Il sole che sorge (i giovani musicisti del jazz italiano)

Di Roberto Paviglianiti

“Il sole che sorge” (i giovani musicisti del jazz italiano) è il secondo capitolo della collana “Dentro la scen@” - il jazz in Italia ai tempi del download -, una serie di ebook rivolta a illustrare la situazione del movimento jazzistico
in Italia all’inizio degli anni Duemila.
Si tratta di brevi indagini, svolte attraverso le interviste, le dichiarazioni e le idee di chi vive ogni giorno la realtà di questa musica, in perpetuo divenire e in continuo confronto tra passato, presente e ipotesi future.
Parola dunque ai musicisti, esordienti e affermati, e alla comunità di riferimento, dai critici ai tecnici di registrazione, dai manager agli organizzatori di eventi, per far luce su una realtà artistica che non conosce stasi creativa, e capace di proiettare significati alti, ma che si possono riscontrare anche nella vita di ogni giorno.
In questo secondo episodio l’argomento affrontato è la condizione dei giovani musicisti di jazz in Italia. Si tratta di un folto gruppo di talenti che hanno una grandissima voglia di esprimere la loro passione, ma che non godono di agevolazioni da parte delle istituzioni e che passano gli anni decisivi della loro esistenza affrontando, senza alcuna certezza di risultato, incognite di ogni genere.
Intraprendere la carriera di jazzista in Italia è più difficile rispetto che all’estero? Il pubblico e gli addetti ai lavori sono pronti a investire tempo
e attenzione nelle nuove proposte?

• Lingua: Italiano
• Editore: Roberto Paviglianiti
• Data di uscita: 25 mar 2014
• ISBN: 9788869090394

Anteprima del libro

Ringraziamenti

I. Introduzione: Un sogno che duri una vita

Negli anni Duemila, forse anche più di quanto accaduto in passato, i giovani jazzisti italiani sono chiamati ad affrontare delle sfide ardue e molto importanti: cercare la giusta via per raggiungere una propria originalità; far fronte alle difficoltà economiche e alle ristrettezze messe in conto da una scelta di vita non facile, come quella artistica. Alcuni si danno per vinti in partenza, ma sono in molti a far leva sulla passione, sull’amore che nutrono per il jazz e sulle proprie capacità, per andare incontro agli eventi con entusiasmo e voglia di emergere.

Solitamente i primi passi sono agevolati dai moltissimi mezzi a disposizione, come scuole professionali, conservatori e strumenti didattici di ogni tipo, con i quali i ragazzi possono assimilare le nozioni base con relativa semplicità. Rispetto ai colleghi che li hanno preceduti nella storia, costretti a reperire materiale a fatica, hanno ogni informazione possibile a portata di mouse. Il passo più difficile da affrontare è il successivo, cioè nel momento in cui devono mostrare il nocciolo della loro valenza espressiva, della loro peculiarità artistica. È qui che si gioca la partita decisiva, perché il mercato musicale - non solo jazzistico e al di là del discorso prettamente discografico - è diventato un mare in tempesta, caratterizzato da un’infinità di proposte e progetti, quasi tutti sufficientemente validi e meritevoli d’attenzione da parte di critica e pubblico. In questo girone è dunque difficile per un giovane riuscire a emergere, a tirare su la testa dalle onde, in modo netto e distinguibile.

Sono tutti, o quasi, molto bravi e tecnicamente preparati, ma la capacità di esprimere un proprio linguaggio e ottenere una voce riconoscibile rimane ancora a favore di pochi, se non di pochissimi. Il rischio è di finire in una strada senza uscita, e per molti sarà così. Nella comunità jazzistica, tanti lamentano la scarsa predisposizione di festival e manifestazioni di rilievo nel dare spazio ai giovani, alle nuove proposte, ma d’altra parte gli organizzatori puntano le poche carte a disposizione sui nomi conosciuti, in grado di garantire una certa visibilità e un probabile ritorno in termini economici. Si lotta per sopravvivere ai tempi del download, e dunque questo comportamento è in parte comprensibile. Tutto ciò danneggia un vivaio che cerca spesso fortuna in altre parti del mondo, visto che in diversi Paesi europei, come per esempio in Danimarca dove ci sono delle leggi specifiche, chi si dedica alla professione di musicista gode di agevolazioni e attenzioni ben superiori a quanto accade in