Manuale di conversazione per eno-turisti
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Anteprima del libro
Manuale di conversazione per eno-turisti - Elisabetta Tosi - Giampiero Nadali
scriverlo.
0 / Quale… qualità?
"Noi siamo quello che facciamo ripetutamente.
L’eccellenza, quindi, non è un’azione, ma un’abitudine".
(Aristotele)
Novaia, Marano di Valpolicella (VR)
Nel mondo del vino non c’è nulla di assoluto. Tutto è relativo. Anche la qualità.
Al punto che la sua definizione cambia in base al contesto in cui ci troviamo.
Per l’enologo, infatti, il concetto di qualità del vino è diverso da quello di un tecnico di laboratorio, di un esperto di marketing o di un analista sensoriale.
E le cose si complicano ancora di più quando interroghiamo qualche consumatore finale; come alcune ricerche hanno dimostrato, è sufficiente versare il medesimo vino in bottiglie diverse - una dall’aspetto più lussuoso e importante, l’altra dall’apparenza più anonima - perché il consumatore si convinca di bere due vini diversi, il primo reputato più costoso, e quindi di maggiore qualità, e il secondo invece più economico, e pertanto di qualità inferiore.
Una delle convinzioni più radicate, infatti, riguarda proprio il prezzo della bottiglia: più è alto e più la maggior parte delle persone sono persuase che il vino sia di maggiore qualità - e di conseguenza più buono
.
Cominciamo allora a sgombrare il campo da un equivoco: il gusto di ciascuno di noi non è necessariamente legato alla qualità oggettiva (cioè misurabile, sia pure con strumenti diversi) di un vino.
Per un consumatore, la qualità di un vino è legata soprattutto alle caratteristiche che si aspetta che esso abbia, in considerazione del suo livello di prezzo e della sua tipologia.
E’ una questione di preferenze personali, ma anche di cultura.
Si comincia assaggiando i vini più facili, semplici e immediati, e si continua, affinando il proprio gusto e passando via via a prodotti più complessi, importanti, o (cosiddetti) difficili
, come certi vini non convenzionali
(cfr. cap. 7).
La dimensione della qualità
Ci siamo spesso domandati se esiste una relazione tra la qualità del vino e la dimensione dell’azienda vitivinicola che lo produce, e siamo arrivati alla conclusione che quest’ultima ha una grande importanza, sia in termini di qualità che di economie di scala. Affrontare la produzione e la vinificazione di una massa ridotta di uva comporta problemi tecnici (ma anche opportunità) di scala completamente diversa da quella determinata dalla produzione di decine di migliaia di quintali di uva, che si trasformano in migliaia di ettolitri di mosti in cantina. Nel bicchiere si possono percepire qualità paragonabili, ma le filosofie produttive sono radicalmente diverse.
E’ un po’ come nel mondo della moda: un abito di sartoria è diverso
da un abito confezionato
.
Ovviamente, ciò non deve portare alla conclusione che sempre piccolo è bello
, e che ciò che si avvicina alla qualità artigianale è sempre meglio di un prodotto nato da un approccio industriale
.
Anche un sarto, infatti, può fare pessimi abiti, così come l’industria delle confezioni può creare ottimi capi a prezzi concorrenziali, e viceversa.
A nostro parere, il mondo dei produttori di vino può essere suddiviso sia sulla base delle dimensioni aziendali che delle filosofie produttive: partendo da tale presupposto, possiamo avere sia "vini artigianali, sia
vini di volume".
Cosa s’intende, allora, per vino di qualità
? In genere con questa espressione ci si riferisce a un insieme di caratteristiche del prodotto che la maggior parte delle persone percepisce come positive, gradevoli, desiderabili: per fare un esempio, un requisito di qualità giudicato importante è la capacità del vino di riprodurre sia nel profumo sia nella composizione del sapore gli aromi tipici dell’uva da cui è tratto… Certo, sarebbe meraviglioso se tutti noi potessimo assaggiare le diverse uve a maturazione, prima che siano vendemmiate, per farci un’idea del loro sapore e cercare poi di ritrovarlo nei rispettivi vini. Peccato che questa opportunità si presenti molto raramente.
A nostro avviso però, un vino di qualità è prima di tutto un vino rispettoso dell’uva e del territorio.
Rispettoso dell’uva originaria, e quindi riconoscibile. Ci sono vitigni che per loro natura danno vini molto importanti e strutturati, altri che possono dare solo vini leggeri
. Avere rispetto del vino significa anche imparare a conoscere le caratteristiche originali dei diversi vitigni, così da non cercare nel bicchiere quelle doti che l’uva non possiede.
Rispettoso del territorio d’origine, cioè territoriale. Come vedremo nel capitolo dedicato alla visita in campagna, il suolo gioca un ruolo fondamentale nella qualità dell’uva.
Ma il vino di qualità è anche altro: è equilibrato nelle sue diversi componenti (acidità, zuccheri, tannini, alcol…) e quindi armonico. E’ piacevole. E’ (ovviamente!) sano. E, soprattutto, è digeribile. Come si vede, sono tutte caratteristiche di cui potremo farci un’idea quando avremo nel bicchiere il vino stesso… ma prima di quel momento, non ci resta che la conoscenza della filosofia del produttore e l’osservazione delle sue pratiche. Scopriremo così che anche una grande azienda che produce milioni di bottiglie può fare ottimi vini, relativamente alle quantità che lavora, al pari della piccola azienda familiare che coltiva solo pochi ettari (e quindi realizza solo qualche migliaio di bottiglie). E forse arriveremo a chiarirci le idee anche a proposito di quello che stiamo cercando…
1 / Pianificare la visita: dove, quando, come
"Il vino è il condensato
di un territorio,
di una cultura,
di uno stile di vita".
(Ernest Hemingway)
Per un appassionato di vino, una delle cose più divertenti ed eccitanti è andare a cercarlo a casa sua: nei luoghi di produzione. L’Italia è l’Enotria – il paese del vino – per eccellenza: sebbene sembri che l’inizio della coltura della vite e quello della preparazione del vino siano avvenuti in momenti diversi della storia (prima al Sud e poi al Nord), la presenza della progenitrice della Vitis vinifera (Ampelophyllum) è documentata in fossili rinvenuti nella famosa pesciaia di Bolca (VR), e risalenti al Medio Eocene, cioè a 40 milioni di anni