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Le confessioni di un italiano goloso: Cibo e passioni alla tavola di Ippolito Nievo
Le confessioni di un italiano goloso: Cibo e passioni alla tavola di Ippolito Nievo
Le confessioni di un italiano goloso: Cibo e passioni alla tavola di Ippolito Nievo
E-book98 pagine1 ora

Le confessioni di un italiano goloso: Cibo e passioni alla tavola di Ippolito Nievo

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Info su questo ebook

Una grande e fumosa cucina, ventre materno, cuore della casa, palcoscenico.
Orti, campi, bivacchi, locande, mense signorili e popolari, di città e di campagna.
Personaggi ascetici e voraci, spirituali e gaudenti. Sentimenti che nutrono e inebriano. Un linguaggio infarcito di metafore e termini “alimentari”.
Il cibo, e tutto ciò che vi è connesso, diventa per Ippolito Nievo un duttile strumento nella costruzione di un romanzo innovativo e unico quale è Le confessioni di un italiano.
LinguaItaliano
Data di uscita13 feb 2014
ISBN9788865800959
Le confessioni di un italiano goloso: Cibo e passioni alla tavola di Ippolito Nievo

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    Anteprima del libro

    Le confessioni di un italiano goloso - Elisabetta Tiveron

    Le confessioni di un italiano goloso

    Leggere è un gusto

    Elisabetta Tiveron

    Le confessioni di un italiano

    goloso

    Cibo e passioni alla tavola di Ippolito Nievo

    Il leone verde

    Il leone verde

    In copertina: il ritratto di Ippolito Nievo è di Simone Bertossi.

    © Copyright 2013

    Edizioni Il leone verde

    Via della Consolata 7, Torino

    Tel/fax 011.52.11.790

    leoneverde@leoneverde.it

    www.leoneverde.it

    Edizione Digitale: febbraio 2014

    ISBN: 978-88-6508-095-9

    ISBN Cartaceo: 978-88-6580-069-0


    Il seguente E-BOOK è stato realizzato con T-Page


    Ippolito Nievo

    Nel 2011 è stato celebrato un doppio 150° anniversario che ha riportato in auge la figura di Ippolito Nievo: l’unità d’Italia, a cui egli partecipò attivamente – e che raccontò nei suoi scritti –, arruolandosi tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e diventando autorevole membro della spedizione dei Mille; e quello della sua prematura morte, avvenuta a nemmeno trent’anni, nelle acque del mar Tirreno – in quello che potremmo definire, cronologicamente, il primo dei tanti misteri irrisolti d’Italia… Ora che sono trascorsi più di due anni dalle celebrazioni, l’augurio è che la riscoperta di questo grande autore duri nel tempo.

    Che si conoscano o meno le sue opere, Nievo rimane, nell’immaginario collettivo, il romanziere risorgimentale per eccellenza; eppure, senza citare quelle minori, nemmeno la sua opera più importante – il suo capolavoro, Le confessioni di un italiano – è conosciuta come meriterebbe…

    Leggere le Confessioni è un’esperienza che va fatta. È un’opera semplicemente unica nel nostro panorama letterario; un romanzo che fonde modelli storici, politici, picareschi, sentimentali, pedagogici con estro e dimestichezza, e fa uso della lingua italiana in maniera diretta e spontanea. L’opera si rivela ancor più entusiasmante se si considera la sua genesi: Nievo la produsse di getto, in pochi mesi, senza avere il tempo di effettuare una revisione del testo, creando non di meno un intreccio mirabile, una quantità di personaggi ben definiti… e non ultimo, una storia d’amore decisamente poco… edulcorata, per l’epoca in cui il romanzo venne scritto (l’autore non ebbe timori di parlare in maniera chiara della scoperta, da parte dei due protagonisti principali, Carlino e la Pisana, della propria sessualità fin da bambini; non ritenne sconveniente narrare la loro reiterata convivenza, al di fuori del vincolo matrimoniale, sacralizzandola anzi in virtù di quel sentimento che sta al di sopra delle leggi degli uomini).

    Ippolito Nievo fu giornalista, poeta, narratore. Se fosse vissuto di più, sarebbe diventato un vero personaggio. Bello, colto, brillante, sagace, tormentato, audace, eroico: aveva tutte le carte in regola per conquistare il grande pubblico.

    Il cibo in Le confessioni di un italiano

    Possiamo senza dubbio affermare che Nievo amasse molto la cucina e avesse con il cibo un rapporto di estrema confidenza.

    La frase che segue, contenuta in una lettera del 1854 (scritta quindi alcuni anni prima delle Confessioni) suona quasi come una dichiarazione d’intenti:

    E voglio scrivere, scrivere, scrivere… finché altri avrà la pazienza di leggere, e al di là. Voglio scrivere in verso, in prosa, in tragico, in comico, in sublime, in burlesco, in inchiostro bleu ed in inchiostro nero, in carta reale e in carta lazzerona! – Voglio mangiare dei buoni pezzi di manzo, delle buone costolette, delle buone fette di vitello arrosto, e sgravarmi d’un torrente infinito di lettere d’alfabeto che infilzate in una moltitudine di combinazioni andranno a lacerare gli orecchi e ad affaticare gli occhi dei poveri pronipoti di Giano […]. Scrivere, scrivere, scrivere… e poi andarsi a far benedire!

    Nievo ama la buona tavola e mangia con gioioso appetito. Appetito che trova stimolo nella parola, nella conversazione. E lo mette nero su bianco proprio nelle Confessioni:

    …la digestione lavora in ragione dell’operosità e del buon umore. Una pronta e svariata conversazione che scorra sopra tutti i sentimenti dell’animo vostro, come la mano sopra una tastiera, che vi eserciti la mente e la lingua a correre a balzare di qua e di là dove sono chiamate, che ecciti che sovrecciti la vostra vita intellettuale, vi prepara meglio al pranzo di tutti gli assenzi e di tutti i Vermutti della terra.

    Nelle Confessioni di un Italiano, il cibo è tema ricorrente.

    Non solo: Nievo gioca disinvoltamente con il linguaggio alimentare.

    Intorno – e grazie – al cibo/nutrimento (o alla sua immagine figurata) l’autore crea con maestria scene comiche, poetiche, idilliache, drammatiche, sensuali (scene che in qualche caso, anche se lunghe, saranno riportate per intero: perché sarebbe impossibile riassumerle… parlano da sole, e quasi non richiedono commento…).

    Le Confessioni, poi, sono un autentico romanzo di appetiti: per il cibo (abbondante, carente, negato, desiderato, rifiutato, dimenticato); per i sentimenti e le passioni (sia positive che negative), che talvolta sembrano farne le veci.

    Nievo, coprendo nella sua opera un arco di tempo notevolmente ampio (Io nacqui veneziano ai 18 ottobre 1775, giorno dell’Evangelista Luca; e morrò per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo), segna anche attraverso il rapporto dei personaggi con il cibo il passaggio da un’epoca all’altra. La caduta dell’ancien régime partorisce un uomo nuovo, di cui Nievo coglie tutta la modernità utilizzando anche tale rapporto come chiave di lettura.

    La cucina di Fratta come palcoscenico

    Ma eccoci giunti ad un punto che richiederebbe di per sé un'assai lunga descrizione. Bastavi il dire che per me che non ho veduto né il colosso di Rodi né le piramidi d'Egitto, la cucina di Fratta ed il suo focolare sono i monumenti più solenni che abbiano mai gravato la superficie della terra. […] La cucina di Fratta era un vasto locale, d'un indefinito numero di lati molto diversi in grandezza, il quale s'alzava verso il cielo come una cupola e si sprofondava dentro terra più d'una voragine: oscuro anzi nero di una fuliggine secolare, sulla quale splendevano come tanti occhioni diabolici i fondi delle cazzeruole, delle leccarde e delle guastade appese ai loro chiodi; ingombro per tutti i sensi da enormi credenze, da armadi colossali, da tavole sterminate; e solcato in ogni ora del giorno e della notte da una quantità incognita di gatti bigi e neri, che gli

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