Manifesto del partito comunista
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L’incipit del manifesto è diventato subito celebre: “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso”.
Storia e lotta di classe, borghesia e proletariato, lavoro e libertà, proprietà privata e sfruttamento, partito e rivoluzione, capitalismo e comunismo: questi i nodi cruciali di un’idea di uomo, politica e società che ha segnato la carne viva del Novecento.
Oggi, il capitalismo globale sembra aver messo i soffitta tutti questi temi anche se una discussione sul modello di sviluppo della nostra società si impone fortemente, a fronte dei numerosi cataclismi sociali, economici e finanziari a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi.
E ci invita, parafrasando la celebre conclusione del volume, a dire “Uomini di tutti i paesi, unitevi”.
Karl Marx
Karl Marx (1818-1883) was a German philosopher, historian, political theorist, journalist and revolutionary socialist. Born in Prussia, he received his doctorate in philosophy at the University of Jena in Germany and became an ardent follower of German philosopher Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Marx was already producing political and social philosophic works when he met Friedrich Engels in Paris in 1844. The two became lifelong colleagues and soon collaborated on "The Communist Manifesto," which they published in London in 1848. Expelled from Belgium and Germany, Marx moved to London in 1849 where he continued organizing workers and produced (among other works) the foundational political document Das Kapital. A hugely influential and important political philosopher and social theorist, Marx died stateless in 1883 and was buried in Highgate Cemetery in London.
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Manifesto del partito comunista - Karl Marx
Karl Marx
Friedrich Engels
Manifesto del Partito Comunista
Teoria politica
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Ed. Originale: Manifest der Kommunistischen Partei, 1847-48
Traduzione di Alessia Quadri
Prima edizione digitale: 2022
ISBN 9788833261102
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Table Of Contents
Manifesto del Partito Comunista
Prefazione all’edizione tedesca del 1872
Prefazione all’edizione tedesca del 1883
Prefazione all’edizione inglese del 1888
Al lettore italiano
Prologo
Borghesi e proletari
Proletari e comunisti
Letteratura socialista e comunista
Posizione dei comunisti nei confronti dei diversi partiti di opposizione
Commento storico-culturale del testo
Brevi profili delle persone citate nel testo
Manifesto del Partito Comunista
Prefazione all’edizione tedesca del 1872
La Lega dei comunisti, un’associazione internazionale di lavoratori, che a quell’epoca non poteva che essere segreta, incaricò i sottoscritti, nel corso del congresso tenuto a Londra nel novembre del 1847, di redigere un approfondito programma teorico e pratico del partito, rivolto all’opinione pubblica. Nacque così il seguente Manifesto, il cui manoscritto viaggiò verso Londra per essere stampato poche settimane prima della rivoluzione di febbraio. Dapprima pubblicato in tedesco, è stato stampato in questa lingua in almeno dodici diverse edizioni in Germania, Inghilterra e America. In inglese è uscito per la prima volta nel 1850 a Londra, sul Red Republican
, tradotto da Helen Macfarlane, e nel 1871 in almeno tre diverse traduzioni in America. In francese è uscito dapprima a Parigi poco prima della insurrezione di giugno del 1848, poi di nuovo in Le Socialiste
di New York. Si sta preparando una nuova traduzione. In polacco il Manifesto è apparso a Londra poco dopo la sua prima edizione tedesca. In russo, a Ginevra negli anni Sessanta. Anche in danese è stato tradotto poco dopo la sua pubblicazione.
Per quanto la situazione sia cambiata negli ultimi venticinque anni, i fondamenti generali sviluppati in questo Manifesto conservano grosso modo anche oggi la loro piena pregnanza. Qualcosa si potrebbe migliorare qua e là. L’applicazione pratica di tali fondamenti, afferma lo stesso Manifesto, dipenderà dovunque e sempre dalle condizioni storiche date. Non va dunque assolutamente conferito un peso particolare alle misure rivoluzionarie proposte alla fine della parte II. Oggi tale passo suonerebbe diversamente sotto molti aspetti. Questo programma è oggi parzialmente invecchiato rispetto all’immenso sviluppo della grande industria negli ultimi venticinque anni e al parallelo progresso dell’organizzazione di partito dei lavoratori, rispetto alle esperienze pratiche, dapprima della rivoluzione di febbraio e molto più ancora della Comune di Parigi, quando, per due mesi, il proletariato ha esercitato per la prima volta il potere politico. In particolare, la Comune ha dimostrato che la classe operaia non può semplicemente prendere possesso dell’apparato statale così com’è e metterlo al servizio dei propri fini
(si veda La guerra civile in Francia. Indirizzo del Consiglio generale dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, edizione tedesca, p. 19, dove tale concetto è ulteriormente sviluppato). È poi ovvio che la critica della letteratura socialista è oggi lacunosa, giacché arriva solo al 1847; così anche le osservazioni sulla posizione dei comunisti rispetto ai vari partiti di opposizione (parte IV), seppure tuttora valide nelle linee generali, sono però invecchiate nella loro esposizione, se non altro perché la situazione politica è totalmente cambiata e lo sviluppo storico ha eliminato la maggior parte dei partiti che sono citati.
Il Manifesto è tuttavia un documento storico che noi non abbiamo più il diritto di modificare. Una successiva edizione potrà forse uscire con un’introduzione che colmi la distanza che ci separa dal 1847; questa ristampa è giunta per noi troppo inattesa per lasciarcene il tempo.
Londra, 24 giugno 1872
Karl Marx, Friedrich Engels
Prefazione all’edizione tedesca del 1883
La prefazione alla presente edizione devo purtroppo firmarla da solo. Marx - l’uomo cui l’intera classe operaia d’Europa e d’America deve più che a chiunque altro - Marx riposa nel cimitero di Highgate, e sulla sua tomba cresce già la prima erba{1}. Dopo la sua morte non ha più alcun senso parlare di una rielaborazione o di un completamento del Manifesto. Tanto più necessario considero stabilire nuovamente ciò che segue.
Il pensiero di fondo che ricorre nel Manifesto - che la produzione economica e l’articolazione sociale che ne consegue necessariamente in ogni epoca costituisce il fondamento della storia politica e intellettuale di tale epoca; che quindi (dopo l’abolizione dell’arcaica proprietà comune della terra) tutta la storia è stata una storia di lotte di classe, lotte fra sfruttati e sfruttatori, classi oppresse e oppressive nei diversi stadi dello sviluppo sociale; che però oggi questa lotta ha raggiunto uno stadio in cui la classe sfruttata e oppressa (il proletariato) non si può più liberare dalla classe che la sfrutta e opprime (la borghesia) senza insieme liberare per sempre l’intera società da sfruttamento, oppressione e lotte di classe - questo pensiero di fondo appartiene solo e unicamente