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Alle Barricate! La CNT nella rivoluzione spagnola
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E-book112 pagine1 ora

Alle Barricate! La CNT nella rivoluzione spagnola

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Info su questo ebook

Tra il 1936 e il 1939, mentre l'Europa si preparava alla guerra, in Spagna milioni di uomini e donne lottarono per un sogno impossibile: l'anarchia o il socialismo libertario.

Alle barricate! è il titolo di una canzone cantata dai militanti della Confederación Nacional del Trabajo (CNT), il sindacato anarchico al centro di questo breve e denso saggio sulla rivoluzione spagnola e sulle persone che hanno dato vita (e spesso hanno donato la propria vita) al sogno di un mondo migliore.
LinguaItaliano
Data di uscita18 mag 2011
ISBN9788863690941
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    Anteprima del libro

    Alle Barricate! La CNT nella rivoluzione spagnola - Alessandro Miglio

    Alessandro Miglio

    Alle barricate!

    La CNT nella rivoluzione spagnola

    Alle barricate! è il titolo di una canzone cantata dai militanti della Confederación Nacional del Trabajo (CNT), uno dei due sindacati che assunsero, insieme alle milizie popolari, alle collettività e ai partiti antifascisti, la guida del più significativo esperimento di rivoluzione sociale del secolo scorso, troppo spesso nascosto dalla ben più ingombrante Guerra civile del 1936-39.

    Questo saggio, che ha l'ambizione di far conoscere qualche aspetto della rivoluzione spagnola a un numero maggiore di persone, è dedicato alle persone che hanno dato vita (e spesso hanno donato la propria vita) al sogno di un mondo migliore.

    Alessandro Miglio è nato a Torino nel 1979. Si è laureato in Scienze politiche all'Università di Torino e dal 2007 svolge la professione di redattore editoriale.

    Per saperne di più www.alessandromiglio.com

    La copertina è la rielaborazione di un poster storico della CNT. Ringrazio Riccardo Canova per la gentilezza e il lavoro svolto.

    Per saperne di più: canovacomunicazione@tiscali.it

    Questo e-book è pubblicato con una licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike_3.0.

    Prefazione

    La Spagna è un paese dalla storia travagliata e complessa, frutto di incroci tra diverse civiltà (basti pensare alla lunga dominazione musulmana che si è innestata, tra VIII e XV secolo, sul preesistente tessuto romano e visigoto). La conformazione di uno Stato nazionale, unito da una corona e dalla religione cattolica, precede di molto nel tempo il processo unitario dell’Italia e della Germania. La Spagna è stata inoltre un esteso e potente impero e ha dovuto subire un declino brutale delle proprie ambizioni in tempi più recenti. Dal punto di vista statale, la storia recente è un susseguirsi di cambi al vertice del potere, pronunciamenti militari, rivoluzioni repubblicane e restaurazioni monarchiche, fino alla tragica vicenda della Guerra civile che ha insanguinato la Spagna tra il 1936 e il 1939. Proprio la Guerra civile, che per alcuni versi ha anticipato la Seconda guerra mondiale, fa da sfondo alla misconosciuta (e a volte negata) rivoluzione sociale che, per intensità e originalità, merita invece di essere conosciuta.

    Ciò che la rivoluzione sociale del 1936 mette in luce è la formazione di un movimento operaio e popolare con caratteristiche peculiari rispetto alle esperienze coeve del resto del continente europeo e in special modo con l’Europa centrale e insulare. La Spagna fu infatti l’unico paese in cui le idee dell’anarchismo riuscirono a dar vita a un movimento di massa che tentò di mettere alla prova le proprie concezioni sociali. Fu anche l’unico paese in cui gli anarchici riuscirono seriamente a organizzare centinaia di migliaia di persone, nelle proprie organizzazioni specifiche (in primo luogo la Federación Anarquista Ibérica, indicata generalmente con l’acronimo FAI, e le Juventudes libertarias) e tramite la Confederación Nacional del Trabajo (CNT), organizzazione sindacale di ispirazione e direzione prevalentemente libertaria.

    È proprio il sindacato libertario a rappresentare l’esperienza più interessante sotto diversi punti di vista. Spesso si è teso a dare un’immagine monolitica della CNT o, all’opposto, a depotenziarne le caratteristiche. Eppure è proprio grazie all’esperienza della Confederación che si può aprire uno spaccato di comprensione sull’intera vicenda rivoluzionaria.

    Hans Magnus Enzensberger, nel libro La breve estate dell’anarchia, afferma che:

    la CNT era l’unico sindacato rivoluzionario del mondo. Il suo programma e la sua prassi consistevano nel condurre fino alla vittoria definitiva la guerra aperta, permanente, dei lavoratori salariati contro il capitale. Nel 1936 la CNT, con un milione di organizzati, aveva un unico funzionario pagato! Non esisteva alcun apparato burocratico. I quadri direttivi vivevano del proprio lavoro nelle fabbriche. Questo è tutt’altro che un dettaglio insignificante, e costituisce anzi una motivazione decisiva del fatto che la CNT non abbia mai generato 'capi operai' isolati dalle masse, con le tradizionali ed inevitabili deformazioni del governo dei capoccia". L’ininterrotto controllo dal basso non era garantito formalmente, attraverso statuti; conseguiva dalle condizioni di vita dei militanti, i quali restavano sempre immediatamente affidati alla fiducia della propria base.¹"

    Perciò bisognerebbe osservare questa strana organizzazione per quello che fu, o perlomeno per ciò che aspirava ad essere: una creazione collettiva di individualità libere ed eguali, in cui le voci dei dirigenti non pretesero (quasi) mai di dettare la linea politico-sindacale da seguire, ma piuttosto espressioni del clima culturale dell’organizzazione o stimoli rivolti ai propri compagni di lotta.

    Capitolo 1

    La CNT: un sindacato particolare

    Una organizzazione rivoluzionaria, economica e sociale,

    con applicazioni di critica della politica

    Nella CNT coesistevano almeno due orientamenti: uno decisamente anarchico, che prendeva corpo dalle teorie di Bakunin introdotte in Spagna nel 1868 da Giuseppe Fanelli; un altro di impronta puramente sindacalista, simile alla Confédération Générale du Travail francese forgiata da Fernand Pelloutier. Una terza tendenza è quella marxista rivoluzionaria, che nacque sull’onda di entusiasmo scatenata dalla Rivoluzione russa del 1917. I suoi principali esponenti furono Andrés Nin e Joaquín Maurín, segretari generali del sindacato nel 1920-21, e più tardi animatori del Partido Obrero de Unificación Marxista (il cui acronimo è POUM). Quest'ultima tendenza fu sempre assai minoritaria, se non per il prestigio dei due dirigenti e non ebbe mai la stessa rilevanza delle altre due, probabilmente proprio a causa delle difficoltà del marxismo nell’imporsi come punto di riferimento per le classi subalterne spagnole.

    Una delle critiche più frequenti all'anarchismo, e non solo quello spagnolo, è la sua mancanza di originalità; a tale proposito Gian Mario Bravo afferma che:

    "[la CNT] fu in grado di esercitare la sua autorità sull’intero movimento operaio, specie in Catalogna, ma in esso restò sempre dominante la componente anarchica, mentre fu carente una riflessione che andasse al di là della ripetizione di motivi libertari ormai ovvi e di una propaganda, non mai stanca ma invero priva di ripensamenti e di inventiva.²"

    Se è vero che la componente anarchica fu sempre quella dominante, è altrettanto verificabile la complessità delle fonti che costituirono questa organizzazione e la costante dialettica tra le diverse interpretazioni della lotta e della società da costruire. Lo scopo di questo breve testo è proprio quello di mettere in luce le diverse anime dell’esperienza anarcosindacalista spagnola, cercando di spiegare in particolare la concezione della rivoluzione e i suoi caratteri costruttivi. Penso che il metodo migliore sia partire dalle fonti e perciò far parlare i protagonisti, le risoluzioni congressuali e le figure teoriche di riferimento.

    I primi passi della CNT

    La CNT fu fondata nell’ottobre del 1910 a Barcellona³, aggregando i sindacati non confederati nella Unión General de Trabajadores, di ispirazione socialista. Aldo Garosci sostiene che la fondazione del nuovo sindacato avvenne su motivi teorici che echeggiavano la Confédération Générale du Travail francese, ma affondando le proprie radici nei caratteri propri dell’anarchismo spagnolo⁴. Il tentativo di sintesi di questi due fattori ha effettivamente generato una concezione originale della soggettività rivoluzionaria, come ha messo in luce Martha A. Ackelsberg:

    "La CNT mise in chiaro un nuovo modo di concepire l’organizzazione rivoluzionaria. Per essere fruttuosa avrebbe dovuto spingersi oltre i confini del luogo di lavoro. Impegnandosi nella creazione e nella sovvenzione di scuole per lavoratori, nel suo appoggio al controllo degli affitti e la considerazione della subordinazione della donna all’interno delle case e nel luogo di lavoro, sembrava riconoscere che i problemi e gli interessi dei lavoratori fossero abbastanza più ampi del loro ‘lavoro’. Inoltre offrì una cornice in cui i gruppi rurali agrari avrebbero potuto federarsi

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