L'alba di un amore
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Anteprima del libro
L'alba di un amore - Vittoria D’Alena
Vittoria D’Alena
L’ALBA DI UN AMORE
Prima Edizione Ebook 2019 © R come Romance
ISBN: 9788893471046
Immagine di copertina su licenza Adobestock.com, elaborazione Edizioni del Loggione
www.storieromantiche.it
Edizioni del Loggione srl
Via Paolo Ferrari 51/c
41121 Modena – Italy
romance@loggione.it
http://www.storieromantiche.it e-mail: romance@loggione.it
La trama di questo romanzo è frutto della fantasia dell’autore.
Ogni coincidenza con fatti e persone reali, esistite o esistenti, è puramente casuale.
Chi ama, capirà
Vittoria D’Alena
L’ALBA DI UN AMORE
Romanzo
INDICE
1
2
3
4
5
6
L’autore
Catalogo
1
«Pertanto Andrea, da oggi sarai tu a dirigere gli studi legali. Saprai farlo meglio di me, ne sono certo.» Non c’era assolutamente niente di nuovo nel discorso di suo padre, nonostante l’enfasi e il tono delle grandi occasioni.
«Sarà difficile eguagliarla dottor Sferra, ma ci proverò.»
Non era una sorpresa per nessuno il fatto che un giorno Aurelio Sferra avrebbe consegnato gli studi legali e molto altro ancora ad Andrea Farnesi. Lui era il suo più che degno successore, il suo pupillo, il figlio maschio che avrebbe voluto e che comunque era diventato il suo unico e prediletto genero. Andrea già si occupava con successo dello studio Sferra di Milano, delle banche di sua proprietà e di mille altre cose che lo rendevano agli occhi dei suoi genitori praticamente perfetto.
«Mi rendo conto che sarai gravato da impegni e responsabilità ancora più pressanti di quelli che hai adesso, Andrea, ma conosco le tue capacità e soprattutto so quanto tu sia professionale.»
«La ringrazio dottor Sferra. Entro subito nello specifico parlando di Napoli. Vorrei tornare lì e riaprire lo studio. Da quando è morto suo padre nessuno ha mai voluto occuparsene, nemmeno io. Quando mi propose di dirigerlo rifiutai, ricorda? All’epoca tutti pensavamo che non valesse la pena sprecare tempo e denaro per una filiale tutto sommato poco redditizia. Adesso però le cose potrebbero cambiare.»
Era una non troppo velata critica, ma gli Sferra sorridevano con ammirazione.
«Non intendo negare che non c’è mai stata molta voglia di continuare il lavoro di mio padre in quella città, hai ragione Andrea.»
Andrea aveva sempre ragione.
«Credo che adesso sia il caso di rivedere tutto. Napoli è tra le peggiori città del Sud, ma potrebbe diventare un punto strategico importantissimo, ci rifletta un attimo.»
Di solito Claudia era molto poco interessata ai loro discorsi, ma quando Andrea prospettò l’ipotesi di un soggiorno a Napoli ascoltò con attenzione.
«Domani stesso andrò a visitare alcuni uffici che si trovano nelle zone più eleganti della città, mi piacerebbe cambiare sede al nuovo studio. E, se non avete nulla in contrario, vorrei usufruire di villa Bianca per i miei prossimi viaggi a Napoli.»
«Veramente quella villa non è una nostra proprietà» rispose seccata Ginevra.
«Capisco che per te sia più comodo soggiornare a villa Bianca, Andrea. Sono sicuro che Claudia informerà presto la proprietaria» concluse Aurelio Sferra.
«Certo, lo farò quanto prima» rispose piuttosto stupita. E i suoi genitori non fiatarono nemmeno quando lei espresse il desiderio di seguirlo.
«Mi piacerebbe che i bambini conoscessero villa Bianca dato che non l’hanno mai vista.»
Rivide così il posto in cui aveva trascorso gli anni più belli della sua vita.
Ecco l’imponente cancello di ferro battuto, il viale tutto coperto dai rami degli alberi e il grande cortile lastricato. Il parco poi era immenso, più di quanto ricordasse. E all’interno della villa grandi teli bianchi ricoprivano i mobili e il caminetto. Tutto era perfettamente in ordine, sembrava che il passare del tempo non avesse procurato danno alcuno a quel bellissimo posto.
«Quando eravamo piccoli ci nascondevamo qui dentro e ne uscivamo neri come gli spazzacamini» raccontava ai suoi figli.
Poi raggiunse Andrea al piano superiore e spalancò le grandi porte–finestra che c’erano in ogni stanza e che si affacciavano sul mare.
Bianca le aveva detto che erano ancora i Danzi a curare la manutenzione della villa.
La tenevano pulita e lucida come uno specchio, nonostante fosse disabitata da quando lei si era trasferita in America. Claudia sorrise pensando a Lisetta e Peppino e all’amore che avevano sempre avuto per quel piccolo angolo di paradiso.
«Direi che può andare. Pensavo fosse in condizioni peggiori considerato che è disabitata da anni. Potrò alloggiare qui e ricevere i miei ospiti, se sarà il caso. Ora torniamo allo studio.»
«Pensavo di trattenermi ancora, Andrea. Allo studio i bambini potrebbero infastidirti.»
«D’accordo. Verrò a prendervi più tardi.»
Sul terrazzo, lei e i bambini videro un panorama splendido.
L’azzurro del mare faceva da sfondo agli alberi altissimi, e un’insenatura di scogli racchiudeva la piccola spiaggetta che raggiunsero subito.
«Senti com’è fresca, mamma!» Luigi aveva già messo le mani nell’acqua e le accarezzò il viso, mentre Marco giocava con la sabbia.
«Verremo a stare qui, mamma?«
«Spero proprio di sì, tesoro.»
«Scaveremo certe buche profondissime e costruiremo tanti castelli.»
Parlottavano tra loro, contenti, e a Claudia tornarono in mente le estati della sua infanzia e dell’adolescenza. Ripensò a quei giorni, molti dei quali trascorsi proprio su quella spiaggia.
2
Il nonno paterno di Claudia, Edoardo Sferra, acquistò la villa prima ancora di metter su lo studio legale. Era il suo nido, la sua tana, e persino sua moglie e suo figlio c’erano stati pochissime volte. Un vero e proprio gioiello a picco sul mare, incastonato nel verde della collina che dominava tutta Napoli. Cercò qualcuno che la tenesse pulita e in ordine e arrivò Teresa. Faceva le pulizie, gli preparava da mangiare e gli diede anche una figlia. Edoardo s’innamorò di Teresa anche se aveva più o meno la stessa età di suo figlio Aurelio, e adorava quella bimba che, seppur inattesa, era la luce dei suoi occhi. Rivelò subito al mondo intero la nascita di Bianca, così volle chiamarla, e affrontò non pochi problemi con sua moglie Diletta e con suo figlio. Diletta però morì poco dopo, così Edoardo si stabilì definitivamente alla villa. Aurelio non accettò mai la nuova famiglia di suo padre, si trasferì in Svizzera e troncò ogni rapporto con lui. Lo rivide quand’era in punto di morte, e fu alquanto stupito nel sapere che rimaneva l’unico erede del patrimonio di famiglia, tranne la villa che Edoardo aveva regalato a Teresa e a Bianca. Chiese ad Aurelio di occuparsi di Bianca e far sì che la bimba avesse un’istruzione e un’educazione adeguata al cognome che portava. Lui giurò, ma a quel giuramento venne meno. Teresa non gli chiese mai nemmeno un centesimo, e Aurelio mostrò verso di loro indifferenza assoluta. Si occupò di tutti gli studi Sferra sparsi per l’Italia tranne quello di Napoli, che abbandonò a se stesso.
Madre e figlia vissero alla villa sino alla morte prematura di Teresa. Bianca aveva dieci anni quando se ne andò da quella che era la sua casa e fu accolta dai Danzi, che erano parenti di Teresa. La trattarono come una figlia seppur di figli ne avevano molti e vivevano tra stenti e difficoltà.
Arrivò il giorno in cui Lisetta, una cugina di Teresa, accompagnò Bianca a Milano e si presentò ad Aurelio Sferra tenendola per mano.
«Ha il diritto di stare qua e di avere una vita migliore di quella che possiamo darle noi a Napoli. Sua madre è morta da quasi un anno, è giusto che teniate con voi ‘sta piccirella, che tiene il sangue vostro.»
Aurelio e sua moglie Ginevra non volevano prendere in casa la piccola Bianca per non dare adito a chiacchiere e pettegolezzi, era nelle loro intenzioni chiuderla in un collegio. Furono i loro amici più intimi a convincerli a non farlo, provavano pietà per quella bambina dagli occhi tristi che piangeva in silenzio. I coniugi Sferra, invece, non sentivano nessun tipo di trasporto per lei, tutt’altro. Erano convinti che fosse figlia di chissà chi, non certo di Edoardo Sferra. Dopo qualche tempo dal suo arrivo nacque Claudia, la loro unica figlia. Arrivò Marta e poi Marlene, a distanza di qualche mese l’una dall’altra. Marta e Marlene erano le figlie degli amici più intimi di Aurelio e Ginevra, coloro che diedero a Bianca l’affetto e il calore che dagli Sferra non ebbe mai. Le tre bimbe erano amiche, sorelle, compagne di gioco, e Bianca era la loro babysitter preferita, il loro idolo, la persona che le faceva divertire più di tutti. Anche Marta e Marlene la chiamavano zia, era a tutti gli effetti una loro parente. E lei le adorava, si dedicava a loro completamente. Grazie alle tre bimbe sopportava la lontananza dalla sua città.
Le tre famiglie erano molto in vista a Milano, considerato che i rispettivi padri ricoprivano alte cariche politiche e le mamme di ognuna discendevano da famiglie ricchissime. Erano da sempre un gruppo molto affiatato e di conseguenza anche le loro tre bambine.
I genitori di Claudia, però, erano molto più severi e intransigenti di quelli delle sue amiche, più tolleranti e permissivi. Claudia era convinta di rappresentare solo un fastidio per sua madre. Ginevra era una donna fredda, interessata solo alle sue cose, e pretendeva sempre il massimo; Claudia obbediva sempre e non si ribellava mai. Ovviamente Ginevra non aveva sentimenti materni nemmeno nei confronti di Bianca, che sin da piccola aveva manifestato l’intenzione di tornare a Napoli e, pur di sbarazzarsene, la mandavano alla villa per tutta l’estate. C’erano Lisetta e la sua famiglia ad aspettarla e non alloggiavano certo alla villa, ma nella depandance annessa. Aurelio e il suo gruppo ci andavano a malincuore, lui detestava quel posto e quella città. Oltre a Bianca, lasciavano alla villa anche le tre bambine e stavano fuori quasi tutta l’estate. Avrebbero potuto viaggiare quanto volevano mentre le bimbe sarebbero state al sicuro e ben accudite da Lisetta. Gli Sferra non volevano nessun tipo di rapporto con quella gente
, così definivano Lisetta e la sua famiglia, ma alla fine approfittavano sempre della sua disponibilità.
«Mandate via le domestiche che avete portato da Milano, ci penseremo noi alla villa, Teresa avrebbe voluto così. E baderemo pure alle creature, state tranquilli.»
Così anche le bambine facevano parte di quella famiglia ed era una gioia immensa restare con loro. Quando Bianca fu più grande cominciò a ospitare alla villa i suoi amici, organizzando sempre feste bellissime. E le bimbe, divenute ormai ragazzine, s’innamorarono tutt’e tre dello stesso ragazzo, il figlio più grande di Lisetta.
Sino a poco prima era un bambino prepotente e dispettoso, poi diventò bello come un angelo e faceva stragi di cuori. Soprattutto dei loro.
Cristian Danzi era consapevole del fatto che tutte erano stracotte di lui e si divertiva a sfarfalleggiare da una all’altra suscitando invidie, gelosie e grandi litigate, specie da parte di Marlene. Faceva il diavolo a quattro per averlo tutto per sé e spesso la spuntava lasciando con un palmo di naso tutte le altre.
Già da piccolissima Marlene posava per spot pubblicitari e all’età di tredici anni cominciò a lavorare nella moda. Era logicamente bellissima e non c’erano speranze che Cristian avesse occhi per altre. Claudia e Marta erano molto diverse da lei. Più Marlene era allegra, brillante e quant’altro, più loro erano timide, riservate e poco socievoli. Claudia se ne stava sempre chiusa nella villa a studiare mentre tutti in spiaggia si divertivano da morire.
Arrivò l’estate dei suoi quindici anni, e si accorse che il suo corpo cominciava a cambiare e un po' anche lei.
«Ti dico che poco fa mi ha chiesto di te. Bisogna correre ai ripari, vieni a sederti qua, dai.» Marlene trascinò Claudia nella loro cameretta. Erano arrivati da una settimana e al solito gruppo di amici degli Sferra si aggregarono altre persone.
«Credo sia giunta l’ora di provare, Claudia. Non c’è tempo da perdere su.»
«Provare cosa?»
«A fidanzarti con un ragazzo. E prima o poi dovrai baciarlo no? Ascoltami bene, adesso: le labbra devono essere aperte nel modo giusto, non è difficile, ci vuole solo un po' di buona volontà.»
Alla veneranda età di quindici anni, Marlene aveva già una certa esperienza in fatto di baci e voleva istruirla.
«Ma a te piace Matteo Parisi, Claudia?» le chiese Marta.
Non aveva mai avuto il coraggio di confessare alle sue amiche che l’unico che le piacesse era Cris, il figlio di Lisetta che tutti chiamavano con quel nomignolo.
«Non lo so.»
«È ora che tu abbia un fidanzato, Claudia. Sei l’unica tra noi che non ha mai baciato un ragazzo, e non va bene. Vuoi ascoltare i miei consigli, dunque?»
Era ben felice di imparare a baciare piuttosto che lottare col greco e con il latino, anche perché nella sua immaginazione sostituiva il viso di quel damerino di Matteo con quello di Cris.
«E se mi venisse da starnutire?»
«Devi resistere! E mi raccomando non tirar subito fuori la lingua, è un errore da non fare assolutamente o sembrerai un’idiota.»
«Marlene, questo lo so.»
«In quei momenti potrebbe darti di