il ghetto di Praga, accettando e in qualche modo ufficializzando il suo status di ebreo. In considerazione del particolare momento storico che l'Europa stava vivendo in quegli anni (il 1933, anno della scomparsa definitiva di Walter Serner dalla scena letteraria, è anche l'anno dell'ascesa di Hitler al potere e dell'affermazione del nazionalsocialismo), quello di Serner può apparire quasi come un gesto di sfida, non senza ascendenze autodistruttive. Nel 1915 aveva scritto su Der Mistral
: Die Welt ist langweilig. Diese Tatsache ist ebenso unbestreitbar wie ungenügend verbreitet.
(Il mondo è noioso. Questo fatto è divulgato in modo tanto incontestabile quanto insufficiente.) (1)
Quest'uomo, grande viaggiatore e viveur, dopo aver provato tutte le emozioni e vissuto tutte le esperienze, riflettendole nelle sue opere, pare voler riaffermare con la sua scelta una disposizione e un diritto all'esperienza estrema, alla negazione di tutte le emozioni nella fine. Non ci pare azzardato ravvisare in questo atteggiamento uno dei tratti precipui di Fec, il protagonista maschile del suo unico romanzo: Die Tigerin . Per Fec la rinuncia è il piacere più grande (Der tiefste feinste Genuß ist der Verzicht
Il piacere più sottile, più profondo è la rinuncia) (2) e la rinuncia alla rinuncia è la sublimazione di tale piacere, il punto di non ritorno, ein sauberes Nichts
(un nitido niente) (3).
Il romanzo Die Tigerin , argomento principale di questa ricerca, offre una prima conferma all'ossessiva e per molti versi nichilista volontà di chiarezza che animò l'autore. Non è compito di questa analisi affrontare in prima istanza una tale ipotesi critica, che coinvolgerebbe anche un bilancio del movimento dada e dei suoi rapporti con la scrittura romanzesca. Si è voluto infatti operare a un livello anteriore: rinvenire nelle vicende letterarie di Serner e nel romanzo quelle caratteristiche che rimandano a tale ipotesi, e offrire altresì un’esegesi e un commento sugli elementi stilistici più frequenti e significativi nel romanzo, l’unico di questo autore, e anche nella letteratura dadaista, che offrono ulteriori conferme alla legittimità di tale ipotesi.
Nell'opera di Serner, Die Tigerin appare come l'epitome di tutto il suo lavoro, che consiste in 99 racconti, definiti dall'autore Kriminalgeschichten
, divisi in quattro raccolte, e in una pièce teatrale, oltre naturalmente ai molti articoli scritti nel corso degli anni per varie riviste a cui collaborò, e ad alcune poesie composte durante il periodo dadaista. Il fascino peculiare di questo romanzo risiede nella contrapposizione di due poli: negativo e autolesionista l'uno (quello di Fec, il protagonista maschile), positivo e vitale l'altro (quello di Bichette, la protagonista femminile), i quali, nonostante il contatto assiduo e intenso, riescono a generare solo una grande energia che si esaurisce nel momento stesso in cui viene sprigionata, restituendo quindi i due personaggi alla iniziale sterilità di emozioni e sentimenti a cui Fec, per un banale scherzo del destino, si sottrae con la morte.
In questa 'singolare storia d'amore' si riflettono i tratti peculiari del movimento dadaista che, ai suoi esordi, aveva come obiettivo l'annientamento e la distruzione di tutto ciò che in ambito politico, sociale, artistico e individuale aveva sostenuto l'esistenza dei singoli e della collettività fino a quel momento. La morte di Fec e la sopravvivenza di Bichette sono in fondo l'ammissione che l'unica forza che domina incontrastata e incontrollabile nel mondo è quella della natura: Bichette è infatti animalità e natura allo stato puro, guidata com'è da istinti e impulsi impossibili da prevenire o da imbrigliare. Il movimento dadaista, del resto, pur nella sua anarchia innalzata a programma, aveva oggettivamente privilegiato nel proprio discorso i processi naturali e le manifestazioni spontanee a scapito di metodi che implicassero il ragionamento e la deduzione sistematica.
Un altro aspetto interessante di questo romanzo è rappresentato dalla lingua, dalle scelte e dalle invenzioni lessicali fatte da Serner, dalle costruzioni anomale frutto della fusione di due diverse lingue naturali (il tedesco e il francese), dal suo calarsi nel particolare contesto sociale rappresentato, riproducendone mimeticamente il linguaggio. Serner adotta questa sua scelta stilistica non solo nel romanzo preso in esame, ma in tutti i suoi racconti, che sono disseminati di neologismi e termini stranieri presi in prestito dal francese, dall'italiano, dallo spagnolo o dall'inglese, in una sorta di melting-pot linguistico in cui le barriere etniche e idiomatiche si confondono nella rappresentazione di ambienti che possono essere indifferentemente i bassifondi o i ritrovi eleganti. Nel suo itinerario di cronista accurato e sottile del groviglio casuale che è l'umana esistenza, Serner si avvale di tutte le possibilità che la lingua, anzi le lingue, gli offrono, in un percorso di sperimentazione che lo colloca nel filone di scrittori come James Joyce, Ezra Pound e, in un'affinità anche di contenuti, Carlo Emilio Gadda: la raffigurazione della babele umana
(4) anche attraverso un gergo, un idioletto, un socioletto, quando non addirittura un neologismo, viene realizzata da Serner così come dall'autore italiano nell'ambito di un genere, quello del giallo, che si presta ad: ...avviare l'indagine nelle viscere di una società che ama presentarsi e vantarsi civile, granitica e fiera, e scoprirne invece le equivoche contraddizioni, le nascoste miserie, gli aggrovigliati segreti.
(5)
La presente ricerca è divisa in due parti: nella prima si prende in esame il movimento dadaista, seguendone lo sviluppo dalla sua fondazione a Zurigo fino alla sua diffusione in varie città della Germania e quindi alla sua conclusione a Parigi. Questo per inquadrare nel panorama storico i fermenti e le influenze che hanno pervaso l'opera e la vita di Serner tra il 1917, anno della sua adesione al movimento, e il 1921, anno in cui se ne allontanò. La stesura di Die Tigerin era già conclusa nel 1921, anche se la sua pubblicazione avvenne solo nel 1925, e ciò significa che Serner lavorò al romanzo proprio negli anni di massimo impegno nelle attività del movimento. Nel secondo capitolo di questa prima parte viene presentata la figura dell'autore e se ne analizza la posizione nell'ambito del movimento e l'apporto teorico e creativo. In questo capitolo l'autore viene inquadrato anche in relazione alle sue opere e si mettono a fuoco alcuni aspetti che ne caratterizzano l'iter creativo.
Nella seconda parte è inclusa l'analisi formale del romanzo, in cui sono stati affrontati gli aspetti preminenti della storia, ponendo particolare enfasi su alcuni punti che ne determinano lo stile e la