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Il Fantasma di Andrew Neville
Il Fantasma di Andrew Neville
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E-book192 pagine2 ore

Il Fantasma di Andrew Neville

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Info su questo ebook

Quando Jacob si trasferisce in un’enorme villa nella remota campagna scozzese, non si sorprende affatto di trovare così tanti fantasmi. Dopotutto, in una dimora così grande e antica, come potevano mancare?


Ma perché i fantasmi sono intrappolati sulla Terra? Qual è il motivo del loro continuo vagare tra i vivi? E chi sono i misteriosi gemelli che appaiono ogni anno nella stessa data? A Jacob non dispiace condividere la stanza con Andrew, il giovane padrone di Villa Neville; anche se morto da cent’anni, conserva ancora un vivace senso dell’umorismo.


I genitori di Jacob non riescono a percepire i fantasmi, quindi spetta a lui impedire che lo spettro del terzo piano spaventi sua madre quando vorrà ristrutturare la stanza, e aiutare la vecchia signora dai capelli bianchi a ritrovare la sua preziosa collana. Ma quale misterioso legame c’è tra la morte di Andrew e gli spiriti inquieti?

LinguaItaliano
Data di uscita5 giu 2024
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    Anteprima del libro

    Il Fantasma di Andrew Neville - Gloria Bompadre

    1

    Il viaggio da Londra fino in Scozia non sarebbe dovuto durare più di otto ore, ma la macchina, con a bordo la famiglia Johnson, composta da Jacob e i suoi genitori non riusciva ad andare più veloce. L’autostrada era intasata di autocarri e l’auto si trovava incastrata tra due di essi.

    L’autocarro che li seguiva alla fine si decise a sorpassare i Johnson e il mezzo davanti a loro a una velocità analoga.

    Ecco fatto! esclamò James, il padre di Jacob. Che seccatura!

    Pensava che ogni camionista che sorpassava un altro camion fosse un fastidio.

    Fantastico, urlò, mentre il veicolo gigante rallentava l’intera corsia centrale. Che senso ha sorpassare se poi si va alla stessa velocità?

    Non abbiamo fretta, disse la mamma di Jacob, Gemma, con un tono che tradiva un certo nervosismo.

    Jacob, un quattordicenne alto per la sua età, con i capelli neri e ricci come il padre e gli occhi azzurri e rotondi come la madre, sapeva benissimo dove stavano andando, aveva le direzioni del viaggio sul suo telefono, ma nessuno dei due genitori le seguiva.

    Papà, disse per l’ennesima volta quel giorno, ho io le direzioni!.

    Suo padre lo ignorò, troppo impegnato a brontolare per il camion che occupava la corsia di fronte.

    Jacob iniziò a sentirsi stordito. Il viaggio durava più del previsto, il caldo di mezzogiorno diventava insopportabile e i battibecchi dei suoi genitori gli procuravano il mal di testa. Almeno la vista dal parabrezza offriva degli splendidi paesaggi. C’erano alberi di ogni tonalità di verde, bellissime montagne con le punte innevate e giganteschi laghi che riflettevano il cielo. Attraversarono splendide valli, con fiumi e campi verdi ricoperti di pecore e mucche di tanti colori diversi.

    Seduto sul sedile posteriore dell’auto con il finestrino aperto, Jacob respirava l’aria estiva e si immaginava in campeggio e a pescare con suo padre, immersi nella natura selvaggia.

    Bip!

    Il sogno ad occhi aperti di Jacob di andare in campeggio finì con il suono del clacson che suo padre suonò al camion che lo precedeva.

    James, cosa stai facendo?, gridò allarmata la madre.

    Ne ho abbastanza! rispose il padre, accendendo l’indicatore di direzione. Esco dall’autostrada. Rimarremo qui tutto il giorno con tutti questi camion!".

    Ma non conosciamo le strade secondarie!. Gridò la signora Johnson, ancora più allarmata.

    Ho stampato la mappa. Rispose seccato il signor Johnson.

    La mamma fece una smorfia, poi lei e Jacob si scambiarono occhiate preoccupate attraverso lo specchietto retrovisore. Sapevano entrambi che, dopo le mappa stampata, sarebbe seguito un litigio furioso, discutendo su di chi fosse la colpa di essersi persi.

    Puoi seguire le mie indicazioni? implorò Jacob, cercando di nascondere la frustrazione nella sua voce. Siamo vicini.

    Naturalmente suo padre, cocciutamente, lo ignorò e uscì dall’autostrada. Quindici minuti dopo, l’auto era irrimediabilmente persa.

    Se mi avessi ascoltato e fossi rimasto sull’autostrada, saremmo già arrivati, stavolta era il turno di Jacob ad avere il tono seccato.

    James, per favore, segui le indicazioni di Jacob.

    Ok, ok, disse papà con una drammatica alzata di mani (staccandole tra l’altro pericolosamente dal volante per un istante).

    Devi prendere la prima svolta a sinistra su questa strada, disse Jacob, sembrando più sicuro di quanto non fosse stata sua madre con la mappa stampata.

    Non c’erano cartelli stradali sulle stradine secondarie che stavano percorrendo, solo viottoli non asfaltati fiancheggiati da rovi, oltre i cespugli di spine i campi si estendevano a perdita d’occhio.

    Quando finalmente videro una vecchia insegna con scritto Elm Tree Farm, il sollievo in macchina fu palpabile. Il loro viaggio era quasi giunto alla fine.

    Lì vendono prodotti agricoli, disse la signora Johnson. Possiamo comprare uova fresche e verdure di stagione a due passi da casa, aggiunse con un sorriso di sollievo (sia per i prodotti freschi, che per aver trovato la strada).

    La via si estendeva ancora per qualche metro dopo la fattoria. L’auto poi passò accanto a un campo di meli e poi sopra un ponte. Almeno venti metri più in basso c’era l’autostrada che avevano percorso. Jacob ebbe i brividi guardando il dislivello. Aveva una brutta sensazione, che si mescolava alla paura dall’altezza. I suoi strani pensieri si interruppero quando l’auto raggiunse l’altro lato del ponte e si fermò davanti a un grande cancello di ferro, sorretto da due colonne con una coppia di angeli scolpiti seduti in cima.

    Eccola! Mr. Johnson tuonò, con un pò troppa gioia; sua moglie e suo figlio erano troppo stanchi per condividere lo stesso entusiasmo. Erano davanti al cancello d’ingresso della notoriamente infestata Villa Neville.

    La villa fu costruita nel 1880 su commissione di Lord Ernest Neville, che vi si trasferì con la moglie Laura e i figli Ignatius e Augustus. Durante gli anni in cui la famiglia visse nella proprietà, si verificò una serie di tragiche fatalità. Dopo la morte dell’ultimo membro della disgraziata famiglia Neville, Lord Ignatius, la villa passò di mano in mano diverse volte ma nessuno vi restò a lungo. I nuovi inquilini, infatti, non riuscivano a sopportare la terribile energia che aleggiava tra le mura della villa e le manifestazioni paranormali che la tormentavano.

    Essendo così grande e così antica, Villa Neville ospitava in effetti un bel pò di fantasmi. I fantasmi infestavano la casa e i terreni circostanti. La gente raccontava di aver visto il fantasma della cuoca che si aggirava ancora in cucina. Ogni sabato, gli inquilini trovavano una torta di mele fresca sul bancone. Se da un lato questo era un dono gradito, dall’altro la cuoca fantasma era al quanto incontentabile; disponeva tutte le pentole e gli utensili come voleva lei, rendendoli difficili da trovare quando servivano. Altri fantasmi apparivano regolarmente nella villa: un ragazzo biondo e un’anziana signora con i capelli bianchi. Il ragazzo sembrava abbastanza innocuo, ma l’anziana signora si aggirava per la casa nel cuore della notte, terrorizzando gli inquilini. Chi l’aveva vista diceva che sembrava cercare qualcosa. All’ultimo piano, invece, era stato visto il fantasma di un vecchio che sembrava ancora più spaventoso della signora. E come se non bastassero i problemi all’interno della casa, i poveri inquilini terrorizzati non potevano nemmeno correre fuori senza imbattersi nel fantasma del giardiniere, che si diceva stesse ancora lavorando intorno alla casa.

    Dopo che gli ultimi inquilini se ne andarono, la villa rimase vuota per quasi vent’anni. Nessuno era interessato a viverci, finché l’uomo d’affari James Johnson non la acquistò.

    Mr Johnson era entusiasta della prospettiva di trasformare la villa in un hotel infestato, l’hotel più infestato della Scozia! I genitori di Jacob non credevano veramente alle storie di fantasmi, il padre di Jacob vedeva un’opportunità commerciale: una villa infestata da fantasmi gli sembrò che potesse fruttare denaro. La madre di Jacob, come sempre, assecondò la sua idea. Era entusiasta del progetto, ma questa volta era molto preoccupata per il grande investimento che stavano facendo.

    Jacob era a malapena interessato, a quattordici anni, nulla riusciva a stimolarlo.

    Il signor Johnson spinse il cancello che stridette contro i cardini arrugginiti. La loro auto percorse lentamente il vialetto di ghiaia, sollevando una piccola nuvola di polvere. Si fermarono davanti all’ingresso principale dove li attendeva l’agente immobiliare, vestita con un impeccabile tailleur grigio e una blusa bianca che metteva in risalto il suo sorriso smagliante. Il signor Johnson strinse la mano della donna, seguito dalla moglie. Jacob, con un sospiro di noia, alzò lo sguardo verso la villa, riparandosi gli occhi dal sole. La villa si ergeva davanti a lui, grande e imponente, con le sue mura di mattoni rossi e grandi finestre bianche.

    Senti il profumo dell’aria fresca? Chiese il signor Johnson. Inspirò profondamente e poi espirò, sorridendo.

    E che bella zona in cui vivere, disse la signora Johnson.

    È una bella zona rurale, concordò l’agente, annuendo con entusiasmo. Poi tirò fuori dalla borsa un mazzo di chiavi. Siamo pronti per entrare?, disse, sfoderando di nuovo i suoi denti bianchi e brillanti.

    Certamente! I genitori di Jacob risposero all’unisono. Seguirono l’agente immobiliare all’interno, mentre Jacob si mise seduto sui gradini d’ingresso e si guardò intorno.

    Il luogo era davvero straordinario, immerso in una vallata e circondato da giardini e boschi. La villa, grandiosa e bellissima, si estendeva su molti ettari, come un piccolo castello nella radura di tutto quel verde. Era costruita con mattoni rossi e aveva un tetto marrone scuro e grandi finestre bianche ad arco. Aveva sedici camere da letto, un chiosco estivo e un lago in cui si diceva che due ragazzini fossero annegati. Jacob aveva letto di persone che avevano visto due gemelli identici con i capelli color rosso fuoco, correre velocemente verso il lago e poi scomparire.

    Jacob aveva fatto ricerche sulla villa e pensava alle inquietanti storie mentre era seduto sui gradini d’ingresso, sudando sotto il sole di mezzogiorno. Sentiva chiazze bagnate formarsi sotto la maglietta. Di solito, a giugno, il caldo era mite in Scozia, ma quell’anno l’estate era iniziata con un’ondata di calore. L’altezza e la forza del sole facevano sbocciare i fiori in anticipo; un orto di lavanda, in fondo al giardino, emanava un profumo buonissimo. I grandi alberi fornivano molta ombra e un’altalena di legno e corda appesa a uno di essi dondolava dolcemente. Jacob indossava i pantaloncini e improvvisamente sentì qualcosa toccargli la gamba nuda; passò la mano sul polpaccio, e si rese conto che era solo una foglia. Ebbe la strana sensazione di essere osservato.

    Jacob continuava a guardare l’orologio. Dalla porta aperta poteva vedere la donna dell’agenzia immobiliare che stava parlando ai suoi genitori della proprietà e sembrava che ci volessero ore. I suoi lunghi capelli biondi fluttuavano e ondeggiavano mentre parlava, in un movimento continuo. Jacob si chiedeva come facesse a trovare il tempo per respirare; finalmente, la donna esalò quando finì di parlare e mise un grosso mazzo di chiavi nelle mani di suo padre prima di uscire dalla porta principale.

    Sebbene si fosse trattenuta a lungo a chiacchierare, una volta scesi i gradini se ne andò un pò troppo in fretta. Salutò Jacob molto brevemente e lui la guardò allontanarsi.

    Jacob rimase ancora un pò davanti alla porta d’ingresso. Qualcosa lo turbava. Guardò di nuovo il giardino. Poi gli venne in mente.

    L’altalena.

    Non c’era vento. L’aria era secca e immobile. Come faceva l’altalena a dondolare?

    2

    Come all’esterno, anche all’interno della casa era tutto molto bello. La villa era molto antica, con i mobili originali ben tenuti.

    L’ingresso era di forma quadrata. In uno degli angoli, una grande scala marrone portava alle stanze del piano superiore. Tre porte si trovavano in ciascuno degli altri tre angoli; queste aprivano su un ampio salone, una biblioteca e una sala da pranzo. Tutte le pareti erano decorate con pannelli.

    Alzando lo sguardo, Jacob guardò le stanze intorno al balcone del piano rialzato aperto.

    C’è un altro piano sopra il soppalco, gli disse sua madre.

    L’agente immobiliare ha detto che la maggior parte dei mobili originali è stata lasciata su questo piano, aggiunse suo padre.

    Entrambi i genitori erano raggianti per l’eccitazione; Villa Neville era il loro nuovo progetto, la signora Johnson si era letteralmente innamorata della grande casa e il signor Johnson l’aveva subito comprata dopo la visita di qualche settimana prima.

    Jacob pensò a suo padre che irrompeva nella sua camera da letto sventolando la brochure della villa. Il volto di sua madre Gemma era leggermente preoccupato allora, ma la signora Johnson aveva accettato di vendere la loro casa a Londra per seguire il nuovo progetto del marito. La mamma si sarebbe occupata del rinnovo e della ridecorazione, mentre il papà avrebbe iniziato a pubblicizzare l'hotel e avrebbe cercato di trarre qualche profitto, visto che avevano usato tutti i soldi ricavati dalla vendita della casa di Londra, insieme alla maggior parte dei loro risparmi, per acquistare la villa. Mentre i suoi genitori sarebbero stati impegnati in tutti i lavori, Jacob si immaginò in una delle tante stanze, a fissare il soffitto e a pensare al futuro. Non gli interessava gestire un hotel, anche se i suoi genitori pensavano fosse l’attività perfetta da lasciare al loro unico figlio in futuro. Entrambi i genitori fissarono Jacob, sperando che condividesse il loro entusiasmo.

    Darò un’occhiata a questo piano, disse Jacob, volendosi togliere lo sguardo dei genitori di dosso.

    Ok, ti aspettiamo al terzo piano, disse suo padre.

    Vieni su a scegliere la tua stanza quando hai finito, gridò sua madre, già su per le scale.

    Jacob decise di iniziare ad esplorare dalla sala da pranzo; voleva vedere dove avrebbe mangiato con i suoi genitori. Quando entrò, si rese conto che avrebbe potuto mangiare lì con i suoi genitori e con tutte le persone che conosceva allo stesso tempo! La stanza era enorme, con grandi finestre lungo tutte le pareti. In fondo alla

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