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La biblioteca libera Vol. II 1980-2019: Per una bibliografia alternativa
La biblioteca libera Vol. II 1980-2019: Per una bibliografia alternativa
La biblioteca libera Vol. II 1980-2019: Per una bibliografia alternativa
E-book163 pagine1 ora

La biblioteca libera Vol. II 1980-2019: Per una bibliografia alternativa

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Info su questo ebook

In questo secondo volume della sua «Biblioteca libera» Ruggero D’Alessandro presenta al lettore, attraverso una cinquantina di schede sintetiche ed efficaci, molti dei testi più significativi che, dal 1980 a oggi, hanno accompagnato lo sviluppo dei movimenti sociali e hanno fornito ad essi strumenti di pensiero critico.
Ci sono i libri che ripensano i confitti degli anni Sessanta e Settanta, come quelli di Nanni Balestrini e Primo Moroni, Luigi Bobbio, Adriano Sofri, Oreste Scalzone; i testi dei teorici che hanno proposto nuove letture delle contraddizioni del presente, come quelli di Toni Negri e Michael Hardt, Ulrich Beck, Saskia Sassen, Thomas Piketty, Wolfgang Streeck, Yannis Varoufakis. E soprattutto c’è la produzione teorica suscitata dai movimenti del nuovo millennio, dai new global agli indignati: i libri su Genova e la contestazione del G8, i saggi di Naomi Klein, Stéphane Hessel e tanti altri.
La scelta dei testi propone un percorso di letture che connette i movimenti degli anni Sessanta con quelli del tempo presente.
LinguaItaliano
Data di uscita28 mar 2021
ISBN9791280124463
La biblioteca libera Vol. II 1980-2019: Per una bibliografia alternativa
Autore

Ruggero D'Alessandro

Laureato in legge e in scienze politiche, dottore di ricerca in sociologia, insegna italiano e cultura generale presso istituti tecnici della Svizzera italiana. Autore di molti libri, per i nostri tipi ha pubblicato La teoria critica in Italia, 2003; Breve storia della cittadinanza, 2006; La teoria e l’immaginazione. Sartre, Foucault, Deleuze e l’impegno politico 1968-1978, 2010; Il genio precario. Per un ritratto di Walter Benjamin, 2013; Gusti di classe, 2019.

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    Anteprima del libro

    La biblioteca libera Vol. II 1980-2019 - Ruggero D'Alessandro

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    ESplorazioni

    Ruggero D’Alessandro

    LA BIBLIOTECA LIBERA

    PER UNA BIBLIOGRAFIA ALTERNATIVA

    VOLUME 2 1980-2019

    manifestolibri

    © 2020 La Talpa srl – manifestolibri

    Via della Torricella 46

    Castel San Pietro Romano (RM)

    ISBN 979-12-8012-446-3

    www.manifestolibri.it

    book@manifestolibri.it

    Digitalizzazione nel mese di aprile 2021

    La talpa srl - manifestolibri

    A

    www.manifestolibri.it

    https://www.facebook.com/manifestolibri.it

    https://www.instagram.com/manifestolibri/

    @manifestolibri

    https://www.youtube.com/user/ManifestoLibri

    Premessa

    L’idea alla base di questi due volumi è di raccogliere brevi schede bibliografiche relative a due diverse fasi della storia fra 1960 e 2020.

    Il criterio di scelta non è assolutamente sistematico. Si è cercato di non prescindere da molti libri fondamentali: ma si è voluto anche allargare a settori erroneamente ritenuti non centrali negli avvenimenti di quel ventennio e a testi oggi dimenticati o trascurati.

    Il secondo volume prende in considerazione la ripresa in grande stile dei movimenti sociali, dopo il lungo silenzio degli anni ’80 e ’90.

    Affermare che nulla accada in quel lasso di tempo è certamente sbagliato. Così com’è altrettanto corretto ricordare la svolta profonda che si realizza verso il privato, l’edonismo, la diffusione di governi reazionari e neoliberisti (il reaganismo negli USA, il thatcherismo in Gran Bretagna, il craxismo in Italia), la liquidazione come ciarpame ottocentesco di tutto quanto di collettivo, sincero, libertario si è prodotto nei vent’anni precedenti. Magari spacciandolo per strada a senso unico che sbocca poi nella lotta armata e nel caso Moro.

    A differenza della prima, questa seconda parte riprende qualche analisi lasciata incompleta dagli anni Sessanta e Settanta. Più esattamente, è proprio nel ventennio ponte fra il 1960/79 della prima stagione di movimenti sociali e il 1999/2019 della seconda che si ha il tempo e la voglia, proprio negli anni Ottanta e Novanta, fra Reagan e lo scatenarsi della piena globalizzazione, di offrire letture più mature di quei primi movimenti. Se non altro in quanto lontane dagli avvenimenti stessi. Pur sempre parlando di minoranze sensibili e acculturate, sia chiaro.

    Ecco perché, a differenza del precedente, in questo volume si trovano testi a cavallo fra le due epoche. Non si poteva fare a meno di citare una serie di libri apparsi soltanto a distanza di venti o trent’anni da quelle pagine di Storia che tali libri raccontano e analizzano.

    Così com’è giusto lasciare un po’ di spazio ad alcuni movimenti, tanto di destra estrema (Ordine Nuovo per gli anni ‘60/70 e CasaPound per gli anni 2000/10), che di sinistra estrema (fra Lotta Continua e Potere Operaio) raccontati in valide monografie.

    Il primo verbo che scegliamo per ispirare questi due libri, prima ancora di LEGGERE, è PENSARE: aggiungendo con la propria testa. Ecco spiegato l’aggettivo libera accanto a biblioteca nel titolo.

    Alla fine di ogni scheda ci piace riportare una citazione per dare un’idea dei contenuti e dello stile del volume.

    Se anche uno solo di questi libri, qui brevemente raccontati, servirà d’ispirazione a qualche lettore, i nostri due testi avranno felicemente raggiunto l’obiettivo.

    Claus Offe, Lo Stato nel capitalismo maturo, Etas Kompass, Milano, 1976

    La seconda metà degli anni Settanta vede, in particolare, l’Italia e la Germania occidentale (ma anche Francia e Gran Bretagna, meno gli Stati Uniti) percorsi da venti di rinnovamento delle scienze sociali in senso tardo e post marxista. Si affermano figure di sociologi, politologi ed economisti soprattutto tedeschi quali Claus Offe e Jürgen Habermas (prima della svolta comunicativa del 1981), lo statunitense James O’Connor ed Elmar Altvater, Johannes Agnoli e il greco-francese Nicos Poulantzas; ma anche un sociologo non certo ascrivibile alla sinistra estrema, come Niklas Luhmann che si trova più volte a dialogare tanto con Offe che con Habermas.

    Nel 1977 il gruppo editoriale Fabbri/Bompiani/Etas pubblica una bella raccolta di scritti risalenti al periodo 1969/76, tratti da riviste e volumi collettivi. Offe è ancora giovane ma già ben conosciuto in Germania e negli Stati Uniti, dove trascorre qualche anno di studi durante i quali s’imbeve di sociologia funzionalista (un nome per tutti: Talcott Parsons).

    L’importanza del giovane socio-politologo, che a poco più di trent’anni è già professore associato, è quantomeno duplice:

    - da un lato tenta di porre di fronte ai problemi del modello tardo capitalistico di Stato gli strumenti di un marxismo da rinnovare per comprendere il mondo delle società industriali avanzate (v. Marcuse);

    - dall’altro si avvale di categorie analitiche utili ad affrontare il tema del dominio politico nelle suddette società.

    Il volume apparso in Italia percorre molte delle tematiche che si presentano, per l’appunto, nell’analizzare lo Stato a capitalismo maturo con i dilemmi della democrazia funzionale all’economia, la crisi del modello partito di massa in auge da 70/80 anni (nel pieno della Belle Epoque), i movimenti apparsi alla metà degli anni ’60 – fra gioventù, protesta contro la guerra in Vietnam, femminismo, controcultura, rinnovamento del sistema educativo.

    Economico e Politico, avverte Offe, lungi dall’essere separati presentano piuttosto un preciso condizionamento del secondo a opera del primo e in forme inedite, ancora durante la ricostruzione post seconda guerra mondiale. Il sistema, infatti, s’incarica di selezionare gli interessi facendo emergere e garantendo quelli che sono diretta espressione del blocco tardo capitalistico: dall’industria alla finanza, dal terziario avanzato agli armamenti.

    Accanto a strumenti della sociologia funzionalista nordamericana e del marxismo alla luce degli inediti di Marx apparsi fra anni Venti e Trenta (a cominciare dai Manoscritti fino ai Grundrisse) troviamo echi della seconda Scuola di Francoforte – Habermas e Oskar Negt, Alfred Schmidt e Karl- Otto Apel.

    Particolarmente stimolanti sono le decine di pagine in diversi fra volumi e saggi su riviste in cui Offe si occupa delle dinamiche statuali nel tardo capitalismo e di politiche sociali, tensioni burocrazia/istituzioni e dinamiche di funzionamento e crisi del modello di Welfare State, limiti di manovra dello Stato e di consenso legittimante la politica e la pubblica amministrazione.

    La scia che segue, fra le altre, è quella segnata da un volume decisivo di Habermas, La crisi di legittimazione nel tardo capitalismo – v. il nostro volume precedente).

    Lo Stato tardo capitalista fonda la sua legittimità sulla partecipazione universale alla formazione della volontà politica e sull’usufruire delle prestazioni e degli interventi statali.

    I meccanismi di formazione della volontà politica collettiva sono presieduti e manovrati da soggetti quali partiti, sindacati, parlamenti.

    Da una lettura incrociata della prima Scuola di Francoforte, di Luhmann, di Agnoli, Offe trae una riflessione che richiama l’attenzione sulla pianificazione dell’ideologia e sul meccanismo di mantenimento della fedeltà al Sistema (economia e politica mischiate nel modello di Stato che si afferma dal secondo dopoguerra in poi).

    Scrive Claus Offe:

    Una assoluta razionalità tecnico-strategica può svilupparsi soltanto entro la penombra di certezze ideologiche. Creare una tale penombra è, secondo Luhmann, compito dei pianificatori dell’ideologia.

    Un compito importante, almeno dei partiti e dei parlamenti, è probabilmente quello di prevenire le conseguenze disgregatrici di un modello decisionale di tipo tecnocratico apertamente manifestato, facendo passare ciò che comunque accade come il risultato di intenzioni popolari. (…) i partiti politici e i parlamenti, così come l’istituto del suffragio universale, rappresentano gli strumenti statali più importanti per il mantenimento della lealtà di massa necessaria alla stabilità del sistema (pp. 62-63).

       

    Giulio Salierno, Autobiografia di un picchiatore fascista, Einaudi, Torino, 1976

    Il fascismo come regime nazionale termina il 25 luglio 1943, mentre nella metà dell’Italia (Nord e Centro), in cui sopravvive protetto dalle armate naziste, muore il 25 aprile 1945.

    Ma già rinasce il giorno di Santo Stefano del ‘46 con la formazione del partito nostalgico tanto del PNF che della RSI – regime fra i più infami e fantocci dell’età moderna. Si tratta del Movimento Sociale Italiano.

    I caporioni sono tutti personaggi di primo e secondo piano di Salò: Arturo Michelini, Pino Romualdi, Giorgio Almirante, Augusto De Marsanich; godono dell’appoggio del capo delle forze armate RSI, il maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani. Vi ruotano attorno personaggi come il filosofo Julius Evola e il comandante della X^ MAS il principe Junio Valerio Borghese.

    Un primo successo lo hanno con i tre consiglieri comunali che a Roma contribuiscono ad eleggere il sindaco Salvatore Rebecchini. Nelle elezioni politiche del ’48 ottengono solo il 2%, ma sono destinati a essere tutto il contrario di un nostalgico e patetico fuoco di paglia.

    De Marsanich sintetizza con efficacia in cinque parole il pensiero dominante dei missini: non rinnegare e non restaurare. Ma al di fuori, a destra esiste e si va diffondendo in circoli minoritari e chiusi una generazione di nostalgici o ex bambini dei tempi di Salò. Costoro non conoscono altro che miti distorti e una Storia falsata da pseudo saggisti come Giorgio Pisanò.

    Giulio Salierno si presenta subito come una figura assolutamente caratteristica proprio di tale generazione. Nato a Roma nel ’35 ha dunque fra gli 8 e i 10 anni ai tempi del servaggio del Nord verso i tedeschi e le loro marionette saloine. Per di più, Roma viene liberata nel giugno del ’44, quando Salierno ha appena 9 anni. Diventa dunque attivista malgrado il fascismo come regime sia assente dalla sua biografia frequentando la mitica/famigerata sezione romana di Colle Oppio, sicuramente la più famosa dell’intero MSI nazionale. Diviene allievo di Evola che consolida la propria egemonia su larghe fette di giovani della destra neofascista fra anni ’50 e ’60. Delinquenza e militanza si confondono quando nel ’53 viene condannato in contumacia a 30 anni per omicidio. Dopo due fortunosi anni nella Legione Straniera (che guarda caso ospita contemporaneamente l’ex alto gerarca Giuseppe Bottai che il 25 luglio 1943 ha votato contro Mussolini) viene arrestato dall’Interpol ed estradato in Italia facendosi 13 anni di galera – dunque nel ‘55/68.

    Dal pugilato e dalle bastonate per strada, dai fumosi circoli neri e dalle rapine passa così a studi e letture, ripensamenti e autocritica. Si avvicina sia alle lotte dei detenuti che ai testi del marxismo. Il presidente Saragat lo grazia nell’anno degli studenti e Salierno milita nella sinistra

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