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Il segreto di Castel Marina
Il segreto di Castel Marina
Il segreto di Castel Marina
E-book98 pagine50 minuti

Il segreto di Castel Marina

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Info su questo ebook

“Il segreto di Castel Marina” è uno dei tanti racconti della nonna Erica a suoi nipoti, durante le fredde giornate delle vacanze natalizie. Una storia che fa parte del suo passato e che ricorda con una certa emozione. 
Erica parla della signorina Elisabetta, amica d’infanzia, estrapolando ogni emozione e sensazione del periodo infantile, vissuto in una campana di vetro, e successivamente di quello adolescenziale, alle prese con i primi amori e le prime ribellioni. 
In questo contesto Elisabetta sancirà un patto segreto che la porterà a incontrare Andrea, di cui si innamorerà perdutamente.
Sarà un fatidico incidente a stravolgere la vita dei protagonisti, in un susseguirsi di eventi che porteranno alla distruzione del già instabile equilibrio delle loro esistenze.
LinguaItaliano
EditorePubMe
Data di uscita5 feb 2020
ISBN9788833664293
Il segreto di Castel Marina

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    Il segreto di Castel Marina - Maria Cristina Pizzuto

    Maria Cristina Pizzuto

    il segreto di Castel Marina

    Questo romanzo è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a si- tuazioni, oggetti, luoghi e persone è puramente casuale.

    Editing e impaginazione: Emanuela Navone Immagine di copertina: Margriet Forsten/Pixabay

    Immagine degli interni: Clker-Free-Vector-Images/Pixabay

    www.collanapolicromia.it www.pubme.me

    © 2020 Maria Cristina Pizzuto, PubMe Tutti i diritti riservati

    SONO EMOZIONATA, pensai seduta a

    gambe incrociate con i miei fratelli e cugini sul morbido tappeto proprio davanti al camino scoppiettante.

    Come ogni Natale, io e la mia famiglia ci trovavamo nella casa in montagna di nonna, e noi bambini eravamo in trepi- dante attesa di scoprire il racconto di quella sera.

    Era infatti tradizione che durante le lunghe serate invernali ci raccogliessimo tutti davanti al caminetto e ascoltassimo con fiato sospeso le avventure che la nonna ci raccontava. Erano sempre storie nuove: sembrava si fosse ingoiata un intero libro di favole da quante erano immagazzinate nella sua memoria, e ne sfornava sempre di generi diversi.

    Come sempre nonna Erica era seduta sulla sedia a dondolo con lo scialle a coprirle le spalle, e noi bambini eravamo acco- modati sul pavimento attorno a lei. I nostri genitori, invece, si godevano la storia seduti al grande tavolo del soggiorno, sor- seggiando un drink o qualche tisana. A noi bambini era per- messo, solo in quei momenti, tuffarci in limonate o nelle nostre bibite preferite. Forse è anche per questo che ricordo sempre

    volentieri questi attimi indimenticabili, dove regnano pace e armonia e il tempo sembra trasformarsi in quello scandito dalla storia e non dal ticchettio dell’orologio a cucù, appeso alla parete che portava al piano superiore.

    Quella sera nonna aveva in grembo una curiosa scatolina si- mile a un carillon, ma quando lo aprì non vi era nessuna bal- lerina danzante con la musichetta di sottofondo, bensì vari oggetti piccolissimi, tra cui un ciondolo, una conchiglia affu- solata e delle fotografie.

    Nonna aveva grosse e ruvide mani, usurate dal tempo ma sempre pronte a coccolarti e accarezzarti quando ne avevi bi- sogno. Estrasse una foto in bianco e nero, sbiadita e ingiallita dal tempo. Non era bellissima ai miei occhi, ma ritraeva il viso di una ragazza di una dolcezza incredibile, con occhi vispi e profondi e capelli molto mossi, quasi ricci.

    «Nonna, chi è quella nella fotografia, sei tu?» chiesi con l’usuale curiosità fanciullesca che non ha peli sulla lingua.

    Scosse la testa. «Si chiamava Elisabetta e tempo fa è stata la mia amica del cuore . Ero una bambina, proprio come voi.»

    «Dai, raccontaci di quando eri piccola!» esclamai impaziente con la complicità dello squadrone di noi piccolini.

    Concitati, cercavamo di tirare fuori le parole dalla bocca di Erica, i cui occhi si stavano già perdendo nei meandri dei ricordi.

    «Era il lontano 1930» cominciò la nonna con un sospiro quasi sognante, ma che forse la catapultava in emozioni che a volte avrebbe voluto dimenticare. «Io ero la figlia di una delle serve del signor Nirak, il proprietario di un castello...»

    «Sei vissuta in un castello?!» proruppe una vocina vicino a me, meravigliata, come se nonna fosse una principessa delle favole che ci raccontava spesso la mamma.

    «No, caro, io vivevo vicino alle stalle. Però ci potevo entrare. Era un castello imponente e da sopra una ripida scogliera do-

    minava le colline e i vigneti. Il signor Nirak, il padre di Elisa- betta, era proprietario anche del terreno circostante e di una grossa e rinomata catena vinicola.

    Sulla sinistra delle mura di cinta, dopo un viottolo a cui si ar- rivava al castello costeggiato da cipressi, sorgeva un piccolo borgo chiamato Castel Marina.

    LÌ VI andavo nei giorni di mercato;

    ne conoscevo ogni singola viuzza, come anche i bambini

    del luogo, tutti presi a seguire le orme dei genitori che vende- vano mercanzia di ogni genere.

    Elisabetta sembrava rivivere quelle volte in cui riusciva a sgat- taiolare fuori dal maniero in cerca di libertà, lontano dallo sguardo autoritario di suo padre. Si emozionava per un non- nulla: i colori dei tendoni del mercato, i

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