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La cagatrépula
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E-book240 pagine2 ore

La cagatrépula

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LinguaItaliano
Data di uscita19 ott 2014
ISBN9786050328158
La cagatrépula

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    Anteprima del libro

    La cagatrépula - Davide Boretti

    reali!

    Signore e signori: ecco a voi…

    Nelle stagioni calde è difficile trovare erbe fresche da misticanza.

    Misticanza sta a significare mescolanza.

    E’ un piatto povero, veloce, artistico.

    Le sue verdure componenti variano per regione, clima, stagione dell’anno, disponibilità economiche.

    La portulaca oleracea, conosciuta da più parti con termini quali porcacchia, porcellana, erba grassa, erba dei porci, ecc., d’estate si trova veramente dappertutto.

    E’ una pianticella grassa infestante, si trova in tutte le aree con clima temperato, nei campi e negli orti, soprattutto negli orti a rompere le scatole a insalata, cavoli, zucchine, peperoni e tutte le altre verdure coltivate con amore e passione; prolifera vicino e lontano dai centri abitati, nei suoli poco ricchi, persino nelle fessure dei marciapiedi.

    - Quindi questo libro è un trattato di botanica?

    - No, assolutamente no!

    - Ma se finora si è parlato solo di verze, cetrioli, melanzane, cavolfiori, portulaca e verdure in misticanza?

    - Che c’entra…

    - Perché allora questa parata di verdure? Sembra di essere al mercato del sabato mattina – venghino siori venghino, le carote più veloci del West – sciura Maria, crumpa ‘sti bei tumatis – رازیانه خوب و خنک گلو

    - Cosa vuol dire l’ultima frase in arabo?

    - Non è arabo, è antico persiano!

    - Quindi è un tappeto?

    - No è una lingua andata perduta!!

    - Vabbè, chissenefrega! Cosa vuol dire?

    - I finocchi sono buoni e rinfrescano la gola.

    - Sarà meglio tornare alla portulaca…

    La portulaca è buona d’estate, ma solo d’estate, poiché in autunno si adorna di fiori gialli; è quindi un ottimo ingrediente per le misticanze.

    Si abbina a qualsiasi verdura, ricca e povera che sia: cetriolo, pomodoro e cipolla sono tra i suoi compagni di viaggio preferiti.

    Nella misticanza classica fa bella mostra di sé assieme all’indivia, all’erbanoce, alla caccialepre, alla rughetta e ai cuori di lattuga.

    Nell’Italia centrale si unisce alle altre erbe e piante umili come il dente di cane, l’erba stella, la ruchetta, il crescione, la pimpinella, la lattuga di campo, i raperonzoli, la cicoria selvatica, i crespigni, le cime di finocchio selvatico, le margherite e tante altre ancora.

    Sulle tavole più ricche rende il piatto unico se aggiunta a formaggio fresco a pezzetti.

    Esalta l’olio extra vergine, in specie quello toscano di Ponsacco, se spremuto nella macina di pietra e conservato al fresco della buia cantina nella sua dama di vetro con un canovaccio intorno.

    Il non plus ultra? Una ricca misticanza con portulaca ed origano condita con salsa di alici pestate nel mortaio e lardo di colonnata sciolto in padella!!!

    Una leccornia!

    - Quindi questo libro è un trattato di cucina?

    - No, ci mancherebbe!

    - Per fortuna, ormai in libreria ci sono quintali di libri scritti da cuochi ed aspiranti cuochi.

    - Come se bastasse leggere un libro per imparare a cucinare. Quante volte il forno ha sputato delle schifezze zepite al posto dei succulenti manicaretti illustrati nelle pagine patinate!

    - Quindi, tutto ‘sto preambolo?

    - E’ come a teatro, il fondale, il palcoscenico, l’ambiente, l’entourage, la prospettiva assonometrica, i titoli di testa!

    - Ma quelli sono al cinema!!

    - Si vabbè, dai, non sottilizziamo; qui si riporta tutto sulla dimensione lineare della carta: non è un frattale tridimensionale; attraverso la lettura si tenta di generare l’immagine, il contesto, la raffigurazione della scena nell’anticamera del cervello del lettore…

    - Solo una testa bacata poteva progettare un libro frattale tridimensionale! Sarà meglio tornare alla misticanza…

    L’origine della misticanza si fa risalire ai frati medioevali che passavano per le famiglie a chiedere l’obolo; ogni famiglia aggiungeva un ingrediente modesto al loro esiguo pasto.

    Sacro e profano.

    Nonostante tutti i bravi coltivatori la detestino amabilmente - si infila ovunque - la portulaca è antiscorbutica, tanto che nel medioevo era imbarcata in abbondanza dai marinai e impiegata sulle navi per le sue qualità diuretiche e rinfrescanti.

    Le moderne tecnologie hanno permesso di scoprire quanto sia una fonte vegetale ricca di: omega-3; beta-carotene; vitamine dei complessi B e C quali riboflavina, niacina, piridossina; minerali come ferro, magnesio, calcio, potassio e manganese.

    Attraverso le sperimentazioni sui topi – poveracci, sempre loro! – la portulaca ha mostrato uno specifico e distinto effetto inibitorio sulla crescita delle cellule tumorali gastriche e del colon.

    Da un punto di vista terapeutico, la tradizione riconosce a questa piantina macilenta proprietà corroboranti per mantenere il sangue fluido e depurato.

    Jean Valnet è un pioniere della fitoterapia: da sempre sostiene con fermezza le proprietà curative naturali delle piante che ci circondano e dei loro estratti quali decotti, tisane, succhi, infusi, pozioni. Valnet, appunto, promuove la portulaca come rimedio efficace nelle litiasi urinarie - volgarmente detti i calcoli - e nelle emorragie.

    Come si può quindi non riflettere su questa bucolica infestante, semi-strisciante, ingegnosa nel mutarsi in oltre cinquecento varietà distinte, bisognosa di modici nutrienti e scarsissima acqua, abile a sopravvivere ovunque con un nonnulla?

    Quante volte noi umani, inconsapevoli di siffatta generosità, le siamo transitati accanto o addirittura sopra, senza immaginare le sue ragguardevoli proprietà benefiche e nutrizionali?

    Signore e signori, siamo lieti di presentarvi…

    Non può essere sogno.

    Non può essere realtà.

    Alto, slanciato, non più giovane, ma non ancora classificabile vecchio; serio e sorridente al tempo stesso; sarcastico a tratti; canzonatorio sempre, comunque e con chiunque.

    Si avvicina dinoccolato, quasi scodinzolando, gli artigli ben nascosti.

    Lo hanno attratto le tette, le tette moderatamente grosse, una terza coppa C.

    Un alito di vento non gli smuove il ciuffo alla Elvis tinto di celeste pandemonio.

    Il mio nome è …, sta per pronunciare, ma all’improvviso Krek comincia ad abbaiare e l’atmosfera si squarcia: il silenzio fugge, si moltiplicano i battiti del suo cuore riportandolo alla cruda realtà.

    Finge di averlo sentito.

    Sorride a quarantaquattro denti. Denti bianchi latte, come i gatti, in fila per quattro col resto di due: due canini dispersi alla ricerca di miglior fortuna nelle isole del Tropico.

    Gli animali gli stanno amabilmente sulle scatole: simula tuttavia un largo sorriso per apparire il miglior amico dell’animale, considerato tanto quanto un cesso a pedali.

    Nel suo intimo odia con tutte le sue forze questo esemplare unico di bassotto Dachshund.

    Non apprezza per nulla le qualità difensive di questo botolo, un siluro motorizzato frutto degli incroci degli allevatori tedeschi del XVI secolo per stanare i tassi, cacciare conigli e volpi, snidare persino i cinghiali.

    Non glie ne frega nulla, proprio nulla, della sua discendenza divina, razza nobile protetta dai faraoni dell’antico Egitto, come suffragato da talune raffigurazioni rupestri rinvenute nelle tombe dell’Alto Nilo.

    Lo considera un pupazzo animato da quando ha casualmente incrociato su internet l’immagine di Waldi, il simbolo delle Olimpiadi del ‘72 a Monaco di Baviera.

    Tale e quale a Krek.

    Come credere che la regina Vittoria e le corti ottocentesche potessero celebrare questo insulso, decrepito missile a quattro zampe?

    Eppure!!!

    Eppure la storia e zeppa di personaggi illustri amanti di questa razza stramba.

    Guglielmo II, ultimo imperatore tedesco e re di Prussia, semplicemente il Kaiser, per esempio. Uomo erudito in ogni materia e capace di esprimersi in tedesco, inglese, francese, russo ed italiano; viaggiatore antesignano, precursore dei tempi moderni, in eterno movimento fra Palestina e Norvegia, da Agadir e Tangeri fino a Björkö, fiordo sfuocato dal sole di mezzanotte nei remoti lidi di Finlandia. Un numero uno, il Kaiser, appunto. Narrano le sue memorie private che, nel giorno in cui pronunziò il famoso discorso degli Unni - con il quale, equiparando i suoi soldati agli Unni di Attila, salutava le truppe in partenza per la Cina per contribuire alla soppressione della ribellione dei Boxer – teneva nascosto fra i suoi piedi un pittoresco esemplare di bassotto kaninchen di color nero focato.

    Che schifo, pensa fra sé.

    Anche la volpe del deserto Erwin Rommel aveva un debole per i bassotti.

    Bleah, il pensiero inorridisce.

    Lui no!

    Proprio no!!

    Ma non l’aveva voluto lui.

    Era arrivato, come i sogni che all’improvviso escono fuori; come le canzoni: Ma le canzoni son come i fiori, nascono da sole e sono come i sogni, e a noi non resta che scriverle in fretta, perché poi svaniscono e non si ricordano più’, canta Vasco Rossi in Una canzone per te.

    Krek si ricorda sempre di cantare.

    Canzoni.

    Latrati.

    Canta da vero cagnaccio!

    Come un autoradio col volume a palla, Krek si accendeva, si accende, e per ancora qualche anno a venire si accenderà ad ogni piccolo pretesto.

    Una scintilla che spruzza lamine incandescenti e istiga la dinamite dormiente nella polveriera; Angeli del Paradiso che danno fiato alle trombe per lodare il loro Signore; rombo di tuono nella camera a scoppio della moto sparata a tutta velocità sul rettilineo dell’Autodromo di Monza; notte che si fa gelida per la paura.

    Krek.

    Maledetto!!

    Maledetto uggiolio perenne, incontrollabile, indefinibile, incontenibile, incommensurabile.

    Come la rottura di palle che genera quando si infiamma nel cuore della notte, dilatando le narici, arruffando il pelo beige, occludendo le tempie e annichilendo il sonno altrui.

    - Il sonno è balsamo dell’anima stanca e nutrimento principe del banchetto della vita".

    - Chi l’ha detto?

    - William Shakespeare!

    - Meglio la notte di Krek!

    Una notte silenziosa, animata di quando in quando dall’eco stridulo della civetta in cerca di incauti roditori a passeggio; sfiorata dal rauco abbaiare del capriolo sbalordito dal chiaro di luna; soffusa fra il sordido mugolio dei gatti addormentati sul davanzale in fiore.

    Una notte d’estate, quieta e stellata, rilassante e rilassata, che si lascia alle spalle i rumori occasionali del treno e dell’autostrada, che ti coccola fra le sue braccia e ti risveglia soffice la mattina con un spruzzata di rugiada.

    Le belle tette, sode, rotonde, gioconde, rubiconde, sono sempre lì.

    Invereconde.

    Aspettano.

    Il mio nome è Johnny, Johnny Frizione, riesce finalmente a dire quando l’odioso Krek tace.

    Direttamente dal suo ultimo grande successo…

    Non ci sono più le mezze stagioni.

    Guido è solito affermare che la causa dei cambiamenti climatici è da attribuire al continuo impoverimento del sottosuolo terrestre.

    Attacca.

    - Da anni, ormai, si estraggono tonnellate di petrolio. Sin dall’antichità i Greci lo chiamavano naphtha e lo ammassavano in anfore dove sbuffava dal terreno, lo usavano come medicamento e come propellente per le lampade. Nelle attuali terre fra Armenia e Georgia erano stati individuati i primi consistenti getti di questo liquido puzzolente e nerastro. Marco Polo ne dava conto nel suo eccezionale viaggio. Oggi vi sono medie di estrazione attorno a qualche miliardo di barili al giorno fra tutti i luoghi dove sta nascosto in profondità.

    Guido.

    Sorride quando parla.

    Gesticola per intensificare i suoi concetti.

    E’ in simbiosi con il suo tema.

    Sta carburando.

    - Pensa, la terra è vasta, molto vasta, ma non così immensa come credi. Ogni giorno gli succhi via un po’ di liquido da dentro. Sono almeno cent’anni che la stai svuotando, la stai depauperando. Le nostre riserve di petrolio saranno oggi si e no della metà circa. E, che cosa hai messo al posto del petrolio? Niente! Naturalmente. C’è un buco. E’ come se tu sotto casa attingessi acqua dalla fonte, acqua da versare in una bottiglia, ogni giorno, ogni santo giorno. Piano piano, si crea il vuoto, la voragine. Dopo un po’ .. oooppssss…. la casa traballa, inizia a dondolare, le fondamenta non trovano più appoggio. Comincia ad inclinarsi da una parte o dall’altra. O da tutte e due.

    Guido.

    Fuma lentamente la sua sigaretta.

    Parla lentamente, rosicchiando qualche vocale.

    Il suo ragionamento è essenziale, diretto, mai banale.

    - La terra si muove, le masse sotterranee emigrano, l’asse terrestre si svirgola. Qui da noi oggi abbiamo il clima della Giamaica o della Cina meridionale. Non si capisce niente. A luglio fa freddo, ci sono i temporali. A luglio nascono i funghi. Una volta i funghi spuntavano verso la fine di agosto. Aspettavi i primi accenni di autunno e via, la scorpacciata di porcini. A luglio, invece, scoppiavi di caldo. Quando ero bambino trascorrevi le serate al fresco sotto la vite americana ascoltando le storie dei vecchi. Non c’era la televisione, allora. Non c’erano le discoteche. Non c’erano tante automobili. Oggi abbiamo le automobili e le discoteche, ma nelle sere di luglio ce ne stiamo rintanati in casa a guardare la televisione perché fa freddo. O piove!!!

    Guido.

    Ti guarda.

    Ti sorride.

    Ti circonda.

    - Dalla terra estraiamo anche i gas. Secondo te quanto gas si estrae in Russia? Boh, secondo te ce lo dicono quelli là? Forse in russo, ma non capiamo niente…. Cosa mettiamo al posto del gas che estraiamo? Niente, naturalmente!!! La terra si svuota, si sposta, l’asse terrestre si busca un’altra generosa sciroppata. E qui abbiamo le alluvioni e i temporali equatoriali. Nelle montagne ci sono eserciti di caprioli e di cinghiali. Sono arrivati anche i lupi. Tra un po’ torneranno gli orsi. Il mondo cambia il clima e noi ci ammaliamo. Guarda quanti bambini hanno malattie respiratorie. Quanta gente si spara vaccini di tutti i tipi. Quante persone sono diventate intolleranti a qualsiasi cosa!

    Guido.

    Un fiume in piena.

    Esonda da un argomento all’altro.

    - Guarda la verdura, la frutta. Se non gli applichi settimanalmente i trattamenti chimici si riempiono di infestanti, di afidi, Ma tu lo sai cosa sono gli afidi? Ai mei tempi io ho studiato chimica all’università. Gli afidi sono capaci di resistere agli agenti chimici disinfestanti. Per spiegarti con parole semplici, gli afidi sono capaci di mutare geneticamente rendendo inutile l’insetticida di turno. Sono insetti schifosi, con una elevata capacità riproduttiva; sono in grado di deformarsi e rigenerare una popolazione enorme in tempi molto rapidi: se ti attaccano una pianta di mele o di ciliegie te la distruggono nel giro di un mese. Te lo ripeto in termini complicati. L'associazione della ricombinazione genica per endomeiosi alla partenogenesi è un fattore biologico di successo. Non hai capito vero? La partenogenesi è un sistema di riproduzione di piante e animali dove lo sviluppo dell'uovo avviene senza che questo sia stato fecondato. Come una donna capace di rimanere incinta da sola!!! Questi afidi,

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