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La spada la spilla e l’amore
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E-book164 pagine2 ore

La spada la spilla e l’amore

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Info su questo ebook

Chi era il marchese Vincenzo Matteucci “Saporoso” da Fermo? È davvero esistito? Ebbene sì. Grazie al ritrovamento di un diario scritto da un suo amico e compagno di avventure, Oliviero Maggiori, possiamo conoscere la vita e le gesta del soldato di ventura nato e vissuto nel 1500. Fu un uomo valoroso, umile e buono. Strenuo difensore di città e persone, fervente cattolico, rapì la figlia di Solimano il Magnifico, la principessa Mihrimah Sultan, Cameria.

Andrea Mei è nato il 2 ottobre 1958 a Fermo, dove si è diplomato in Telecomunicazioni presso l’Istituto Tecnico Industriale “G. e M. Montani”. Lavora come agente di commercio nel settore dell’ottica e da anni è appassionato di storia. Il suo primo libro, uscito nel 2021 con il titolo L’Omphalos di Taquinio. La fondazione di Roma, una storia nella Storia, è stato recensito positivamente dai giornalisti Stefano Cesetti per il quotidiano “Il Resto del Carlino” e Patrizio Minnucci sul sito web gentecomuneweb.it. Il libro ha partecipato ad alcuni concorsi letterari ed è stato premiato con una Menzione Speciale al Concorso internazionale “Vitruvio” di Lecce e come II° classificato al premio “Albiatum” organizzato dall’associazione Piero Gatti di Albiate, oltre ad altri riconoscimenti in diversi concorsi letterari in varie parti d’Italia. 
Andrea Mei ha inoltre ricevuto premi e menzioni per alcuni racconti brevi pubblicati in numerose antologie. 
Molto amante della storia, da sempre la sua ricerca è finalizzata a piccoli avvenimenti che concorrono a fare della “piccola storia sconosciuta ai più” una grande Storia.
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2023
ISBN9788830682290
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    Anteprima del libro

    La spada la spilla e l’amore - Andrea Mei

    cover01.jpg

    Andrea Mei

    La spada la spilla e l’amore

    Le gesta e le battaglie di un eroe dimenticato: Saporoso Vincenzo Matteucci

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7664-0

    I edizione aprile 2023

    Finito di stampare nel mese di aprile 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    La spada la spilla e l’amore

    Le gesta e le battaglie di un eroe dimenticato:

    Saporoso Vincenzo Matteucci

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    PROLOGO

    La spada, la spilla e l’amore è il secondo racconto del professore Giacomo Quintini. Nel primo racconto il professore, insieme al suo amico Giovanni, archeologo a Pompei, riescono a trovare la pietra della fondazione di Roma (l’Omphalos di Tarquinio). Giacomo è sposato con Elena che di lavoro fa il meccanico ed è in attesa del loro primo figlio. Il suo metodo di insegnamento è diverso dagli altri professori di storia: in primis fa studiare ai propri allievi i personaggi a cui sono intitolate le vie in cui abitano e che poi illustreranno a tutta la classe. Inoltre ama «raccontare" la storia in maniera inversa rispetto al programma ministeriale: infatti inizia il corso del primo anno parlando del Novecento e poi a scendere fino ad arrivare al Cinquecento.

    Saporoso Vincenzo Matteucci è nato a Fermo nel 1515 da un’antica e nobile famiglia. Alcuni ritrovamenti archeologici funebri fanno risalire la fondazione di Fermo in epoca villanoviana, stimata all’incirca nel IX secolo a.C. Ambita e conquistata da Roma, sia per la sua posizione (alle sue spalle, verso ovest, tutte le vallate fino alla catena montuosa dei Sibillini, la sua vista sul mare Adriatico dal Monte Conero a nord sino a San Benedetto del Tronto a sud) che per la sua fedeltà, era una delle città in cui l’Imperatore mandava in pensione i suoi soldati dando loro una casa e della terra da lavorare come liquidazione dei servizi svolti. Poi passarono le truppe di Carlo Magno, quelle del Barbarossa, le truppe papali, quelle napoleoniche, quelle dei Savoia, i tedeschi prima e l’esercito di liberazione polacco poi. Sono nato a Fermo e mi ritengo una persona fortunata, sono cresciuto in questo paesotto, i suoi vicoli intatti nei secoli, le sue strade in salita, i suoi panorami mozzafiato.

    Se vuoi ti posso guidare. Iniziamo la visita dall’antico piazzale dell’Olmo, o piazzale San Zenone, come veniva anticamente chiamato, oggi tutti la chiamano Piazzetta, in effetti è Largo Fogliani. Da lì iniziamo a salire verso il centro e percorriamo corso Cavour. Se ti guardi intorno ti rendi conto di camminare nella storia: le vie con i grandi palazzi nobiliari e con le soglie di ingresso in marmo degli enormi portoni, consumati dal passaggio costante dalle ruote dei carri guidati dai contadini che portavano i frutti dei possedimenti a lu patrò. Guarda in alto: vedrai la maestosità delle costruzioni, con sopra agli immensi portoni le antiche roste battute a mano da formidabili e geniali artigiani locali, le finestre murate, le porte spostate e i simboli nobiliari incisi o scolpiti sulle maestose chiavi di volta degli ingressi. Prova a chiudere gli occhi, respira e ascolta. Con gli occhi chiusi e un briciolo di immaginazione, riuscirai a sentire il rumore degli zoccoli dei cavalli che per secoli hanno percorso queste piccole strade. In lontananza udrai il frastuono dei tamburi che dettano il passo dei figuranti che partecipano alla sfilata del palio più antico d’Italia: le dame bellissime che appoggiano delicatamente la mano sinistra sul gomito del proprio cavaliere pronto a proteggerla, poi le bandiere in cielo che volano e vengono riprese da giovani sbandieratori. È magica la notte che precede il palio: l’aria che si respira oltre che essere antica è piena di gioia, di serenità, di festa. Sì perché è una grande festa, è la festa del popolo che vuole onorare la propria protettrice, la madre di Gesù. La gioiosa sfilata termina nell’antica chiesa che tutti chiamiamo Duomo ma che prima era chiamata Santa Maria in Castello. Da lontano vedrai un’alta torre che anticamente dialogava con quella di Recanati e, mentre passi sotto la torre duecentesca, inizia a prepararti perché al termine del corso entrerai in un sogno: l’immensa Piazza del Popolo. I nostri antenati la chiamavano piazza San Martino o Piazza Grande, cresciuta e abbellita nei secoli, con i suoi loggiati e la discreta pendenza fino al Palazzo dei Priori: ti sembrerà di entrare in un film rinascimentale. Circondato dai maestosi palazzi dell’antico potere, dalle loggette affrescate e dalla più antica e fornita biblioteca delle Marche, volerai velocemente indietro nel tempo. Il suono della campana che batte il tempo ti sveglierà dal sogno che stai vivendo ma tu potrai continuarlo a occhi aperti, perché nel frattempo tutto ti è entrato dentro e farai fatica a dimenticarlo, anzi, farai di tutto per tornare, per perderti dentro gli antichi vicoli che tanto tempo fa ospitavano una ricca e laboriosa comunità ebraica. Te ne accorgerai da solo di essere entrato in una meraviglia assoluta, senza volerlo, mentre guarderai la natività di Peter Paul Rubens, uno dei pezzi pregiati della Sala dei Ritratti, oppure mentre, con un briciolo di tensione, scenderai le umide scale delle cisterne romane, dette piscine epuratorie, che hanno quasi 2000 anni. Ancora una forte emozione: prova a salire nel punto più alto di Fermo, il Girone come lo chiamavano i contemporanei di Saporoso, oggi Girfalco. Vedrai le Marche ai tuoi piedi e capirai, capirai perché mi sento fortunato. Continua a girare nei vicoli e prova a perderti, sarai inebriato dai profumi che ti catturano e ti incuriosiscono. Sentirai l’odore dei glicini che si mescola alla inevitabile muffa che lungo le mura fa la sua strada, i profumi del cucinato del giorno che si incastrano l’uno con l’altro e poi i bambini che giocano a palla urlando la loro gioia d’estate.

    Potrai vedere la cinta muraria che proteggeva la città e i suoi cittadini: quella di epoca romana, quella medioevali e quella rinascimentali. Potrai continuare a restare nel sogno visitando le antiche chiese che nel tempo hanno celebrato matrimoni e feste come la raccolta del grano, dell’uva, la nuova primavera in arrivo, la rinascita.

    Introduzione

    Alla fine di agosto con Elena decidemmo di prenderci qualche giorno di vacanza, destinazione Spalato, imbarco al porto di Ancona: alcuni giorni di riposo e di mare ci avrebbero fatto bene e ci avrebbero rigenerato in attesa delle fatiche che ci attendevano, sarebbero state le ultime vacanze in due: a maggio sarebbe nato nostro figlio o nostra figlia, Elena non voleva sapere prima del parto il sesso del pargolo in arrivo. La destinazione finale era Hvar, una piccola isola vicino a Spalato, ce ne aveva parlato il nostro amico Giovanni che c’era stato tempo addietro, ci disse anche il nome di un albergo in riva al mare, un luogo meraviglioso. Il posto era stupendo, pieno di storia, la respiravi mentre camminavi nelle viuzze strette del centro: di qua sono passati Romani, Veneziani, Ottomani, Francesi… insomma tutti. Leggendo nei vari depliant, me ne capitò in mano uno che parlava di Dubrovnik la Ragusa di Dalmazia: di Ragusa avevo letto, dove non ricordavo ma ne avevo letto.

    Pensa che ti ripensa lo ricordai: mi rammentai di un nobile e famoso fermano, Saporoso Matteucci, che verso la fine del 1500 fu inviato lì da papa Pio V per rafforzare le difese della città sempre sotto attacco degli Ottomani, così mi riproposi insieme a Elena di andare a dare un’occhiata. Visitammo una città bellissima, entrammo nella cattedrale dedicata al patrono San Biagio dove Matteucci fu ricevuto con tutti gli onori e dove gli fu consegnato il Baculum che all’epoca rappresentava il bastone del supremo comando militare. A causa di un terribile terremoto alla fine del Seicento e di un devastante incendio agli inizi del Settecento, di quella chiesa romanica dei tempi di Saporoso rimane solo una statua in oro e argento del santo che vedemmo esposta sull’altare maggiore della cattedrale, interamente ricostruita dopo la devastazione. Visitando la città ci imbattemmo nella grande Fontana di Onofrio che a metà del Quattrocento portò l’acqua corrente in città, visitammo poi il Palazzo dei Rettori e il porto vecchio. Il mattino seguente saremmo ripartiti: il viaggio di ritorno ci sembrò una punizione visto che in quei luoghi eravamo stati benissimo, non esagero dicendo che eravamo stati coccolati sia dalla struttura alberghiera che dal meraviglioso mare e il superlativo

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